Blog | 06 Giugno 2012

PERO’ NON CHIEDERMI DI PERDONARTI, NON CE LA FACCIO… [data originale: 13.03.2012]

Buona sera Don Mauro, spero tutto bene. Comincio a capire qualcosa, dalle letture di
molti documenti  e anche dal suo blog. Grazie. Non mi chieda però di perdonare. Non ce la faccio.
Un caro saluto. Sempre nelle sue preghiere.
Margherita.
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“…poggiare la testa sul petto di Cristo non è la semplice tenerezza, bella ma qualsiasi, che potrebbe non andare oltre l’affinità emotiva, ma è un amore che cambia il cuore del discepolo unendolo profondamente a Cristo e, di conseguenza, modifica il suo modo di relazionarsi con i fratelli anche e soprattutto con coloro che insieme a lui seguono Cristo e dei quali per vicinanza e amicizia viene spesso a conoscere le fragilità e i peccati.
Cristo stesso, a volte, glieli svela nell’intimità della preghiera, gliene fa percepire la gravità ma chiedendogli allo stesso tempo di prenderli su di sé, nella sua preghiera, nella Messa cui partecipa.”(Come Gesù, p. 127)

175 risposte a “PERO’ NON CHIEDERMI DI PERDONARTI, NON CE LA FACCIO… [data originale: 13.03.2012]”

  1. Mauro Leonardi ha detto:

    Margherita naturalmente è un nome di fantasia, ma la mail – come sempre – è vera. E non ci dice se si tratta di perdonare un’amica, un amante, un marito, un figlio, un padre.
    Forse non c’è differenza.
    O invece c’è?

  2. Dory ha detto:

    E’ difficile perdonare perchè vuol dire accettare la propria Solitudine. Accettarla per poi riempirla di Dio che è Perdono. E’ difficile perdonare un amico che ti ferisce perchè senti lesa la gratuità dell’Amicizia. E’ difficile perdonare un marito perchè ti aspetti molto da colui a cui hai dato la vita, la tua unica vita. E sai che anche per lui è difficile perdonarti. E’ in questa difficoltà – a volte piena di sofferenza o peggio di grigia quotidianità – che devi operare uno sforzo mirabile e cercare di “uscire” dal tuo orgoglio ferito, dalla tua sensibilità poco ascoltata e di prendere tuo marito per mano. E maturare insieme nel sentimento dell’intimità, dell’unione, della fedeltà per essere veramente Con-sorti. E’ difficile perdonare un padre perchè vuol dire scoprire che la fragilità nell’essere da cui vorresti ancora essere protetta, presa in braccio e consolata (soprattutto se non l’ha fatto mai…). Un figlio…No. E’ facile perdonare un figlio perchè nel donarci al quadrato a lui, sentiamo che lui ha ancora bisogno della nostra guida. Difficile sarà “donarlo – per” quel figlio: lasciarlo andare, morire per lui affinchè egli viva…Nel mondo di chi ti dice “Non mi chiedere di perdonare” c’è una Sofferenza che tutti noi portiamo dentro. Forse perchè le persone alle quali ci è più difficile perdonare, poi, siamo proprio noi stessi. Insomma… Vorrei tanto offrire un abbraccio virtuale a “Margherita”, al suo cuore, al nostro cuore che fatica tanto a perdonare.

  3. Vera ha detto:

    E’ vero è difficile perdonare qualunque male o torto ricevuto , il nostro orgoglio non ce lo permette. Non riuscivo a perdonare neppure io per i torti e le violenze e l’amore mai ricevuto e l’abbandono da parte di chi sentivi vicino e a cui hai dato fiducia e il cuore. Ma ho ricevuto una immensa grazia… come un premio da parte di Dio per lo sforzo immane che ho fatto… perdonare . Avevo nel cuore un immenso desiderio di amare Dio ma la mia incapacità di perdonare e di vedere nel mio nemico lui, mi faceva soffrire ed essendo sempre stata coerente, questo creava in me un profondo disagio nei confronti di Dio stesso e in me. Ho chiesto il Suo aiuto in ogni mia S. Comunione offerta per ognuno di quelle persone che nella vita mi hanno fatto soffrire. E’ passato del tempo ho piegato la mia volontà ad una Volontà suprema che amo e adesso posso dire che non è più difficile ma tutto posso in Colui che mi da forza!

  4. Matteo Dellanoce ha detto:

    Il solo pensare al Pedonare è già un buon primo passo.
    Il non riuscirci è una questione di volontà! Ed il tempo aiuta spesso la volontà. Ci vuole pazienza nelle “cose” umane e la pazienza come dice BXVI è già un atto di amore … e quindi di perdono! Come dice Rilke “prima o poi Dio matura”.
    Matteo

  5. Lidia ha detto:

    ieri sera ho dovuto condurre un incontro di formazione con delle mie amiche e ho parlato del perdono, ho preso spunto da ciò che dice Don Mauro in Mezz’ora di orazione. Perdonare è capire che da solo non ce la fai – è Dio che perdona. Tu puoi chiedere a Dio di fare in te ciò che tu vorresti fare, ma non ce la fai. perdonare è davvero essere come Dio, è fare ciò che Lui fa, e che, in fin dei conti, solo Lui può fare. perciò ogni volta che dobbiamo perdonare, direi, pensiamo che 1) tanto è inutile sforzarsi di “provare” amore, riconosceza, compassione quando vorremmo solo dare un bel calcio nel sedere a qualcuno 2) questo rancore diamolo a Dio, diciamogli: “ecco, io vorrei poter perdonare, ma non ce la faccio. Aiutami tu, fallo tu, perché io non posso” 3) pensiamo che in Dio è ogni misericordia, ma anche ogni giustizia. Il male che ci viene fatto sarà ripagato – non come vendetta, assolutamente no, come giustizia misericordiosa. 4) il perdono fa bene a noi – una “teshuvah”, in ebraico “ritorno, conversione”: è un riconoscere quel rancore altro da noi, non ci tiene più prigionieri.
    Ciò detto, Margherita, non preoccuparti se non riesci a perdonare, Don MAuro non te lo chiede. nessuno te lo può chiedere. Solo Dio, ed è con Lui che ne devi parlare, con calma.

  6. Mauro Leonardi ha detto:

    Il perdono è una strana reciprocità a tre: il terzo è sempre Dio. Senza trascendenza non ci può essere il vero perdono, il perdono del cuore. Solo Dio può perdonare veramente perché solo Lui ha/è il cuore: noi possiamo solo chiedercelo reciprocamente. E in questo triangolo Gesù non è solo colui che persona ma anche colui che si offre al Padre come oggetto di perdono.

    Durante questa quaresima sto cercando di meditare un po’ di più sulla misericordia di Dio, e mi hanno sorpreso non poco alcune parole del grande GP2: “Colui che passò ‘beneficando e risanando’ e ‘curando ogni malattia e infermità’ sembra ora egli stesso meritare la più grande misericordia e richiamarsi alla misericordia,… Cristo… si rivolge al Padre, a quel Padre, il cui amore egli ha predicato agli uomini, la cui misericordia ha testimoniato con tutto il suo agire…” (Dives in misericordia 7). Cioè il Papa sembra dire che per dare misericordia bisogna innanzitutto chiederla e che questo vale anche per Gesù. Gesù, che è Dove si rende particolarmente visibile la misericordia del Padre (Dives, n. 2), deve a sua volta essere oggetto di misericordia. Sarebbe ancora una volta confermata una misteriosa legge di reciprocità, quella legge per cui “ama il prossimo tuo come te stesso”, “fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te”, “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

    Per me che sono tanto chiamato a distribuire la misericordia del Padre, che si rivela in Cristo, significa essere disposto io stesso a chiedere spesso misericordia, perdono, scusa.

  7. Vincenzo ha detto:

    Ho trascinato una antipatia per molto tempo. Volevo perdonare ma non riuscivo, anche se, ufficialmente, lo avevo fatto. Poi all’improvviso la mia richiesta è stata esaudita. Oggi collaboro con la persona che ho perdonato e molte delle cose che non sopportavo mi sono totalmente indefferenti. Non sono stato io a perdonare. Sembra infatti quasi una regalo.

  8. Anonymous ha detto:

    Ma uno che il perdono lo chiede, a Dio e alla persona offesa, lo ottiene dal Primo ma non dalla seconda, pur dopo ripetute insistenze e riparazioni, in coscienza ad un certo punto dopo aver fatto tutto ciò che si ritiene possibile fare, può considerare il caso chiuso?
    Ovviamente so che una ferita di questo genere resta aperta, e nel tempo costituirà sempre un punto di debolezza. Ciò che mi preme capire è se chiedere sinceramente perdono a qualcuno che non lo vuole più concedere trasferisce o meno (o quanto?) la responsabilitilà del gesto sull’offeso.
    Scusate se non mi firmo col mio nome.

    Arialdo

  9. dubbiosa ha detto:

    E’vero, perdonare rende liberi da una sofferenza interiore che ti consuma e ti intristisce. Perdonando ti riappacifich
    i non solo con chi ti ha fatto un torto ma con il mondo intero. Bel proposito perdonare ma nella realtà è molto difficile quando chi ti ha fatto del male non è pentito ma continua con il suo comportamento…allora che fai?

  10. Domenico ha detto:

    Perdonare serve più a noi che agli altri. L’odio, in disparte la questione della sua evoluzione in vendetta, rischia di consumare l’offeso. Indubbiamente dal punto di vista umano può essere molto difficile. E’ una forza che va impetrata. Eppure chi riesce a farlo come rispende!! Avete visto l’intervista a Carlo Castagna? L’ha intervistato Brosio in una delle sue puntate di “Viaggio a”. Ancora si trova in rete. Davvero eccezionale…consiglio di guardarla.

  11. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Rispondo alla domanda principale: non c’è nessuna differenza.
    – Non e’ cristiano chi non sa perdonare, perché Gesu’ ha detto: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35).
    – Siamo peccatori. Viviamo nel continuo perdono di Dio e grazie al perdono di Dio. Gesu’ ha insegnato: “Se perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6, 14-15).
    – Bisogna perdonare sempre, perché Gesu’ lo comanda: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?”. Gesu’ gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18, 21-22)
    – Non basta sopportare i nemici, bisogna amarli. Gesu’ ha detto: “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5, 44)
    – Bisogna perdonare anche quando abbiamo ricevuto torti gravissimi, perché l’ha fatto Gesu’. Gesu’ ha pregato così per i suoi crocifissori: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34)
    – Componi un elenco delle persone che ti hanno fatto soffrire e presentalo a Dio, ogni giorno nella preghiera, chiedendo la sua benedizione su di loro. L’ha insegnato Gesu’: “Padre, perdona a noi le nostre colpe, come noi perdoniamo a quelli che ci hanno offeso” (Mt 6, 12) E non dimenticare le persone che tu hai fatto soffrire.
    – Non confondere la sensibilità ferita col rifiuto di perdono. Di fronte a certe offese e’ naturale che la nostra natura si ribelli. Il perdono e’ ad un livello più profondo, parte dalla volontà. È sempre possibile con la forza di Dio: “Tutto e’ possibile presso Dio” (Mc 10, 27)
    – “Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 42)
    – Signore, non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l’azione del tuo Spirito Santo” (Liturgia – XXIV settimana)

  12. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    – Impara anche a perdonare a te stesso: se Dio ti perdona non c’e’ motivo per continuare a incolpare te stesso. Quando sei pronto ad uscire dal male, Dio e’ pronto al perdono: puoi lasciare alle spalle il tuo passato per vivere nella gioia e nella generosità il presente: “La tua bontà, Signore, mi ha fatto crescere” (Sal 18, 36)
    – Il perdono, ricevuto e dato, e’ una fonte inesauribile di gioia e di libertà interiore: ci libera dall’aggressività, dall’istinto di vendetta e da ogni forma di violenza che soffoca in noi l’amore. Il perdono è vera guarigione, perché ci porta alla verità di noi stessi: l’amore. Gesu’ ha detto: “Siate misericordiosi, come e’ misericordioso il Padre vostro. Non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sara’ perdonato; date e vi sara’ dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sara’ versata in grembo, perché con la misura con cui misurate sara’ misurato a voi in cambio” (Lc 6, 36 ss)
    – Davanti alle tue durezze verso i fratelli e alla tua mania correttiva, pensa un po’ alle tue colpe. Quando vediamo troppo la miseria altrui è segno che abbiamo perduto di vista la nostra. Dice Gesu’: “Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?” (Mt 7, 3)
    – Impariamo anche ad accogliere il perdono degli altri: e’ segno di umiltà, perché è riconoscere i nostri limiti ed è riconoscere che abbiamo bisogno della misericordia dei fratelli. Consegnarci al perdono di Dio ed al perdono dei fratelli è una strada di vera libertà da se stessi.
    – “Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi” (Rom 15, 7)
    – “Siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come Dio ha perdonato a voi in Cristo” (Ef 4, 32)
    – Signore, mi abbandono alla tua fedeltà, ora e sempre” (Sal 52, 10)
    – Il dovere del perdono è prima del dovere della preghiera. Gesu’ ha detto: “Se presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5, 23-24)
    -I frutti più belli dell’abitudine al perdono sono la mitezza e la benevolenza verso tutti. Gesu’ chiede ai discepoli di seguirlo su questa strada: “Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11, 29)
    – Paolo insegnava così ai primi cristiani: “Fratelli, rivestitevi, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che e’ il vincolo di perfezione”. (Col 3, 12 ss)
    Il perdono fortifica, e poi…..se mio marito, si fa per dire,mi tradisse, il tradimento non sarebbe anche il segnale di un disagio che vivrebbe con me? Prima lo tricio poi lo perdono…..dai…..mica se la potrebbe passare proprio liscia!!!!!!Comunque, a parte le battute, interrogherei me stessa poichè di sicuro qualche errore lo avrei commesso!!!!!! E così anche per tutti gli altri casi…… Quindi per me, non c’è nessuna differenza….sicuro

  13. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia purtroppo da adesso in poi non possiamo più accettare commenti così lunghi. Non voglio che suoni come un rimprovero per te, è solo una constatazione. Dobbiamo fare commenti solo di uno spazio e pure, se possibile, intorno ai 1000 – 2000 caratteri. Oltre la gente non riesce a leggerli. Se vuoi fare tutte queste belle citazioni della Scrittura le puoi fare poco per volta, lungo la Discussione.
    Adesso bastava che mettessi le ultime 6 righe.
    Grazie e… scusa. Sono sicuro che da donna intelligente quale sei, capirai.

  14. Mauro Leonardi ha detto:

    Bentornata! e poi sono contento di essere tornato “don Mauro” da “don Amuro” che ero…

  15. Mauro Leonardi ha detto:

    Dice Vera: “… essendo sempre stata coerente, questo creava in me un profondo disagio nei confronti di Dio stesso e in me…”. Detto al meglio, il vero problema del perdono è la giustizia, ovvero come coniugare misericordia e giustizia. Io posso perdonare però prima è necessario che lui… è una questione di giustizia!

    Per questo sono convinto che il perdono sia una reciprocità a tre, in cui il terzo è Dio. Perché io posso rimettere i miei crediti perché so che Dio lo fa con me nella misura in cui io lo faccio con il mio prossimo.

  16. Anonymous ha detto:

    Dio è l´unico che può perdonare perché è l´unico che può giudicare: Gesù ci ha ammonito a non giudicare gli altri e anche noi stessi. Sulla Croce Gesù ce lo ha insegnato. Noi possiamo solo chiedere reciprocamente di perdonarci, ma solo Dio lo può fare davvero. Ogni volta che recitiamo l´atto di contrizione ricordiamo che i nostri peccati sono primariamente un offesa a Dio e tramite Lui al nostro prossimo.

  17. Anonymous ha detto:

    “Non mi chieda però di perdonare. Non ce la faccio”. Ha ragione Margherita, perdonare non è cosa umana. Si può accettare di essere stati feriti, maltrattati, traditi in un tale giorno, in una determinata circostanza, durante un periodo particolare, ma la cosa umanamente impossibile, è riuscire a perdonare il fatto che ancora oggi ci si porta addosso le conseguenze di quelle ferite. Voglio dire; se mi tagliano una gamba, posso riuscire a “sopportare” il dolore di quel giorno, ma ogni istante della mia vita, avrò difficoltà a camminare, ogni volta che proverò a camminare, mi sarà impossibile. Ecco, la difficoltà è questa; dover “perdonare” che quella ferita rimanga per sempre. Penso a Gesù allora; sulla croce, mentre stava per morire, non dice “vi perdono”, ma dice “Padre perdonali”. E’ come se Gesù prendesse le distanze da quel dolore e lo affidasse a Dio. Non certo perchè Gesù non poteva perdonare, ma forse perchè voleva insegnare a tutti noi, che solo Dio può perdonare veramente. Quando sento o leggo di persone che hanno perdonato – mi viene in mente il signor Castagna a cui hanno ucciso la moglie, la figlia e il nipotino – in un primo momento rimango scettica. Sì, perchè non è umano, non è così immediato. Il perdono ha delle fasi, la rabbia è la prima. Poi però il mio scetticismo, lascia spazio alla Fede. Se davvero quell’uomo ha vissuto ogni giorno chiedendo a Dio di “perdonare al posto suo”, allora quell’uomo è sincero e ha tutta la mia stima. E’ riuscito a dire a Dio ” perdonali Tu” e allora anche lui ha perdonato. Forse il primo passo per perdonare è proprio questo; dire a Dio “perdona Tu”.

  18. Tres ha detto:

    Anonimo è proprio bello quello che hai scritto. Grazie.

  19. Antonio ha detto:

    E’ che non basta il perdono a sanare le conseguenze di una colpa.
    Posso perdonare, ad esempio, il coniuge per qualsiasi grave colpa da lui commessa, ciò tuttavia non significa necessariamente che tutto possa ritornare come prima. Non subito … non in questa vita: dipende dalle circostanze, dalla gravità della colpa, da quello che sono io e da quello che è lui.
    E’ senz’altro vero che solo Dio perdona, perché solo Dio ama … “perché mi dici buono, uno solo é buono” … Per questo motivo, perché è buono, perché ama, desidera perdonare E’ sempre, continuamente, alla ricerca di una occasione per perdonare, per perdonare me.
    E allora io che posso fare? In attesa (attiva) di diventare simili a Lui, con l’aiuto della preghiera e di una vita sacramentale intensa e costante, c’è a mio parere un atteggiamento umano di fondo che ogni persona può sforzarsi di coltivare per migliorare le sue relazioni con chi gli sta accanto. Occorre pensare “bene” del prossimo ancor prima che ci faccia un torto … occorre cioè pensarlo come un essere meritevole di essere perdonato. Perché dovremo perdonarlo, prima o poi, di qualcosa … come anche lui a noi: siamo uomini, non siamo Dio.

  20. Lidia ha detto:

    ;) è che quando digito la combinazione “mau” mi viene sempre “amu”

  21. Mauro Leonardi ha detto:

    Anonimo scusa, sei Arialdo? se riesci puoi scegliere di firmarti con un nick? semplicemente perché io mi confondo con i diversi “anonimo” e penso che succeda anche agli altri.

  22. Anonymous ha detto:

    Chiedo scusa, non volevo creare confusione. Sono un Anonimo “nuovo”. In futuro userò un nickname.

  23. Paola ha detto:

    Perdonare è essere liberi. Che fatica tenere la contabilità dei torti subiti! Che perdita di tempo!

  24. vincenzo martucci ha detto:

    Non so se la mia è mancanza di maturità, ma se mi trovo di fronte ad una persona (che non sia, ovviamente, un bambino non ancora al pieno della coscienza o un adulto malato di mente) perdono qualunque cosa A UNA SOLA CONDIZIONE: Che il responsabile della malefatta dia un segnale chiaro del suo pentimento. Dico che non sono maturo perchè, forse, c’è chi ha maturato la forza di perdonare anche chi non si è pentito…ma si tratterebbe proprio di maturità o non, piuttosto, di incoscienza se perdoniamo qualcuno sapendo che in animo suo non ci sarà nessuna remora a ripetere (e che per chissà quante volte ancora!) le stesse malefatte che gli stiamo perdonando. Il perdono può avere su chi lo riceve un effetto liberatorio…ma che senso avrebbe “liberare” qualcuno in modo che possa (magari pure a cuor più leggero, questa volta!)ripetere i suoi errori? E allora , data per buona la mia riserva che il perdono sia sensato accordarlo solo a chi si mostri sinceramente pentito, alla luce di queste considerazioni prendo in esame il primo post di questo forum, quello di Dory, che asserisce: “perdonare vuol dire accettare la propria Solitudine”. Aggiungerei una riflessione da un ottica un po’ più altruistica: perdonare significa NON ABBANDONARE CHI HA SBAGLIATO NELLA SUA SOLITUDINE!

