Blog | 10 Febbraio 2012

IL CUORE – IL MIO CUORE UMANO, DI CARNE – FONTE DI RIVELAZIONE (cap. 1)

«Se c’è in me la verità – deve esplodere.

Non posso rifiutarla, rifiuterei me stesso.» (Karol Wojtyla,  poesia “I confessori”, in Atto e Persona.)

«Semplicemente, non mi è lecito non riconoscere la verità come verità, se non voglio cancellarmi, e semplicemente non mi è lecito cancellarmi anche se avessi la voglia di permettermelo. Infatti Pietro che conosce l’Amico che per altro conosce troppo bene, devia non solo dalla verità. Allo stesso tempo, egli devia da se stesso… Pietro piange su Pietro perché ha tradito Pietro, tradendo il suo Amico». (Karol Wojtyla  Atto e Persona.)
“Nell’amore di Dio «non si dà altra superficialità che quella dell’uomo che, non essendo interamente umano, non riesce a cogliere la realtà del Dio incarnato» (È Gesù che passa, n. 164); e «Dio non dice: al posto del cuore vi darò la volontà di un puro spirito. No: ci dà un cuore, un cuore di carne come quello di Cristo. Io non ho un cuore per amare Dio, e un altro per amare le persone della terra. «Con il cuore con cui ho amato i miei genitori e amo i miei amici, con questo stesso cuore amo Cristo e il Padre e lo Spirito Santo e Maria Santissima. Non mi stancherò di ripetere che dobbiamo essere molto umani; perché altrimenti non potremmo neppure essere divini» (ivi, n. 166)” (Come Gesù, pp. 162-163)
“Nel nostro petto abbiamo una bussola che, se ben letta, ci guida infallibilmente verso la meta, ed è la felicità profonda del cuore. Scoprire chi si è veramente dà una profonda gioia, ma ci vuole molto esercizio
prima di saper riconoscere questa gioia” (Come Gesù p. 255).

198 risposte a “IL CUORE – IL MIO CUORE UMANO, DI CARNE – FONTE DI RIVELAZIONE (cap. 1)”

  1. Mauro Leonardi ha detto:

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  2. Mauro Leonardi ha detto:

    Caro don Mauro,
    io non ce la faccio più a andare avanti così.
    Io sono una persona buona. Sono una persona che dà tutto agli altri. Sono una persona che si affeziona facilmente e che ha sempre avuto indietro tante delusioni. Forse per questo sono finito così. Sono uno che ha vissuto la rabbia, la solitudine, la tristezza, con pochi – troppo pochi – momenti di felicità. Troppo rari, troppo insignificanti in confronto al resto.

    Mi è venuta in mente una frase: “la belva ha già affondato i denti nella sua carne ma lotterò finché c’è speranza”. E’ la frase di un papà quando ha scoperto che la figlia era malata del male incurabile che l’ha portata alla tomba. Qualcuno che conosco io mi direbbe così di quanto mi sta avvenendo, ma io non riesco a pensarla così. Perché lei è la mia rovina e la mia rinascita.

    Ti riporto un piccolo scambio di mail.

    (…)

    – Vuoi sapere cosa fa più male?
    – Certo.
    – Fingere che non faccia male affatto. Sono arrabbiata perché sono sempre carina con te, perché chiedo scusa per cose che non ho fatto, per essermi affezionata, perché ho fatto di te la mia vita, perché dipendo da te, perché butto via il mio tempo con te, perchè ti penso, perché ti desidero, perchè ti sogno. Ma piu’ di tutto, perchè non ti odio e so che dovrei… ma non posso.

    Sai don Mauro, si dice che non bisogna cambiare sé stessi per piacere gli altri, ma cosa fare quando agli altri non piaci? Perché questa è l’amara verità. Mi guardo attorno, guardo gli altri, i miei fratelli, ed è così. Cosa fare quando vai avanti da solo?

    Il peggior tipo di dolore è quando sorridi solo per impedire alle lacrime di cadere.

    Forse ti ho scritto solo per questo. Per poter piangere almeno con te.

