
La Verità – La vita di Luxuria che smentisce le parole del prete che insegue la notorietà
Sabato 9 dicembre Libero, a firma Gianluca Veneziani, ha scritto un articolo molto critico verso Paci e la rubrica In Tre Mesi. Contemporaneamente e con lo stesso tono sono usciti articoli analoghi di Riccardo Cascioli (direttore di La Nuova Bussola Quotidiana) e Mario Adinolfi. Sempre lo stesso giorno c’è stato un identico attacco da parte de La Verità, che però se la prendeva con la mia intervista a Luxuria. Li riporto nella categoria Rassegna Stampa per mero dovere di completezza. Non penso per il momento di replicare alle affermazioni degli articoli riportati perché credo davvero che gli insulti qualifichino chi li fa non chi li riceve.
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Nel nuovo corso ecclesiastico, segnato da quotidiane e imprevedibili “aperture”, può accadere letteralmente di tutto. Anche che un prete risulti più fedele all’agenda Lgbt di un esponente di quello stesso mondo. Questo, almeno, pare il caso di don Mauro Leonardi, sacerdote dell’Opus Dei che, alcuni giorni fa, sulle colonne di un settimanale di riconosciuto spessore culturale quale notoriamente è Novella 2000 ha pensato bene di intervistare Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria. Fin qui nulla di male, anzi ci si sarebbe potuto perfino aspettare qualcosa di inatteso, magari un sorprendente ravvedimento, dal momento che lo spazio riservato al sacerdote sulla rivista, è significativamente intitolato “perdonami perché ho peccato”. Peccato, è proprio il caso di dirlo, che l’intervista non solo non offra traccia di pentimenti, ma si concluda con un appello – quello di non sentirsi rifiutate dalla Chiesa, rivolto alle persone transessuali – condivisibile, sì, ma non lanciato dal sacerdote bensì, in un curioso ribaltamento di ruoli, da Luxuria. Ma c’è di più. Il titolo dato dall’intervista, “trans si nasce non si diventata e Dio lo sa”, se in parte rispecchia la tesi dell’ex parlamentare di Rifondazione Comunista, dall’altra ha in quel supposto placet divino – “e Dio lo sa” – un’aggiunta del tutto gratuita che, di fatto, posiziona don Leonardi all’avanguardia non della Chiesa, ma del movimento arcobaleno. Senza considerare che l’intero articolo si presta ad essere paradossale anche per un altro motivo. Nel momento in cui, infatti, si presenta o si consente che si presenti, utilizzando il fu signor Guadagno come testimonial, quella transessuale come una condizione felicemente innata, si commette un clamoroso autogol. A dirlo è la biografia stessa di Luxuria, scritta alcuni anni fa da Eugenia Romanelli, Vladimin Luxuria. Una storia. Un libro dalle cui pagine traspare il ricordo di una giovinezza a dir poco tormentata, a base di continui pestaggi per mano materna (“Mi picchiava a sangue (…) la violenza era la razione quotidiana”), di abusi, già alle elementari, da parte di adulti, di prese in giro dei compagni e di prostituzione. Non esattamente, quindi, quello che si direbbe di un passato semplice. Merita fra l’altro di essere sottolineato come stili di vita all’insegna di disagi, eccessi e violenza risultino una costante nelle biografie transex; basti ricordare un sondaggio su quasi 28mila transessuali, a cura del National center for transgender equality, organizzazione americana non tacciabile di transfobia, dalla quale emerge come quasi una persona su due si dichiari vittima di abusi sessuali, quattro su dieci soffrano di problemi psicologici ed abbiano tentato il suicidio e, dulcis in fundo, più di sette su dieci ammattono di sperimentare violenza nei rapporti col partner. Per non parlare del tasso di diffusione di Aids, cinque volte superiore a quello del resto della popolazione. Un quadro lontano ma, grazie anche al titolista, un vero e proprio spot arcobaleno. In che non può non colpire e portare i lettori a chiedersi come mai un cattolico, per giunta prete, a farsi megafono di posizioni ideologiche che di tutto soffrono, oggi, fuorché di scarsa visibilità mediatica. La spiegazione più plausibile sembra una sorta di mania di protagonismo da cui pare affetto il sacerdote in questione.
Lo attestano non solo le innumerevoli collaborazioni giornalistiche, da Novella 2000 ad Avvenire, ma il fatto che costui, sulla sua pagina Facebook, non di rado oggetto di sponsorizzazione, ci tenga a precisare di essere presente su Wikipedia ed abbia scelto come immagine del profilo una sua inquadratura della puntata del 12 settembre scorso de La vita in diretta. Chiunque volesse interagire con don Leonardi è poi sollecitato a farlo tramite il blog dello stesso, il cui nome trasuda ancora una volta umiltà da tutti i pori: “Come Gesù”. Difficile, insomma, non farsi cogliere dal sospetto che l’intervista accomodante, per usare un eufemismo, a Luxuria, non fosse che un modo per continuare a mantenere, se non ad accrescere, una già non trascurabile notorietà. Una notorietà che il sacerdote dell’Opus Dei, il quale ci tiene ad essere presentato anche come scrittore, non era riuscito a conquistare – non a questi livelli ameno -, con le sue fatiche letterarie. Chiaramente questa è, e rimane, solamente una possibilità. Peggio, magari si tratta proprio di una mera ipotesi, che nulla ha di fondato. In quel caso, cristianamente parlando, si tratterebbe addirittura di un peccato. Ma siamo certi che don Mauro, abituato com’è a non rimproverare nulla ai Vip dagli stili di vita più disinvolti, saprà sorvolare.