  25. vincenzo martucci ha detto:

    secondo me invece (scusate l’intrusione!) è un “lapsus freudiano”!

  26. Mauro Leonardi ha detto:

    Ecco cosa ci scrive Margherita ieri sera:

    “Buona sera Don Mauro, dal profondo del mio cuore….grazie. Ho trovato parole che nessuno mi aveva mai detto. Mi sono commossa…grazie. Un caro saluto. Margherita”.

    P.S. non so perché Margherita legge il nostro blog ma non scrive… preferisce mandare le mail!

  27. vincenzo martucci ha detto:

    E’ una domanda a cui nessuno credo possa rispondere perchè ci sono almeno due grosse variabili: 1)Qual’ è la gravità dell’offesa? 2)qual’è il grado di sensibilità di chi ha recato l’offesa? Un conto è se ho detto una parola di troppo a qualcuno…altro discorso se ho ammazzato il figlio a qualcuno! Un conto è se ho una sensibilità che se schiaccio una formichina mi resta ilrimorso per tutto il giorno…altro discorso se faccio fuori il mio vicino di casa e la sera stessa mi addormento tranquillo come se niente fosse! Anche il “trasferimento” delle offese sull’offeso è un fenomeno del tutto arbitrario che è strettamente connesso alla sensibilità individuale. Questo, in conclusione, per dirti: rassegnati! La risposta te la puoi dare solo tu! Ciao

  28. Paola ha detto:

    Perdonare è meraviglioso. Ma a volte serve correggere, o sbaglio? Altrimenti gli errori si ripetono e così il mondo ne esce davvero peggiore.
    Perdonare senza correggere potrebbe essere comodo; ma comoda pigrizia di non volersi sporcare le mani con la vita di un altro.

  29. Polifemo ha detto:

    A Vince’ scusa ma me fai proprio ride. “perdono qualunque cosa A UNA SOLA CONDIZIONE: Che il responsabile della malefatta dia un segnale chiaro del suo pentimento. “… e bravo Vince. Cioè nel senso. Ma scusa ma ‘ndo sta la fatica? Io da qualche parte ner blog l’ho pure scritto che ‘sto fori casa perché ho raccontato ‘na marachella a mi moje pe fame perdonà e quella ma cacciato. Ve l’immaginate Rosa che dice a Polifemo: me lo dai un segnale chiaro del tuo pentimento? e brava Rosa: e ‘na fettina de culo no?! cioè che vor dì scusa? se perdoni perdoni, vai oltre. Me sembra. Te devi fidà. Come direbbe don Ma’ è “na cosa gratuita”.
    Sennò la vita è proprio ‘na palla. Ce volle l’avventura de l’amore. Vince’ ma de dove sei? Noi a Roma dimo: nun sé po’ vive da malati pé morì da sani.
    Nun so se si capisce. Perdonà è amà, e amà se deve fa senza paracadute.
    Ciao. Siete tutti belli.
    post scrittum: ma la mania de scrive maiuscolo è la stessa de Patrizia? guarda che se l’è levata…

  30. Vera ha detto:

    Perdonare è meraviglioso dice Paola e sai è proprio così, il senso di liberazione e di pace che ne deriva è qualcosa che non si può dire a parole. chiedi ma ne sei anche sicura Paolo in fondo che di deve correggere, io dico la stessa cosa ma SI DEVE… con molta prudenza e amore altrimenti si rischia di ferire e non ha fatto nulla hai solo complicato la cosa. La correzione fraterna è necessaria se si vuole salvare un fratello, ma puoi farlo solo se fa lo stesso cammino di fede possiede e la stessa tua capacità di accoglienza della correzione di Dio anche da parte dei fratelli se non addirittura la desidera perchè è già sottomesso alla volontà di Dio e vuole progredire nell’amore. Correggersi è vitale ma ci vuole prudenza e se non si è sicuri di farcela allora sarebbe meglio non dire nulla, si rischierebbe di dover chiedere al Signore di perdonarci per aver contribuito ad allontanare un fratello dalla sua via. Polifemo ha ragione in una cosa… che se si ama si deve fare sul serio come dice lui senza paracadute, rischiando di persona tutto, ma tutto per amore. non so se padre Mauro vuole correggere o aggiungere.

  31. vincenzo martucci ha detto:

    Caro Polifemo, esiste anche una visione anche laica della vita! Da quella religiosa si può arrivare facilmente ad essere disposti perfino a farsi crocifiggere (vedi Gesù, ad esempio!), da quella laica (tantopiù se si trattasse di uno , come me, che avesse fede solo in questa vita terrena) non troverai certamente altrettanta disponibilità! Ho espresso il mio punto di vista laico, ma in tutta sincerità non mi è sembrato ridicolo! Dici che perdonare chi si è sinceramente pentito sia facile? Guarda che il mio discorso non sottintendeva il perdono al nipotino che ha messo il dito dentro il barattolo della marmellata, ma, piuttosto, il perdono dell’assassino che ti ha ucciso la figlia dopo averla stuprata!…Pensi davvero che sarà facile, anche qualora vedessi la sofferenza nel volto di quell’assassino che si fosse realmente reso conto di quel che ha fatto? Quanto ai caratteri maiuscoli (non so perchè li usa Patrizia!) non li uso per alzare la voce, ma per attirare l’attenzione sulle frasi o le parole che intendo evidenziare per ragioni diverse (che, qualora ti dovessero incuriosire, ti chiarirò dietro tua specifica richiesta). Ciao

  32. Mauro Leonardi ha detto:

    Vera è molto bello quello che scrivi. Aggiungo solo che bisogna stare attenti che il tentativo di perdono non suoni come un’accusa: “Si sono disposto a perdonarti. A te adesso decidere se accettare o no la mia disponibilità a perdonarti”. Se faccio così mi metto su un gradino sopra l’altro. Invece deve sentire che anch’io soffro, che quello che è successo mi dispiace, e che so che la colpa non è tutta sua. Quindi è bene che anch’ io chieda scusa per la mia parte di colpa.

  33. Dory ha detto:

    Forse hai avuto un colpo di sonno…non chiedermi di perdonarti…Non ce la faccio! Forse andavi troppo veloce…Non chiedermi di perdonarti…Non ce la faccio. Forse c’è dell’altro…E sulle pareti di un tunnel in pochi istanti le grida di gioia e di vita di 22 bambini e 6 adulti, che trasportavi sul pullmann, si sono spezzate. Infrante. Mentre si sollevano al cielo le urla dei genitori che hanno perso i loro piccoli che tornavano da una gita…Mentre tacciono i soccorritori e i feriti tutti ammutoliti per lo shock. La tragedia ormai è consumata. Il mio cuore non può far altro che accogliere questo dolore: Fa male. Tanto. Troppo.. Chiudo gli occhi e dico…Mio Dio…Pensaci tu. Pensaci tu a questo dolore immenso. Proteggi col tuo amore i bambini, i genitori, i soccorritori, i sopravvissuti… Pensa tu anche all’autista. Io, da sola, proprio non ce la faccio a perdonarlo.

  34. Vera ha detto:

    niente di tutto ciò semplicemente non ho mai chiuso il cuore, nè tolto il saluto ne mai realmente chiuso, la mia amicizia è stata sempre aperta in certi casi soltanto l’altro dopo forti angherie e in altri violenze hanno chiuso e non hanno mai accettato un confronto aperto e amichevole. questa gente io la porto ancora nel cuore e prego per loro.un tempo soffrivo soprattutto perchè mi ricordavo del Vangelo che invita a lasciare la propria offerta all’altare… ma poi S. Paolo ha risposto… per quanto dipende ta voi siate in pace con tutti… è questo il mio spirito non esiste un piano superiore…

  35. Mauro Leonardi ha detto:

    Vera credo che Dory abbia scritto quel commento non in risposta al tuo, ma perché commossa dalla tragedia dei 22 bimbi belgi morti in svizzera….

  36. Mauro Leonardi ha detto:

    Vincenzo se hai voglia di saperne qualcosa in più di Polifemo ti segnalo il suo primo intervento: http://mauroleonardi.blogspot.com/2012/02/il-cuore-il-mio-cuore-umano-di-carne.html
    E’ la prima delle Discussioni sul cuore umano.

    Voglio aggiungere di essere abbastanza vicino alla tua visione del perdono – se l’ho capita bene. La visione del perdono “puro” di Polifemo è quella cristiana e di questa visione noi italiani siamo impregnati, anche se ci diciamo atei o agnostici. Anch’io penso che il perdono “puro” sia solo cristiano, perché l’unico modo di coniugare misericordia e giustizia e passare per il cuore di Cristo (lo dicevo all’inizio della Discussione). Da un punto di vista solo umano c’è bisogno che la giustizia sia rispettata al meno un minimo. Per questo capisco il tuo perdonare “condizionato”.

  37. Vera ha detto:

    padre Mauro il mio intervento era una precisazione al suo non a quello di Dory. grazie sempre

  38. Dory ha detto:

    Ha ragione Vincenzo. Perdonare fa fatica. Uno a volte proprio non ce la fa. Forse perchè il perdono ha a che fare con la morte. Con la sofferenza. Quando qualcuno mi ferisce…non è tanto l’orgoglio (anche!) a farmi stare male…Ma proprio l’impressione di una ferita ad un sentimento nobile che per me comunque ha i caratteri dell’eternità: voglio dire…Se sono amica di qualcuno, non gli dico: “Guarda…Ti sarò amica fino a domani, poi vedremo…” Gli dico “Ti sono amica, ti voglio bene!” e quel presente si dilata all’infinito nel tempo. Insomma…anche chi mi ha fatto male…Se gli volevo veramente bene, non sono mai riuscita a togliermelo dal cuore. Quando qualcuno ci ferisce, io ne sono convinta, incontriamo l’esperienza della sofferenza. Per questo a volte ci viene da scappare a gambe levate…Però…Ecco, io penso questo. L’esistenza è dolorosa. Soprattutto perchè in fondo tutti siamo soli. Che senso ha la Sofferenza??? Che senso ha l’imperfezione che ognuno di noi porta dentro di sè? Io penso che una visione della vita senza Dio…Possa solo avere una unica logica conseguenza. L’inutilità della vita: se guardiamo laicamente anche a grandi personaggi…Gandhi, Madre Teresa, Gesù stesso, Falcone, Borsellino…hanno fatto grandi cose. Ma comunque sono morti. E le ingiustizie contro le quali hanno lottato esistono ancora. Spesso nella loro stessa epoca sono stati degli sconfitti. Anche la vita più eroica comunque è destinata a subire lo scacco della morte e in fondo… dell’inutilità. Ma se tutto l’amore dato, tutte le lacrime non asciugate, se il dolore esistenziale di tutte le creature ( tutta la creazione è in travaglio, dice S. Paolo) trovasse un Significato? E non in un’idea (per quanto bella), ma in un Amore fatto Persona? Non è una prospettiva consolatoria…La “Colonna Infame” del dolore innocente c’è e rimane. Solo che questa Colonna del Dolore è stata caricata tutta sulle spalle di Gesù che da uomo l’ha portata sulla croce. E dalla croce l’ha portata in Paradiso…solo su quella croce il perdono, il “Dono al quadrato” è divenuto possibile. “Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno”. Solo sulla Croce troviamo la logica del dolore condiviso dal Dio che si è fatto uomo: “Dio mio, Dio mio…Perchè mi abbandonato?” grido di dolore e segno di Salvezza che risuona in un Sepolcro scoperchiato, vuoto, cifra immensa e misteriosa della Redenzione e della Speranza per tutti.

  39. Mauro Leonardi ha detto:

    @Vera grazie per la precisazione.
    Visto che sei all’inizio, ti consiglio di cominciare il commento facendo come ho adesso io: chicciolina e nick della persona cui ti riferisci. Così si dissipano equivoci.

    Comunque anc’io, rileggendo la mia risposta mi sono accorto di non essere stato lineare. Tu dici “non so se padre Mauro vuole correggere o aggiungere”, e io non volevo correggere nulla. Solo aggiungere qualcosa che mi sembra importante aver presente in generale, non nel tuo caso particolare. Il tuo intervento è molto bello.
    Grazie.

  40. MM. ha detto:

    Come dice Polifemo, quando perdoni vai oltre..io sono riuscita a perdonare certe persone quando ho capito (dopo, magari molto dopo) che mentre mi facevano del male non sapevano cosa facevano. “perdonali, perchè non sanno quello che fanno”. ok. anche se perdono non me l’hanno mai chiesto. E mi sento libera.
    Però certo..non so cosa potrei riuscire a fare di fronte ad un assassino.

    @Dory: è vero, anche chi fa cose grandi deve fare i conti con la morte, o magari non viene capito quando è in vita, ma quando un’idea buona viene seminata (e irrorata col sangue del seminatore magari) poi cresce a fa un gran bene, per sempre! Come dice Fabrizio Moro nella sua canzoe “Pensa” su Falcone e Bosellino:
    “Ci sono stati uomini che sono morti giovani
    Ma consapevoli che le loro idee
    Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
    Intatte e reali come piccoli miracoli
    Idee di uguaglianza idee di educazione
    Contro ogni uomo che eserciti oppressione
    Contro ogni suo simile… contro chi è più debole
    Contro chi sotterra la coscienza nel cemento”

  41. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Dory, temo che la tua approvazione a quanto ho sostenuto si basi su un equivoco. Io ho solo risposto a Polifemo che porre la condizione del pentimento al soggetto che dobbiamo perdonare non rende affatto il nostro perdono un…gioco da ragazzi! Così ho portato quell’esempio dello stupratore assassino, onde chiarire che ci potremmo trovare di fronte a situazioni in cui ANCHE DI FRONTE ALL’EVIDENZA DEL PENTIMENTO, il perdono non si potrà considerare una cosa facile e alla portata di tutti! Ma per quel che riguarda STRETTAMENTE la mia persona ritengo, invece, che non troverei difficoltà a perdonare neanche quello stupratore assassino! Sai perchè? Non perchè sono “buono”, ma perchè sono un essere umano, con tutte le debolezze tipiche della mia specie, che commette errori come tutti gli altri! E allora la mia disponibilità a perdonare chi si pente dell’errore commesso non è altro che un semplice immedesimarmi nella condizione di chi sbaglia e si pente di averlo fatto: so che sofferenza si prova per aver sbagliato, so quanto è grande il mio bisogno, in quel momento, di ricevere il calore del perdono che allevierebb le mie penee (magari anche solo in parte, perchè dipenderà tutto anche dall’entità e dagli effetti del mio errore!) …e così, in modo del tutto EGOISTICO, trovo addirittura LOGICO perdonare anche il mio prossimo! Se dall’altra parte non ci fosse, invece, il pentimento non solo troverei illogico perdonare, ma lo troverei, addirittura, decisamente INUTILE! Questa è la mia visione laica del perdono!

  42. vincenzo martucci ha detto:

    Giusto per non sembrare incoerente ci tengo a precisare una cosa, visto che ho usato il termine “egoistico”. Peronalmente l’altruismo lo considero solo l’egoistica gratificazione che proviamo nel beneficare gli altri!

  43. Ribelle ha detto:

    Posso dare una risposta…”da credente”?Su questo tema, il perdono, credo che bisogna muoversi in punta di piedi, perchè è strettamente correlato alla sofferenza e appunto davanti al dolore, la prima cosa è…tacere!
    Infatti se devo perdonare qualcuno, si suppone che mi abbia fatto soffrire e talvolta in modi gravi o umanamente irreparabili; perdonare non è un giochetto come vogliono farci credere nei talk-show, o quando chiedono a chi ha appena subito un tragico lutto:ma lei, perdona gli assassini? C’è bisogno di mollare “la vita in diretta” e di scendere nelle profondità di se stessi,e porsi davanti a Dio, c’è bisogno di un lungo allenamento nelle piccole controversie quotidiane, una lunga abitudine a non darsi importanza ,a sorvolare, perchè la cosa migliore è la pace…
    SE CERCHIAMO LA GIUSTIZIA,DOBBIAMO QUASI SEMPRE, RINUNCIARE AD AMARE!
    Può sembrare una esagerazione, ma è terribilmente vero, anche in riferimento alle piccole liti quotidiane o familiari…perdonare deve diventare l’occasione per amare davvero,perchè il vero amore si dimostra appunto quando l’altro sbaglia…
    MA ALLORA BISOGNA CEDERE SEMPRE? Per il cristiano vale la risposta del 70 volte sette,cioè sempre…ma vien da pensare che a questo punto sia meglio essere non credenti! o che questo modo di perdonare,possa essere il risultato di uno SFORZO TITANICO della volontà per essere moralmente a posto….e invece no!
    Il non credente, perde solo l’aspetto più bello del perdonare!
    Cerco di riassumere: è’ vero che quanto ci viene proposto(perdonare sempre) è azione fuori dalla nostra portata, perchè in fondo a pensarci bene,perdonare e creare, (ma anche il perdono è solo un modo ,forse il più bello, di ri-creare)…è il mestiere di Dio! Il perdono è il momento e il gesto in cui si rivela così “veramente” Dio,così “diverso” da noi; (infatti il centurione afferma-questi era VERAMENTE figlio di Dio…quando sente Gesù perdonare i crocifissori!)…ma proprio per questo, bisogna partire da Dio e chiedersi davanti ai piccoli e grandi torti:
    ma io…perchè me la prendo? cosa sto difendendo? i miei diritti? ma mi ricordo per caso, che nel Vangelo si parla sempre di eredità?e che l’eredità è un dono che si riceve e non qualcosa che devo lottare per conquistare? Se io CREDO DAVVERO CHE LA “MIA PARTE DI EREDITA’’” (Dio!) è al sicuro e che qualcosa di bello aldilà di quello che “occhio vide..” , mi aspetta ,come “dono”…perchè non dare all’altro il tempo e l’occasione di cambiare? (in fondo è quello che fa Dio con noi!) Se CREDO DAVVERO ALLA VITA ETERNA, perchè “strozzare” l’altro pretendendo che paghi SUBITO? e se Dio mi ha davvero perdonato( e non solo concesso una dilazione!)su “alte cifre”, perchè voglio che l’altro paghi fino all’”ultimo spicciolo”?

  44. Mauro Leonardi ha detto:

    Le argomentazioni di Vincenzo Martucci mi sembrano molto interessanti per il nostro blog, perché – con educazione – mostrano come può essere il pensiero senza la prospettiva della fede. Per esempio dire che l’altruismo lo considero solo l’egoistica gratificazione che proviamo nel beneficare gli altri!” mi sembra un bel modo per smascherare la vuotaggine di una filantropia senza Cristo.

  45. Tres ha detto:

    “Giusto per non sembrare incoerente ci tengo a precisare una cosa, visto che ho usato il termine “egoistico”. Peronalmente l’altruismo lo considero solo l’egoistica gratificazione che proviamo nel beneficare gli altri!”. Si @Vincenzo, in effetti quando faccio qualcosa di altruistico,godo. E non solo perchè ho fatto felice qualcuno (a volte quando fai del bene l’altro non si sente per niente beneficato. Penso ai figli per esempio)ma perchè in effetti mi ritorna un’immagine positiva di me. Cioè io desidero essere buona e quando ci riesco,godo. Fare del bene fa bene. Poi ci sono dei casi in cui tu fai del bene e non sembra contento nessuno (ad es.quando correggi una persona: costa un sacco a tutti e due). Ciao.

