Articoli / Blog | 17 Gennaio 2020

FarodiRoma – Sarah e Ratzinger: l’operazione di una casa editrice spregiudicata

Al netto del polverone, il pasticcio del supposto libro a due mani Ratzinger-Sarah sul celibato sacerdotale, si rivela per quella che è: l’operazione di una casa editrice spregiudicata che persegue senza scrupoli la propria linea editoriale di contrapposizione a Papa Francesco.

Quando si pubblica un libro ci sono tanti margini d’incertezza, ma una cosa deve – assolutamente deve – essere certa, ed il nome dell’autore. Questo dato è sempre inequivocabile per il più semplice dei motivi, e cioè che ogni casa editrice, anche la più piccola e scalcagnata, chiede all’autore di firmare un contratto che lo impegni con l’editore. Figuriamoci se l’operazione editoriale riguarda quello che sarebbe stato certamente un best-seller mondiale poiché l’autore in questione è un Papa emerito che, al momento della rinuncia, aveva solennemente dichiarato che non avrebbe più pubblicato nulla, e che dunque, con quel libro, si smentisce.
L’ipotesi del “malinteso senza male fede”, quella fornita da Gänswein e subíta più che accettata da Sarah, nel campo dell’editoria, come in quella di qualsiasi altro lavoro professionale, non ha nulla di particolare: sono cose che capitano. Per questo si fanno i contratti, ovvero si mettono le cose nero su bianco con tutte le cluasole del caso.

Quando, facendo mia la spiegazione del cardinale guineano, Nicolas Diat responsabile di Fayard aveva saputo da Sarah che Ratzinger era disposto ad essere co-autore con lui del libro in questione, avrebbe dovuto precipitarsi a casa del Papa emerito, cioè al Monastero Mater Ecclesiae all’interno del Vaticano, per parlare con questi e fargli firmare un contratto. Se si fosse comportato così avrebbe certamente incontrato preventivamente Georg Gänswein dal quale probabilmente avrebbe appreso che, dal 2006, gli scritti dei pontefici sono sotto il copyright della LEV (Libreria Editrice Vaticana): in ogni caso avrebbe dovuto iniziare una trattativa lungo la quale sarebbe stato possibile dissipare qualsiasi eventuale malinteso, con il rischio di far emergere che Ratzinger non voleva essere autore di alcunché. Sono cose che il card. Sarah, uomo pio, esperto di liturgia e di teologia, non è tenuto a sapere, ma che invece sono parte necessaria della professionalità di un editore.

Parlo, come altri, di assenza di contratto non perché Fayard lo abbia esplicitamente ammesso ma per semplice deduzione negativa visto che, in casi come questo, il modo inequivocabile per dissipare gli equivoci è, appunto, mostrare il contratto con in calce la firma di Papa Benedetto XVI, cosa che non è avvenuta.
L’arcivescovo Lojudice ha giustamente dato la colpa del polverone a “qualcuno che vuole creare zizzania in Vaticano”: persone cioè esterne al Vaticano, magari come Nicolas Diat legate agli ambienti della destra cattolica americana, che approfittano della preoccupazione di qualche uomo di Chiesa che non ha le competenze professionali a lui non richieste per sapere quando nel campo dell’editoria si può dire che una persona è o meno l’autore di un libro.

Tratto da FarodiRoma