Blog / M. Céline C. | 07 Febbraio 2018

Le Lettere di Cèline C. – Anna e Luca

Anna e Luca sono sposati da anni ma il dolore che ha accompagnato il loro amore ha fatto più ferite di una guerra, a guardare i loro occhi. Una sera, durante una tranquilla cena tra amici, abbiamo cominciato a parlare delle difficoltà che possono esserci in una relazione, in qualsiasi tipo di relazione d’amore. E, come un fiume in piena, ci hanno raccontato la loro storia e mi hanno chiesto di riscriverla, a modo mio. Ora che riescono a contemplare il loro Inferno come tappa obbligata per procedere verso il Paradiso, è più facile parlarne.

Li ringrazio infinitamente per la fiducia e spero emerga il senso di queste parole: quanto sia difficile per tutti il cammino verso il Paradiso.

Quello che mi colpisce di loro è la consapevolezza che in ogni relazione si nascondano ferite grandi.

Mi dice Anna: “Non ci sono persone che hanno più diritto di altre al Paradiso. Siamo tutti figli dello stesso Padre, figli con ferite diverse.

Ma il Padre non fa distinzione di ferite, le abbraccia tutte se glielo lasciamo fare.”

Anna e Luca 
L’amore che rinasce dal dolore

Anna e Luca, con i corpi avvitati in un abbraccio di tenera resa, piangono, commossi. 

Anna sussurra: “perché abbiamo sofferto così tanto?”
Luca le dice: “Davvero non lo so. Sembra tutto così semplice ora.”
Anna: “C’è stato un tempo -ricordi?- in cui fare l’amore era un combattimento, addirittura una minaccia, ci siamo esaminati per ogni respiro sbagliato. 
Siamo passati in mezzo a tutto…siamo passati in mezzo all’inferno per vedere il Paradiso. L’inferno dell’imbarazzo, dell’impazienza, dell’impotenza, del rifiuto, dell’incomprensione, dell’astinenza forzata e comunque donata, del dolore impastato, del dolore lucido…..ma quando non si comprende è l’inferno.

Il mio corpo ha risposto per anni a un dolore che il mio cuore non comprendeva!”
Luca con uno sforzo visibile, le dice: “il mio corpo rispondeva al mio bisogno di sentirmi uomo. E la mia incapacità di manifestare tenerezza mi ha tolto a poco a poco tutta la mia virilità. Senza tenerezza non riuscivo ad essere uomo. Che paradosso, se ci penso!”.
Anna lo accarezza, tranquillizzandolo e gli dice:”io non sapevo e non so ancora come tirare fuori tutta la tua tenerezza! Mi hai talmente convinta che non ne eri capace che ho imparato anch’io a fare senza, censurando la mia, quella faticosamente ritrovata….in fondo senza, si viveva meglio con te. La tenerezza ti espone il cuore…”

Luca apre gli occhi al buio e dice: “Incredibile, se ci penso, come si riesca a vivere sdoppiati…il cuore desidera una cosa e il corpo manifesta esattamente il contrario”.
“Sì….la mano che non segue il cuore…. -dice Anna- per anni….per una vita!

Col tempo ne ho conosciute tante di persone ferite così, incapaci di vivere un amore unito, le riconosci dagli occhi, le riconosci dalle parole, dalle ferite che portano e che camuffano ma neanche troppo, anzi…ti accorgi che uno le ferite le fa vedere quel tanto che basta perché qualcuno lo possa salvare! Perché se uno non vuol essere salvato, le ferite le nasconde accuratamente e le seppellisce nel profondo della coscienza”.

Luca le chiede: “come hai fatto, tu, ad abbracciare la mia ferita?”

Anna ammicca un sorriso: “Io intanto l’ho dovuta scoprire, nelle tracce che lasciavi in giro, nei discorsi a metà, nei silenzi, nelle arrabbiature…..e poi non ho fatto altro che stringerla forte al cuore nel mio silenzio, esattamente come hai fatto tu! Come si può non abbracciare una persona che desidera amare ma non riesce a farlo in modo totale?