  46. vincenzo martucci ha detto:

    Correggere una persona è fra i compiti più difficili, cara Tres, soprattutto per uno come me cui resterebbe sempre il dubbio se era proprio quella persona che andava corretta…e non piuttosto io!

  47. Tres ha detto:

    Hai ragione @Vincenzo, è proprio per quello che è difficile correggere: sbagliamo tutti ma se tu cadi e io ti do una mano non è perchè non sono mai caduta ma solo perchè in quel momento sto in piedi io, la prossima volta tu sarai in piedi e rialzerai me. Io poi sono dell’opinione che riconosco negli altri i peccati/difetti che ho già assaggiato! 1-1 palla al centro? Ciao

  48. vincenzo martucci ha detto:

    No tres, 2-1 per te! La mia ultima riflessione aveva un effetto collaterale negativo: poteva scoraggiare qualcuno a intervenire nelle correzioni degli errori altrui e poteva, dunque, incoraggiare l’apatia! Il tuo “intervento correttivo” ha riportato l’equilibrio: in presenza di errori (soprattutto di quelli che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle!)INTERVENIAMO SEMPRE!

  49. Mauro Leonardi ha detto:

    @sciagurata tempo fa aveva detto una cosa molto interessate sul tema perdono. Se non ricordo male parlava della fatica di perdonare un amico che tradisce l’amicizia. Mi sembra dicesse che è facile dire “ti perdono” con le labbra ma arrivare veramente al perdono del cuore, nel senso di ricostruire dentro di sé l’apertura alla relazione, è qualcosa di veramente difficile. Io condivido quello che Sciagurata ha detto, o per lo meno quello che io penso di ricordare.
    A me è capitato con quell’amico che mi ha attaccato sul blog… per il blog, dicendo che era una sciocchezza perdere tempo con voi. E’ stato difficilissimo perdonare veramente. Ho dovuto – abbiamo dovuto- ricostruire sulle macerie ed è stata dura. Sinceramente non è come prima, anche se i rapporti sono ottimi. Ma sono diversi. E non so se sia un bene o un male. Per ora sono abbastanza del parere che sia un male.
    Forse nell’edilizia due case si possono ricostruire uguali. Ma nell’amicizia no. Forse non è nemmeno giusto pretenderlo. Ma è l’amico di prima manca.

  50. Vera ha detto:

    @ padre Mauro – per esperienza posso dire che il tempo e il desiderio di ricominciare fa miracoli, certo niente è mai come prima ma… sicuramente è meglio Non c’è nulla che il Signore non possa guarire e rifare meglio di prima. Il problema credo è dentro di noi temiamo di soffrire di nuovo e allora la nostra fiducia è più limitata , più prudenza e non lasciamo che il nostro cuore si apra ancora.

  51. zina ha detto:

    Forse non ho la coscienza educata alla bisogna. Mi pare, come mi è sempre sembrato, di non avere nulla da perdonare a chicchessia. Ho subito torti anche gravi e da persone da cui non ci si aspetterebbe il “tradimento” (in tutti i sensi)eppure ho sempre cercato di comprendere le ragioni dell’altro trovando sempre dentro di me quella pecca che in qualche modo poteva giustificare il comportamento successivo nei miei confronti; non appaio, né sono mai apparsa, remissiva ma in grado di prendere “le mie armi” e combattere la giusta causa del momento.Eppure i “tradimenti” mi hanno trovata sempre impreparata, addolorata e subito
    accettante quella disfatta. Chi, cosa devo perdonare io? Mi è stato insegnato che non si deve giudicare l’altro ma così nel “perdono” è implicito il giudizio.

  52. Dory ha detto:

    Poche settimane fa… E’ capitato anche a me di venir ferita da un’amica che ritenevo come una sorella maggiore: io di solito tengo molto all’uso delle Parole: e averle detto e aver sentito davvero che questa amica per me era “una sorella” è sintomo di un sentimento forte e profondo…Forse più di quanto ci si potrebbe aspettare da un legame puramente biologico. Non abbiamo neppure litigato perchè le cose che mi ha detto sono stati come due diretti che mi hanno stesa a terra. Anche perchè da lei proprio non me l’aspettavo. Hanno steso a terra la nostra amicizia. Mi è sembra di aver vissuto 8 anni d’amicizia con una persona che non mi conosce affatto…. Ed è davvero triste: ed ha ragione Don Mauro..Nulla sarà come prima: e non perchè si sente ferito il proprio amor proprio, ma..per qualcosa di più profondo che si è “rotto”. Ed anche per me è un male. Gesù dice di amare i nemici, di perdonare chi ci odia e ci perseguita…ma a volte trovo che l’eroismo del Perdono si deve avere proprio con le persone che amiamo di più. Nella nostra Famiglia, con gli amici…

  53. Margherita ha detto:

    Le preghiere, l’affetto degli amici, che non sapendo nemmeno il perchè, continuano a starti accanto, fanno rinascere. Piuttosto che perdonare si dovrebbbe,paradosslamente, ringraziare la persona che ti ha fatto del male. Io non ce la faccio. Chiedo aiuto al Signore. Ho amato profondamente. Nel profondo del cuore sono stata ferita. Qualcuno di voi ha detto “con calma”, aspettando. Io lo spero. Devo credere nell’amore..è l’unica via. Grazie per le belle parole che trovo qui.

  54. Lidia ha detto:

    mmh però ci sono così tante persone altruiste atee, che non sono buone per essere gratificate maperché soffrono quando l’altro soffre. penso ai medici di Emergency, Amnesty International, Save the children…non credo che lo facciano tutti per gratificazione.
    anzi, penso che il desiderio di alleviare la sofferenza altrui (che è bene che sia legato ad un piacere sensibile, la gratificazione, come tutte le cose buone) sia proprio una di quelle “impronte divine” che ci sono in tutte le persone e le cose, sia che riconoscano apertamente Cristo o che lo conoscano “in potenza”.

  55. Vera ha detto:

    Non c’è niente che Dio non possa sanare! se LUI avesse rotto con noi definitivamente … poveri noi!

  56. vincenzo martucci ha detto:

    Nei rapporti umani credo che SEMPRE sia tutto diverso e le diversità non dipendono solo da noi, ma anche da quelli che con noi interagiscono! Se nella sostanza continui ad avere il tuo atteggiamento da parroco comprensivo e aperto al perdono credo che tu sia tornato ad essere, sostanzialmente, lo stesso, mentre è l’altro che potrebbe essere sostanzialmente cambiato! Ma se il mondo è un continuo divenire che importanza avrebbe un cambiamento del prossimo? Fa parte della realtà in cui viviamo…l’importante è che NOI continuimo ad essere coerenti coi nostri principi e che continuiamo a muoverci rispettando anche il prossimo oltre cghe noi stessi! Se un errore ci fosse stato…beh! Errare è umano! Se, poi, ci siamo pentiti riceveremo il perdono ANCHE DAI LAICI (quest’ultima è solo una battuta!)!… E allora di cosa dovremmo lamentarci?…Non sei dell’idea don Mauro?

  57. fefral ha detto:

    Ciao a tutti, benvenuti a quelli nuovi. In questi giorni vi sto leggendo e su questa questione del perdono avrei tante cose da dire. Ho avuto la grazia di perdonare nella vita, alcune volte. Ma è stato difficile, faticoso. Prima di riuscire a perdonare ho dovuto andare a fondo nella questione. Si può arrivare a perdonare solo se si ha il cuore limpido, solo se si è nella verità. Ma quasi mai abbiamo il cuore limpido e tante volte quello che ci sembra un torto subìto non è altro che una derivazione del nostro orgoglio. La maggior parte delle volte la colpa non è solo da una parte, e concentrarsi sulla colpa altrui non ci permette di vedere le cose con oggettività. In un’occasione particolare ci ho messo anni a perdonare per del male che ho ricevuto. E il problema non era nell’altra persona, era prima di tutto in me stessa. La verità era che non riuscivo a perdonare me stessa, ma per poterlo fare dovevo prima di tutto avere il coraggio di guardare dentro la ferita ed essere disposta a trovare le mie colpe prima che quelle altrui. A volte è un’impresa immane. Ma ripeto, per me è stata una grazia. Quando sono riuscita a far pace con me stessa guardare gli errori dell’altro, senza fargli sconti ma anche senza accanirmi su quegli errori, è stato più semplice. E perdonare alla fine è stato una conseguenza naturale. Siamo tutti colpevoli, siamo tutti peccatori. Quando si accende la luce su questo, il rancore verso chi ci ha fatto male può trasformarsi in comprensione. E allora di perdonare non c’è più bisogno perché si scopre di amare quella persona che ci ha ferito. Amarla e comprenderla. E quello che conta a quel punto non è più il male che ha fatto a me ma le sue stesse ferite.
    Non sempre è facile, e non è che se si riesce una volta si può dire che si è imparato a farlo. Ogni volta è diverso perché è diversa la persona che si ha di fronte. Perché siamo diversi noi. Perchè è diversa l’offesa. E quanto più l’offesa riguarda le cose importanti della nostra vita tanto più è difficile guardarci dentro e andare a fondo.
    Spero di riuscirci ancora. Arriva un momento in cui la stanchezza prende il sopravvento. E la cosa più facile da fare è smettere di provarci.

  58. fefral ha detto:

    @don Mauro “Forse nell’edilizia due case si possono ricostruire uguali. Ma nell’amicizia no. Forse non è nemmeno giusto pretenderlo”
    a volte l’amicizia è ferita talmente tanto che non c’è modo di ricostruirla. é possibile allora il perdono, ma non sarà mai più come prima. A volte bisogna prendere atto che l’amicizia, come si credeva che fosse, non c’è mai stata.

  59. la sciagurata rispose ha detto:

    buongiorno don mauro,
    non riesco a trovare il mio messaggo che lei ha citato ma poco importa perchè so che parlavo del percoso interiore che bisogna fare per riuscire ad arrivare al perdono.
    Forso qui c’è qualche etterato che sa trovare il significato originario della parola pedono, sarebbe interessante. A me perdono suona sempre come dono. Perdonare per me vuol dire in quelche modo donare. Donare ciò che avrei diritto a riavere da quel torto che ho subito. Donare cioè non sentir più mio il diritto alla ricompensa ma essere nuovamente alla pari. Ti perdono, ti dono ciò che mi dovresti risarcire così siamo di nuovo sullo stesso piano.
    Quando c’è di mezzo un torto subito non perdonato la relazione è come bloccata, non cresce più. Si esce dalla logica del dono e si entra in quella dell’avere.
    E non sono d’accordo che questo tema non sia laico. La dimensione religiosa può illuminare il senso del perdono, ma anche se non si crede il perdono è necessario. Senza perdono credo che le relazioni umane non si possano sviluppare, non centra la religione.
    E’ vero che nel padrenostro si dice “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” ma credo che questo bisogno di perdono non sia un’esclusiva della nostra relazione col padreterno quanto una caratteristica del cuore umano nel suo rapportarsi col prossimo.
    Il perdono è una scelta del singolo. un’opportunità che ci si presenta a prescindere dal comportamento altrui. Se l’altro è pentito cambia poco, la fatica e la gioia del perdono sta nel dono.

  60. la sciagurata rispose ha detto:

    io impiego parecchio tempo a perdonare. Per carità, posso anche riuscire a dire “ti perdono” con una certa rapidità, ma ho bisogno di tempo, in alcuni casi anni, per arrivare a non dare importanza al torto subito.
    In questo momento ho ancora in sospeso dei perdoni che non riesco a maturare, uno risale credo al 2003 uno al 2005 e uno più recente. Sono rapporti con persone differenti che comunque sento e vedo ma il rapporto è congelato, almeno dentro di me. In tutti e tre i casi sono tradimenti alla fiducia data. Persone a cui in qualche modo ho affidato parte di me, che mi hanno ingannato o che hanno usato la mia fiducia per farmi del male. Per me i pedoni più difficili sono quelli della fiducia tradita. Se un amico mi sfonda la macchina, posso perdonarlo in fretta, ma se entra nella mia vita e la sfonda ho molta difficoltà a ritrovare in me un atteggiamento di apertura nei suoi confronti.
    Mi è capitato di riuscire a perdonare fatti di analoga gravità (percepita) e devo dire che il rapporto è ritornato a volare. per questo confido di riuscire prima o poi a maturare il perdono anche per questi. Ma io lo vedo come un problema mio infatti non mi aspetto le scuse da nessuno dei tre.

  61. MM. ha detto:

    don Mauro sono d’accordo..”non è giusto pretenderlo”, però il dolore rimane.
    Ma anche io sono dell’idea che le amicizie si possono trasformare, evolvono, perchè noi stessi cambiamo, maturiamo, ci succedono cose che ci cambiano nel profondo..e i litigi e le incomprensioni nascono anche perchè noi stessi cambiamo e l’amicizia non può proprio rimanere uguale a se stessa! se l’amicizia regge, ottimo! sennò, non abbiamo sempre detto che il bello dell’amicizia è proprio la gratuità? Possono anche finire. oppure appunto trasformarsi con il trasformarsi degli amici che le stanno vivendo.
    Un’amicizia con una ferita, anche guarita dal perdono, lascia la cicatrice, non sarà più come prima. A volte. Altre volte invece diventa persino più autentica.

  62. la sciagurata rispose ha detto:

    Ma qui dentro qualcuno è mai stato tradito dalla moglie o dal marito o dalla fidanzata/o ed è riuscito a perdonare?
    So che il tema è difficile e non solo perchè non è facile saperlo :-)

    sapete che differenza c’è tra la vostra auto e vostra moglie?
    facile!! quando vi ciulano l’auto ve ne accorgete!!

    le statistiche dicono che solo tre coppie su dieci non conoscono l’adulterio. E il momento più favorevole per la cornificatio è la pausa pranzo. Eppure l’adulterio non è la causa principale di separazione secondo i matrimonialisti che invece indicano le incompatibilità caratteriali come prima causa delle seprazioni con un bel 60%.
    Si deduce che il nostro popolo ha un atteggiamento comprensivo verso il tradimento e lo sa accettare.
    Qualcuno sa racontare come lo si vive?
    io ho parlato troppo per oggi. :-)

  63. la sciagurata rispose ha detto:

    brava m&m’s!!
    “Un’amicizia con una ferita, anche guarita dal perdono, lascia la cicatrice, non sarà più come prima. A volte. Altre volte invece diventa persino più autentica.”
    ho esperienza diretta e confermo. Se guarita dal pedono, l’amicizia ritorna ad essere reciprocità e molto dipende dall’altro perchè l’amicizia ritorni a volare. Ma c’è gente che non ha idea di quanto possa essere profondo l’amore di amicizia. Sono persone col cuore piccolo e non si può far loro un torto se non ci arrivano. vanno accettati così.

    però M&M’s mi piace l’idea di amicizia che hai! dai facciamoci del male così poi diventiamo amici più autentici!!

  64. Mauro Leonardi ha detto:

    E’ 10 commenti più su

  65. Tres ha detto:

    A me del perdono (parlo delle cose grosse da perdonare)spaventa molto anche il dopo. Ma poi devo per forza riavere rapporti con te? Può essere il perdono, vero e autentico lo stesso, anche quello solo interiore? Io non ti odio più, non tengo più alcun conto del male fattomi, anzi ti metto nelle mani di Dio, chiedo a Lui, che ti ama ancora, di perdonarti, però è necessario che tra me e te ci siano baci e abbracci? Può bastare solo qualche sorriso e vedersi solo ogni tanto e ricordare, per andare avanti, solo le cose belle che ci sono state e poi ognuno a casa sua. Una casa nuova per entrambi, ormai liberi da un perdono che io ho chiesto per te e che tu non chiedi perchè non puoi. Può il perdono liberare le vite senza legarle “sensibilmente” di nuovo? Tutto quello che avete scritto sul perdono è bellissimo ma per me (sulle cose grosse) lontanissimo.

  66. fefral ha detto:

    M.M un conto sono le incomprensioni nell’amicizia, quelle si può provare ad affrontarle, risolverle, farle confluire in un rapporto nuovo, magari più maturo, in cui la gratuità della relazione di amicizia diventa ancora più consapevole. Si impara ad amare l’altro che è diverso da quello di prima, ma magari funziona lo stesso, l’amicizia prosegue. Ma in quel caso non è detto che sia necessario il perdono, forse solo ascoltarsi un po’ di più e provare ad accettarsi così.
    Diverso è quando l’amico ti tradisce nel profondo (quando ti sfonda la vita, come dice sciagurata). Quando usa la fiducia che tu gli hai dato, quella fiducia che rende il vostro rapporto un’amicizia, e la calpesta per perseguire un fine (magari anche con buone intenzioni). Quando è la natura stessa del rapporto di amicizia che viene tradita dubito che si possa tornare amici (e forse non lo si è mai stati). In quel caso il perdono (molto difficile ma possibile) non è sufficiente perchè si possa proseguire insieme. Perchè sia possibile è necessario un passo ulteriore anche dell’altra persona. E non ho esperienze che mi confortano in questo. Ho perdonato, provo un affetto profondo per le persone che ho perdonato, ma non riesco a chiamarli amici.

  67. vincenzo martucci ha detto:

    Cara “Sciaqgurata rispose”, non prendere per arroganza il mio approccio all’argomento perchè per sembrae più morbido finirei col dover ricorrere a perifrasi che allungherebbero troppo l’argomento. Donare qualcosea di indefinito, che non sappiamo neanche noi cosa sia mi pare un po’ come non donare nulla. Non ho letto tutti gli interventi di questo forum e non so se ti riferisci ad altri riguardo al “perdono laico”, ma se ci riferiamo a quello di cui ho accennato nei miei interventi non ho affermato nè che un laico non possa perdonare e neanche che non possa farlo in forma del tutto comparabile a quella di un religioso, ho solo asserito che per me personalmente, che credo solo in questa vita terrena, perdonare (che, sempre per me personalmente, significa solo “passare sopra il torto subito) non ha alcun senso, alcuna utilità (e aggiungo anche che non mi da alcuna gratificazione!) se da parte di si è reso responsabile del torto non ci sia un chiaro segnale di pentimento, fermo restando che non pretendo assolutamente che alcuno di voi sposi la mia tesi! Siete religiosi e vedete la cosa da un ottica diversa!

  68. Mauro Leonardi ha detto:

    Perdonare ha una difficoltà oggettiva, intrinseca, ed è coniugare giustizia e misericordia. Se vengo leso in un diritto vero, oggettivo, come posso rinunciare a che venga ottemperato? E se sono lesi i diritti di persone che io devo proteggere? Se dopo dieci anni di matrimonio e due figli, un marito dice alla propria moglie di aiutarlo a cambiare perché è omosessuale, ha condotto per tutto quel periodo una doppia vita e – sfruttando assenze saltuarie di lei – ha portato a casa loro uomini mentre i figli dormivano, e le chiede di perdonarlo, di aiutarlo a uscire da quella situazione, lei può farlo, può perdonarlo? “Può perdonarlo” non vuol dire se “se la sente” di perdonarlo, ma vuol dire proprio se “può”, se è possibile. Ci sono dei diritti del suo essere moglie e dei loro figli che sono stati gravemente lesi e che corrono gravissimi pericoli, e lei ha l’obbligo di esigere che vengano rispettati.
    Per questo – al di là di questo che purtroppo è un caso vero di cui ho cambiato le circostanze – sostengo che il perdono, per esistere davvero, ha bisogno di un Dio che s’incarna, di Gesù Cristo. Non basta neppure Dio inteso come astratta divinità. C’è bisogno di qualcuno che, nella mia storia reale, intrecci il tempo con l’eternità e, prima o dopo, dia a me e ai miei figli quello che è giusto che riceva. “Come io rimetto i miei debiti così io li rimetto”. Rimettere i debiti, è misericordia: “come lo faccio io”, è giustizia

  69. Vera ha detto:

    @ fefral hai ragione su un punto. se sei ferita nel profondo se hai perduto la fiducia nell’altro , in questo caso mi riferisco di più alla moglie o al marito che ti ferisce , maltratta, violenta, o addirittura ti costringe alla separazione e con sotterfugi vari ti toglie anche gli alimenti… allora è credetemi veramente difficile poter amare di nuovo. Perdonare si può, si può pregare per l’altro, si DEVE pregare e continuare a sentirsi sposati, vivere un rapporto sponsale (certamente fuori norma) e rimanere fedeli al proprio matrimonio, rimanere fedeli al marito/moglie e soprattutto a Dio nel sacramento . impossibile in questi casi pensare di ricostruire un nuovo rapporto sponsale di fiducia ma di amicizia si.

