Blog / Riflessioni | 19 Luglio 2013

Mauro Leonardi – La Chiesa. Maria icona della Chiesa (5)

Nell’ultima lezione di questo breve corso di ecclesiologia guardiamo il mistero della Chiesa da un’angolatura totalmente diversa. Non guardiamo infatti la Chiesa in sé stessa, ma la guardiamo attraverso un’icona, quella della Vergine Maria.

In base alla dottrina conciliare, le relazioni tra Maria e la Chiesa si possono compendiare dicendo che Maria è l’immagine della Chiesa. Ma l’idea di “immagine” o figura ( in greco eicon e in lat. typus), riferita alla beata Vergine in rapporto alla Chiesa, si sviluppa e si attua secondo le due linee essenziali della maternità e della esemplarità. In quanto membro della Chiesa Maria è figlia, invece in quanto Madre del Capo della Chiesa è madre, Mater Ecclesiae: poiché è madre del Capo è anche madre del Corpo.

Il 21 novembre 1964, alla chiusura della Terza Sessione del Concilio Vaticano II, Paolo VI, durante la solenne concelebrazione, proclamò Maria santissima «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano Madre amorosissima…con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano» (AAS 56, 1965, p. 1015).

Tutte le qualità che si ritrovano nel profilo di Maria (donna, vergine, madre, sposa) si rispecchiano anche nel profilo della Chiesa, e viceversa tutte le proprietà essenziali della Chiesa (unità, santità, cattolicità, apostolicità) sono già presenti in modo eminente in Maria. Scrive il Concilio a questo riguardo: «La Madre di Dio è figura (typus) della Chiesa, come già insegnava S. Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata vergine e madre, la beata Vergine Maria è andata innanzi, presentandosi in modo eminente e singolare, quale vergine e quale madre» (LG 63).

Cosa significa che Maria è madre della Chiesa?

Per quanto riguarda il passato comporta una cooperazione materna, da parte di Maria, alla nascita della Chiesa, cooperazione all’atto dell’incarnazione, alla missione salvifica di Gesù e al suo sacrificio redentore di Lui. A questo proposito il Concilio è molto esplicito: «Col concepire Cristo. generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio suo morente sulla croce, ella ha cooperato in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la presenza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è stata per noi la madre nell’ordine della grazia» (LG 61).

Per tutta la durata della Chiesa, poi, la maternità di Maria significa una premura materna di lei con un concorso speciale nella diffusione della grazia sino alla fine del mondo: «Questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste … fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti…con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna» (LG 62).

 

Cosa significa che Maria è esempio, modello della Chiesa?

Dato lo stretto rapporto di Maria con la Chiesa in qualità di madre, ne segue che ella «rifulge come il modello delle virtù davanti a tutta la comunità degli eletti» (LG 65). Di quali virtù si tratti è sempre la Lumen Gentium a parlarne: «La madre di Dio è la figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo» (LG 63), per questo la Chiesa «diventa più simile al suo alto modello, progredendo continuamente nella fede, nella speranza e nella carità e in ogni cosa cercando e seguendo la divina volontà» (LG 65).

«Maria appartiene indissolubilmente al mistero di Cristo e appartiene anche al mistero della Chiesa sin dall’inizio, sin dal giorno della sua nascita. Alla base di ciò che la Chiesa è sin dall’inizio, di ciò che continuamente deve diventare, di generazione in generazione, in mezzo a tutte le nazioni della terra, si trova colei “che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1, 45). Proprio questa fede di Maria, che segna l’inizio della nuova ed eterna Alleanza di Dio con l’umanità in Gesù Cristo, questa eroica sua fede “precede” la testimonianza apostolica della Chiesa, e permane nel cuore della Chiesa, nascosta come uno speciale retaggio della rivelazione di Dio. Tutti coloro che di generazione in generazione, accettando la testimonianza apostolica della Chiesa, partecipano a quella misteriosa eredità, in un certo senso partecipano alla fede di Maria» (Redemptoris Mater, 27).

 

La Chiesa, sempre lungo i secoli, è chiamata a progredire nelle tre virtù teologali della fede, della speranza e della carità (forse è per questo che Benedetto XVI ha voluto dedicare tre encicliche ai temi) e in questa crescita le risplende davanti Maria.

La fede di Maria viene messa in rilievo da Elisabetta nel Vangelo di Luca: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1, 45).

«Per la sua fede e la sua obbedienza ella generò sulla terra lo stesso Figlio del Padre» (LG 63).

Il Concilio parla di un pellegrinaggio nella fede compiuto da Maria: “Anche la beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede (in pellegrinatione fidei processit) e ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce” (LG 58).