  3. Martedì puntuale ha detto:

    “Caro don Mauro,
    io non ce la faccio più a andare avanti così.
    Io sono una persona buona. Sono una persona che dà tutto agli altri. Sono una persona che si affeziona facilmente e che ha sempre avuto indietro tante delusioni.” Non sapevo fosse iniziata questa discussione ma stavo rientrando a casa dopo la messa e mentre aprivo la porta, anzi più precisamente sugli ultimi scalini prima della porta, mi è venuto in mente: “L’amore ha come premio solo l’amore”. Mentre mi toglievo gli stivali bagnati pensavo all’amore dato e che non sembrava aver cambiato molto intorno a me. Anzi. Ma che dovevo esercitarmi a cogliere quella felicità profonda che dà l’amore nel solo atto di amare. Se quella frase è il ritratto di chi ha scritto la lettera deve essere una bella persona da conoscere. A volte i rapporti non funzionano proprio ma abbiamo amato, si è stati amore? Felicità profonda. Il fondale di solito è buio. Felicità e buio. Un mistero veramente per me.

  4. Ribelle ha detto:

    Cosa fare quando agli altri non piaci?
    Bella domanda,giacchè questo capita spesso nella vita ed è forse la cosa che più temiamo IN ASSOLUTO!
    Sembrare (o peggio sentirsi)dei falliti, incapaci di ottenere o meritare l’amore degli altri! e si è disposti ad ogni sacrificio pur di ottenere un briciolo di considerazione e affetto, abbiamo una “fame” di questo, superiore ad ogni altro desiderio del cuore: questa è stata anche in parte esperienza della mia vita,ma per fortuna ho incontrato persone che mi hanno aiutato a fare una importante riflessione:
    così “scomunicato”, perdente davanti agli amici, condannato da tutti e trasformato in un essere “obbrobrioso davanti a cui coprirsi la faccia”…l’ha provata Gesù nella Sua Passione ;tutte le persone per Lui importanti lo hanno condannato…eppure Lui le amava! e sicuramente era un amore perfetto e “da Dio”;esiste dunque UNA POSSIBILITA’ REALE che io ami le persone e queste non solo non se ne accorgano,ma ricambino con odio e incomprensione,ed esiste un Dio che ha vissuto in modo tremendo una situazione di questo tipo e tutto il fallimento che io temo.
    Allora posso rivolgermi a Lui,non per consolarmi o estraniarmi,ma perchè mi aiuti a capire se tutto ciò ha un senso e come posso viverlo,che mi dica che queste cose le ha vissute anche Lui e anzi le vive accanto a me (mentre le vivo) e ,”dicendomi” questo,mi dà la possibilità di “guardare diversamente”(convertire)queste mie sofferenze,di “risorgere”in qualche modo…
    Molto difficile esprimere queste cose in poche righe di un blog,anche perchè è un lungo cammino,(del quale mi sento agli inizi!),ma è possibile scoprire che con Lui ogni cosa ha un senso diverso;mi affido a parole ben superiori alle mie ,che cito per come le ricordo”Senza la luce della fede,l’uomo rimane un mistero a se stesso…Solo l’Amore mi ha spiegato ogni cosa,per questo Lo seguo ovunque mi porti”(Giovanni Paolo II).
    Su questa base, può partire una riscoperta della fede come rapporto reale, (nel senso che DICE REALMENTE QUALCOSA alla mia vita),con un Gesù che “ben conosce il patire”(anche e specialmente quello del mio cuore)e può davvero donarmi un senso nuovo,”far nuove tutte le cose” che vivo,massimamente quelle del rapporto con gli altri.
    Il problema è che davvero pochi ti parlano di Gesù in questo modo,e invece si privilegia sempre il dovere essere,l’impegno morale,le tante cose che io devo-posso fare per amare Dio…certo sono importanti(con un linguaggio evangelico, sono in fondo,quelle di cui Gesù direbbe “et illa non omettere!”),ma, secondo me,vengono molto in un secondo momento!
    Infatti quando “becco”questo tipo di discorsi,mi vien da firmarmi così…appunto..RIBELLE!

  5. Martedì puntuale ha detto:

    «Con il cuore con cui ho amato i miei genitori e amo i miei amici, con questo stesso cuore amo Cristo e il Padre e lo Spirito Santo e Maria Santissima. Non mi stancherò di ripetere che dobbiamo essere molto umani; perché altrimenti non potremmo neppure essere divini» (ivi, n. 166)” (Come Gesù, pp. 162-163) Scusate intervengo un’altra volta. Questa frase di Come Gesù mi fa allacciare questa discussione a quella dei figli. Secondo me la verità è proprio in questo cuore che abbiamo dentro, abita lì dentro. E i figli sono la cartina tornasole della verità di una famiglia. Loro succhiano la verità, il cuore di una famiglia, e molto poco quello che appare di quella famiglia. E così pure nella fede, la scoperta di Dio padre porta secondo me a succhiare la verità (anche per me un inizio, una scoperta nuova) della Trinità, il Loro rapporto d’amore, rapporto aperto per me, un’esplosione appunto. La fede che spiega il mistero dell’uomo (altro mistero, bello. “Pietro piange su Pietro perché ha tradito Pietro, tradendo il suo Amico». (Karol Wojtyla). Bellissima anche questa riflessione sul dolore come anche quella di Ribelle. A volte si inizia a cogliere solo il dovere, l’impegno e le tante cose di cui parli ma poi si arriva, speriamo, a questa fede che hai tu.

