Blog / Lettere | 12 Gennaio 2014

La buona domenica di don Giulio – Un Dio di perfieria

12 gennaio 2014 – Un Dio di periferia – Domenica del Battesimo di Gesù

 

“La nostra destinazione non è mai un luogo ma un modo nuovo di vedere le cose”
Questa frase del newyorkese reporter di viaggi Henry Miller ci provoca sul senso del battesimo di Gesù e nostro. Il nostro traguardo non è mai qualcosa, vogliamo sempre altro. Non siamo mai degli arrivati appagati, in nessun luogo o tempo. Il passato non consola più e il futuro non incoraggia ancora. Siamo alla ricerca di un presente che ci soddisfi..
Eppure Gesù per la sua prima uscita ufficiale, la manifestazione, per la presentazione solenne sceglie una periferia: il Giordano. Non gli è bastato nascere nella periferia, a Betlemme. Anzi, nella periferia della periferia: in una stalla tra i pastori. Abbiamo un Dio di periferia, un Dio che sceglie la periferia.

Vuol dire che non gli piacciono le vasche tra i negozi con i saldi? Che non gli piacciono le vetrine o la gente che si diverte? Vuol dire forse che non gli piace il traffico o il correre frenetico?

Sarebbe banalizzare tutto. Scontato. Dio non ci indica un luogo, ma un modo di vedere le cose. Questa è la destinazione. Significa che Dio ha il coraggio di proporci una scommessa: la trasformazione della periferia in centro. Non una fuga. Non è l’uscire, il riscattarsi, il nobilitarsi. È un vivere nuovo.

L’immagine delle periferie disordinate, sporche e malfamate delle grandi città ci rimanda a quelle che Papa Francesco chiama le “periferie esistenziali”. Ce ne sono di “evidenti”, ben visibili:
i poveri, gli emarginati, i disoccupati, i precari, gli ammalati,
i dimenticati, chi vive l’emarginazione nella sua stessa famiglia.
Queste ci inteneriscono, ma non si tratta innanzitutto di queste.

Dio ci mette davanti oggi le periferie esistenziali “invisibili”, quelle di cui nessuno se ne accorge. Sono quelle più vicine. Anzi, ci abitiamo.
È quando interiormente ti senti marginale, ai margini della vita, ai margini della considerazione degli altri. A volte ti senti addirittura marginale a te stesso, quando pensi di non valere nulla, di non contare nulla, di non riuscire a cambiare nulla, di non farcela in nulla. È la periferia esistenziale della solitudine, dello scoraggiamento, così buia, così fredda. Più drammatica a volte di quelle visibili.
Il mistero del Natale si compie in quella parola che apre il cielo, per Gesù al Giordano, per me e per te oggi: “Tu sei amato”. Lì dove giunge l’amore, lì c’è il centro del mondo. Dove Dio raggiunge la vita, lì la periferia si trasforma in centro. Se io accolgo di essere amato, la mia vita non è più una periferia.
Non è solo questione di essere il centro dell’attenzione, ma è molto di più: è ritrovare il centro di se stessi.
“Si aprì il cielo”. A Natale e nel Battesimo il nucleo del mistero è che Dio viene da te. Non conta tanto il tuo andare da lui. Non è il credere, il pregare, nemmeno l’amare. È l’essere amato. Non è fare qualcosa o dimostrare qualcosa. È accogliere l’amore. Quante volte nella famiglia, sul lavoro, nelle relazioni questo accorgersi e accogliere è quel passo determinante che diventa ricominciare, riprendere, dare una possibilità nuova.
Dio apre le porte del cielo, cioè Dio apre anzi sfonda ogni porta. Si dice spesso: “se ci fosse una via d’uscita”. Ebbene, Dio ci apre l’uscita di sicurezza dalle nostre disperazioni.
Questo è il Battesimo: guardare le cose come le guarda Dio. Guardare le periferie, non per uscirne o scapparne, ma per trasformarle in centro, per ricentrarsi, per ritrovarsi. È riordinare, ristrutturare, ricolorare. È un abitare in modo nuovo.
La nostra residenza nella periferia più sporca e disagiata non è mai un luogo ma un modo negativo di vivere le cose. La nostra destinazione, il nostro centro, il nostro anelito non è mai un luogo, ma un modo nuovo di vedere le cose.
È il vederle dal cielo aperto, è il vederle dal punto di vista di Dio.
È la potenza trasformante della coscienza dell’essere amati.
Proprio per questo “la nostra destinazione non è mai un luogo
ma un modo nuovo di vedere le cose”.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».