Infatti Maria ha creduto quando all’annunzio dell’angelo ha aderito col suo “fiat” alla volontà del Signore. Ha creduto quando ha visto il figlio soggetto alla comune condizione umana di bambino ordinario. Non le sono state risparmiate le prove della fede neppure a Cana, ma soprattutto sul Calvario. Il suo atteggiamento ai piedi della croce – stabat –, dice l’evangelista Giovanni (19, 25), manifesta la fermezza vittoriosa della sua fede.

Maria ci parla anche della speranza. Si è visto in Maria più la Vergine gloriosa assunta in cielo che la sua fiduciosa attesa, vivendo una vita umile e nascosta.

La sua speranza nella redenzione non è soltanto attesa di un bene futuro, ma anche consapevolezza di possedere già ciò che attende (a questo proposito è molto suggestivo l’episodio dell’obolo della vedova). Nel suo dolorosissimo martirio, pur vedendosi sfuggire, umanamente parlando, tutto ciò che le sembrava sicuro, la sua speranza si è elevata sopra la morte ed è per questo che rimane nel cenacolo punto di unità in mezzo alla dispersione degli apostoli e dei discepoli del Figlio.

Maria infine è punto di riferimento in merito alla carità. Tra l’annunciazione e la visitazione è evidente il legame che unisce l’adesione di Maria a Cristo e l’amore per gli altri. Proprio nella successione cronologica dei due episodi l’evangelista Luca (1, 26-56) mostra che il privilegio accordato a Maria nella sua maternità non la autorizza a rinchiudersi in sé stessa, ma, al contrario, richiede che lo condivida con gli altri. L’autenticità della presenza divina in lei si manifesta nella forza della sua carità. Infatti a Cana ha particolare attenzione verso gli sposi a cui provvede. Nel Cenacolo, in attesa della venuta dello Spirito Santo, essa è lì presente come membro della piccola comunità, e assiste la Chiesa nascente in una funzione umile e discreta. Forse il mandato avuto dal Figlio morente sulla Chiesa nella persona del discepolo Giovanni, Maria deve averlo esercitato, con immensa carità di madre, in mezzo ai primi cristiani di Gerusalemme.

Come donna, vergine, madre e sposa Maria è modello di recettività, di integrità, di silenzio, di oblatività, di santità, di sollecitudine, di dedizione. Alla scuola di Maria la Chiesa apprende l’amore al silenzio interiore, l’ascolto profondo in cui la Parola viene a mettere la sua tenda fra gli uomini. I Padri hanno celebrato questo aspetto della femminilità di Maria e della Chiesa paragonandole entrambe alla luna, che non risplende di luce propria, ma si lascia illuminare e irradia soltanto la luce del sole, che è Cristo: è l’immagine della donna vestita di sole dell’Apocalisse (12,1).

Maria è, pertanto, in tutto il suo essere e in tutto il suo agire il prototipo, il modello, l’icona originale della Chiesa. Maria è la realizzazione suprema, il modello ideale, il paradigma di tutto ciò che la Chiesa deve essere. «Dal costato aperto di Cristo, nuovo Adamo, esce la nuova Eva, che presenta due realizzazioni: una privilegiata – la Vergine; l’altra comune – la Chiesa. La realizzazione inferiore è polarizzata dalla realizzazione superiore, la Chiesa sembra attratta verso la Vergine, senza potersi peraltro identificare con essa» (C. Journet, Teologia della Chiesa, Marietti, Torino 1965).

Icona della Chiesa e dei credenti che sono pellegrini in questo mondo, Maria è icona anche della Chiesa celeste. Maria è icona della beatitudine completa perché si trova già in cielo sia con l’anima sia col corpo. Come attesta il dogma dell’Assunta, il corpo trasfigurato di Maria è stato trasferito immediatamente in cielo nello stesso istante in cui si concludeva il suo pellegrinaggio sulla terra, ed è stato premiato con una felicità incomparabile proporzionata a quella dell’anima della Beata Vergine Maria. Quello che viene promesso anche a noi con la risurrezione della carne si è già compiuto in Maria con il privilegio dell’assunzione. Così ella diviene icona della piena beatitudine che Cristo ci ha promesso e che ci ha meritato dando la sua vita per noi.

Questa lezione fa parte di questa raccolta di lezioni sulla Chiesa: 

Mauro Leonardi – La Chiesa. Cristo e la Chiesa, fondazione e immagini (1)
Mauro Leonardi – La Chiesa. La Fede e l’appartenenza alla Chiesa (2)
Mauro Leonardi – La Chiesa. Carismi e ministeri (3)
Mauro Leonardi – La Chiesa. Per il mondo: la missione e le qualità (4)
Mauro Leonardi – La Chiesa. Maria icona della Chiesa (5)