Blog – San Benedetto, quando la rondine non è più sotto il tetto
“San Benedetto le rondini sotto il tetto” è un antico proverbio che, quando san Benedetto si celebrava il 21 marzo, collegava la festa del santo all’equinozio di primavera. Dal 1970 però, ovvero come conseguenza della riforma liturgica voluta dal Vaticano II, la festa di san Benedetto è stata spostata all’11 luglio: dal 21 marzo giorno della morte si passava a quello della traslazione delle reliquie del Santo.
Lo spostamento nasce dalla decisione del Concilio di far prevalere le Messe proprie dei tempi sulle memorie dei santi. Ora con questo criterio la celebrazione di san Benedetto diventava impossibile visto che il 21 marzo cade o in Quaresima o addirittura nella Settimana Santa, poiché la Pasqua può cadere in un arco di 35 giorni che vanno dal 22 marzo al 25 aprile.
Il venire meno del senso del proverbio non credo offenda particolarmente le rondini però ha certo rotto il collegamento tra l’equinozio di primavera e la figura del monaschesimo occidentale. Mentre i santi Pacomio e Basilio puntavano solo sulla contemplazione e la preghiera, Benedetto, con il suo ora et labora, armava i monaci degli attrezzi del mestiere. Nell’ abbazia di Monte Oliveto maggiore a Siena si possono vedere alcuni prodigi di Benedetto. Paiono da niente ma attestano un mondo che si avvicina alla gente, in particolare ai contadini, ripartendo dopo la caduta dell’Impero.
Così, fra gli altri, si trovano il miracolo della scoperta di una vena d’acqua, della riparazione di un capistéo di legno rotto (lo strumento che serviva a setacciare la farina) o del ritrovamento della parte metallica di un roncone per falciare l’erba. A noi sembrano miracoli da niente ma in realtà sono storie significative. Il roncone (la cui parte di ferro all’epoca valeva un sacco di soldi) è l’icona della preziosità degli attrezzi che servono a mettere a coltura i campi e il capistéo è un accessorio indispensabile (e anch’esso costoso) per la panificazione. La scoperta della vena d’acqua mette, infine, l’accento su un elemento indispensabile per sviluppare l’agricoltura.
Insomma il proverbio che si è perso ci fa smarrire non solo le storie di un sant’uomo ma il manifesto programmatico di un movimento spirituale che ha fondato l’occidente.