  70. vincenzo martucci ha detto:

    Avevo osato parlare di “perdono condizionato” spiegando anche che lo vincolavo unicamente al pentimento di chi abbia recato l’offesa, ma (scusate se “invado” il vostro campo pur non essendo un religioso!) non mi pare che nessuno di voi stia dimostrando di avere neanche solo la disponibilità a “perdonare in senso religioso”! Nel momento in cui sembrate tutti convenire che qualora l’offesa fosse molto grave il perdono ci potrà essere, MA NON SI TORNERA’ PIU’ COME PRIMA!…Ma scusate, di che perdono si parla?!? Almeno nel mio “laico perdono”, purchè ci sia il segnale di pentimento, tutto tornerà come prima…e qualora non tornasse come prima, in quel caso mi limiterei solo ad ammettere la mia incapacità di perdonare!

  71. fefral ha detto:

    vincenzo non so gli altri ma io sono laica e parlo da laica. Credente, ma laica.
    E in quello che ho scritto su amicizia e perdono i discorsi che faccio sono umani.

    Ora, parlando umanamente, quando si rompe qualcosa in un rapporto a due, non è sufficiente che uno dei due possa dire “ti perdono”. Se la mia migliore amica usa quest’amicizia per fottermi sul lavoro, io posso anche perdonarla, ma non può tornare tutto come prima se lei non cambia, se non riconosce di aver agito male. Posso perdonarla sul serio e volerle bene senza rancore, ma non le confiderò mai più le mie cose a meno che lei non mostri di essere davvero cambiata.

  72. Dory ha detto:

    Questo commento, Fefral, è davvero bellissimo!!! I copi-incolla tratti da questo blog e da appendere all’armadio come promemoria cominciano ad essere numerosi!!! Grazie!!!

  73. MM. ha detto:

    @sciagurata..avverto una sottile venatura di sarcasmo nelle tue parole! “facciamoci del male”..che centra??? Ma sono sicura che sei abbastanza intelligente per capire cosa intendevo dire.
    @fefral, hai ragione il tradimento nell’amicizia è dolorosissimo e difficile da perdonare..e che fare invece quando sei tu ad aver tradito, ma sei pentito e chiedi perdono, umilmente, strisciando forse e il perdono ti viene negato? Tu sai che non lo rifarai mai più, sai perfettamente di aver sbagliato, vorresti ricucire e riportare tutto come prima..ma niente. Perdono non concesso. Forse Polifemo ci ha insegnato qualcosa.
    E poi..perdonare Dio, si può? Io ho conosciuto gente veramente arrabbiata con Dio. Ma forse questo è un altro capitolo.

  74. la sciagurata rispose ha detto:

    ma dai!! mmememes era una battutaaa!! :-)

  75. fefral ha detto:

    MM. penso che siano due altri capitoli che meritano un po’ più di lucidità rispetto a quella che ho io adesso, ma non credo che avrò molto tempo nei prossimi giorni, quindi rispondo al volo.
    Non parlavo tanto della difficoltà a perdonare nell’amicizia, ma del ricostruire un rapporto di amicizia. Sono due cose diverse, due momenti diversi. L’offesa, il tradimento, cambiano in maniera irreversibile il rapporto. Il mio perdono non può cancellare qualcosa che non ho causato io.
    Io posso essere disponibile ad accogliere nuovamente l’altro, a rinnovare la fiducia. Ma va ricostruito tutto daccapo, e non si sa cosa succederà dopo, cosa diventerà quel rapporto. E non dipende solo da me, nè solo dall’altro. Nè può essere programmato a tavolino.

    Arrabbiarsi con Dio a volte nasconde l’incapacità di perdonare se stessi. E’ un tema che mi sta molto a cuore. Ma adesso devo andare a dormire, però magari ci ritorno!

  76. Mauro Leonardi ha detto:

    Una ventina di commenti più su – il 17 marzo – “Margherita”, l’autrice della lettera, ha finalmente scritto sul blog….

  77. Tres ha detto:

    Ciao!

  78. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Vincenzo il tuo ragionamento logico fila….ma su un punto avete torto, avete: il perdono serve poco a chi lo riceve, molto a chi lo concede. Io perdono sempre non perchè di questo ne beneficia il prossimo che ho perdonato, ma perchè questo solleva la mia anima, la mia, lo faccio per me stessa,perdono sinceramente e con il cuore. Se poi questo viene apprezzato sono felice, altrimenti è un problema di chi lo riceve, il perdono, non più mio.

  79. Paola ha detto:

    Auguri ai papà del blog!!! e che sappiano perdonare gli errori dei figli

  80. vincenzo martucci ha detto:

    Informo “la sciagurata rispose” che ho inserito un commento al suo primo post di giorno 18 (e, intanto, riconosco che dovrò seguire il suggerimento di don Mauro inserendo le risposte in coda al forum e non in coda ai singoli post!)
    @Fefral:Capisco che per intrenderci meglio tutti sarebbe, forse, opportuno metterci d’accordo sulle definizioni dei termini che usiamo; ma visto che non l’abbiamo ancora fatto vediamo egualmente se riusciamo a capirci lo stesso.
    1)Anch’io penso, come te, che non tornerebbe tutto come prima se chi mi recasse un grave torto non mi desse un segnale di pentimento; l’unica differenza nel mio modo di vedere le cose rispetto al tuo sta nel fatto che tu riconosceresti una sorta di “perdono” anche a chi non si sia pentito (e in tal caso, però, non gli riconosceresti più delle prerogative che prima gli riconoscevi, ad esempio la fiducia); io, invece, ritengo che non esistano “diversi gradi di perdono” e allora ti chiedo: ma in cosa consisterebbe questo tuo “primo grado di perdono” (quello, cioè, che concedi alla persona che NON si è pentita) se dopo che si è incrinato il rapporto non c’è più da parte tua la consapevolezza che, nonostante quel che ti è stato fatto, tutto sia tornato come prima? Tu potrai ritenere di aver perdonato lo stesso…io no! Tutto qui! 2)Non capisco cosa possa significare l’espressione “arrabbiarsi con Dio”! Per me che non sono credente è un non senso arrabbiarsi con un entità che non so nemmeno se esista! Per un credente non ha senso fare qualcosa che si configurerebbe unicamente come una grossa e marchiana bestemmia che sottenderebbe, inoltre, la più blasfema delle presunzioni: quella di poter giudicare il Padreterno!!!
    @Patrizia Cecilia Giardi : tranquilla Pat, noi due siamo sempre in meravigliosa e idilliaca sintonia! Entrambi perdoniamo sempre animati da un unico “candido” movente : SODDISFARE IL NOSTRO SPREGIUDICATO E SFACCIATO EGOISMO!!!

  81. patrizia ha detto:

    bravo bravo a rigirare le cose!non ci sono grsdi di perdono…non capisco come mai questo concetto si sia diffuso come un virus!o si perdona o non si perdona,nessun compromesso!una mia amica mi ha rubato una pelliccia pregiata,ho ringraziato Dio per non aver mai avuto la condizione di dover rubare ad una amica……e l’ho perdonata sinceramente,la sua coscienza riguarda solo lei……la pelliccia è un ogggetto,lei una persona…..ci sentiamo tutt’oggi.

  82. la sciagurata rispose ha detto:

    ciao vincenzo,
    non era arrogante il tuo messaggio, l’ho apprezzato.
    abbiamo un modo di vedere distante, tu dici:

    “perdonare significa solo “passare sopra il torto subito). Non ha alcun senso, alcuna utilità (e aggiungo anche che non mi da alcuna gratificazione!) se da parte di chi si è reso responsabile del torto non ci sia un chiaro segnale di pentimento”.

    questo in parte lo condivido.. come può rinascere la relazione se dall’altra parte non c’è il riconoscimento dell’errore? come potremo ritrovarci su un piano di affinità se l’altro non si accorge nemmeno di avermi recato danno? Si questo è un caso possibile ma ce ne sono altri, ci son insiemi maggiori di questo sottoinsieme.

    ma provo ad andare un po’ oltre: l’altro non è una mia copia, ha una sua sensibilità che può essere differente ma non per questo definitivamente erronea. Io posso passarci sopra e non riuscire più ad avere un rapporto del livello che avevo prima oppure posso cercare di eliminare da me il sentimento di torto subito, di essere un creditore. posso perdonare, per-donare. azzerare il credito.

    Non sono discorsi campati in aria, vuoti. si parla di cose concrete. di tradimenti, di pellicce rubate.
    ti faccio un esempi personale: mio padre mi ha fatto dei torti e l’ho combattuto. siamo arrivati ad una relazione tesa come una corda tesa, a volte non ci parlavamo più, a volte distanza siderale. e sempre incomprensione dopo incomprensione, cresceva la mia convinzione di non ricevere ciò che mi era dovuto da un padre.
    Un giorno ( un annetto per la verità) ho cambiato posizione: ho deciso di perdonarlo. Di non rinfacciargli più le privazioni, di azzerare il debito.
    Ho cominciato ad accettarlo come era e ho smesso di volerlo cambiare o di desiderare un padre a mia immagine e somiglianza.
    E’ cambiato tutto. Il nostro rapporto è diventato di assonanza, di comprensione. non siamo amici per la pelle ma ci cerchiamo e ci raccontiamo le cose che un padre può raccontare ad un figlio che stima e viceversa.

    ci son solo passato sopra? forse..ma mi sembra poco per la fatica che ho fatto.. io credo di aver perdonato. Ma lui non mi h mai chiesto scusa. e devo dire che oggi son felice che non l’abbia fatto.

  83. vincenzo martucci ha detto:

    Ciao Sciagurata rispose. “Ci son SOLO passato sopra?” Ma passare sopra il torto subito non lo considero affatto un aspetto marginale! Almeno per quel che ho sempre inteso io, significa cancellare veramente tutto, rimuovere in modo definitivo tutto quello che potrebbe rappresentare un ostacolo al mantenimento del rapporto antecedente al torto! Ti pare poco?
    Sostieni che da parte di tuo padre non ci sia stato il segnale di pentimento perchè non ti ha chiesto scusa? ma chiedere scusa è qualcosa di puramente “formale” che si può fare anche senza che vi sia il benchè minimo sincero proposito di ravvedersi! Avete ora un rapporto di assonanza e comprensione…e non ti pare questo un “sostanziale” segnale di pentimento? Non siete amici per la pelle, ma vi cercate e vi raccontate “le cose che un padre può raccontare a un figlio”…ma scusami, degli “amici per la pelle”… cosa potrebbero fare più di questo?!? Piuttosto, rispondi sinceramente alla mia domanda (sempre che lo gradisca, sia chiaro!): sei un uomo o una donna? Comunque sei felice che tuo padre non ti abbia chiesto scusa? Non sarà forse perchè, sotto sotto, hai capìto dal suo atteggiamento che, invece, l’ha fatto?

  84. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Ognuno di noi, almeno una volta nel corso della propria vita, ha provato lo spiacevole sentimento di essere ferito da un’altra persona: siamo stati oggetto di cattiveria e,la fiducia si è spezzata irrimediabilmente, i nostri cuori si sono induriti.
    L’intenso dolore che proviamo in queste circostanze ci appare profondamente ingiusto, lo lasciamo radicare nel nostro animo e lo portiamo con noi molto a lungo.L’incapacità di liberarci quanto prima dei dolori, delle sofferenze e del rancore legati alle ferite che il prossimo ci ha inferto, spesso comporta l’insorgere di una serie di problematiche ulteriori, strettamente connesse: avvertiamo di frequente la sensazione di infelicità, abbiamo difficoltà a coltivare le relazioni e ad apririci a nuove persone e a nuove esperienze, il dolore ci distrae dal lavoro e dalla famiglia, la nostra passione ed il nostro entusiasmo risultano soffocati.In poche parole, siamo racchiusi in un circolo vizioso di rabbia e dolore, stiamo perdendo l’opportunità di godere in pieno delle gioie della vita ed esprimerci come individui unici al meglio delle nostre possibilità. Stiamo perdendo l’opportunità di crescere e di aiutare il prossimo a crescere.
    Abbiamo bisogno di imparare a lasciare andare. Abbiamo bisogno di apprendere la capacità di perdonare.Perdonare non significa cancellare integralmente il passato o dimenticare l’evento e la persona che hanno causato il nostro dolore. Non significa neppure che l’altra persona cambierà il proprio comportamento – questo non è sotto il nostro controllo. Perdonare significa semplicemente lasciare andare il dolore e la rabbia, significa muoverci verso la comunione con Gesù, verso armoniosa e confortevole pace dell’anima.

  85. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    Vincenzo, i genitori, ammesso che sbaglino, lo fanno in assoluta buona fede e convinzione. Non credi che ci possano essere situazioni che i figli non possono giudicare vista la loro giovane età? Non credo sia giusto parlare di errori, di sbagli. Nel momento in cui un genitore prende una decisione questa è il frutto di un ragionamento, non è presa a caso, e in quel preciso momento in cui viene presa è considerata, dal padre, la più saggia in assoluto. Passando il tempo il contesto cambia, e la decisione potrebbe sembrare ingiusta ma invece in quel contesto e in quel momento era giusta,se è stata presa. Anche i genitori si fanno più adulti, più saggi, e con la saggezza di POI forse ripensano a quella decisione presa, ma quando l’hanno presa avevano ,per esempio, 10 anni meno, e quella era quella giusta! E’ facile,troppo,accusare i genitori. I figli dovrebbero inoltre sapere che se la pensassero come i padri sarebbero vecchi di 20 anni più della loro età, e se i genitori la pensassero come i figli sarebbero più giovani di 20 anni e quindi incapaci di educare. Un genitore non deve avere il consenso del figlio nel prendere una decisione,deve avere la certezza che con il templo quella decisione impopolare sarà capita.

  86. vincenzo martucci ha detto:

    Pat, mi pare che ti stia schierando apertamente dalla parte dei genitori sottintendendo, praticamente, anche che non sbaglino mai! Personalmente posso, comunque, condividere il tuo ragionamento, ma non lo considererei una regola! La mia risposta a “Sciagurata rispose” partiva da una fiducia nella sua esposizione dei fatti che (oltretutto non conoscendo l’interlocutore!) sono tenuto a dare! Se ritiene che il padre abbia sbagliato prendo atto di quel che mi riferisce e rispondo partendo da quel presupposto…non da uno che mi costruisco io arbitrariamente!

  87. vincenzo martucci ha detto:

    P.S. Riguardo le “ferite” ho riaperto, secondo quanto suggeritomi da don Mauro, il forum “Lo dici tu”. Lì ho espresso anche un’opinione proprio sulle “ferite”. Ciao

  88. Mauro Leonardi ha detto:

    @Patrizia
    Perdonare ed essere felici anche solo del semplice fatto di perdonare, può essere una cosa meravigliosa e da santa. Però c’è anche il grande rischio della superbia che mi sembra Vincenzo, con il suo linguaggio, metta in luce. E cioè: io da qua sopra, nella mia algida serenità, ti perdono. Vedi tu se vuoi accettare o meno il mio perdono. Messaggio sottinteso: “tanto a me non cambia niente, io sono già contento così”. Non mi sembra che vada bene: l’altro deve sentire che io soffro e che anch’io gli chiedo perdono.

  89. Mauro Leonardi ha detto:

    @Vincenzo.
    me sembra proprio che sia impossibile “tornare come prima”. La storia va avanti. Dopo il peccato originale Dio non dice a Adamo ed Eva, vabbé: vi perdono, azzero tutto e torniamo come prima. No. Si deve incarnare suo Figlio, morire in croce ecc. ecc. E il risultato finale è infinitamente migliore di prima, ma non è come prima. E’ questo l’ho riscontrato anche in qualche matrimonio e in qualche amicizia in cui si è superato un grosso problema. Non è tornato come prima, ma meglio di prima. Più o meno sono sulla linea di Sciagurata e di Fefral, credo.

  90. Mauro Leonardi ha detto:

    Vedo che nessuno ha detto una parola di commento alla vicenda matrimoniale cui accennavo domenica. Purtroppo non è fantascienza ma un fatto vero, anche se adeguatamente cambiato (in meglio: nella realtà sono più anni, più figli, più dettagli scabrosi che vi ho risparmiato, ecc. ecc.) (naturalmente – anche se ho conoscenza diretta di questo fatto – ciò cui mi riferisco non centra nulla né con la confessione né con la direzione spirituale di persone che seguo). Ciò detto, vi siete mai accorti che Gesù applica al matrimonio lo stesso “chi può capire capisca” del celibato? Riporto di seguito. Indissolubilità del matrimonio: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso (Mt 19,11). Celibato: ”Chi può capire, capisca” (Mt 19,12). Credo che il motivo sia proprio collegato con la vicenda del perdono. L’indissolubilità del matrimonio di per sé è naturale (Gesù, citando la genesi, ricorda che è agli inizi dell’essere umano) ma di fatto in questa vita l’amore – anche l’amore del matrimonio – si nutre sostanzialmente di perdono. Per questo, per matrimoni realmente e storicamente indissolubili, c’è bisogno di Gesù.

  91. Patrizia cecilia Giardi ha detto:

    @ Mauro:Non confondere la sensibilità ferita col rifiuto di perdono. Di fronte a certe offese e’ naturale che la nostra natura si ribelli. Il perdono e’ ad un livello più profondo, parte dalla volontà. È sempre possibile con la forza di Dio: “Tutto e’ possibile presso Dio” (Mc 10, 27)
    Mi dispiace che tu consideri superbia seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo. Vedi, io ho 58 anni e molto allenamento (da quando ho avuto l’età della ragione, dall’asilo alle magistrali presso Salesiane, Figlie di Maria Ausiliatrice Istituto Don Bosco di Montecatini Terme….se lo leggesse Annibale Viscomi non mi darebbe pace… :-)),non è facile, mai detto che lo sia, ma per me la nostra religione si basa sulla premessa ai 10 comandamenti: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.Se ci pensi bene, non ci sarebbe stato bisogno di dettare gli altri 10. Chi ha vissuto quasi 60 anni, ha passato dolori e traversie e gioie, e quindi capire e perdonare è la conseguenza. La mia visione della questione, diversa dalla tua evidentemente,è tale che mi porta a pensare che la presunzione della ragione in alcuni è così prepotente da non permettere al cuore di perdonare,scatenando una sorta di”vendetta”(virgolettata)
    concretizzata nel non-perdono verso un prossimo. Questa decisione fa stare male solo chi la pone in atto. Il 14 marzo ho postato tutte le citazioni del Nuovo Testamento sul perdono, (mi hai anche detto che era un post troppo lungo), leggerle aiuta a capire. Inoltre, il perdono non deve essere dato,secondo me,facendolo pesare! Se il perdono viene fatto pesare…..che cavolo di perdono è?????Ciò che distingue dalle altre religioni è la nostra capacità di amare il prossimo, di perdonare, la nostra religione si basa su questo.Il perdono deve essere fatto col cuore, MAI dichiarato…..i rapporti si ristabiliscono SENZA dire ti ho perdonato….ma con amore…..poi Mauro, se non viene accettato è davvero una decisione dell’altro…..Perchè far pesare all’altro la colpa commessa???? Perdoni col cuore, ristabilisci in un modo leggero i rapporti e vai avanti. Se una persona mi vuole chiedere scusa spontaneamente bene,altrimenti è lo stesso, il perdono, quello fatto con il cuore nel silenzio, non è condizionato dalle scuse,ma dalla volontà di riprendere il rapporto con il prossimo.Il perdono NON richiede l’ammissione della colpa, a mio modo di vedere.Se non concedo il perdono, è con me stessa che me la devo vedere…..E’ quando vado a Messa che mi torna in mente…..Come faccio a fare la Comunione????? Io personalmente non riuscirei a farla, se prima non mi riconciliassi con il prossimo….il primo passo, una telefonata…mai pesata farla….la vita è breve, non sappiamo quanto stiamo sulla terra….rovinarsela con i rancori,non mi pare il massimo…

  92. Ribelle ha detto:

    Avrei voluto scrivere la mia,ma l’intervento di Cecilia mi lascia senza parole! Deve essere bello( e non lo dico in senso ironico!!) prendere le citazioni del Nuovo Testamento e,leggerle,capirle…e il gioco è fatto! ammazza!
    Certo poi, dipende da COSA perdoni! Non sono la stessa cosa, la battuta pesante del collega,o l’assoluta indifferenza-disprezzo del coniuge, il comportamento del genitore che ti imprime, purtroppo e comunque,un “carattere” a vita,sul quale potrai migliorarti,ma che è sempre lì sul fondo… o il pedone che ti schiaccia il piede…
    Io sulle “cose morali”, le virtù umane e simili, ho sempre 300 dubbi,ogni cosa si potrebbe fare molto di più o molto meglio o con motivi più alti etc… non potrei mai dire “questa cosa l’ho capita ,l’ho fatta,ora si che posso riceverTi tranquillamente,Signore!!”Un discorso simile, mi funziona solo con il peccato mortale e (e forse solo il più circoscritto di tutti,il sesto,che gli altri hanno così tante sfumature, ad iniziare dal non uccidere……)ma forse sbaglio io…

  93. vincenzo martucci ha detto:

    @Mauro Forse chiarirci le idee con delle definizioni condivise ridurrebbe i malintesi. Avevo già ricordato, da qualche parte, che viviamo una realtà in continuo “divenire”, sicchè anche quando asserisco che “tutto torna come prima” non intendo assolutamente negare che si siano verificati dei cambiamenti, ma non mi sono soffermato su questo aspetto perchè do per scontato, appunto, che i cambiamenti ci sono continuamente! Se un torto subìto, poi, recasse miglioramenti nei rapporti, probabilmente è solo accaduto che ci siamo sbagliati noi nel considerare un “torto” quello che abbiamo subìto!
    @ Patrizia Il perdono è sempre possibile con la forza di Dio? E quelli come me che possono contare solo sulla loro forza come spieghi che perdonino egualmente? Attenzione poi a non voler far credere che esistano esseri umani capaci di concedere lo stesso perdono che può concedere un Dio…si rischia di cadere in un peccato di presunzione!