  6. Martedì puntuale ha detto:

    Dopo (altro mistero) ci va una parentesi e non una virgola. Ops

  7. Cristiana ha detto:

    Immagino che tutti noi in questi giorni siamo incantati dalla neve, così come ne siamo spaventati. Dove abito siamo quasi ad un metro. È meraviglioso. Incanto e paura a volte sono le facce della medesima medaglia. Eppure la neve ha qualcosa di speciale. La neve la tocchi, non la vedi cadere e basta. Così siamo fatti. L’A/amore abbiamo bisogno di toccarlo, almeno io ho bisogno di toccarlo. Per questo mi piacciono molto le frasi riportate all’inizio di questa discussione. Hanno a che fare con quello che sono io nella profondità di me, non semplicemente con le idee.
    «Il peggior tipo di dolore è quando sorridi solo per impedire alle lacrime di cadere.»
    Queste sono le parole che mi hanno toccato di più di quella mail riportata lì sopra da d. Mauro (almeno immagino che siano di una mail). Perché? semplicemente perché non sappiamo piangere quando dovremmo, non sappiamo riconoscerci nella verità di quello che siamo o sentiamo. A volte dobbiamo recitare una parte, ma se la verità è in me deve ‘esplodere’, tradirei me stessa e questa è la cosa peggiore! (Bè, Karol era veramente un genio!).
    Non vorrei fare il Pilato di turno, ma cos’è la verità di cui stiamo parlando?
    Don Mauro cosa intendi dire nel titolo di questa discussione con il cuore… fonte di rivelazione? Mi piace molto ma temo di non capire bene: vuoi dire che quello che io sono, il mio cuore, questo cuore di carne è ‘il luogo’ dove si rende presente ancora oggi Lui, il suo Mistero? Se è così è una cosa meravigliosa!!!
    Chiudo. Forse ho fatto troppe domande.

    A proposito… forse sulla neve invece di calcolare come sempre facciamo da adulti, conviene fare come i bambini e mettersi a giocare!

  8. fefral ha detto:

    A me non ha fatto un bell’effetto la mail che ha postato don Mauro. Cosa fare quando agli altri non piaci? Chi se ne frega! Prova a rendere felici quelli che hai attorno e vedrai che non avrai tempo di piangere sul tuo ombelico. Fatti piacere le persone che hai accanto, prova a voler bene davvero ai tuoi amici, ai tuoi cari, amandoli con tutti i loro difetti. Quando scoprirai di amare qualcuno con tutte le sue fragilità ti renderai conto che è possibile che ci sia qualcuno che ama te allo stesso modo. E forse ti vorrai un po’ più bene anche tu stesso.

  9. Ribelle ha detto:

    Scusa Fefral,ma a me sembra chiaro che gli altri a cui non piaci, sono proprio quelli che hai intorno, mica gli abitanti dell’Africa!La sofferenza nasce da quelli che ti sono vicini e che tu ami!Per gli altri,è logico pensare(frase famosa)…che non siamo monete di oro che ovviamente piacciono a tutti..no?
    Aggiungo una piccola cosa per martedì puntuale che scrive-A volte si inizia a cogliere solo il dovere, l’impegno e le tante cose di cui parli ma poi si arriva, speriamo, a questa fede che hai tu…beh intanto non ho tutta questa fede,al più,vorrei averla!e poi non credo che partendo da impegno e dovere si arrivi da nessuna parte!O meglio, si arriva a bei risultati umani,borghesi,una vita quasi modello…Parlo ovviamente della mia personale esperienza…io per anni ho vissuto da persona “impegnata”,ma alla fine mi pareva di aver costruito una splendida facciata,ammirata da tutti,ma senza valore per me visto che mi sfuggiva il meglio;raggiunto un risultato,tipo laurea,matrimonio,figlio etc…subito ne compariva un altro e nessuno durava a sufficienza o mi riempiva a sufficienza,mi mancava il senso di tutto…ora non lo possiedo lo stesso,ma lo intravedo in tanti momenti, e poi lo perdo(sono una Ribelle!)e poi lo cerco di nuovo..insomma è tutta una vita nuova e ricca in me…