Negli anni è diventata la mia preghiera, quella nascosta, quella che sapevo solo io, che non riuscivo neanche a formulare, tanto Dio sapeva leggere nel mio cuore. La preghiera quotidiana per me e per te e quella preghiera negli anni è diventata carne, è diventata vicinanza con Uno che voleva bene a me e a te”.

Luca la stringe ancora e dice tra i denti: “Provare tenerezza significava non essere uomini – diceva mio padre. Ricordo ancora i suoi:”Non avrai mai una ragazza….”che mi hanno consumato negli anni la speranza, perché poi con quella voce dentro, una ragazza non arrivava mai e l’unica di cui mi ero innamorato mi ha lasciato”.

Anna gli accarezza i capelli sussurrando, per consolarlo: “quante ferite inconsapevolmente può provocare l’amore di un genitore …un incoraggiamento senza fiducia fa più male di un pugno nello stomaco….è un pugno dato tutti i giorni…..”

Luca accende la luce e la guarda, sperando di non farle male con le parole: “penso anche a tuo padre che ti ha tolto tutta la spontaneità di bambina, che ti ha fatto vivere nella sua disillusione, che ti ha nutrito della sua paura, ti ha fatto credere che abbracciare fosse male, che ridere fosse male, che frequentare un ragazzo fosse male, che abbracciare una sorella fosse male, che il corpo fosse male”.

Anna lo rassicura con lo sguardo e gli dice: “sai? Io mi sento miracolata. Ci sono state due persone che hanno dissolto la convinzione in me che il corpo fosse male. Come se Dio avesse fatto di tutte le mie preghiere un abbraccio reale. La prima ha salvato solo me, la seconda ha salvato noi perché ha ripetuto a te e a me che l’amore avrebbe risolto ogni cosa. E ci ha mostrato come. Abbracciandoci entrambi. Chiedere aiuto è stata la salvezza. Avere aiuto è stata una grazia.”

Luca sposta il braccio e le prende la mano, ricominciando a parlare: ”la sofferenza più grande, dopo anni, è stata la convinzione di non poterti amare se non riuscivo ad amarti bene fisicamente. E’ stata proprio questa la fatica: cercare l’amore e trovarlo sepolto sotto il dolore. Ma già quando comprendi, per grazia, che c’è amore sotto il dolore, cerchi di disseppellirlo, come un superstite sotto le macerie di un terremoto, pur nella consapevolezza che il dolore non passerà mai. In tutti i tentativi di rimozione delle macerie impari il coraggio e l’amore, quello vero, lo scopri piano piano….mentre scavi e lo tiri fuori si rigenera e ti rinnova.”

Anna piange, non riesce più a parlare, non credeva possibile poter sentire parole così dopo tante notti di silenzio.

E ripensa a quel bellissimo giardino dove tutto era cominciato. Luca le aveva raccontato il suo amore ideale, al primo appuntamento. L’amore perfetto, quello costruito nei suoi sogni per anni. Mentre lui le parlava della verginità, del suo desiderio di sposarsi, di avere tanti figli, figli in affido, in adozione magari, della bellezza che lui aveva incontrato in tanti volti e tante storie e che per lui era possibile e desiderabile, lei sentiva la sua ferita sanguinare.

Lei a quell’amore ideale ci aveva dovuto rinunciare.

Nella sua vita l’ideale si era trasformato nella ricerca testarda di un amore reale, di carne e a un certo punto pensava di averlo trovato, pensava di essersi salvata. Ma dopo anni aveva compreso che la salvezza non poteva essere quella. E quando era arrivato Luca, sembrava che il Destino volesse quasi prendersi gioco di lei.

Luca le stava promettendo quello che il suo cuore aveva dovuto lasciare andare. Le proponeva un ideale a cui tendere. E le faceva comprendere che a quell’ideale non si può tendere da soli, lui e lei, ma con un Altro.

Anna rompe il silenzio e dice:”io mi sono fidata di te, sin dall’inizio. E nella fiducia all’inizio mi sono nuovamente frantumata. Perché quando si prova a credere a una bellezza che non si vede, ti frantumi, come un’onda contro lo scoglio. Più tendevamo all’ideale e più emergevano le nostre miserie, le nostre ferite, i nostri limiti e soprattutto emergeva la nostra incapacità di incastrare tutto.