  94. Mauro Leonardi ha detto:

    Non so Patrizia forse non riesco a spiegarmi, anche se mi sembra che Ribelle abbia capito. Per me – e più ancora per me sacerdote – è molto importante non dire mai “io ti perdono” dimenticandomi che anch’io ho bisogno di essere perdonato. Forse per questo Gesù ha voluto che il sacramento della confessione fosse affidato a peccatori come gli altri. e questo mi ricollega a quelle parole di GP2 dell’inizio in cui il grande Papa fa intuire che pure Gesù è stato oggetto di perdono da parte del Padre.

  95. Dory ha detto:

    @Vincenzo: ho cercato di riflettere bene prima di risponderti…Sono ancora giovane sia anagraficamente sia per percorso di fede appena agli inizi, quindi posso dire appena quello che “sento”: la mia non è un’asserzione di certezze assolute, ma solo il frutto di una (breve) esperienza di vita. Quando dicevo che sono d’accordo con te, dico che trovo molto coerente la tua conclusione: una visione totalmente laica e senza Dio del perdono, per quanto nobile, non ha mai nè potrà avere i caratteri dell’eternità. Ma oscillerà sempre tra egoismo e nichilismo. e’ l’idea di Leopardi: siccome la Natura è matrigna e l’Uomo è “nato al pianto” di fronte all'”atomo opaco del Male” (Pascoli) che è il mondo e l’esistenza, “conviene” coltivare la solidarietà, l’amicizia per essere come la Ginestra: investiti dalla lava, risorgiamo belli come prima, più di prima grazie alla Poesia, alla Parola, al bene…una unica nota stonata…Il verbo “conviene”…Giustamente tu noti…Il perdono senza Dio è egoista. E’ così! Sono d’accordo. Oppure nichilista. O ambedue le cose. ma non è mai Eterno e non è mai gratuito. Ora…Se il perdono non ha queste caratteristiche per me la vita diventa un non senso logico. Una serie di eventi in mano al Destino crudele e ingiusto (un pò come nella tragedia greca). Non si scappa. Falcone? Un eroe, sicuramente ha lasciato una traccia in tanti e le sue idee restano….Ma è un’eternità relativa. E quando questo mondo e l’umanità finirà? Che fine fa Falcone???? Io mi rifiuto logicamente di rispondere “Nulla!” Non ha senso ed è crudele. Mi risulta molto più logico pensare che lui che visse per la giustizia, incontrerà la Giustizia/DIO e ne farà parte- come persona nuova in “carne e ossa” ( anche se cosa sarà il nostro corpo allora è un mistero) per sempre. Che Madre Tersa che incarnò la Misericordia…Incontrerà e farà parte della Misericordia/Dio per sempre. Che ognuno diverrà in eterno ciò che ha vissuto e si specchierà in Dio in quel particolare attributo reso perfetto, eterno, immortale. Nulla andrà perso….Mi sembra più logico pensarla così…Poi certo ci vuole la Fede ma a me non torna proprio che millenni di Storia e Cultura finiscano in un Nulla, che si dissolvano come una bolla di sapone. Non è coerente, ecco, almeno per me, si intende e in più imprigiona la storia umana in un’altalena di “dolore e noia”, di egoismo e inutilità. Poi quando si dice che “non ce la faccio” a perdonare, nell’ottica di credente credo che questa sia una professione indispensabile di umiltà…Infatti davanti alla Maddalena, ci vuole Gesù affinchè tutti facciano cadere a terra i sassi che stavano per essere scagliati sulla povera Donna…Soprattutto Gesù ci vuole, almeno per me, per perdonare noi stessi. In fondo…quando ho cominciato il mio cammino di conversione..ho deciso di sposarmi in Chiesa, di battezzare mio figlio proprio seguendo quest’istinto: “Dio aiutami tu…Da sola non ce la faccio!” e in fondo ancora adesso e sempre di più è proprio così! Un saluto.

  96. Mauro Leonardi ha detto:

    @Vincenzo, è vero avevi già parlato altrove del bisogno che senti che ci si dia delle definizioni per evitare i fraintendimenti.(UN po’ logico/matematico/formale come problema).
    Un’operazione del genere purtroppo non è possibile per un motivo molto semplice: nel nostro blog/forum sono molte più le persone che leggono di quelle che intervengono e credo che ne perderemmo molte se dovessimo rimandarle a un glossario “inter nos”.
    Al di là di questo però, il tuo bisogno fa emergere una profonda verità e cioè che ogni problema di comunicazione è in realtà un problema di comunione. La lingua di un popolo è la cosa più democratica che esiste tant’è che ogni dittatura cerca – invano – di assumerne il controllo. La lingua, la lingua che noi parliamo, è definita solo da noi che parliamo. E questa, in ogni situazione di dittatura, anche nella sottile dittatura attuale, è la vera resistenza: cercare di pensare trovando, o forgiando, le parole per farlo.
    Se ci badi noi diciamo: tu hai detto così… no, io volevo dire cosà… ah allora volevi, dire cosà?… sì, è proprio così…
    Il punto cioè è – anche sul nostro blog – ascoltarci un po’ di più. “Ma Vincenzo quando scrive quello che scrive, cosa vuol dire?” Ecco questo dovrei chiedermi un po’ di più. Arrivare al cosa vuol dire, è l’identità di comunicazione e di comunione.
    E per questo siamo qui sul blog.

  97. vincenzo martucci ha detto:

    In mancanza di definizioni, allora, continuo liberamente a esprimermi sulla base delle sesazioni ed emozioni soggettive che provo nel leggere quanto scrivono gli altri (e accetterei volentieri che anche gli altri facessero altrettanto con me…lo considereri, addirittura, un gioco divertente oltre che costruttivo!) osando insinuare una “critica generale” (e non ditemi, poi, che mi sto mettendo su un piedistallo perchè vorrà dire che non avrete letto con sufficiente attenzione quel che immediatamente segue!) che potrebbe valere anche per me (per carità!), ma, almeno, ho l’attenuante di non essere cristiano e di non spacciarmi neanche per tale!
    La mia sensazione è che in tanti, in questo blog, nell’affrontare singoli argomenti di interesse particolare per un cristiano, com’ è, appunto, “il perdono” (argomenti che dovrebbero interessare qualunque essere umano, lo so, ma non v’è dubbio che certi argomenti siano particolarmente “pregnanti” nel mondo cristiano, celano, cioè, contenuti anche più profondi di quelli che si intendono comunemente), si focalizzino unicamente sul tema trattato perdendo allegramente di vista che il modo stesso in cui lo trattano è fortemente indicativo del loro VERO ESERE CRISTIANI. Senza entrare nel merito su nessuno dei post fin qui inseriti (anche perchè, in base alla suscettibilità individuale, qualcuno potrebbe pure sentirsi offeso!) invito ciascuno a rivolgersi UN’AUTOCRITICA rileggendo i propri post : quanti ritengono che quei problemi, anche per il modo in cui sono esposti, rivelino uno “spirito cristiano” qualora ci accorgessimo, ad esempio, che l’intervento sottende nei confronti di altri una più o meno sottile arroganza, un più o meno sottile disprezzo, una magiore o minore tendenza a “salire su un piedistallo”…Arroganza? Disprezzo? Tendenza a porsi su un piedistallo? Ma non son cose, tutte queste, che un vero cristiano dovrebbe aborrire?

  98. Tres ha detto:

    @Vincenzo, ebbene si, i cristiani non sono angeli e manco i migliori degli uomini. Non si battezza la crema dell’umanità e gli altri hanno “l’attenuante di non essere cristiani e di non spacciarsi neanche per tali”. A Roma si dice di una persona che è un “poveroCristo” proprio per dire che è ridotto male. Tolto questo, in effetti quando esco dal confessionale, me ne esco tutta contenta e mi spaccio per cristiana. Ecco io mi sento meno cristiana non quando sono orgogliosa (a volte l’orgoglio mi si nasconde proprio quando faccio le cose fatte bene) ma io mi sento meno cristiana quando semino tristezza. Non ho detto quando sono triste ma quando faccio tristi gli altri e l’aria intorno a me.

  99. Tres ha detto:

    @Vincenzo scusa, presa dalla foga cristiana, non ti ho salutato!!!! Questo si che è poco cristiano! CIAO e buona giornata.

  100. vincenzo martucci ha detto:

    Vedi Tres, a proposito del nostro radicato egoismo, quando TI ACCORGI di aver fatto tristi gli altri? Non è forse quando ti sarai rattristata per averne preso coscienza?

  101. vincenzo martucci ha detto:

    Neanch’io l’ho fatto…ma io non sono cristiano! Dai scherzo! Ciao e buona giornata anche a te..e i saluti diamoli per scontati anche quando li omettiamo…tanto ormai lo sappiamo tutti e due che io e te, ormai, ci vogliamo già bene!

  102. fefral ha detto:

    sono giornate incasinatissime, vi seguo poco. Ma vorrei rispondere a Vincenzo che i cristiani non sono diversi dagli altri. Il punto di partenza è esattamente lo stesso, la materia prima su cui lavorare è uguale: stesse debolezze, stessi limiti, la stessa arroganza che puoi avere tu la posso avere anche io, gli stessi dolori e le stesse gioie.
    Prima di ergerti a giudice di come dovrebbero comportarsi, sentire, dire, pensare i cristiani perchè non provi ad accettare il fatto che sono esattamente uguali a te?
    Se poi c’è qualcosa di preciso su cui vogliamo discutere per quanto mi riguarda non aver paura di offendermi. Se non rispondo è perchè sono sott’acqua ma prima o poi riemergo.

    Sul grado di perdono credo tu non abbia capito quello che volevo scrivere. Se il rapporto non ritorna più come prima non è perchè io ho perdonato di più o di meno. Ma perchè ogni azione, ogni scelta, ogni sbaglio, tutto quello che facciamo ci cambia. Una ferita della fiducia in un rapporto cambia per sempre quel rapporto. Non si può cancellare la ferita. La cicatrice rimane. Può rimarginare col tempo, più o meno velocemente. Può riaprirsi se non la si protegge (se l’altro reitera nel comportamento per esempio). Può rimanere semplicemente là come ricordo di un fatto passato che però c’è stato, nulla può cancellarlo. L’unico che può perdonare e cancellare davvero tutto è davvero Dio, e là entriamo nel discorso del perdono cristiano. Ma io per ora preferisco restare su un piano umano, perchè se non ci si capisce su questo è inutile parlare di Dio.

    Quando dico che sono laica dico semplicemente che sono laica. Una laica credente, cattolica praticante. Ma non mi piace la contrapposizione laico-credente, non è corretta.

    Ciao!

  103. Tres ha detto:

    @Vincenzo, certe volte faccio proprio tristezza, altrochè! E me ne accorgo perchè sto male per prima io, ma questo non mi sembra egoismo è anzi un attenzione verso gli altri nella forma base: cioè stare sintonizzati su quello che succede oltre il mio ombelico. Se non ne prendo coscienza, è pure peggio perchè continuo.Un ciao sottinteso Vincenzo! Bello sto fatto di volersi bene pure via internet: non te lo vorrei dire ma è molto cristiano!

  104. vincenzo martucci ha detto:

    @ Fefral Non ti pare che il tuo intervento ribadisce, in gran parte, quello che avevo appena asserito? Infatti, a parte la questione che mi “ERGEREI a giudice” (mi sembra decisamente un po’ pesante, considerati anche i toni che mi è parso di aver tenuto e più che “giudizi” se ci fai caso si tratta di semplici constatazioni!)condivido tutto quello che scrivi perchè confermi, appunto, alcune delle cose che sostenevo e, anzi, hai confermato anche l’argomento sulle “forme” …valuta, per esempio, nel tuo ultimo post, se la forma con cui mi apostrofi ti sembra proprio strettamente da “cattolico praticante”! Ciao
    @ Tres Guarda che per me l’egoismo (credo di averlo già dichiarato in qualche altro recesso di questi forum) non è assolutamente qualcosa di aprioristicamente negativo! Sono del parere che nessun essere vivente sarebbe idoneo alla sopravvivenza se non fosse egoista! Distinguo, ovviamente, il “bieco egoismo” di chi per il bene di sè stesso passa anche sul cadavere del prossimo da quel “sano egoismo” di chi si preoccupi che il benessere personale non abbia alcuna evitabile ricaduta negativa sul suo prossimo: benvenga quest’ultimo egoismo che è, oltretutto, quello che mi pare di riconoscere in te! Infine dimmelo pure che ti sembro cristiano (perchè mai “non” vorresti farlo?): per quel che per te significa è solo un complimento che mi stai rivolgendo e poi, come dice Fefral: non c’è differenza fra essere e non essere cristiani…e -anche se Fefral potrebbe sorprendersi di questo!- è esattamente quel che penso anch’io! Ciao

  105. Paola ha detto:

    @Vincenzo c’è una sola possibile accezione positiva di egoismo. Essere felici quando si fanno felici gli altri. In ciò potrebbe consistere l’egoismo: cerco di farmi contenta sapendo che l’unico modo per esserlo è vivere gli altri come un dono, e godersi questo dono (v. GPII in Come Gesù). Perché umanamente non si è mai contenti se si pensa solo al proprio bene, pur non danneggiando altri.

  106. Tres ha detto:

    “Non te lo vorrei dire” è la traduzione di “Nun te lo vorei dì”, che è un semplice intercalare romanesco per dire che te lo vojo propio dì e infatti lo dico. Si, ti faccio i complimenti @Vincenzo, oltre che cristiano mi sei pure simpatico, cristiano simpatico: il massimo. Sul fatto che ci sia un egoismo “sano” credo sia vero, il problema è l'”un po’”. A me sono le quantità che mi fregano!

  107. Tres ha detto:

    “non c’è differenza fra essere e non essere cristiani..”Una differenza c’è: che non ci metto Cristo. Quello in cui non Lo metto è totalmente uguale tra cristiani e non. Ciao @Vincenzo.

  108. Tres ha detto:

    Mi correggo:”Quello in cui Lo metto o non Lo metto è totalmente uguale tra cristiani e non.” Ariciao

  109. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Paola, mi piacerebbe che anche la mia esperienza potesse portarmi alla tua stessa conclusione che “umanamente non si è mai contenti se si pensa solo al proprio bene, pur non danneggiando altri”, invece non solo ho incontrato gente così spiritualmente “povera” da sentirsi soddisfatta per il semplice fatto di aver ottenuto le proprie personali gratificazioni senza aver danneggiato nessuno, ma, addirittura, esiste anche un discreto numero di persone così spiritualmente “vuota” da sentirsi soddisfatta per le proprie gratificazioni raggiunte anche a danno di altri!…E ti assicuro che, per ragioni di lavoro, incontro tanta gente che (forse anche perchè gli ispirerò una certa fiducia) finisce col parlarmi apertamente di sè! Cosa vuoi che ti dica, il genere umano è un “campionario” vasto e VARIO e ci troviamo davvero di tutto!!! Ciao

  110. fefral ha detto:

    non volevo offendere…. è che mi è parso che tu stessi definendo come deve essere un cattolico e che quindi giudicassi le posizioni di alcuni come non compatibili con il definirsi cattolici praticanti. Sbaglio?

  111. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Tres, per te esser cristiano ha un significato, ma non è detto che anche per gli altri cristiani il significato sia lo stesso che intendi tu! Potresti anche accorgerti, qualora parlassi a lungo con altri cristiani, che possono esistere tante divergenze di vedute nonostante continuiate a considerarvi accomunati dal fatto di essere cristiani! Ma (e forse questo potrebbe sorprenderti!) potresti anche incontrare qualcuno che pur non essendo cristiano presenti con te più punti in comune degli stessi cristiani, magari, che so, sul concetto di etica! Per esempio non è detto (e in quel caso non mi dispiacerebbe affatto!) che non possa essere anch’ io uno di questi “non cristiani” con cui potresti andare molto d’accordo e non è detto neanche che tu non finisca, un giorno, col considerarmi uno che è cristiano e che, semplicemente…non sa di esserlo! Ciao

  112. vincenzo martucci ha detto:

    Non mi sognerei mai, cara Fefral, di definire qualcosa che è stata già definita nelle Sacre Scritture o dalla parola di Cristo! Mi sto limitando unicamente a delle constatazioni (e, dunque, nè giudizi, nè definizioni!). Se un cattolico ammazzasse qualcuno personalmente gli farei solo constatare che non mi sembra aver agito da cattolico…ma a “definire” quel comportamento come anticattolico ci ha già provveduto un antico e specifico comandamento, non trovi? E così ci sono degli atteggiamenti che mi limito a “constatare” non essere considerati DAI CATTOLICI degni di loro. O pensi, forse, di poter sostenere che porsi su un piedistallo con arroganza e disprezzo verso il prossimo sia da considerare l’ atteggiamento peculiare del cattolico? Se non hai fiducia in questo che ti dico prova a porre la domanda ad altri cattolici e vedi cosa ti rispondono loro.
    Mi chiedi, infine, se sbagli? Personalmente, pur non essendo credente, lascio al Padreterno L’onere di stabilire cosa sia giusto e cosa sbagliato!…Fra noi, tuttalpiù, mi sentirei solo di individuare dei malintesi! Ciao

  113. fefral ha detto:

    mamma mia… che puntiglioso ;-)
    correggo allora “ho frainteso?”