  10. Dory ha detto:

    Come l’uomo di latta nel mago di Oz…Chiedo un cuore…Un cuore di carne per amare, per soffrire, per piangere, per pregare, per sentire che non so pregare, per desiderare Dio, per aver timore della mia fragilità davanti a Dio, per aver cura delle fragilità degli altri, per perdonare. E come Veronica quel cuore ti spinge ad asciugare il volto di Uomo carico di tutto il Dolore del Mondo. E te lo porti via, quel Volto. Sul tuo asciugamano. Sul tuo cuore. E a volte te lo porterai sul viso, anche quando dovrai fingere un sorriso, per celare le lacrime della più lacerante sofferenza: l’indifferenza e la solitudine.
    Desidero un cuore per conoscermi, per conoscerLo e per amare di più. Per trovare una fonte di rivelazione…Per ringraziare di leggere esperienze come la tua Ribelle, come la tua Martedì puntuale…E per scoprire che in un mondo dove mi sento sempre più straniera,imbranata, inadatta, respinta, camminano accanto a me, su percorsi invisibili, altri uomini e altre donne…Altri cuori. Di carne. Grazie a voi!

  11. Lidia ha detto:

    Io non ho capito niente – della mail postata…ma è la stessa persona che scrive tutte e due le parti? E perché bisogna odiare qualcuno?
    E che fare se agli altri non piaci? Eh bella domanda…magari chiedersi perché. Certo, se sei un maleducato, egoista, o se sei un timidissimo, o se sei nevrotico, o se sei bugiardo, etc., la risposta è facile. Se invece ti pare di essere una persona normale che però agli altri non piace (ma in che senso? che non hai amici?o che non piaci all’altro sesso?) il lavoro da fare è un po’ più lungo, e oso dire che a volte la “colpa” non è tua ma degli altri.
    Se sei un/a ragazzo/a intellettuale e vai in giro in una compagnia di prsone che hanno come massimo interesse il calcio o i vestiti (per carità, va bene!!) è chiaro che ti senti sempre fuori posto. senza abbandonare questi compagni, magari cercane altri in altri ambienti, ai quali piacerai di più. O se sei un ragazzo “dolce,timido,sensibile, etc” o una ragazza “carina, timida” etc. e ti innamori sempre della bellissima sportiva o del super-movidaro, magari è chiaro perché la cosa non funziona mai…Esempi limite.
    Ci sono poi casi in cui davvero senti di “non piacere”, enza che nessuno di questi fattori siano presenti. In quel caso fa male davvero, però di solito c’è la soluzione. Di solito basta incontrare una persona a cui piaci perché il cuore si scaldi.
    In questo senso mi sento più di raccomandare a noi stessi l’affetto verso le persone che potrebbero essere in questa situazione. A volte per loro è difficile aprirsi: cerchiamo noi di arrivare col nostro affetto prima. Io cerco sempre di far capire alla gente che mi piace, che mi stanno simpatici, e di solito ho buone risposte in ritorno…Poi certo ci sono determinati ambienti nei quali anche io ho i complessi ‘ma perché qui mi snobbano?’, allora lì la soluzione sta nel farmi avanti per prima, nel superare la timidezza o il complesso dell’essere snobbata.
    Questo per quanto riguarda l’amicizia. Per quanto riguarda l’amore…eh, lì è più complicato. Magari passo palla per adesso :)

  12. Martedì puntuale ha detto:

    Ribelle ciao credo che spesso diciamo la stessa cosa o complementare ma non ci capiamo (far coincidere pensiero e scrittura per me è difficile). Buona domenica gelata.

  13. Mauro Leonardi ha detto:

    E’ una persona in crisi con la sua vocazione al celibato e che ha conosciuto una donna. Il piccolo scambio di mail interno alla lettera che mi indirizza sono uno scambio di messaggi (facebook?) tra di loro. Le persone rispetto alla quale si sente solo e che gli direbbero “la belva ecc.” sono le persone della realtà cui appartiene (almeno lui pensa che direbbero così, perché in realtà non dice niente a nessuno e scrive a me).

    Ovviamente mi ha dato il permesso esplicito di pubblicare la mail nella quale ho apportato diversi cambiamenti così da renderla irriconoscibile… Lidia adesso è chiaro?

