Blog / Rassegna stampa | 09 Settembre 2017

Breviarium – Socci & Leonardi, giù le mani da Caffarra

Di seguito l’articolo pubblicato dal caporedattore de La Croce. In fondo, primo tra i commenti, la mia risposta 

Caro Antonio Socci,
avrei preferito non scrivere questa pagina, e lasciare alla salma del compianto cardinal Carlo Caffarra il tempo di raffreddarsi in quiete – appunto ciò che tu non hai fatto. Ora però mi corre un altro obbligo morale, cioè difenderla, quella salma, da quanti volessero servirsene per ben altri fini che l’estremo saluto. Mi chiama a quest’obbligo il fatto che la mia giornata di oggi sia cominciata con un amico che mi chiedeva un parere sul tuo (rinunciabilissimo) corsivo di ieri e sia terminata con un’amica che mi chiedeva la medesima cosa.

[segue a questo punto una lunga ricostruzione storica di Marcotulio che riguarda sant’Atanasio al fine di smentire un’ “equazione” stabilita da Socci, ndr] Sì, perché l’equazione Atanasio:Papa che lo scomunicò= Caffarra:X sarebbe di fin troppo facile soluzione – se non fosse che il primo rapporto è gravemente (e temo dolosamente) fallace. Lo temo perché la sponda per colpire Papa Francesco stavolta l’avresti fatta con la salma di Caffarra. Dio non voglia, Antonio.

Il prete mondano

Finiresti sullo stesso piano di quel prete verboso, vanitoso e mondano, che neppure al cadavere del suo vecchio professore ha risparmiato le consuete insolenze: Se A non è B, B non è A: tertium non datur (non c’è altra possibilità). Il suo mondo era il regno aristotelico del principio di non contraddizione sviluppato fino alle ultime conseguenze. Con coerenza assoluta, estrema, maniacale. Sta tutta qui la forza e la debolezza di un pensiero che avendo la precisione millimetrica del parallelepipedo, nella nostra società liquida può essere ammirato ma solo quando giace sul fondale. Soprattutto perché il contenuto di questi sillogismi non erano quelli dell’algebra formale ma quelli riguardanti questioni come l’amore, il sesso, il corpo, il matrimonio, il perdono, la misericordia, la confessione, la grazia: il Mistero, cioè, in fin dei conti. E ancora, raggiungendo ardite vette di nonsense: Il mondo di Caffarra era molto più il mondo dell’aut-aut che il mondo dell’et-et. La battuta di Caffarra – «Io contro il Papa? Preferirei si dicesse che ho un’amante» – è intelligente, fa sorridere. Ma allontana. Perché, quante sono, oggi, in Italia, le persone che rispetto al Papa o rispetto agli amanti hanno delle posizioni “sì ma anche no”? Cosa voglia dire il clericus vagus lo ignoro, ma per come l’avevo intesa io quella sull’amante era tutto fuorché una battuta: senza dubbio per un vescovo è molto più sopportabile sapersi oggetto di una calunnia riguardante l’intemperanza sessuale che vedere chiacchierata la propria comunione con la prima sedes (quæ a nemine iudicatur). [l’articolo di Marcotulio si conclude riportando il telegramma che Papa Francesco ha mandato a Zuppi, l’attuale vescovo di Bologna, ndr]

Qui l’articolo completo di Giovanni Marcotullio