    Se un uomo ammazza un altro, cattolico o non cattolico, fa qualcosa di sbagliato, non c’entra l’essere cattolico.
    Chi disprezza un altro uomo giudicandolo dal piedistallo non è un cattivo cattolico, è una cattiva persona. Se mio figlio si comporta male non gli dico che ha avuto un comportamento poco cattolico, ma che si è comportato male… ecc…

  114. Tres ha detto:

    @Vincenzo non ho detto una cosa simile a quella che dici tu? Da “per esempio” a “ciao” ho detto proprio lo stesso.Ciao

  115. Tres ha detto:

    Essere “cristiani”, non vuol dire quello che dico io e non vuol dire quello che dicono gli altri cristiani. Essere “cristiani” vuol dire quello che ha detto e vissuto (essendo Parola in Lui le due cose coincidevano) Cristo. Lui è anche Verità, e quindi è stato molto secco e chiaro (si si, no no). E poi è Via. E poi arriviamo noi: quelli col medagliere dei sacramenti a posto e quelli che “non sono cristiani ma lo sono più degli altri” etc. Qui nasce la diversità di vita, di lingua, di tutto. Qui la Via si fa via, la Vita si fa vita e la Verità si fa verità e quindi nascono pure i casini ma nascono pure i santi.

  116. Tres ha detto:

    Parlo con un sacco di persone e non so se sono uguali a me o no, mi accomuna il genere umano e questo mi basta. Io imparo moltissimo non tanto da chi è differente da me o uguale a me, ma da chi mi vuole bene. Ciao @Vincenzo, buona serata.

  117. Tres ha detto:

    Mi rispondo da sola: “essere cristiani vuol dire” “non vuol dire”. Che perentoria! Ci metto un “Io penso che” davanti a tutto. Scusate per il tono di prima.Notte.

  118. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Fefral, non capisco il perchè di questo “accanimento” (ora mi dai anche del “puntiglioso”) e comunque, tranquilla, questo mio esordio non sta significare assolutamente che me la stia prendendo con te, sto, anche in questo caso, solo “constatando”! La precisazione non aveva affatto l’obiettivo, come potresti forse desumere, di “farti la punta”, ma, anzi, era solo un modo di rappresentarti che non vivo certi “assalti” come sbagli, ma come semplici risultati di un malinteso e ho approfittato dell’occasione anche per riferirti come la penso riguardo alla parola “sbaglio”…e per me tutto questo è solo qualcosa che ci consente di conoscerci e comprenderci meglio! Se leggi il mio primo intervento che ha “scatenato le tue ire” (devo precisare che queste espressioni “assalti”, “scatenare le ire”, ecc. le sto usando solo in senso ironico e non aggressivo?)ho precisato che per un cristiano cattolico certi argomenti (che pur riconoscevo coinvolgessero TUTTI gli esseri umani) sono, comunque, particolarmente “pregnanti”, con contenuti, cioè, che vanno al di là di quelli che potrebbe intendere un “non cristiano cattolico” e prendo questa volta, ad esempio, proprio quello che sostieni tu: “Se un uomo ammazza un altro, cattolico o non cattolico, fa qualcosa di sbagliato, non c’entra l’essere cattolico” Già qui c’è il termine “sbagliato” su cui ormai sai come la penso! Ma comunque sorvoliamo! Non credo che le cose stiano esattamente così! Se uno “come me” ammazza per legittima difesa ti assicuro che non sarà neanche sfiorato dall’idea di aver sbagliato! Se un “cristiano cattolico” facesse la stessa cosa non avrebbe, invece, come giustificarsi di fronte a un comandamento che non ammette alcuna eccezione! Vuoi anche una “prova” che la mia ipotesi non è poi così “campata in aria”? Chi meglio di Gesù avrebbe potuto accampare la legittima difesa (e come “figlio di Dio”, non dirmi che non poteva contare su un alleato formidabile!!!)?…Eppure s’è fatto crocifiggere! Coerentemente, oltretutto, col suo stesso principio (insegnato anche ai cristiani cattolici!) di porgere l’altra guancia! Ciao

  119. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Tres, i nostri cuori si riempiono meglio quando riceviamo da persone che ci vogliono bene, ma le nostre menti imparano indifferentemente se riceviamo da chi ci vuol bene o no…perchè lì tutto dipende dal solo fatto che i nostri interlocutori abbiano o meno qualcosa da insegnarci! Sto invadendo goffamente la tua sfera personale se ti invito, dunque, quantomeno, a provare a rivedere la tua posizione al riguardo? Ciao

  120. vincenzo martucci ha detto:

    Scusate se oggi sono particolarmente interventista, ma visto che l’argomento di questo forum è solo “il perdono” e, cospargendomi il capo di cenere, ammetto di essere fra i principali responsabili di certe divagazioni, che ne direste se (giusto anche per non fare incazzare don Mauro!)certe “botte e risposte le limitassimo al solo argomento del perdono? Potremmo anche chiedere a don mauro l’apertura di un forum “dedicato” che potremmo far intitolare “CRISTIANI E NON: SCORNATEVI!”

  121. fefral ha detto:

    vincenzo, non ho proprio tempo, comunque dopo il puntiglioso c’era un occhiolino, ( ;-) ) per dire che era una battuta!
    Guarda che se ammazzo io per legittima difesa non faccio nulla di male anche se sono cattolica.
    Abbassa la spada, non ho assolutamente voglia di discutere per il gusto di discutere, se le mie risposte sono spicce è solo perchè ho un sacco di cose da fare! Non hai scatenato nessuna ira, sta’ tranquillo, penso sia solo un problema di stile di scrittura.
    Mo’ però devo lavorà! Ciao :-)

  122. Tres ha detto:

    Si, stai invadendo (non goffamente, però), ma siccome qualche commento fa hai detto che mi vuoi bene, io imparo moltissimo. Ciao.

  123. Nerina ha detto:

    A onor del vero…

  124. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Fefral, neanch’io discuto per il solo gusto di discutere, ma semplicemente perchè parto dal presupposto che dal confronto nascono, poi, idee sempre nuove che ci aiuteranno ad aprirci sempre meglio la mente (quella mente che qualcuno sostiene essere come un paracadute: funziona solo se aperta!)e non mi era sembrato neanche di essermi espresso in forma così “tagliente”, visto che mi rivolgi, addirittura, l’invito ad “abbassare la spada”:)! Nella mia vita ho avuto modo di confrontarmi con numerosi cristiani cattolici e ho riscontrato in ciascuno di essi una fede un po’ “personalizzata”(ma penso che sia così anche con chi professi una fede diversa!) perchè alcune regole le segue ed altre no e ognuno segue ed ignora regole diverse! Vedo, ad esempio, che tu non rispetteresti il comandamento che impone di non uccidere nel caso della “legittima difesa”. Come vedi ci troviamo entrambi con la medesima convinzione…l’unica differenza fra noi due sta nel fatto che tu, NONOSTANTE quello, continui a considerarti cristiana cattolica, mentre io, ANCHE per quello non mi considererei mai cristiano cattolico! Chissà se don Mauro (che è un po’ che non interviene!) non abbia qualcosa da dirci al riguardo…

  125. vincenzo martucci ha detto:

    Scorrendo un po’ i post ne ho rivisto uno precedente di don Mauro che si sorprendeva perchè nessuno di noi aveva preso in considerazione quel caso del marito omosessuale che chiede aiuto alla moglie. Personalmente non l’avevo fatto perchè si tratta di una situazione troppo complessa (oltretutto, per ammissione stessa di don Mauro, neanche riportata in una forma del tutto fedele per via di certi particolari scabrosi), ma posso raccogliere egualmente l’invito esprimendo solo delle opinioni alquanto generiche. Una richiesta d’aiuto (purchè sincera, ovviamente -ma qui non posso dire nulla al riguardo-!)è già un riconoscimento di errore e sottintende un pentimento, dunque da parte mia individuerei già tutti i presupposti per il perdono (e per un cristiano cattolico, poi, ci dovrebbero essere addirittura indipendentemente dal pentimento!). L’omosessualità non la considero qualcosa da condannare “a priori”, ma se si è scelto di sposarsi, illudendo anche la propria compagna che si sarebbe condotta una normale vita di coppia con anche dei figli è chiaro che questo nuovo elemento che viene a introdursi potrebbe avere un grosso effetto destabilizzante su tutti i componenti del nucleo familiare! Tuttavia se c’è l’amore fra i coniugi troverei, addirittura, esecrabile che lei si rifiutasse di aiutarlo, visto, oltretutto, che se l’avesse sposato cristianamente l’ha fatto nella buona e nella cattiva sorte: ora che è caduta questa grossa tegola e siamo nella cattiva sorte, siamo anche autorizzati a tirarci indietro?…Tantopiù, poi, di fronte a un’esplicita richiesta di aiuto! Che si adottino tutte le misure possibili e immaginabili per tutelare i figli e tutto quel che è possibile proteggere, ma devono esserci sia il perdono che il tentativo di ricostruire! Perchè dovremmo soffermarci solo sui “diritti gravemente lesi” della moglie e ignorare quanto sia leso (addirittura straziato!) nel suo intimo un marito in cui, interiormente, coesistano l’impulso omosessuale assieme alla convinzione che si tratti di qualcosa che deve essere corretta e per ottenere questo si affida all’aiuto della sua compagna… che fino a quel momento aveva ingannato e questo aggiungerà in lui un’ ulteriore dramma interiore!

  126. Mauro Leonardi ha detto:

    Vincenzo avresti totalmente ragione sul dovere della moglie di aiutare il marito, se il marito non avesse mentito fin dall’inizio. Diverso è dire: scopro di essere omosessuale dopo il matrimonio, o dire lo sono sempre stato ma non te l’ho detto. In questo secondo caso si parla di un vizio sostanziale sul matrimonio: di fronte a questa notizia forse non ti avrei sposato, perché è un fatto sostanziale.
    In ogni la moglie ha i dovere anche di difendere i bambini: non può correre il rischio che quando lei è assente il marito gli organizzi in casa un incontro di trans mentre i piccoli dormono.
    Certo tra dire: io con te non sono mai stata sposata, e dire mettiamo la famiglia/bimbi in “sicurezza”, e poi ti aiuto come posso a fare il tuo percorso c’è una bella distanza…
    In ogni caso perdonare non è mai un dovere anche se è l’essenza del cristianesimo: deve essere un fatto gratuito d’amore…non di legge.

  127. vincenzo martucci ha detto:

    E con l’amore “La Legge” (intesa anche come “La Regola”) non ha molto a che vedere! Pienamente d’accordo! Mi chiedo, però, cosa penserà Cristo nel vederci così attenti a tutte queste “regole”: Perdonerei sì, ma se me l’avessi detto prima! Perdonerei sì, ma se mi dessi un segnale di pentimento…ohps!…questa mi è scappata! Ma in fondo è mia!…ed io NON sono cristiano!

  128. Tres ha detto:

    “E con l’amore “La Legge” (intesa anche come “La Regola”) non ha molto a che vedere!”. Non sono daccordo con questa affermazione @Vincenzo. L’amore non ha a che vedere con le regole del regolamento di condominio. Ma l’amore ha molto a che vedere con le regole dell’amore: in primis niente balle, poi chi sbaglia chiede scusa, poi rispetto dell’altro non perchè lo amo ma perchè è una persona e, in più, una persona che mi ha affidato la sua vita. Se ci sono figli, vanno protetti.

  129. vincenzo martucci ha detto:

    Certo cara Tres, ma questo è il “tuo” modo di vedere l’amore, direi anche il “nostro” modo di vedere l’amore: con la condizione “in primis niente balle”!…Ma credi che anche a Gesù Cristo potremmo attribuire lo stesso nostro modo di vedere? Stando alla Sua parola credi che Lui smetterebbe di amare qualcuno solo perchè conta balle? Mi riferivo, dunque, all’amore cristiano e Cristo non mi risulta che abbia mai asserito che si debba amare solo chi rispetti le leggi…anzi direi che Lui, proprio perchè chi NON rispetta le leggi sarebbe una “pecorella smarrita”, riserverebbe un grande amore a questi ultimi, non credi?

  130. Tres ha detto:

    @Vincenzo non esiste solo l’amore o il non amore. Non è che se sto in crisi con mio marito, con l’istituzione, con mio figlio, con Gesù, non amo più mio marito, l’istituzione, il figlio, Gesù. Anzi soffro tanto proprio perchè amo. Le balle non si raccontano perchè sono una mancanza di rispetto verso l’altro. Gesù stesso non smetteva di amare chi raccontava balle ma era chiaro: “Sia il vostro parlare, si si, no no, il resto viene dal maligno”. Cioè, niente balle. Poi ci si può scaldare e raffreddare quanto ci pare in un rapporto (l’indifferenza, i nè freddi nè caldi fanno venire il mal di pancia a Dio).

  131. Tres ha detto:

    Senti lasciamo a Dio il compito di fare il pastore: a noi ci tocca fa la pecora. Allora, è chiaro che la pecora smarrita è amata, il suo ritrovamento una festa, anzi devo dire che mi piace pure un po’perdermi ogni tanto, così Gesù molla le altre 99 e mi viene a cercare e ce ne stiamo un po’insieme io e Lui. Ciò non toglie che se c’è un recinto è per proteggermi, se il Pastore vuole che sto là è perchè mi vuole vicino a Sè, perchè sono Sua e mi vuole bene. @Vincenzo essere cristiani è una questione di amore, con l’amore so’ belle pure le regole.

  132. vincenzo martucci ha detto:

    Per un amore “cristiano” continuo ad avere forti perplessità che possa vincolarsi a delle regole; per un amore “umano” forse le regole ci stanno pure: personalmente, però, considererei fortemente controproducente che fossero troppo rigide! Ed anzi ritengo sia proprio grazie a questa mia “parte elastica” che non ho, poi, tutta questa difficoltà a perdonare…almeno in linea di principio!!!

  133. Tres ha detto:

    @Vincenzo mentre mangiavo ho letto questa frase e mi sei venuto in mente:”Perchè l’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi è essere con l’amato.” Non è bello “subire”certi doveri, certe regole? Ciao buon pranzo.

  134. Tres ha detto:

    Oggi ho ricevuto un sms da una mia amica. Voleva sapere come mi era andata una cosa. Era una cosa piccola, non fondamentale. Sapeva che ci tenevo ma non era questione di vita o di morte. In più lei è molto presa dal lavoro e, non ci sentiamo e vediamo molto, ma ci piacciamo molto. Veniamo da due parti del mondo diverse, due religioni diverse, due casini di vita agli antipodi. Non mi aspettavo il suo pensiero. Invece è arrivato e mi ha fatto riflettere. Io quel pensiero e molti altri li avrei graditi (anche se non dovuti, anche se non li aspettavo) da molte persone molto più legate a me, più vicine a me ed ugualmente amiche. Ho pensato che sono molto più pronta a perdonare i GCC (Grandi Calci in C) della vita, i grandi tradimenti, che le piccole dimenticanze, le piccole inadeguatezze, i piccoli e insignificanti “non mi ricordo per un secondo che esisti”. Parlo di quelle piccole cose che non c’è bisogno di credere nella Croce, di vedere la luce, di avere vita interiore, per viverle ma basta un po’ di amore minimo. Ecco, io, oggi ho scoperto che faccio fatica a perdonare le cose piccole. Ma forse è solo la primavera e un po’di stanchezza.

  135. vincenzo martucci ha detto:

    Forse anch’io, ora che ci penso, faccio fatica, talvolta, a perdonare e tutte quelle volte che mi succede dubito seriamente di aver realmente perdonato, perchè facciamo fatica a fare quello che non ci viene spontaneo…e un VERO perdono non può essere qualcosa di non spontaneo! Se non venisse spontaneo sarà meglio aspettare ancora un po’, prima di “perdonare”…perchè è facile che non siamo ancora pronti a farlo!

  136. Mauro Leonardi ha detto:

    @Vincenzo
    Ammettere le proprie debolezze è sempre segno di grandezza

  137. vincenzo martucci ha detto:

    Ma la “grandezza” non è compagna dell’ “ambizione”?

  138. Mauro Leonardi ha detto:

    Certo, ma l’ambizione può anche essere una cosa buona e perfettamente compatibile con l’umiltà – per esempio – perché l’umiltà è verità, sincerità con sé stessi e gli altri.
    Ciao!

  139. vincenzo martucci ha detto:

    anche la menzogna può essere perfettamente compatibile con l’amore (si mente, ad esempio, per il timore di perdere la persona che si ama)eppure sembra che ci sia una diffusa tendenza a rifiutare (anzi, addirittura, a disprezzare!) questa realtà al punto da considerare quasi impossibile perdonarla. Ciao

  140. Dadi ha detto:

    A me Sta succedendo ciò che ha vissuto Vincenzo, un ragazzo che ha scritto un commento più avanti. “sto trascinando una antipatia da molto tempo. Voglio perdonare ma non riesco, anche se, ufficialmente, l’ho fatto.” Come si fa a capire quando veramente hai perdonato. Perchè costa così tanto. A volte riesco a perdonare più facilmente e mi accorgo che riesco quando ho un affetto profondo. Forte. Allora La misura del perdono è l’amore. e cosi che mi chiedo “forse non amo abbastanza” e senza volerlo creo delle differenze tra chi mi circonda.

  141. Dadi ha detto:

    A me Sta succedendo ciò che ha vissuto Vincenzo, un ragazzo che ha scritto un commento più avanti. “sto trascinando una antipatia da molto tempo. Voglio perdonare ma non riesco, anche se, ufficialmente, l’ho fatto.” Come si fa a capire quando veramente hai perdonato. Perchè costa così tanto. A volte riesco a perdonare più facilmente e mi accorgo che riesco quando ho un affetto profondo. Forte. Allora La misura del perdono è l’amore. e cosi che mi chiedo “forse non amo abbastanza” e senza volerlo creo delle differenze tra chi mi circonda.

    Dadi ho riscritto io qua sotto. Se scrivi nella sezione Rispondi non ti leggerà nessuno…

  142. Anonymous ha detto:

    allora io non sono una buona cristiana. ci sono due persone che hanno cercato di rovinarmi professionalmente, con cattiveria e in malafede, mi hanno rubato dieci anni di vita e mia mamma ci è morta di crepacuore. Non solo non li perdono, ma li maledico più volte al giorno.
    Grazie e scusate

    Isabella

  143. Vera ha detto:

    @Dadi amare chi ci vuole bene è meraviglioso e facilissimo, problema diventa quando cerchiamo di amare coloro che non sono come noi, ma soprattutto coloro che ci hanno uccisi dentro. Se amiamo perdoniamo se non amiamo malediciamo come la persona dell’intervento poco sopra…. ma se siamo cristiani? ci imponiamo di amare e di conseguenza anche perdonare. Perdonare settanta volte sette cioè sempre, il cristiano è chiamato ad amare e perdonare già prima che il male ti viene inflitto cioè a priori e indipendentemente dal fatto compiuto. Cioè la disposizione che deve avere il cristiano è di amore e misericordia nei confronti di tutti come Gesù. Allora? difficile? Sicuramente ma a noi è dato di provare e di chiedere al Signore di aiutarci se vogliamo veramente perdonare e amare lui ci aiuterà. Riconosceremo che abbiamo perdonato solo quando guardando alla persona o al male ricevuto, noi non proviamo sofferenza nè rabbia, ma amore, pace e serenità. Parlo per esperienza.

  144. Dory ha detto:

    Ciao Dio…
    Sì, di nuovo io…Quella che ogni tanto è arrabbiata anche con Te. ma stavolta non è per me. Vedi… La vita è difficile, ok e Tu sei venuto a viverla con noi..Tuttavia ci sono vite che sembrano essere nate solo per versare lacrime e questo non me lo spiego e….Scusami, non mi chiedere di perdonare questo mistero di dolore in cui immersa la storia umana, proprio non ce la faccio! Sì, sono arrabbiata! Ti va se ne parliamo un pò? Stavo pensando a quel un ragazzo di 25 anni. Poco fa giocava a pallone, ricordi? E il suo cuore s’è fermato. Una tragedia. Ma dentro c’erano altre tragedie. Nella stessa vita. Perchè quel giovane (dimmi che è vicino a Te! Ti prego…)è rimasto orfano di madre e di padre ancora poco più che bambino. Ha visto il fratello minore, disabile, dire che no…La vita era troppo pesante così. E non aveva la forza di viverla e perciò se l’è tolta: così anche il fratello se n’è andato via ed il giovane è rimasto solo: chissà se pregava, se credeva in Te… Forse proprio perchè era tanto solo ha scelto uno sport di squadra e ce l’ha fatta, nonostante tutto, a diventare prima una promessa poi un giovane campione. Un sogno appena iniziato dopo tante lacrime. E subito stroncato. Steso. Su quel prato verde, insieme ai mille pianti ipocriti che seguiranno… Spero lo abbia sostenuto Tu, quando le sue gambe non volevano piegarsi ad un destino troppo crudele e te lo sia preso in braccio e lo abbia riportato – come da bambino – dalla sua mamma e dal suo papà e da quel fratellino troppo presto strappati al suo affetto. Prego perchè sia andata così. Scusami ancora la mia rabbia. Forse è solo il senso di impotenza quando penso all’umanità immersa nel dolore; forse è perchè in fondo al cuore tanta sofferenza di una persona che non conosco mi ha fatto ricordare quante grazie ho io nella mia vita e come spesso mi scordi di ringraziarTi, di esserne grata, di donare quanto posso a chi mi circonda.