  14. fefral ha detto:

    quello che intendevo dire è che se invece di preoccuparci se piaciamo agli altri provassimo a farci piacere quelli che abbiamo accanto (amando loro coi loro pregi e difetti) forse scopriremmo che ancje noi non siamo poi così spiacevoli per loro

  15. Paola ha detto:

    Capisco molto bene questo genere di dolore. Lo capisco con il cuore di donna che soffre di fronte all’incapacità degli altri di amare loro stessi e di dare amore agli altri (e quindi a me!). Il rigore, le regole, il rispetto formale, sono lo scudo di questi cuori aridi di amore. E capisco che se le persone più vicine sono così, col cuore bloccato, la vita diventa insopportabile e si rischi di non farcela a portare avanti il sogno della propria vita (nel caso specifico la vocazione al celibato; ma anche un matrimonio che un uomo di cui eri pazzamente innamorata e poi …; un lavoro professionale che ti ha infiammato il cuore ma poi è sempre più stressante …; un desiderio di crescere figli tosti ma poi lotti col mondo che te li trascina in basso …).
    Io darei solo un consiglio a quella persona: cambia prospettiva, sentiti protagonista delle tue scelte, non pensare di subire gli sguardi degli altri, guardali tu, guarda la tua vita e sorridi alle meraviglie – o ai disastri – che hai intorno, non aspettare che siano gli altri a farti sorridere. I “tuoi vicini” non ci fanno nulla con uno come te pieno di rabbia; ma, ti dirò di più, cosa ci fa lei con uno che la sceglie solo per fuggire dal deserto in cui si trova in casa! Ritrova la tua gioia, ritrova il tuo sogno e poi troverai la forza di prendere una decisione da uomo, libero e felice!

  16. la sciagurata rispose ha detto:

    a me sto scambio epistolare di mail ha lasciato perplesso. per capirlo meglio ho provato a trasporlo ad un marito che non si sente amto dalla moglie ma trova affetto in un’altra e si incasina il cervello e scrive a don mauro. Penso che aveva scelto il celibato e viveva in comunità, si possa fare un’analogia col matrimonio anche se non è un’identità di scelta.

    Quando si è impegnati, capita di innamorarsi. è normale. capita di pensare he l’altra ci ami di più.
    Qui il protagonista mi pare un po’ impreparato a questa eventualità. diventa tutto un dramma, va in tilt. Se aveva un problema con la scelta di vita fatta, meglio togliere di mezzo la donzella e mettersi a ragionare sulla scelta di vita. IN questi casi la presenza dell’altra fa solo casino e annebbia i pensieri e complica tutto.
    Se invece la scelta era serena e va in crisi perchè compare la fanciulla, mi pare ci sia una certa immaturità: ma questa persona amava il prossimo o cercava amore e basta? Perchè la vita del celibe donato dev’essere dura, ma ha la sua forza nella donazione. Pensiamo a madre teresa di calcutta.. se stava li a pensare “ma tu mi ami, ma quanto mi ami”..non avrebbe fatto un tubo.

    Lei non mi è piaciuta. Non ha rispetto della scelta di lui. Non lo ama davvero perchè sembra volerlo per se. Se lo amasse si farebbe da parte perchè lui possa scegliere il meglio, invece entra a gamba tesa e gli rinfaccia di aver perso tempo con lui, di desiderarlo di sognarlo.. il solito ricatto femminile.
    con la ciliegina: dovrei odiarti ma non posso.
    potrebbe però sparire, ma non vuole.

  17. Paola ha detto:

    Il matrimonio ha il vantaggio di creare da subito una forte forma di comunicazione tra uomo e donna e quindi di amore, sessuale, che è molto forte. Vivere il celibato con persone vicine col cuore arido ti manda davvero in tilt!!!! Ma io se fossi in lui griderei ai miei vicini il mio dolore, non lo terrei dentro a crescere; farei come il figliol prodigo. Scapperei dal mio schema di perfetto uomo che vive il celibato e rispetta le regole e direi ai miei vicini: ma vi rendete conto che con voi non si respira il bonus odor cristi, ma solo l’odore del sepolcro. Direi: io soffro da 3, 8 anni e voi dove eravate? Non fare il figlio che resta in casa con la rabbia; sentiti libero. E vedrai che da questa storia i primi che miglioreranno saranno “i tuoi vicini”: fallo per loro! E riprenditi il tuo sogno…

  18. fefral ha detto:

    Sono d’accordo con Sciagurata. Anche a me lei non è piaciuta. Si dimostra egoista, cerca lui per se stessa, non vuole il suo bene ma il proprio. Fa la lagna, ricatta, cerca di attirare l’attenzione, di far leva sui sensi di colpa di lui.
    Sciagurata, vabbè che non vuoi scrivere in punta di piedi, ma “il solito ricatto femminile” non te lo lascio passare. Una donna più di un uomo sa farsi da parte quando sa che questo è bene per colui che ama. E’ capace di sparire per sempre o di soffrire in silenzio se è convinta che questo sia per il bene di lui. Certo le cretine ci sono sempre… ma questo tipo di ricatto io l’ho visto fare in ugual modo da uomini e da donne.

