Alessandra Bialetti / Blog | 02 Febbraio 2018

Le Lettere di Alessandra Bialetti – Quando l’amore di un padre genera nuove parole

Tante volte le nostre parole prendono delle derive strane, non riescono a comunicare ciò che veramente vorremmo e diventano dardi che feriscono piuttosto che accarezzare. Oggi la mia riflessione parte dalla lettura dell’articolo di un padre che, dopo aver scoperto e accolto l’omosessualità del proprio figlio, ha cercato di coniare nuovi significati dell’acronimo Lgbtq (persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer). Mi ha colpito come le parole, declinate in maniera differente, possano aprire spiragli di speranza, di confronto, di maggiore comprensione. Così voglio condividere quanto letto per spronare, prima di tutto me stessa, a non fermarsi al significato comune, a cercare altre strade, a intravvedere altri cammini che possano generare vita e non morte.
Ivan Briggiler e sua moglie Maria Gualdoni, originari dell’Argentina ma americani di adozione, sono stati benedetti (così si esprime fedelmente Ivan) dalla nascita di tre figli. Uno di loro, Marcos, è gay. E’ il più grande, probabilmente quello su cui si sono riversate maggiori aspettative come accade nella prima esperienza di genitorialità. Dall’età di 5 anni Maria ha percepito i segnali di una probabile omosessualità del figlio ma Ivan riferisce di aver negato la realtà, di non averla voluta prendere in considerazione, di aver avuto difficoltà ad accettare una simile eventualità privando spesso la moglie del necessario supporto nel suo percorso di genitore. Ora dice che non era pronto né per se stesso né per accompagnare la moglie a comprendere qualcosa che intuiva ancor prima che Marcos stesso riuscisse ad esprimerlo.
Poi l’apertura al figlio e la ricerca comune di costruire intorno a lui un contesto “confortevole” in cui crescere e sentirsi al sicuro protetto dall’amore e dal sostegno di tutta la sua famiglia. Ivan definisce il coming out del figlio un momento di gioia e di sollievo: finalmente la verità era a portata di tutti e ognuno poteva mobilitarsi per accompagnare Marcos nel suo cammino. Era il non detto che stava minando i rapporti e la serenità di quel piccolo nucleo familiare. Marcos aveva espresso la sua verità ora toccava a loro come genitori, aprire nuove strade di comprensione con parenti, amici, conoscenti, con la comunità parrocchiale di cui facevano parte. Era il loro turno, si apriva il loro percorso.
Così Ivan si è imbattuto nell’acronimo Lgbtq. E lo ha ridisegnato.
L sta per amore (love) e conoscenza (learn): attraverso Marcos Ivan sta apprendendo un nuovo modo di amare che lo spinge a conoscere, a non aver paura di approfondire, di aprire porte, di chiedere, di condividere, di incontrare persone e portare alla luce il vissuto del figlio e di una persona omosessuale.
G sta per grazia (grace): Ivan ha Marcos nella sua vita, un figlio creato da Dio, da quel Dio da cui, come genitore, ha ricevuto la missione e i relativi strumenti per prendersi cura della sua crescita e del suo bisogno di essere amato.
B sta per nascita (born) ed essere (being): per Ivan Marcos è nato gay non lo ha scelto. L’omosessualità è parte del suo essere, non un capriccio.
T sta per fiducia (trust) e tempo (time): Ivan sottolinea che è ora di aver fiducia e ascoltare una voce che spinga a “dare il benvenuto” a chi ha un percorso di vita diverso, ad accogliere senza paure e senza preconcetti ogni persona come creatura voluta ed amata da Dio, ad uscire dalla caverna della paura e dell’odio che discrimina e non costruisce ponti.
Q sta per domanda (question). Ivan si pone la domanda e invita ad interrogarsi: che peso hanno i pregiudizi e le occhiate della gente? Quanto sono stato capace di accogliere? Q sta anche ad indicare ciò che ancora Ivan non riesce a spiegarsi ma che lo chiama a restare saldo al suo posto di padre e ad amare il figlio anche senza comprenderne ogni sfumatura.
Questo è un percorso, magari piccolo per alcuni ma immensamente grande per Ivan, Marcos e la sua famiglia. Il percorso doloroso ma liberante della verità, il percorso accidentato perché irto di ostacoli e di domande spesso senza risposta, il percorso di un genitore che per amore, genera vita attraverso nuovi significati, il percorso di chi tenta il cammino che porta dalla caverna della paura e del giudizio alla luce della speranza, dell’accoglienza, dell’amore incondizionato.

 

Vivo e lavoro a Roma dove sono nata nel 1963. Laureata in Pedagogia sociale e consulente familiare, mi dedico al sostegno e alla formazione alla relazione di aiuto di educatori, insegnanti, animatori. Svolgo attività di consulenza a singoli, coppie, famiglie e particolarmente a persone omosessuali e loro genitori e familiari offrendo il mio servizio presso diverse associazioni (Nuova Proposta, Rete Genitori Rainbow, Agedo). Credo fortemente nelle relazioni interpersonali, nell’ascolto attivo e profondo dell’essere umano animata dalla certezza che in ognuno vi siano tutte le risorse per arrivare alla propria realizzazione e che l’accoglienza della persona e del suo percorso di vita, sia la strada per costruire relazioni significative, inclusive e non giudicanti.