  145. Paola ha detto:

    L’orizzonte temporale più breve della media nazionale non rende meno unico il capolavoro meraviglioso di una vita umana, cara Dory.

  146. Mauro Leonardi ha detto:

    Dadi io sono edificato dalla tua sincerità. E scopro di essere molto peggio di te. Si, adesso non riesco a dire di più.
    Grazie!

  147. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Dory, se tiaccontenti di un interlocutore meno qualificato di quello cui ti sei rivolta nell’ultimo post, gradirei chiederti qualcosa: perchè vedi tanta tragedia nella scomparsa di quel calciatore? Pensi che solo i Greci consideravano caro agli dei chi muore giovane o non pensi, piuttosto, che lo possa condividere anche quell’innterlocutore cui ti eri appena rivolta? Forse la scomparsa così giovane è proprio il compenso che il tuo Dio ha voluto dargli in considerazione di tutte le sofferenze che aveva patito! Non ho afferrato, poi, a cosa ti riferisci esattamente quando parli di ipocrisia? Riguardo al perdono (tema spesso dimenticato di questo forum) rivolgo i più sinceri complimenti a Vera: ha dato a tutti noi una lezione chiara sintetica e precisa di quello che DEVE sigificare perdono per un cristiano! Ragion per cui il sottoscritto, ad esempio, invece di affannarsi, con salti mortali, a “spacciarsi” per cristiano si limita, semplicemente (…e senza nessuna ipocrisia…!) a riconoscere di non esserlo! Ciao

  148. Dory ha detto:

    Ciao Vincenzo…
    Innanzi tutto non vorrei, col mio messaggio, essere sembrata a te e ad altri una “megalomane” presuntuosa del tipo…”Ora vi faccio veder che parlo con Dio, io”. Non è assolutamente così. Quel post,viceversa, è solo una piccola testimonianza dei dialoghi silenziosi, familiarie quotidiani a volte pieni d’amore e a volte d’amarezza che condivido Con Dio…come un Padre. E questo modo, molto personale ma ti assicuro veramente quotidiano e non altezzoso…Lo volevo condividere con tutti voi, con semplicità. Se sono sembrata inopportuna, ti chiedo scusa, chiedo scusa a tutti. Ora provo a risponderti e ti ringrazio come ringrazio di nuovo tutti per aiutarmi a crescere nella fede e nella maturità personale attraverso questo blog. Il mio interesse non è tanto per il singolo caso del calciatore. Ma per i sentimenti che ha evocato in me questa notizia. Anni fa lessi un libro ( non ricordo l’autore) che distingueva tra male “ordinario” e Male esistenziale. Il male ordinario (che può arrivare a punte di crudeltà infinite, intendiamoci) è quello spiegabile con la ragione: perchè dipende dalla libera decisione dell’Uomo. Ma vi è un Male esistenziale in cui tutti (buoni, cattivi, animali, piante, sassi…) siamo immersi ed è un Male “innocente”, non ha spiegazione razionale e purtroppo spesso tale Male sembra essere “misteriosamente” più presente in certe vite che in altre: parlo dell’handicap fisico o mentale, parlo delle malattie fisiche o psichiche, parlo della Solitudine fondamentale di ognuno di noi, parlo della sofferenza di uomini, piante e animali in quanto creature. Parlo di quella “creazione tutta in travaglio” di cui scrive S. Paolo. E’ questo Dolore, ineludibile ed innocente, a sbalordirmi talvolta. E rimmarrei schiacciata se non credessi (anche con la Ragione) che l’Innocente si è caricato tutto questo Dolore sulle spalle. E lo ha redento. Che ogni lacrima verrà asciugata. Che ogni grido di dolore verrà consolato…Perchè sennò la vita si riduce ad una crudele roulette senza senso, senza scopo anche perchè anche quelli “fortunati” prima o poi moriranno, finiranno. Ecco. Tutto qui. Quando citavo l’ipocrisia mi riferivo ai 10.000 video, servizi e commenti che si diffondono sempre in questi casi tragici e che dimenticano la sacralità della vita e della morte ( sono d’accordissimo con Paola). E invece l’unica cosa che importa a molti (fortunatamente non a tutti) è l’audience che incoraggia un insano vouyerismo e una cultura che come disse GPaolo II anestetizza e profana il sacro momento di sofferenza e grazia che è la morte. E’ con questa ipocrisia che ce l’avevo. E forse sì, hai ragione tu…La Provvidenza Divina ha voluto mettere fine ad una vita tanto travagliata e l’ha accolta presto tra le Sue braccia. E’ la Speranza che anche io credevo di aver espresso nel mio precedente post. Insieme ad un monito (per me stessa): quello di essere più grata a Dio per quello che ho, per il dono della vita e di esser più generosa nel condividere me stessa (pregi e difetti) con gli altri. Il per-dono è anche questo, per me. Grazie di cuore per le tue riflessioni. Ciao!

  149. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Dory, avevo preso il tuo “ciao Dio” per un esordio simpatico eper quello ho pensato di esordire anch’io in modo spiritoso…tranquilla dunque! Ti dico subito, invece, che se cerchi qualcuno che ti aiuti a crescere nella fede il sottoscritto è certamente la persona meno indicata: amo le persone che abbandonano la ragione…solo quando scherzano! Non altrettanto le persone che in nome della fede pensano di poter dare lezioni di vita al prossimo essendo la fede, di per sè, la negazione della ragione!
    Il tuo approccio alla realtà in termini di “bene” e di “male” non so quanto potrà portarti a conclusioni non dico “oggettive”, ma anche solo semplicemente “condivisibili” visto che sembrerebbe che tu includa nel “male” anche la sofferenza e la morte! Per un cristiano non credo possa essere così scontato! Rifletti un momento: il “massimo rappresentante del bene” per un cristiano, Gesù, ha voluto sperimentare sia la sofferenza che la morte…se le avesse identificate col male se ne sarebbe ben guardato dal farlo…non credi?

  150. Dory ha detto:

    No, nel male esistenziale non includevo nè la morte nè la sofferenza in sè…Ma la morte e la sofferenza senza speranza. Gesù non è morto nè ha sofferto perchè il dolore fosse un bene in sè…Ci mancherebbe: a lui piacevano le gioie della vita!!!! (feste, cene con amici, feste di nozze, etc)…Ma perchè sofferenza e morte fanno parte ontologica dell’esistenza delle creature e Lui (il Verbo) si è voluto fare carne e condividerle con noi per darci Speranza, Eternità (“non vi chiamo servi, ma amici”…) Giustizia (Beati gli afflitti, beati i perseguitati, beati gli ultimi) e Misericordia…Naturalmente per chi crede. Con questo tutti noi (tutti gli esseri viventi, vivono la Beata Speranza che la sofferenza e la morte possano trovare l’uno una Redenzione e l’altra una Vita Eterna tutta simboleggiata da un sepolcro soperchiato. Io penso davvero che tutti mi possano dare lezioni di fede e di vita…Anche i non credenti, . A volte più loro che tanti che vanno tutte le domeniche in Chiesa!!! Non credo neppure che fede e ragione siano contrapposte. Si devono aiutare. E l’una non rinnega l’altra. Il braccio è altro dalla mano. Ma si può cogliere un frutto solo se la mano e il braccio, pur facendo ognuna il proprio lavoro, collaborano insieme e restano unite. Questo è un esempio…Ma per me il rapporto tra fede e ragione non è molto diverso. Anche la ragione lasciata da sola può creare mostri (il sonno, ma anche il sogno della ragione creano mostri…) Infine: sono d’accordissimo con te: anche io non amo le persone che in nome di checchessia pensano di dare lezioni al prossimo. Manzoni – cristiano- tratta in modo caustico e da me del tutto condiviso – Donna Prassede che confonde la volontà di Dio con la propria!!!

  151. Dory ha detto:

    Per i criminali che hanno posto una bomba vicino ad una scuola di Brindisi, riporto senza nulla aggiungere parte del discorso di GPII ad Agrigento nel 1993…Ricordatevi vigliacchi senza cuore…”Verrà un giorno il giudizio di DIO!!!”. No nessuno – neppure Dio – può perdonarvi!!! Un abbraccio a tutta la Puglia onesta. A tutti i genitori, gli amici, gli insegnanti, gli alunni di quella scuola. A tutta la Brindisi buona che certamente reagirà a questa violenza infame e vigliacca!

    “I colpevoli che portano sulle loro coscienze tante vittime umane debbono capire che non si permette di uccidere degli innocenti. Dio ha detto una volta: Non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, qualsiasi mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Questo popolo siciliano è un popolo talmente attaccato alla vita, che dà la vita. Non può sempre vivere sotto la pressione di una civiltà contraria, di una civiltà della morte. Qui ci vuole una civiltà della vita. Nel nome di Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è Via, Verità e Vita, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”

  152. vincenzo martucci ha detto:

    Premesso che ti stai pronunciando dal palco meno indicato (quei delinquenti non sarebbero sfiorati neanche dall’idea di frequentare questo blog), temo anche che la pista mafiosa sia la meno probabile. Come ho già scritto su facebook la mafia è composta da grossi delinquenti più che da grossi imbecilli e non ha interesse ad attrarre esercito e forze dell’ordine (soprattutto con azioni insensate e prive di qualsiasi tornaconto economico!!!) in un territorio dove ha grossi traffici illeciti e tutto l’interesse, semmai, a tenere alla larga polizia, Carabinieri, ecc.! Questo lo vedo più plausibile come uno di quei gesti che hanno dietro o dei balordi decerebrati (ed è quello che mi auguro!) oppure (ed è quello che, invece, temo di più!) un gioco politico (in cui possono essere anche coinvolti i servizi segreti che con questa “messa in scena” si farebbero passare per “balordi”!) che intendono creare la solita “strategia della tensione” volta a “occupare la mente” alla popolazione distraendola da tutte le mascalzonate e i furti che l’attuale classe politica sta perpetrando ai danni della povera gente!…e così riprendono fiato anche loro, riprogrammando nuovi furti e nuove mascalzonate da perpetrare, questa volta, in modo ancora più sofisticato! Adesso è partita la caccia al “capro espiatorio”! Quando ne “inventeranno” uno lo daranno in pasto alla sete di vendetta della popolazione…e dopo averlo tenuto in galera per vent’anni “scopriranno” che era innocente e lo compenseranno con tanti soldini (…che non gli restituiranno mai una vita irrimediabilmente distrutta dalla galera!!!). E’ un copione che si reitera nei secoli e che ha precedenti anche abbastanza vicini, compresa la bomba alla stazione ferroviaria di Bologna!

  153. Dory ha detto:

    @Vincenzo- penso che la citazione di GPII, nata contro la mafia e i mafiosi – si possa adattare benissimo anche a tutte le categorie che tu citi come possibili responsabili…Chiunque sia! Temo anch’io che il mio messaggio non arrivi ai “destinatari” ( ma quale messaggio arriverebbe a gente così?)…Il mio, più che altro, è lo sfogo addolorato di una madre, di un’insegnante, di una persona qualsiasi che non riesce a rassegnarsi al fatto che accadano cose così…Che ci siano persone così…e che per causa loro…Tanti genitori debbano soffrire la morte più atroce: quella di un figlio.

  154. vincenzo martucci ha detto:

    Io non sono credente e tu sì! E allora, alla luce della tua ultima affermazione, ti chiedo: ma Dio c’è? Se c’è, sta solo a guardare? Punirà tutti i “cattivi” con le fiamme eterne?…e noi dovremmo essere siamo così vendicativi da “gongolare” per questa prospettiva? E noi dovremmo essere così insensibili da ritenere che le fiamme eterne possano ripagarci del dolore infertoci? Ecco, questa riflessione rientra fra i tanti motivi per cui non sono credente!

  155. Dory ha detto:

    @Vincenzo…e invece il fatto che accadano cose così 8 e anche peggiori), mi fa sentire la necessità di credere. ovviamente non è una fede consolatoria la mia. Io non credo che il dolore presente su questa terra sia senza senso…Io credo che ci sia un senso oltre. Che gli uomini che comabattono, muoiono per la Giustizia…Una volta morti non cadranno nell’oblio. Che “nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Che la “morte” non è l’ultima parola. E Dio dov’è? Dio, Vittorio, non è un burattinaio che tiene le fila della Storia…Dio, sì, in un certo senso ha “abdicato” alla sua onnipotenza per farci liberi…Ha talmente abdicato che…si è fatto come noi (anche questo io lo trovo un elemento essenziale non per spiegare, ma per poter “affrontare” il dolore) e ha sperimentato la sofferenza come noi, per tutti noi. E la Provvidenza è, è come Sole che colpisce la terra ed è presente anche la notte, anche nell’ombra più scura, anche se sei cieco e non lo puoi vedere…Anche se tutto, tutto ti indurrebbe a gridare. “Dove sei???2…lui c’è. E la fede (almeno per me Vincenzo è anche questo dolorosa e bellissima “audace impresa” di scoprire la Sua Presenza sempre, anche e soprattutto nel dolore. L’inferno nonè una vendetta, Vincenzo, nè una punizione che Dio dà ai cattivi…Andiamo! se fosse così, l’idea dell’inferno sarebbe veramente talmente infantile da far arrossire chiunque! La parola inferno, come tu certo sai, significa assenza di Dio…ed è questa la “punizione” a ci si autocondannano coloroche rifiutano il Bene…E’ la condizione infelice di chi sceglie la Separazione (il Diavolo è colui che separa) invece dell’unità, rimanendo fondamentalmente separati acnhe da sè stessi, senza pace…questo è l’inferno. Non è una sorta di galera divina con tanto di condanne…ma un’autocondanna di chi si rifiuta di amare e di amarsi… Gesù non è venuto a spiegare il dolore. L’ha vissuto. L’ha potato sulla croce. Lo ha redento. Lo ha sconfitto con L’amore e alla fine questo Amore è talmente forte che “anche le fiamme dell’inferno si estingueranno”…Nessuna punizione, Vincenzo. Nè alcuna (ipocrita) consolazione per chi soffre qui e ora: l’unica cosa che Dio dice a chi soffre è “Io sono con te, la morte (e il dolore) non avranno l’ultima parola! Per questo…Io sono credente.

  156. vincenzo martucci ha detto:

    Immaginavo una risposta come quella che mi hai dato e, d’altro canto, se non ci fossero state queste differenze di vedute non ci sarebbero stati i due “schieramenti” dei credenti e dei non credenti. Forse uno dei più importanti elementi che sostengono la fede è la convinzione che dietro il dolore, anche quello più straziante, ci sia Dio…i non credenti come me lo escludono: tutto qua!

  157. Dory ha detto:

    Eri tu che dovevi – seguendo l’ispirazione dell’angelo e la tua fortezza- condurci verso luoghi sicuri…Eri tu che dovevi insegnare attraverso l’impegno quotidiano, il senso del sacrificio e della fatica per creare qualcosa di bello e portare avanti la più bella impresa: la propria famiglia. Eri tu che dovevi insegnare la forza e la prudenza, la protezione e l’orgoglio in questo mondo insicuro, a volte crudele. Eri tu che dovevi indicare la via. io t’avrei seguito. io t’avrei aiutato…Ma eri tu che dovevi essere il perno della nostra famiglia…E invece decidi di buttare tutto via, anche il mio amore…anche l’amore che sento nonostante tutto per te. Ho bisogno di te, come il braccio ha bisogno della mano…E invece mi costringi a camminare senza di te, nonostante te, a essere un braccio senza mano…Ad imparare a non aver bisogno di te. A ignorare quell’uno che siamo pur rimanendovi fedele…Fino, fino a quando reggerò. Il perdono ? No, io ora non ce la faccio.

  158. vincenzo martucci ha detto:

    Sei tornata la Dory di quella poesia che mi mette KO! Vuoi tradurre per le anime semplici come me?

  159. Dory ha detto:

    @Vincenzo: magari fosse poesia. E’ vita e fa male…Sono stata volutamente generica perchè è molto personale. Non entro quindi nei particolari…Solo a volte io trovo che sia più facile perdonare i rpopri nemici che la persona che si è fatto un corpo solo con noi, con cui condividiamo tutto…dai calzini spaiati…ai figli. Perdonare nel quotidiano del matrimonio e superare le ferite…A volte è proprio difficile anche se proprio questa difficoltà ti fa scoprire l’intensità dell’amore…Spero di essere stata più chiara. Scusami, ma davvero per me era difficile scrivere su questo…

  160. vincenzo martucci ha detto:

    A volte (per non dire spesso!), cara Dory, ci poniamo dei problemi che ci siamo semplicemente inventati (e non sarebbe difficile scoprirlo se solo ci riflettessimo un attimo sopra attentamente).
    Troveresti sensato perdonarti perchè ti sei data una martellata sul dito? No, certamente! Essendo un “corpo solo” non individueresti “l’altro” cui concedere il perdono…pur nell’evidenza che la mano che manovrava il martello e il dito pestato siano due cose diverse, considerata, comunque, anche la tua totale certezza di esserti pentita (che senso avrebbe, infatti, una “diffidenza” in te stessa?!?) e che non vorresti mai e poi mai ripetere quell’esperienza (l’eventuale dubbio che possa distrattamente ridarti una martellata non è, ovviamente, “diffidenza”, ma, semmai, semplice “consapevolezza” del tuo essere una persona distratta!) non ti sentiresti assolutamente “in difficoltà” per non aver concesso il perdono, anzi, se lo facessi, finiresti presto col considerarti ridicola, se non, addirittura, folle!
    La “difficoltà” a concedere il perdono alla persona con cui si “si è fatto un corpo solo con noi” (e, se è vero amore, probabilmente, anche “una sola anima”!) deriva, come ormai avrai già intuito, dalla mancata riflessione di cui sopra! Che senso avrebbe concedere il perdono di fronte alla “certezza” dell’avvenuto pentimento? Vorresti rispondere che questa certezza non è al 100%? Ah-ah! Attenzione, allora! Vorrebbe dire che c’è “diffidenza”!…Ma allora “un solo corpo e una sola anima” erano solo parole?

