Blog – Sapersi adattare
Come accadde per Luna Rossa, da quando è esploso il fenomeno Sinner tutti siamo diventati esperti di tennis. Allora parlavamo di randa, scotta e dicevamo “a dritta” e “a sinistra”, adesso discettiamo di game, set e di ranking Atp.
Per quanto mi riguarda, ho scoperto che il tennista professionista ha la vita davvero dura. In totale i tornei Atp sono 63, ed è impossibile giocarli tutti. Sono 36 tornei Atp250, 14 tornei Atp500, 9 Masters1000 e i classici 4 tornei del Grande Slam. Si può ipotizzare che i migliori, come Sinner, si attestino attorno ai quaranta (e quest’anni ci sono pure le Olimpiadi) ciascuno lungo almeno sette giorni. Le settimane dell’anno sono 52 e quindi è facile calcolare quanti viaggi in giro per il mondo si debbano fare cambiando letto, casa, temperature, umidità, sole, freddo, caldo, oltre che le quattro superfici classiche – terra, cemento, erba, indoor – che in realtà sono molto di più perché le terre sono diverse, i fondi sono diversi e così via.
In un’intervista Bertolucci ha spiegato: “”C’è terra più veloce, più lenta, più morbida, più dura e poi c’è l’umidità, perché a Montecarlo siamo a 10 metri dal mare. Per cui le palle, se giochi soprattutto ad una certa ora, quando non c’è sole risentono dell’umido e diventano più pesanti. Se invece giochi a mezzogiorno, in una bella giornata di sole, le condizioni sono diverse. Questo accadrà anche a Roma, dove le condizioni del match serale sono completamente diverse da quelle del pomeridiano. La stessa cosa è successa a Indian Wells: se giochi alle due del pomeriggio, essendo nel deserto, hai una temperatura che ti schianta, mentre la sera fa freddo. A Miami idem. I giocatori ormai sono abituati a questi cambi continui e l’adattabilità di un tennista diventa fondamentale per superare questi ostacoli. Se inizi a dire che un giorno perdi perché c’è il sole, l’altro perché c’è vento, poi piove, hai mal di denti, un’altra volta l’avversario ha c… non si vince mai. Bisogna risolvere tutti questi problemi, sennò non puoi giocare a tennis. Quando si parla dei primi giocatori del mondo significa che sei un fenomeno e non sei uguale agli altri, perché hai delle qualità superiori. Nel tennis c’è questa adattabilità, negli altri sport avranno altri problemi. Ma il fatto di giocare 40 settimane all’estero, di cambiare continente, di modificare l’alimentazione in base ai posti fa la differenza. Perfino l’adattabilità al letto, che sembra magari una sciocchezza. C’è gente che dice che se cambia letto o cuscino non dorme più. I tennisti dovrebbero essere tutti sonnambuli e invece no, perché c’è adattabilità anche in quello. E poi la ricerca della tensione delle corde, della superficie, delle palle”.
Oggi, giorno in cui Jannik inizia il suo torneo a Montecarlo mi porto a casa la lezione dell’adattabilità. Il mio torneo non sarà adattarmi alla terra battuta o al cambio di letto, ma alle piccole grandi difficoltà della vita normale di tutti noi. Lo sport affascina non per quanto ha di diverso dalla vita qualsiasi ma per quanto ha in comune.
Proposito di oggi: non lamentarsi dell’ora legale (che comunque, ragazzi, a me mi ammazza).