Articoli / Blog | 31 Marzo 2024

Blog – Fu sepolto: e il terzo giorno è risuscitato

Ci sono molte ragioni storiche e archeologiche che attestano con certezza che il Calvario è il luogo dove Cristo venne crocefisso e sepolto. Una di queste, per esempio, è che su quel luogo, con l’intento di spregiare il Cristianesimo, venne costruito un tempio sacro in onore di Antinoo, il giovane con cui l’imperatore Adriano aveva una relazione erotico sentimentale amorosa. Siamo intorno all’anno 100 d.C. e significa che già a quell’epoca esisteva tra gli abitanti di Gerusalemme la convinzione che quel luogo fosse sacro per i cristiani. A raccontarlo è lo storico dell’imperatore Costantino, Eusebio di Cesarea. Costui narra che i romani, per cancellare le tracce dell’Ebraismo (da cui non distinguevano il Cristianesimo), dopo aver vinto la seconda guerra contro gli ebrei, decidono di costruire sul Tempio di Gerusalemme un tempio a Giove Capitolino e, come era d’uso, accanto alla costruzione principale ne edificarono altre tra cui una sul Sepolcro, riconoscendolo così indirettamente come “luogo sacro”.

La resurrezione di Gesù è la verità culminante della fede cristiana ed è creduta e vissuta come tale fin dagli inizi. Che sia morto è una verità contenuta implicitamente nell’affermazione della resurrezione: risorgere è passare miracolosamente dalla morte alla vita. Ci si può chiedere perché invece sia così necessario far precedere tale affermazione da quella per cui Cristo “fu sepolto”: eppure l’espressione «morì e fu sepolto» – e non solo “morì”… – fa parte delle più antiche e primitive dichiarazioni di fede cristiana. Il motivo è che il sepolcro vuoto pone la domanda alla quale è impossibile rispondere se non si ammette la resurrezione: e cioè, se è falso che Cristo sia risorto, dov’è finito il suo cadavere? Se non si ammette la resurrezione, bisogna credere che quattro uomini terrorizzati e increduli abbiano in primo luogo sconfitto in battaglia un manipolo di uomini armati (ma nessuna fonte né cristiana né romana né giudea menziona un simile contrasto), in secondo luogo siano riusciti ad aprire il sepolcro e, infine, abbiano poi occultato il corpo di un morto in un modo così perfetto da rendere impossibile che le ricerche successive, portate avanti dalle autorità, ottenessero alcun risultato. Chi può credere qualcosa del genere?

Naturalmente c’è chi afferma che la resurrezione di Cristo sia un’invenzione dei cristiani. In astratto tutto è possibile, però, se si riflette con calma, ci si rende conto che l’affermazione dell’invenzione crea degli interrogativi ai quali è praticamente impossibile rispondere. Ci sono infatti dei dati universalmente inoppugnabili che noi conosciamo attraverso i Vangeli ma che se fossero stati inventati dai Vangeli li avrebbero reso immediatamente inattendibili e quindi ne avrebbero preclusa la diffusione. I fatti sono che il processo a carico di Gesù Cristo, con successive condanne, torture, crocefissione, morte e sepoltura, sono attestati non dai cristiani ma dalle autorità del tempo che erano le antagoniste dei cristiani: ovvero i romani e il sinedrio. In questo modo, la più grande prova implicita della resurrezione di Cristo è il sepolcro vuoto con la conseguente sparizione del cadavere. Se è un dato certo, ed è un dato certissimo perché notificato dall’autorità romana, da quella di Erode e da quella giudaica, che Cristo sia stato processato, ucciso per mezzo del patibulum, e sepolto nel sepolcro, dove sarebbe finito il cadavere?

Poiché era noto che Cristo aveva profetizzato la propria resurrezione, il modo migliore per dimostrare il suo essere un impostore era mostrare il cadavere: a questo fine le autorità giudaiche, in accordo con quelle romane, avevano disposto un proprio presidio attorno al sepolcro; eppure, nonostante ciò, questo cadavere a partire dalla domenica di Pasqua era scomparso. Non solo, nonostante mille ricerche da parte di chi deteneva il potere, non era stato possibile ritrovarlo ma addirittura era del tutto inverosimile che i suoi discepoli lo avessero sottratto. È così per due motivi. Il primo è che essi mai avrebbero potuto vincere il presidio armato in un combattimento che non avevano nessuna intenzione di combattere perché, terrorizzati, temevano di essere essi stessi a propria volta imprigionati e uccisi; ma, soprattutto, c’era l’enorme ostacolo della loro incredulità: tranne la madre, nessuno dei suoi discepoli, né uomini né donne, aveva il benché minimo sospetto che la parole del Maestro circa le propria resurrezione riguardassero un fatto imminente e non la generica resurrezione che alcuni ebrei, non tutti, pensavano sarebbe avvenuta alla “fine dei tempi”. Per convincerci di ciò basta pensare che, perfino dopo che è avvenuta, alcuni discepoli impiegano addirittura un’intera settimana per credere alla resurrezione del Maestro.

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