    A lui ripeto quello che ho già scritto sopra, che vale a maggior ragione se sta vivendo una vocazione al celibato: se pensi di trovare la gioia nel sentirti amato rimarrai deluso. Sapersi amati serve, non dico di no. Ma cercare il senso della propria vita in questo porta inevitabilmente a rimpicciolire il cuore. E’ solo quando smetti di guardare il tuo ombelico e ti preoccupi di far felici gli altri che puoi essere felice tu. Forse nel matrimonio è più facile (io non credo ma c’è chi lo pensa) ma il punto è sempre lo stesso: uscire dal proprio egoismo e preoccuparsi degli altri, solo così si può pensare di essere felici. Se però cominciamo a fare il conto “io ho dato tutto non ho ricevuto niente” è inutile anche cominciare a parlarne.
    Com’è finita la storia, don Mauro?

  19. Lidia ha detto:

    Ah…
    Allora, quello che scrive la mail ha tutto il rispetto e la comprensione che merita. capisco il suo dolore, penso sia lacerante e penso pure che ci sia qualcosa che non va. Certo s hai fatto una scelta di vivere in comunità e ti pare che nessuno lì ti voglia bene è allucinante.
    Quanto alla risposta della ragazza…Innanzi tutti, perché mai dovrebbe odiare? Odiare non si deve nessuno. Se lui le dice “sono indeciso, ti amo ma ho fatto una scelta precisa anni fa e non so che fare” non lo deve odiare: deve solo lasciarlo in pace a decidere. E decidere essa stessa, perché “annullarsi per qualcuno”? Se invece lui continua a stare con lei, ma anche a condurre l’altra vita…beh, non è da odiare, ma da mettere davanti al fatto compiuto:o l’uno o l’altro.
    La ragazza dovrebbe essere forte per l’altro che evidentemente non lo è e lasciarlo lei – per lasciargli il tempo di decidere con calma.
    Però mi pare una situazione così difficile, così dolorosa che non commento. Dico solo che a volte l’amore sembra una buona via d’uscita per sentirsi amato e accettato dal mondo, e può essere terapeutico, ma a volte, se una aperona cerca l’altro solo per sentirsi accettato, non lo è, anzi, è egoismo. Putroppo è tutto così difficile da capire…

  20. la sciagurata rispose ha detto:

    ciao lidia, a me sembra molto doloroso ma non difficile da capire. Chi ha sfiorato situazioni analoghe sa.
    E non è raro non sentirsi amati dalle persone più care, quelle che dovrebbero amarti prima di tutti.
    A me è capitato di vivere alcuni lustri con la convinzione di non essere amato dai miei genitori.
    Vivevo con la convinzione che fosse amore quello che io volevo per me, e non riuscivo a pensare che ognuno ama per come è e a modo suo.
    Sembra una banalità ma per me è stata una strada ripida arrivare a ricambiare l’amore così sofferto.
    Ciò che penso è che quando uno non si sente amato dalle persone care, nel novanta percento dei casi sbaglia. O meglio, è vero che non si sente amato, ma non è quasi mai vero che le persone care non lo amano. In genere non lo amano come lui pensa che debba essere amato.
    Solo se riesce a salire il gradino successivo e a mettersi a cercare l’altro senza aspettare nulla in cambio si scopre che il panorama era completamente diverso e che si è sempre stati amati.

  21. Paola ha detto:

    Questo mi sembra un bel commento alla vicenda cuore. Ditemi se vi piace!!

    Uno scrittore americano, Gilbert K. Chesterton, ha teorizzato:
    “Le favole non insegnano ai bambini che esistono i draghi,
    questo lo sanno già.
    Le favole insegnano ai bambini che i draghi possono essere vinti”.

    Il Vangelo questo lo ha detto prima delle favole.
    Settimana scorsa i malati, oggi ancora un lebbroso.
    Tutta questa malattia che la parola di Dio ci mette davanti
    credo sia per farci prendere sul serio la nostra corporeità.

    Significativo che Gesù non dice belle parole, ma “tocca” quei corpi disfatti.

