Blog / Lettere | 11 Gennaio 2014

Lettere di Paolo Pugni – Lo sguardo obliquo

M’è successo ancora. Di perdere la pazienza e la calma. E reagire con scompostezza. Di brutto. Il giorno dopo riesco a fare un passo indietro. Ed è allora che impari. Da quello che hai fatto. Non fatto e da quello che fanno gli altri.
E c’è un alibi: che la rete sballa. Ti torce le budella. Innanzitutto perché leggi veloce, poi leggi una parola sì e due no, poi parti dai pregiudizi, poi mancano le virgole, poi manca il non verbale. Poi… ci sei tu, con le tue menate, pronte in canna.
Comunque mi sono irritato di brutto, con quelli che sparano su Francesco da destra. E su twitter sono andato a caricare a testa bassa. Anche su Facebook. Ma qui almeno non c’hai il limite dei 140 caratteri.
E ho menato sberloni di qua e di là da farmi male la mano. E poi l’anima. Che ti vergogni. Di brutto. Ma c’è l’orgoglio. Eh, che mica puoi subito andare lì e dire “scusa”, è una parola a doppio taglio “scusa”!
Poi vedi che anche qui succede la stessa cosa.
Che tanti sono così presi dal loro nickname che lo indossano non più come una maschera, ma come un personaggio, come il Padre di quei Sei che stavano congelati nella loro storia e senza Autore non ne venivano fuori più.
E sembra che non leggano neanche, sono già oltre: lancia in resta.
Come me.
Ma della lancia resta solo un mozzicone e resta quel senso di perdita che non sai dove, non sai come.
Poi siccome c’è la Provvidenza la voce dell’Adda la senti. Tra i rami. O tra le pagine. Tra un post e l’altro. E per me è arrivata dall’acqua della fontana. Quella del villaggio.
Quella di don Fabio che con due racconti m’ha rimesso a posto.
Che cosa m’ha fatto imparare?
Che devo sciallare innanzitutto e poi lasciarmi ferire.
Perché amare non è possibile senza soffrire. E qui c’è l’amore per il Papa in ballo.
Quindi lasciar fare a Dio è la cosa migliore. Fare un passo indietro e aspettare.
Tanto lo sai che quando si alza la temperatura del discorso i fumi arrivano subito al cervello! E allora succede che un po’ fuori di te ci vai, come fanno i matti, che oggi devi chiamarli in modo politically correct psichiatrici o diversamente razionali. Che ti spiegano i medici sono così invasi dalla loro fobia da non avere spazio per altri ragionamenti: come un gas che preme e soggioga, rende impermeabile ad altre ragioni. Primero yo! E tutto s’abbuia.
Scialla! Stai sereno, lascia fare, abbandonati. Il mondo non dipende da te. L’onore del Papa non dipende da te. Che nella fattispecie sono io.
Che cosa si può fare?

Paolo Pugni

Paolo Pugni

P.S. nella sua Lettera, Paolo Pugni cita due volte La fontana del villaggio – il blog di don Fabio Bartoli – diario di un curato di città che spesso interviene sul nostro blog con il nickname di “ziprete”.

don Fabio Bartoli

don Fabio Bartoli