Le banche del tempo: quale sostegno alla famiglia?
di Giuliana Galeotti
Le banche del tempo sono una forma associativa emergente in cui i soci donano una quantità definita di tempo legato a specifiche prestazioni e servizi, riguardanti eminentemente la vita quotidiana e il lavoro di cura, che ritengono di poter offrire, ricevendo in cambio, a loro volta, l’aiuto di cui hanno bisogno.
Tab. 14.1. Le Banche del Tempo individuate
Lombardia |
72 |
Emilia Romagna |
33 |
Piemonte |
27 |
Lazio |
22 |
Veneto |
19 |
Campania |
19 |
Toscana |
15 |
Marche |
9 |
Friuli Venezia Giulia |
5 |
Trentino Alto Adige |
5 |
Liguria |
3 |
Sardegna |
3 |
Sicilia |
3 |
Abruzzo |
2 |
Umbria |
2 |
Puglia |
1 |
240 |
Emerge chiaramente una diffusione a macchia di leopardo sul territorio nazionale, con la concentrazione delle banche in alcune zone del paese. Alla ricchezza di esperienze in regioni quali la Lombardia, si contrappone la completa assenza in altre zone quali la Basilicata o la Calabria.
La maggior parte delle banche del tempo (55,1%) si è costituita in associazione specifica, altre (3,4%) prevedono d farlo; un buon numero (21,2%) opera all’interno di una più ampia associazione; mentre il 16,1% delle banche del tempo sono gruppi informali. Anche se la percentuale non è elevatissima (3,4%) è interessante osservare come, in alcune realtà, le banche del tempo siano un vero e proprio servizio comunale.
La maggior parte delle banche del tempo (43,5%) sono di media ampiezza (più precisamente il 26,1% ha dai 21 ai 30 soci e il 17,4% dai 31 ai 40) e il 30,4% quelle medio-grandi; non mancano quelle grandi (7,0%); mentre, sul versante opposto, troviamo ben il 15,7% delle associazioni che annoverano un numero di soci compreso tra gli 11 e i 20 soci e il 3,5% con meno di 10 soci. Si nota, quindi, come l’ampiezza delle banche del tempo si concentri nella fascia media: più della metà (54,9%) ha un numero di soci compreso tra i 21 e i 50.
La caratteristica più evidente che emerge analizzando questi dati è la netta predominanza delle donne: in media il 73,5% dei soci è di sesso femminile. La grande adesione femminile è dovuta al fatto che nello scambio di tempo si dà rilievo a tutte quelle attività che non trovano altrimenti valorizzazione di mercato, in quanto fornite gratuitamente nell’ambito familiare.
L’età prevalente è compresa nella fascia che va dai 40 ai 49 anni (26,9%) e i 50/59 anni (28,9%); elevato è anche il numero di membri di età superiore ai 60 anni (25,2%). Pochissimi invece sono i giovani (solo 1,7% ha meno di 20 anni) e abbastanza scarsa è anche la presenza dei giovani adulti (il 5,1% ha tra i 20 e i 29 anni e il 12,2% un’età compresa tra i 30 e i 39 anni).
Un discreto numero di soci svolge attività impiegatizia (21,2%), pochi invece sono i liberi professionisti (4,2%), i dirigenti e i professionisti (4,6%), gli operai (5,7%), gli artigiani e commercianti (3,8%). Gli studenti, come ci si poteva immaginare visto il numero irrisorio di persone giovani, sono solo il 3,8%. La maggior parte dei soci non partecipano al mondo lavorativo o perché ormai pensionati (30,5%) o perché lavorano solo all’interno delle mura domestiche (le casalinghe sono il 18,9%).
Il settore in cui si attuano il maggior numero di scambi (23,2%) è quello inerente l’ambito dei saperi. Un’altra grossa fetta di scambi (16,6%) è rappresentata dalle iniziative culturali, a cui possono partecipare un maggior numero di soci, quali dibattiti, visione di film, e dalle iniziative ludiche, quali feste o gite fuori porta normalmente organizzate dal gruppo di coordinamento di ciascuna banca del tempo. Il 17,0% degli scambi effettuati riguardano i lavori domestici, dalla cucina al cucito e l’9,6% sono scambi si riferiscono a lavori manuali e attività di bricolage, piccoli lavori di falegnameria, idraulica e elettricità.
L’atteggiamento relazionale gioca un ruolo importante; infatti, ben il 31,5% si attesta su un alto livello e il 51,4% su quello medio, solo il 17,1% sul livello basso. Infatti, ben il 44% afferma che il punto di forza principale sia appunto dato dalla possibilità di intessere nuovi rapporti, per il 28,4% dall’incremento della partecipazione alla vita del quartiere/paese e dei legami con la comunità di appartenenza.
Ben l’86,2% afferma che attraverso queste esperienze associative è possibile conoscere la gente che vive nel proprio quartiere/paese e frequentarle maggiormente (72,4%). L’82,8% ritiene che le banche del tempo siano anche una possibilità per migliorare la zona in cui si trovano, permettendo inoltre la creazione di nuovi servizi per la gente del posto (71,6%).
Le banche del tempo rappresentano un capitale sociale sia per i soci che aderiscono che per le loro famiglie, sia per la comunità di cui fanno parte, sia per la società nel suo complesso.
La maggior parte dei soci (49,1%) riconosce alle banche del tempo di promuovere un alto livello di empowerment comunitario, il 41,4% pensa che si attestino su un medio livello e solo il 9,5% un basso livello.
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Chi volesse approfondire ulteriormente le proprie conoscenze può leggere:
– Giuliana Galeotti, Tempus Datur. Un’analisi sociologica delle Banche del Tempo in Italia, Vita e Pensiero, Milano, 2005.
– P. Coluccia, La Banca del tempo, Bollati Boringhieri, Torino, 2001.