Blog – Ratzinger ci dona Maria in sei punti
Oggi, 20 maggio 2024, lunedì successivo alla Pentecoste, la Chiesa celebra la Beata Vergine Maria Madre della Chiesa. Papa Francesco ha stabilito questa festa mobile nel 2018. La Vergine Maria venne definita “Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amatissima” il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II. Per questa occasione regalo ai frequentatori del blog una paginetta memorabile di Joseph Ratzinger che è tratta dal libro intervista di Vittorio Messori, Rapporto sulla fede, del 1985
Sei sono i punti nei quali – pur in modo assai sintetico e dunque necessariamente incompleto il Cardinale vede riassunta la funzione della Vergine di equilibrio e di completezza per la fede cattolica.
Primo punto: “Riconoscere a Maria il posto che il dogma e la tradizione le assegnano significa stare saldamente radicati nella cristologia autentica. (Vaticano II: ” La Chiesa, pensando a lei con pietà filiale e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nell’altissimo mistero dell’Incarnazione e si va sempre più conformando con il suo Sposo “, Lumen Gentium n. 65). È del resto al servizio diretto della fede nel Cristo – non dunque, innanzitutto, per devozione alla Madre – che la Chiesa ha proclamato i suoi dogmi mariani: prima la verginità perpetua e la maternità divina e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza la macchia del peccato originale e l’assunzione al cielo. Questi dogmi mettono al riparo la fede autentica nel Cristo, come vero Dio e vero uomo: due nature in una sola Persona. Mettono al riparo anche l’indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria assunta il destino immortale che tutti ci attende. E mettono al riparo pure la fede, oggi minacciata, in Dio creatore che (è tra l’altro uno dei significati della più che mai incompresa verità sulla verginità perpetua di Maria) può liberamente intervenire anche sulla materia. Insomma, come ricorda ancora il Concilio: ” Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede” (Lumen Gentium n. 65)”.
A questo primo punto, Ratzinger ne fa seguire un secondo: “La mariologia della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia e Tradizione. I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella Scrittura. Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda della Tradizione così come si esprime nella liturgia, nell’intuizione del popolo credente, nella riflessione della teologia guidata dal Magistero”.
Terzo punto: “Nella sua persona stessa di fanciulla ebrea divenuta madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e cristianesimo, Sinagoga e Chiesa. È come il punto di giunzione senza il quale la fede (come oggi succede) rischia di sbilanciarsi o sull’Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In lei possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera”.
Quarto punto: “La corretta devozione mariana garantisce alla fede la convivenza dell’indispensabile ” ragione ” con le altrettanto indispensabili ” ragioni del cuore “, come direbbe Pascal. Per la Chiesa l’uomo non è solo ragione né solo sentimento, è l’unione di queste due dimensioni. La testa deve riflettere con lucidità ma il cuore deve essere riscaldato: la devozione a Maria (“esente da qualunque falsa esagerazione ma anche da una grettezza di mente che non consideri la singolare dignità della Madre di Dio “, come raccomanda il Concilio) assicura alla fede la sua dimensione umana completa”.
Continuando nella sua sintesi, Ratzinger indica un quinto punto: “Per usare le espressioni stesse del Vaticano II, Maria è ” figura “, ” immagine “, ” modello ” della Chiesa. Allora, guardando a lei, la Chiesa è messa al riparo da quel modello maschilista di cui parlavo che la vede come strumento di un programma d’azione socio-politico. In Maria, sua figura e modello, la Chiesa ritrova il suo volto di Madre, non può degenerare in una involuzione che la trasformi in un partito, in un’organizzazione, in un gruppo di pressione a servizio di interessi umani, anche se nobilissimi. Se in certe teologie ed ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice: hanno ridotto la fede ad una astrazione. E un’astrazione non ha bisogno di una Madre”.
Sesto e ultimo punto di questa sintesi: “Con il suo destino, che è insieme di Vergine e di Madre, Maria continua a proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ogni tempo, il nostro compreso. Anzi, forse soprattutto il nostro, dove come sappiamo – è minacciata l’essenza stessa della femminilità. La sua Verginità e la sua Maternità radicano il mistero della donna in un destino altissimo da cui non può essere scardinata. Maria è l’intrepida annunciatrice del Magnificat; ma è anche colei che rende fecondi il silenzio e il nascondimento. È colei che non teme di stare sotto la croce, che è presente alla nascita della Chiesa; ma è anche colei che, come sottolinea più volte l’evangelista, ” serba e medita nel suo cuore ” ciò che le avviene attorno. Creatura del coraggio e dell’obbedienza è (ancora e sempre) un esempio al quale ogni cristiano – uomo e donna – può, deve guardare”.