Blog – Calcio, dove sono gli italiani di seconda generazione?
Tra le tante considerazioni che ho sentito a proposito della nostra eliminazione dagli Europei di calcio, una mi è sembrata particolarmente intelligente: dove sono, nel calcio, gli italiani di seconda generazione? Dove sono i nostri Lamine Yamal, Bellingham, Mbappe e cento cento altri? Tutti sappiamo che il sedicenne fenomeno spagnolo ha la madre originaria della Guinea Equadoriale e il padre marocchino, che la madre Denise del campione inglese ha origini africane e che il campione francese appartiene a una famiglia di sportivi originaria del Camerun dal lato paterno e dall’Algeria per parte materna.
Gli europei di atletica hanno visto trionfare i colori azzuri anche perché le nostre fila vantano la presenza di moltissimi italiani di seconda generazione: da Marcel Jacobs (padre texano) a Mattia Furlani (la madre è di origini senegalesi). Nel tennis abbiamo il fulgido esempio di Jasmine Paolini, madre polacca a propria volta metà polacca e metà ghanese. La medesima cosa vale praticamente per tutti gli sport ma, stranamente, i campioni italiani di seconda generazione sono rarissimi nel mondo del calcio. Mi vengono in mente solo Balotelli e Gnonto: e non aggiungo altro. Perché nel calcio siamo ancora fermi agli “oriundi”, Retegui e Jorginho? Se togliessimo gli italiani di seconda generazione che partecipano alle Olimpiadi quante medaglie vinceremmo? E lo stesso vale per moltissimi altri sport.
Mi dicono che iscriversi oggi alle scuole calcio sia parecchio costoso. Non so quanto sia vero e non so quanto questo possa essere un ostacolo per italiani che presumibilmente, venendo dal mondo dell’immigrazione, non dispongono di molto denaro. Forse però, invece di prendersela con chi era a Berlino, dovremmo chiederci se la Svizzera ci avrebbe sconfitto anche senza Xhaka (di origine albanese), Vargas (lo svizzero di origine dominicane che ci ha segnato) e tanti tanti altri.
L’Italia non è un paese razzista ma grazie a questa cocente sconfitta due domande dovremmo porcele. Finché c’erano solo gli olandesi Gullit o Rijkaard ce la potevamo fare, già all’epoca di Zidane abbiamo iniziato a boccheggiare, ora senza italiani di seconda generazione non possiamo più stare al passo degli altri paesi. Pensiamoci. E magari scopriremo che in Italia l’ascensore sociale non è bloccato solo per gli italiani di seconda generazione che vorrebbero giocare a calcio