    E Paolo ci dice: “Sia che mangiate, che beviate,
    sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio”.
    Mi sono chiesto: cosa è questa gloria di Dio
    che mi fa prendere sul serio la mia corporeità?
    Gloria di Dio è la mia speranza, lebbra è lo scoraggiamento.
    Gloria di Dio è la mia fede, lebbra è il mio dubbio.
    Gloria di Dio sono i miei sogni, lebbra le mie lagne.
    Gloria di Dio è il mio sorriso, lebbra è il mio broncio.
    Gloria di Dio sono le mie conquiste, lebbra le mie ansie.
    Gloria di Dio è la mia dolcezza, lebbra è la mia durezza.
    Gloria di Dio è la mia gioia, lebbra è la mia noia.

    Come per vizi e virtù, fede e incredulità,
    tra gloria e lebbra le frontiere sono mobili: talora ci riposiamo al sole del bene,
    altre volte precipitiamo nella notte oscura dell’infelicità.

    Il confine tra la freschezza di una vita sana e piena
    e il crepuscolo pallido e fiacco di un corpo malato
    non è né fisico, né cronologico, ma esistenziale:
    la lebbra più grave è l’amore disordinato e distratto.
    Ne siamo tutti contagiati, ne siamo tutti portatori sani!

    Ma come scoprire il virus? Bastano 10 euro.
    Sì! Proviamo a chiederci se abbiamo mai pensato
    che una banconota da 10 euro ha un segreto, ha una storia.
    Ed è una storia densissima di cui non ci accorgiamo.
    Non dirà mai tutto quello che ha visto,
    non rivelerà mai tutto il peso che porta su di sé,
    ma proprio questo è ciò che forma il suo vero valore.
    In quante mani è passata?
    In quali mani è passata?
    Chissà che ha fatto in questi lunghi viaggi silenziosi passando di mano in mano.
    Ha offerto delle rose all’amata raggiante di sogni,
    ha messo il pane sulla tavola di tutti i giorni,
    ha permesso le risate dei giovani insieme in pizzeria,
    ha pagato il consulto del medico per togliere dolore,
    ha dato il libro che istruisce il bimbo,
    ma ha anche spedito la lettera di addio per la separazione,
    ha distribuito l’alcool e fatto l’ubriaco,
    ha sedotto un adolescente nel fumo di una realtà finta,
    ha comprato per qualche istante il corpo di una donna.

    Un biglietto da 10 euro ci fa sporcare le mani di mille colori,
    di un universo di misteri di luce e di tenebra:
    di gioia che ha donato, di male che ha fatto.
    E noi non ce ne accorgiamo.
    E noi non pensiamo nemmeno che con la nostra storia
    possiamo colorare o sporcare le mani degli altri.

    Questa è la lebbra della nostra vita: un amore distratto,
    un valore che ti passa tra le mani, veloce e scivola via.

    Dio si sporca le mani, non sta alla finestra a guardare;
    Dio non giudica, ma interviene;
    Dio non calcola, ma agisce secondo il battito del suo cuore:
    prende su di sé la lebbra dell’uomo: il peccato, la “piccineria”,
    ciò che ci rende la vita smorta, pallida e ci fa marcire dentro.

    È vero il contagio c’è, avviene, ma al contrario:
    è Gesù che contagia l’uomo con l’amore che apre a nuova vita.

    Ecco, amici, questo é il vero volto di Dio:
    un Dio che non si avvicina solo a chi se lo merita,
    ma che decide di sporcarsi le mani perché conosce la lebbra
    che ci chiude su noi stessi e ci allontana dagli altri.
    Anche noi oggi chiediamogli di toccare la nostra lebbra:
    “Se vuoi, Signore, puoi guarirmi dentro dal mio pallore!”.

    I nostri draghi possono essere vinti, sono stati già vinti:
    ce lo dice Gesù, non è una favola. Una vita nuova è possibile.

