Articoli / Blog | 07 Aprile 2018

FarodiRoma – La sfida di pregare per i governanti

Chi di noi va a Messa la domenica, almeno una volta alla settimana prega per i nostri governanti e, quindi, visto che l’Italia un governo non ce l’ha, significa che una volta alla settimana – almeno – un cristiano prega perché un governo ci sia. Credo però che non pochi di noi, se si mettono una mano sulla coscienza, dovrebbero confessare con semplicità di avere qualche problema a pregare per “quelli”: dove “quelli” sono quelli che io non ho votato. Magari perché ho votato i loro antagonisti o perché non sono andato a votare.
Ecco quindi che la preghiera per i governanti, se la si prende sul serio, diventa una bella sfida. Diventa l’impresa ad uscire dal particolarismo politico, dal vizio di guardare solo al proprio orticello e nasce l’impegno responsabile di cercare di proteggere, con la nostra preghiera, chiunque ci dovesse governare. Non chi abbiamo votato, non l’amico dell’amico da cui, magari, ci possiamo aspettare un favore, ma chi sarà investito sul serio della responsabilità di prendere decisioni per il bene del paese.
Ciò significa – spesso – essere in grado di fare un passo indietro rispetto alle proprie convinzioni personali. E quest’ultima sfida, visto che dalle elezioni non è uscito un unico vincitore capace di governare senza scendere a compromessi, è la più complicata. Significa pregare perché si giunga ad un accordo attraverso un compromesso. Un accordo serio attraverso un compromesso serio: che non sia un inciucio o solo esito del trasformismo ma sia un accordo per il bene del paese.
Chi governa dovrebbe essere sempre sostenuto da tutti, da tutto il popolo. Magari sostenuto attraverso una corretta opposizione perché la giusta opposizione, nel corretto gioco democratico, è essenziale per il bene del paese.
I latini, esperti di cose di Stato, dicevano che era necessario che i governanti fossero ricchi di famiglia perché il governo deve essere esercitato “sine cura”: senza preoccupazioni personali e familiari onde evitare fenomeni corruttivi e di nepotismo. Senza preoccuparsi, anche, aggiungo io, dell’ostilità di una parte di persone, ovvero di coloro che non li hanno votati.
Proprio questo resto del paese – che a ben vedere è una maggioranza – dovrebbe invece essere la più pronta a supportare i governanti, a mettersi al servizio del Paese che ha bisogno di unità anche se nella diversità. Tutto si può discutere ed emendare ma credo nessuno dubiti dell’assoluta necessità di persone che si prendano la responsabilità delle decisione. I credenti hanno l’obbligo di pregare. Per tutte loro. Affinché quella responsabilità sia portata bene, con dignità, al servizio di tutti.
Guardando al mondo, non c’è bisogno di dire che pregare per chi governa nelle varie nazioni significa pregare per la pace, per la custodia dell’ambiente, per la tolleranza religiosa e, quindi, alla fine, pregare significa essere veramente “cattolici”: perché vuol dire avere a cuore i volti e le vite di tutte le persone del mondo.

Tratto da FarodiRoma