  161. Dory ha detto:

    @ Vincenzo- Fatico molto a risponderti su questo ma credo sia importante. Vedi il concetto di unità nel matrimonio è molto complesso. Perchè è vero che si è UNO, ma è anche vero che si conserva la propria INDIVIDUALITà, le proprie differenze. L’unità nella differenza permette la fecondità: anche se non si possono avere figli, l’amore tra i due sposi “produce” qualcosa di nuovo che non è in lei e non è in lui. Che non è nemmeno semplicemente la somma di Lei+ lui, ma una somma…come dire al quadrato che è lei+lui+ NOI….Questo noi è la nuova unità dinamica che pèerò non può sussistere se una delle due componenti non rimane autenticamente sè stessa. Per questo nel matrimonio, come nell’amicizia, l’esercizio del perdono non solo è essenziale, ma anche forse più difficile proprio perchè si è “una sola carne” ( nel caso del matrimonio) o perchè si è legati da un rapporto intenso e particolare: se litigo con una persona di cui non mi importa granchè…L’arrabbiatura non dura molto…Se invece devo per-donare (donmare al quadrato) ad una persona cui ho promesso la mia vita e che magari anche senza vvolere mi fa male…Questo a volte è più complesso.
    Trovo che questo discorso possa allargare anche alle varie famiglie religiose…immagino che se una suora, un prete, un appartenente a vario titolo ad una “famiglia” se ne va, fa male ad un altro suo “fratello”, questo litigio, questa rottura ferisca molto in profondità chi rimane, soprattutto se era legato alla persona che non ce l’ha fatta da amicizia, affetto…Se la sentiva davvero come un “fratello o una sorella” . In questo caso il perdono comunque vadano le cose è una realtà sublime quanto ardua: se condotta con autenticit la paragonerei ad una scalata in montagna: faticosa, impegnativa…Anche se poi ti allarga gli orizzonti dell’infinito. spero di averti risposto…

  162. vincenzo martucci ha detto:

    Non è che tu non mi abbia risposto, è solo che abbiamo, evidentemente, una visione diversa del rapporto di coppia e, per questa ragione, continuiamo a non capirci. Senza più fare ipotesi su casi che possano riguardare altri (anche perché diverrei presuntuoso se insistessi a farlo!) parlo solo del mio caso specifico e lascio a te le conclusioni. Nel mio rapporto d’amore con mia moglie la fiducia è, per me (ma, immagino, anche per lei!), fra gli elementi fondamentali, in assenza della quale non considererei più quel rapporto un “rapporto d’amore”. Dunque qualunque dispiacere dovessi ricevere da mia moglie lo considererei alla stessa stregua di quelli che posso dare da me a me stesso, in altre parole ho in lei la stessa fiducia che ho in me stesso!…Pertanto come troverei insensato parlare di perdono a me stesso trovo altrettanto insensato parlare di perdono a mia moglie! Qualora si verificasse qualcosa che richiedesse realmente un perdono…in quel momento finirebbe il rapporto d’amore! Devo dire che, per come sono andate fino ad oggi le cose ho, tuttavia, motivo di credere che non finirà se non quando finirà anche la vita di uno di noi due. Ciao

  163. Dory ha detto:

    @Vincenzo- che bello sentire l’amore di un uomo innamorato! sei fortunato e anche ta moglie. Sono felice per voi. Tornando a noi, Vincenzo, io credo che non bisogna confondere il termine unità con quello di identità. Come dici tu se Clara dà una martellata a sè stessa, non ha senso parlare di perdono. Ma Clara = Clara. Tra Clara e sè stessa c’è una relazione di identità. Ma se Paola (anche non volendo) dà una martellata a Giorgio ( suo amico, suo marito, suo confratello in un’organizzazione ecclesiale), lì c’è unità. L’unità prevede la differenza. Un “io ” e un “tu”. Ben distinti. Che possono formare un’unità proprio perchè sono distinti, sono individui. L’unità è sempre somma di individui che producono quella che Gaber chiamerebbe “appartenenza”. Qui si che ci vuole il perdono, il coraggio di dire ogni giorno “noi” e non è sempre facile, almeno a mio avviso. C’è solo una relazione che ha in sè gli elementi di individulità, unità ed identità insieme…ma questa è la Trinità…Lì effettivamente il perdono non è necessario…

  164. vincenzo martucci ha detto:

    Ma Dory, io non confondo i due termini! Certo non mi sognerei minimamennte, ad esempio, di pranzare da solo perchè tanto mia moglie è un corpo solo con me! Intendo dire solo che non sono minimamente sfiorato dall’idea che possa non fidarmi di lei come di me stesso e dunque non si potranno mai creare situazioni che presuppongano la sfiducia, come sarebbe la condizione in cui dovessi perdonare qualcosa!

  165. Dory ha detto:

    Secondo me però Vincenzo la fiducia non esclude il fatto che si abbia bisogno di perdonare…Anzi a me spesso capita di perdonare e venir perdonata dalla persone che godono della mia fiducia e viceversa. Semplifico al massimo adottando l’esempio della martellata: Se Giulia (moglie) dà una martellata (senza volere) a Giulio (marito),Giulio non si arrabbia con Giulia perchè si fida (fiducia) del fatto che lei lo ama e che non l’ha fatto volutamente; pur tuttavia, Giulio senz’altro si aspetterà, creo da Giulia una frase tipo: “scusa, non l’ho fatto a posta!!” e Giulia dal canto suo – dopo magari 5 minuti di ahi ahia…- si aspetterà da Giulio una frase del tipo: “Non ti preoccupare Giulia lo so che non volevi farmi del male”(perdono). Mi sbaglio?

  166. vincenzo martucci ha detto:

    Temo che se ci seguono anche altri penseranno che stiamo monopolizzando questa sezione del blog da autentici pignoli che “spaccano il capello in quattro”!
    Certo! Chiedo scusa se dò una martellata (anche se a beccarsela fosse la mia “anima gemella”!): è il segnale che, quantomeno, mi sono accorto di quel che è accaduto! Il concetto che tentavo di esprimere, non è, infatti, che in amore considero che due persone siano “di fatto” unite (è indiscutibile che continuino ad essere due!), ma soltanto quello che considero indispensabile (ma è una mia convinzione personale derivante dalla mia personale esperienza, dunque non pretendo che sia condivisa da tutti) che la fiducia nell’altro/a sia totale! Pertanto nell’ ultimo esempio che hai portato con “Giulio e Giulia” se lo applicassimo a me e mia moglie ci sarebbe qualche leggera differenza: Giulio “potrebbe” anche arrabbiarsi (non sono un tipo così “inglese”, mi spiace deluderti se ti eri fatta un’opinione diversa!)…specie se in quel momento il dito colpito dalla martellata mi servisse in modo particolare perchè stavo, per esempio, suonando il pianoforte!!! Tuttavia a questo Giulio (me) non passerebbe neanche per l’anticamera l’idea che Giulia possa averlo fatto apposta e, dunque, sarebbe del tutto superflua la frase finale (che se proprio saltasse fuori – magari perchè Giulia si mostrasse particolarmente mortificata – sarebbe solo una “frase rassicurante”, non certo un “perdono”!). Però, questo, ripeto, è quanto inferisco dalla mia personale esperienza, ma non intendo assolutamente sostenere che debba essere la regola! Tuttavia, se qualcuno pensasse che si possa parlare d’amore anche in assenza di questa fiducia totale nell’altro, sono tutt’orecchi ad ascoltare e, eventualmente, anche a recepire!

  167. Dory ha detto:

    @vincenzo: non crdo che stiamo spaccando il capello in quattro. Si tratta di confrontare due idee sicuramente differenti su una questione vitale: se l’amore (che anche per me include la fiducia totale) possa prevedere in sè il perdono. Per me assolutamente sì per due motivi:
    1) ETIMOLOGICO: perdonare vuol dire donare al quadrato. Praticamente è l’essenza dell’amore.
    2)ESPERIENZIALE: quando affidiamo ad un’altra persona non semplicemente noi stessi, ma la nostra vita ( distinzione sottile, forse, ma vitale, centrale, si gioca tutto qui) abbiamo deciso di perdere tutto…per donare noi stessi. ci siamo abbandonati nelle mani di un’altra creatura. Per sempre. per tutta la vita. Questo stare insieme in tutto (dai calzini spaiati agli ideali e ai figli, alla vita i comune) ci espone al rischio di ferirci vicendevolmente anche senza volerlo. Perchè? perchè siamo esseri fallibili, perchè a volte ci fidiamo talmente tanto del nostro compagno di vta che a volte ci delude…Perchè così è la vita. Allora sapere che è sempre possibile trovare nell’altro la rassicurazione, uno sguardo complice, la risata, la parola di scusa o conforto, semplicemente un abbraccio ( tutte queste esperienze le includo nel concetto di perdono)…E’ un’esperienza meravigliosa che per me sostanzia l’amore. Sai io penso che molte persone fraintendano il concetto di perdono. Lo dico perchè capitava anche a me. Io prima avevo una gran paura del perdono (parlo essenzialmente del confessionale) perchè avevo interiorizzato la confessione come una sorta di momento di “giudizio” sulle mie magagne e guai a scordarne una… Col sacedote pronto là con la spada di Damocle a darmi una “mazzata” se sbagliavo qualcosa. Una persona buona, il mio padre spirituale, mi sta facendo riscoprire invece che la confessione è proprio…fidarsi, Vincenzo. Fidarsi di dio. E se io mi fido di Dio, mi presento come sono, non mi vergogno a chiedere scusa, non mi preoccupo nemmeno se ho scordato questo o quel peccato, ma cerco di raccontare la mia autenticità. Mi riconosco “creatura”. chiedo aiuto, comprensione consolazione a Lui come farei con il mio migliore amico. senza paura. Ecco. Per questo penso che amore, fiducia e perdono possano andare insieme. Nel matrimonio come nella vita spirituale…

  168. vincenzo martucci ha detto:

    Cara Dory, al di là dell’etimologia a me risulta (e non so se per questo rientrerò fra le persone che “fraintendono il concetto di perdono” – ma mi dovrai almeno spiegare perché, visto che in lingua italiana mi pare che si consideri esattamente come sto per definirlo -) che perdonare significhi, in parole povere, esentare il prossimo dalla nostra vendetta o, comunque, dal nostro malanino nei suoi confronti per il torto subito. Considero incompatibile il perdono con l’amore per il semplice fatto che non sono neanche sfiorato dall’idea che in amore possano affiorare (anche solo transitoriamente!) malanimo o sentimenti di vendetta! Se vuoi farti anche un’idea “a più largo raggio” del mio modo di vedere certe cose posso anche aggiungere che, da bravo “non credente”, trovo superflua anche la confessione, qualora considerata come qualcosa che sia rivolta al Signore, perchè in virtù della Sua onniscenza è impensabile che Dio debba “apprendere” dal diretto interessato dell’avvenuto pentimento, dal momento che il Padreterno dovrebbe saperlo certamente anche prima che lo stesso interessato se ne sia reso conto! Se invece consideriamo la confessione come una nostra “liberazione”, un riconoscere i nostri peccati al nostro confessore, questo è un’altro discorso e lì non trovo nulla da ridire: al riguardo ognuno può regolarsi come meglio sente e crede! Sinceramente, poi, non capisco cosa tu intenda quando parli della confessione come un “fidarsi” di Dio! Sempre per quello che per un credente immagino che debba significare “Dio”, com’è possibile che si possa mettere in discussione la fiducia in Lui?…E dunque che senso avrebbe fidarsi di Lui solo al momento della confessione? In tutti gli altri momenti della nostra vita saremmo, invece, legittimati a non fidarci più di Lui?
    Ho messo troppa “carne al fuoco”? Vedi un po’ tu! Intanto ti saluto con l’affetto di sempre

  169. Dory ha detto:

    @ Vincenzo: innanzi tutto, ti rispondo ma avvertendoti che sulle questioni che poni (molto serie), non posso nè voglio darti la verità assoluta, ma solo …il frutto della mia modesta esperienza Perdonare non vuol dire, secondo me, semplicemente non nutrire malanimo o desideri di vendetta verso che ci ha fatto un torto. Vuol dire intraprendere un itinerario ( dove all’inizio potrà e forse anche dovrà aver sfogo la rabbia, il disappunto, il dolore, etc) alla fine del quale noi siamo (di nuovo) disposti ad abbandonarci all’altro. Perdonare vuol dire scoprire sempre l’altro e sccoprirsi come dono. Ti faccio un esempio. Non conosco (a parte deviazioni criminali o patologiche) genitori che non AMINO i propri figli. Eppure quanti genitori pur amando,fidandosi, non nutrendo malanimo, etc, hanno bisogno di essere perdonati dai figli? Tanti, io direi tutti. E quanti figli devono essere perdonati dai genitori? Il perdono non è, di per sè, il frutto della giustizia, ma è il frutto della carità che ” tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”(S. Paolo). Per quanto riguarda la confessione…Parto dal concetto di sacramento che vuol dire “rendere sacro”. Cosa si rende sacro in quel momento e in quel posto? Per me il dialogo tra un credente e Dio mediato da un sacerdote.
    Certo che Dio legge i nostri cuori! Certo che sa se ci siamo veramente pentiti o no ancora prima della Confessione! Ma Dio ha voluto incontrarci. Di persona. infatti si è incarnato. Infatti si serve di sacerdoti (uomini in carne ed ossa) per dispensare il perdono. . Quindi la confessione è un gesto d’amore del Padre perchè ci dice sempre, ci ricorda sempre quel “Io voglio incontrarti!” Ed è importante per noi.
    E ti ripeto…la confessione non deve essere per forza (anzi io direi mai) un elenco di peccati. Se non lo hai mai fatto,leggiti il passo di Gesù con la Maddalena!La “confessione” di quella donna vive, secondo me, alcune fasi:
    1) Gesù si accorge che la donna sta per essere lapidata e ricorda a tutti i “lapidatori” che il peccato (l’errore, la fallibilità) è un elemento comune a tutti e quindi nessun uomo ne può giudicare un altro;
    2) Gesù chiede alla donna: “nessuno ti ha condannata? Io neppure ti condanno.Va e non peccare più.”: come vedi nessun giudizio, nessun elenco di errori. Ma solo accoglienza, testimonianza d’amore che viene accolta con fiducia.

    Inoltre secondo me bisogna fare molta attenzione a quel “non peccare più”: questo non vuol dire che la Maddalena non ha sbagliato più. Significa soprattutto che avrà imparato ad avere fiducia, a ricorrere a Qualcuno in caso di difficoltà . non a caso, se la memoria non m’inganna è la prima ad assistere e a credere alla resurrezione di Gesù.
    Nella confessione non si mette in dubbio la fiducia in Lui, ma ci si affida a L. Un passo più grande di quello di credere in Lui. Si può credere in Dio, ma senza aver fiducia (di figli): questo è possibile solo se Dio si è fatto come noi e se impariamo a “rendere sacra” questa fiducia cdedicandole momenti e posti particolari.
    Se ci pendi anche nel matrimonio a volte è così: tra impegni, figli, lavoro, casa…a volte è indispensabile decidere luoghi e tempi sacri per la coppia perchè continui sempre ad alimentare quel dialogo e quella fiducia di cui tu parli così bene.

  170. Tres ha detto:

    Oh ci sono anche io! Vi leggo con piacere: bravi, sto imparando un sacco. Ciao

  171. vincenzo martucci ha detto:

    Ciao Tres, fa sempre piacere sapere che anche quando non ti vediamo sei sempre con noi.
    Dory, siamo sempre più “vittime” dei “vuoti di definizione”: Se alla parola “perdono” attribuiamo il significato che dai tu non v’è dubbio che le cose stiano come dici tu, se attribuiamo il significato che riconosco io mi pare che si possa accettare che le cose possano anche stare come dicevo io! Il tema della confessione l’ho trattato da profano, senza grande impegno, solo perché un non credente come me non avverte il bisogno di confessioni, gli basta la consapevolezza di avvertire direttamente dentro di sé gli errori ed è felice già solo quando riesce a non fare del male. Nel tuo ultimo post trovo alquanto strano il fatto che anche tu ritieni legittimo per il credente che possa accettare nel suo “rapporto con Dio” (che, ovviamente, è perfettamente in grado di capire tutto senza necesità di mediazioni!) la “mediazione” da parte di altri uomini (nella fattispecie i sacerdoti). Personalmente sono sempre stato più propenso a ritenere che la confessione sia solo uno strumento che LA CHIESA utilizza per garantirsi il controllo (a quali fini lo sanno solo i diretti interessati!) su tutto ciò che accade anche quello che avviene “nell’ombra”…DIO non ne avrebbe certo bisogno perchè sa già tutto e , meglio di qualunque altro sacerdote, saprebbe a chi si debba concedere il perdono e a chi no!

  172. Dory ha detto:

    hai ragione Vincenzo…Perchè ho bisogno e ritengo necessaria una mediazione tra me e Dio? Ho già detto che Dio sa perfetamente già molto prima della confessione se io mi sono pentita davvero.Il pentimento sincero è una delle condizioni affinchè la confessione sia valida. E questo lo sa solo Dio. Perchè allora il sacerdote, il confessionale e tutto l’ambaradam? non è più semplice fare come i protestanti (il sacerdozio è universale quindi non esiste la confessione), non si può fare un pò di meditazione interiore come nelle religioni orientali? Non basta il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me? Sono domande legittime. prima di convertirmi io ero una kantiana convintissima…Poi erò mi sono resa conto che alla massima kantiana manca un anello di congiunzione: ocsa tiene legati l’infinito e la legge morale dentro di me? Perchè il cielo stellato senza questo “anello” è troppo lontano e il nostro mondo rischia di diventare solo “atomo opaco del Male” (Pascoli, X agosto) immerso nel dolore universale del creato o nella totale indifferenza della Natura matrigna ( canto del pastore solitario errante per l’Asia- leopardi). Ora per me non ha senso che tutta la vita non abbia senso…Ci vuole qualcosa che leghi il mio senso morale e l’infinito. Che l’infinito e il mio senso morale abbiano qualcosa in comune. Altrimenti la mia morale rimane mia. E questo vorrebbe dire che non esiste una morale umana. Il che per me è assolutamente assurdo ( perchè se così fosse, se non esistessero principi universali della Morale, qulcuno potrebbe dire che le persecuzioni naziste erano “giuste”…Non so se mi spiego!!!). Allora ciò che lega l’io all’assoluto per me si chiama Gesù: che è L’assoluto (dio) divenuto uomo.
    E se lo spirito è divenuto carne è bene che ogni mia manifestazione morale abbia “carne”: che io parli con Gesù davvero, in un luogo vero (confessionale) con una persona vera (Don Pino) che in quanto sacedote in quel momento per me è Gesù. Proprio Gesù. Che in un altro momento (domenica) io preghi Gesù in un luogo (ChiesA), CON UN RITO (MESSA) dove incontro Gesù (eucarestia/ostia) proprio Gesù in carne ed ossa…

  173. vincenzo martucci ha detto:

    In fondo è bello anche quando pensiamo che una cosa non possa essere così com’è(o come sembra essere)solo perchè non ci piace; è bello perchè è lo spirito del bambino/a che c’è in noi che, in quel momento, viene fuori! Noi adulti, più smaliziati dell’autentico bambino, anziché dire “non può essere così perchè così non mi piace!” diciamo “non può essere così perchè non ha senso!”… Ma perchè le cose DEVONO piacere? perchè le cose DEVONO avere un senso?…Non sarebbe più “logico” che, senza limitarci alle sole speranze e senza rivolgerci al soprannaturale ci impegnassimo, concretamente, a fare le cose in modo che ci possano piacere e a farle in maniera sensata?
    Infine la confessione, la messa sono riti che agli spiriti liberi come me pesano più delle catene…pertanto lì lascerei ampia libertà di accettarli solo a chi non li vivesse in questo modo!

  174. Tres ha detto:

    Sai Vincenzo (Ciao!), io quando mi sono convertita ho iniziato proprio dalla messa e dalla confessione. All’improvviso ci sono andata tutti i giorni. Da niente a tutti i giorni. Alle 7.00 prima di andare a lavoro. E’una cosa stranissima su cui riflettevo l’altro giorno. Dopo è arrivata la fede, la consapevolezza della fede. Ma all’inizio c’è stato proprio il rito. Mi sono buttata nella Chiesa, facevo quello che facevano gli altri, un po’ andavo a memoria e un po’ ho reimparato tutto. In contemporanea la confessione frequente. Cera un sacerdote, che non ho più visto, nella scuola di mio figlio (unico figlio andato in scuola cattolica e solo in quel periodo scolastico: altra coincidenza incredibile), mi aspettava ad un orario preciso tutte le settimane e io ho iniziato subito con regolarità. Ricordavo poco o nulla di quel sacramento che avevo abbandonato tanti anni primi senza grandi patemi. E di quelle prime confessioni ricordo solo che il sacerdote rideva ed era buono. Non ho più smesso. Nè con l’una nè con l’alra. Ti racconto questo solo perchè ne hai parlato nelle ultime righe del tuo commento e hai parlato di “ampia libertà di accettarli” e io sono daccordo con te: sono i due atti più liberi e liberanti che compio durante la giornata e la settimana. E poi quelle tue parole sul senso e sul piacere mi hanno ricordato il sale evangelico. Mi piace parlare con te. Ciao!