Articoli / Blog | 12 Marzo 2019

Blog – I cristiani devono cambiare la società? Ma anche no

Ieri, una piacevole e stimolante discussione con un amico a proposito della Quaresima. Si parla del vangelo delle tentazioni, del bisogno di cambiare e di convertirsi, e lui dice che noi cristiani “dobbiamo avere il coraggio di voler cambiare la società”. Io gli dico che non sento mia questa riflessione, non la sento vicina, ma credo bello che ciascuno abbia dei modi diversi di vivere il cristianesimo. Tutto finisce lì ma io proseguo da solo il dialogo tra me e me, e decido di condividere col blog il mio pensiero.
La frase “cambiare la società” è stato spesso sulle mie labbra. La usavo come sinonimo della frase “santificare il mondo” e, ovviamente, può essere intesa in quel senso, ma mi sono reso conto che può avere molte implicazioni pericolose e negative.
La prima è quella di promuovere una sorta di pensiero cristiano, di classe politica cristiana, di intellettuali cristiani, di influncer cristiani. E questo ha due grossissimi rischi. Il primo è quello di fare del cristianesimo un’ideologia, un noi contro loro, insomma i pericoli del “partito cristiano”. Il secondo pericolo è quello di istituzionalizzare il cristianesimo. Il cristianesimo è amore e quindi è libertà. Non può essere dovere e necessità. Pensiamo per esempio a una scuola cattolica: è facilissimo che un’insegnante aderisca a certi principi solo perché deve portare a casa uno stipendio. Ma così facendo non sarebbe cristiano.
Il rischio più grave però è credere che il mondo sia portato a Dio dalla idee, dalla politica, dal governo, dalla ricchezza, invece che dalla Grazia. È molto importante per me a questo proposito riflettere sull’episodio dei dieci giusti che Dio non trova dopo la preghiera-trattativa con Abramo. Se Dio avesse trovato dieci giusti avrebbe salvato la città: Dio non li trova e pertanto distrugge Sodoma (Gn 18, 20-33). Perché non c’erano quei giusti? Da molto tempo credo che non ci fossero perché quei giusti caddero nello scoraggiamento. Pensavano che da loro dieci, dal loro esempio, si sarebbe dovuto creare un primo cerchio, e poi un secondo, e poi un terzo, fino a convertire tutta Sodoma, ma questo non avveniva. E così smisero di credere che in ciò che credevano, anzi forse non ci credevano davvero: forse erano blanditi da una sottile forma di superbia perché si credevano migliori degli altri. Persero il vero punto di vista divino, che non era quello di “cambiare Sodoma”, ma di far gioire con la loro bontà (come fece Giobbe, per esempio) il loro Padre nel Cieli. Che, a quel punto, avrebbe cambiato i cuori degli uomini con la sua Grazia.