C’è stato un momento in cui il Destino mi è sembrato spietato.”

E Luca dice: ”anche a me, ricordo ancora quando ti dissi che non riuscivo ad amarti, dopo anni….mi stavo arrendendo…..”

E Anna continua: ”E io di fronte a quella tua resa pensavo che era l’ennesima promessa disattesa e non provai più neanche rabbia, solo dolore. La grazia fu non arrendermi alle tue parole.

Ho trascorso anni a sentirmi sbagliata, il mio corpo era diventato ancora più male accanto a te. E non mi perdonavo niente. Un dolore, una sofferenza lacerante. E allontanavo il tuo corpo perché allontanavo il dolore e nel distacco mi facevo consolare da un Altro. La sola cosa buona era la mia preghiera. Tutto ciò che di buono potevo darti. Tra le lacrime, pregavo, pregavo sempre. Nel dolore si prega di più e meglio, perché ci si scopre limitati, piccoli, fragili, ci si scopre figli bisognosi, che hanno solo un cuore sofferente da offrire.”

Luca la interrompe: ”Oggi mi rendo conto di quante promesse ho disatteso.”

Anna gli dice: ”tu non hai colpa. Tu mi hai raccontato una bellezza che semplicemente non sapevamo vivere. Che pretendevamo di vivere con le nostre forze. E quando tutto è volontà non vedi che la sproporzione tra l’ideale e la realtà fatta di miseria e di cadute.

Io vedevo solo il dolore. Non riuscivo a vedere l’amore sotto il dolore.”

Luca si siede e le chiede: ”cosa è cambiato adesso?”

Anna, con una tenerezza che Luca non le aveva mai visto negli occhi e nelle mani, gli accarezza il viso e gli dice:”E’ cambiato che tutte le preghiere si sono trasformate in un rapporto quotidiano con un Uno che voleva salvarmi, che voleva stare con me, che mi ha perdonata, che mi ha fatta sentire amata, che mi sta insegnando ad amare. Mi ha amata Lui ogni volta che tu non riuscivi a farlo e ha colmato ogni rancore e ogni ferita che avevo per la mia storia e che mi provocava la tua storia. E’ questo amore che mi permette oggi di stare davanti a te con occhi nuovi che sono stati guariti da quell’Amore. Nella tua carne io finalmente riconosco la carne di Uno che mi ha sempre amato. E per me tu oggi sei Lui.

Ho capito cosa significhi vedere la realtà trasfigurata. Io ora vedo il tuo cuore trasfigurato, il tuo viso trasfigurato. Stanotte finalmente ti vedo, forse per la prima volta.

Ti guardo con il Cuore di un Altro. Ho smesso di usare il mio cuore, i miei occhi, le mie mani. Gli ho donato tutto, tutto quel poco che avevo l’ho dato via, perché mi era solo di ostacolo per amarti. La mia nudità ora è Mistero, un Mistero che posso toccare. Io con questo corpo entro in rapporto con il Mistero nel momento in cui tu mi accogli. Questo è cambiato. E’ cambiato che l’ho capito e l’ho provato”.

Luca: ”io lo vedo e lo sento che qualcosa è cambiato. E ora sono io che voglio fidarmi di te. Aiutami.”

Anna, commossa gli dice: ”Sai quando all’inizio mi dicevi che il tuo amore per me era l’amore di un Altro per me? Basta che tu viva questo.”

Mettendole l’indice sulla bocca, Luca le dice: ”Ora basta parlare, abbracciami.”

M. Céline C.

Nata in un piccolo paese, si trasferisce in diverse città d’Italia per studio e per lavoro. Da sempre amante dell’arte e della poesia. Moglie, madre, lavora in tutt’altro ambito ma prepotentemente la passione per la scrittura ogni tanto si riappropria di uno spazio importante. M.Céline C. ha un’autentica passione per le relazioni umane. Fondamentalmente disobbediente, diretta, schietta. I suoi brani mostrano sempre quella “sicura insicurezza” che da sempre sperimenta nella vita.