METRO – Come parlare ai bimbi della guerra
Si parla di guerra ovunque. Come affrontare l’argomento quando sono presenti dei bambini? E come farlo quando i nostri figli, magari preda di meccanismi di rimozione, non fanno domande ed evitano l’argomento? Una volta un medico che lavorava in un reparto ospedaliero di bambini malati terminali mi raccontava come rispondeva quando uno di loro arrivava alla domanda fatidica: e tu hai paura della morte? “Un po’ sì e un po’ no, rispondevo. Perché se avessi detto di sì l’affermazione avrebbe interrotto il dialogo, visto che il bimbo si sarebbe preoccupato di non spaventarmi ulteriormente. E se avessi detto di no la conversazione si sarebbe fermata lo stesso perché il bambino mi avrebbe percepito come distante, non empatico”. Nel parlare con i bambini non ci sono formule prestabilite se non la decisa premessa di un dialogo sincero e disponibile che non celi la nostra preoccupazione a patto di non mostrarci succubi di essa. I bambini capiscono se siamo sinceri. Alcuni immagini, soprattutto le più crude, non vanno mostrate però non possiamo dare la sensazione che non stia accadendo nulla: staremmo dando il messaggio di essere anche noi sopraffatti da quanto sta avvenendo. E se non parlano di guerra sarà forse il caso di toccare noi l’argomento, magari con una domanda: “cosa pensi di questi grandi che dopo aver chiuso l’emergenza del Covid non trovano di meglio da fare che far scoppiare una guerra?”Le risposte potrebbero sorprenderci. E magari anche aiutarci.
Tratto da METRO