Blog / Lettere | 08 Novembre 2014

Le Lettere di Paolo Pugni – Oltre il limite

Sono un codardo. Punto. Lo so. Da sempre. Da quando ero bambino. Ho paura.
Paura di soffrire. Di mettere tutto a rischio. Così. E non è il mio limite più grande. Ma è forte. E lo vedo perché lo sfido spesso e poi, come un bimbo sfrontato e pusillanime che provoca un mastino alla catena e fa un passo avanti e poi scappa non appena quello scatta e abbaia, mi ritraggo terrorizzato. Non ho il coraggio che vedo nei fratelli, in chi ci mette la faccia là dove sferza il vento, che mettercela dove ti sorridono è menzogna e vanagloria.
Prendi le Sentinelle: mai andato, e va bene che non si può fare tutto e ci sono altri modi per testimoniare. Ma però….
Prendi il web: urlo dove c’è la rete, quella che c’ha l’acrobata che se casca non si fa male, e anche questo urlare dico è da codardi perché non meni mai le mani ti limiti a sfoderare la parola e dove lo fai? Dentro la recinzione che qui è lo schermo.
Però ci convivo, ci lotto e ci convivo. Male. Ed è questo il punto.
Come fate voi a coltivarveli lì in seno questi limiti, a guardarli come un amico rompiscatole, a sentirne il peso e la carezza, a non odiarli per vanità, per orgoglio, ma solo come un dolore che dai ad uno che ami e che non vorresti ma è lì, e ti mordicchia e ti scava dentro?
Perché mi accorgo che anche solo ad averlo affermato, che odio il mio limite, me ne ha spalancato un altro, quello della presunzione, che poi è anche quell’eresia che dice che puoi fare tutto da solo, se ti sforzi ce la fai. E quando mai.
E forse allora questa spina nel fianco, questo dolore che a volte pulsa di più e ti va alla testa, è quella carezza di Dio che ti dice che quando sei debole allora sei forte, perché ti abbandoni.
Ma non so se da solo ce la faccio: ditemi voi come fate, date voce ai vostri segreti per aiutare tutti a portarselo dietro questo fiore in bocca che ogni giorno ti alza l’asticella di un millimetro.
Grazie