  22. Lyxos ha detto:

    Grazie, don Mauro, per la spiegazione, devo dire che anch’io, come Lidia, non ci avevo capito nulla. E comunque continuo a non capire il nesso con le citazioni sopra riportate, ma non fa niente. Io penso che per chi sceglie il celibato per il Regno dei Cieli nella sua vita devono essere profondamente vere, e farsi realtà, quelle parole di S.Teresa d’Avila “Quien a Diòs tiene, nada le falta, solo Diòs basta”. Tutto il resto, qualsiasi altra motivazione per quanto bella e profonda possa essere, non regge, alla lunga non regge, non funziona. Naturalmente anche questo, come ogni amore, è un processo dinamico, mai statico, e bisogna avere il coraggio, spesso, di mettersi in discussione e tornare su sé stessi, non fosse altro per ri-scegliere, di volta in volta, con maggiore consapevolezza e profondità. Questi ‘magici momenti’ di messa in discussione vengono, nella maggior parte dei casi, stimolati da eventi esterni destabilizzanti. Bene, è suonata la sveglia, è una cosa positiva. Chi sceglie il celibato per il Regno dei Cieli deve mettere il suo cuore di carne –di carne- in Dio, in ciò che ama. Penso che l’autore dello scambio di mail abbia solo adesso raggiunto la piena consapevolezza di non aver ricevuto molto in cambio. Ma chi gli ha promesso che lo avrebbe ricevuto dagli altri? Del cento per uno te ne accorgi quando smetti di cercarlo, ma il tesoro nascosto non lo trovi se non lo cerchi, e quando pensi di averlo al sicuro con te si nasconde di nuovo. Quando la fanciulla smetterà di chiedere scusa per cose che non ha fatto, il che avverrà molto presto –e lo auguro ad entrambi-, il nostro eroe si ritroverà al punto in cui si trova adesso. Dice bene ‘lei è la mia rinascita’, infatti è proprio così.

  23. Ester ha detto:

    È un po’ di tempo che leggo le discussioni di questo blog, ma non ho mai scritto, per una sorta di pudore o qualcosa di simile. Oggi mi sono decisa. Il nome Ester, l’ho semplicemente preso in prestito dalla Bibbia, da una delle storie che decisamente preferisco.
    Già dalla discussione sul celibato uguale per uomini e donne, avrei voluto scrivere queste righe, poi la discussione si è fermata e mi sono fermata anche io.
    Sono una celibe e vivo da celibe da ormai 16 anni. Non molti, ma nemmeno pochissimi. Quanti bastano per comprendere un po’ il tizio della mail dell’incipit.
    È con lui che vorrei dialogare. Lui che non riesce neppure a piangere con quelli che vivono con lui. Lui i cui momenti di felicità sono stati troppo pochi. Lo vorrei fare con l’attenzione di chi ‘si toglie i sandali dai piedi perché il luogo su cui si trova è sacro’. Dunque con un’estrema delicatezza. E forse vorrei che queste parole fossero un timido abbozzo di carezza su quel dolore così pungente.
    Ognuno è libero di pensare se Tizio (lo chiamo così) ha torto o ragione, se è chiuso in se stesso o incapace di vedere… io penso solo che sia una persona che soffre, ad un bivio assai delicato della sua vita.
    La sua sofferenza la comprendo perché da celibe mi sono innamorata di un uomo poco meno di quattro anni fa. Le reazioni le medesime. Si fa il bilancio della vita e si arriva a dire: è stata tutto un fallimento, perché non c’è niente che regge di fronte all’innamoramento, la sua unicità ha la capacità di offuscare tutto il resto. Che sia bene o sia male non lo so. È così, non è né bene né male. Certo l’innamoramento cambia lo sguardo su di sé, su chi ci vive accanto, sulla realtà stessa. E questo io credo sia un bene. Perché? forse perché ci fa vedere cose che prima non vedevamo. Compreso il fatto che i ‘miei compagni di viaggio’ non mi capiscono, che tra di noi ci sono dinamiche che spesso ci fanno essere dei buoni soldati, più che degli appassionati di Cristo, e tante altre cose che non è difficile immaginare. A volte tutto questo è vero e quando ci si accorge si rimane sgomenti. Sembra che tutto crolli. L’unico verdetto possibile più o meno suona così: “ho sbagliato tutto, ho buttato via la mia vita, non mi ero accorta, non avevo considerato tutte le cose, la mia libertà era condizionata, ero troppo giovane… e poi qui mi hanno imbrogliato, non vivono quello di cui si parla, e chi più ne ha più ne metta”.
    Unica àncora di salvezza dentro questo mare in tempesta è l’uomo di cui mi sono innamorata. Lui mi fa vivere, mi ridona moltiplicato tutto quello che io ho perduto. E qui sì che l’innamoramento è pericoloso perché acceca. Fa vedere solo una faccia della medaglia. Ma in quello stato non si capisce, non si è in grado di capire.
    Non so se le dinamiche per una persona sposata sono le medesime. Non è la mia esperienza, quello che ho vissuto l’ho vissuto da celibe e da celibe non si è disposti a rinunciare a quel ‘tu’ che si è incontrato. Non pensiate che troppo facilmente si riesca a pensare a Gesù, d’un sol colpo non si vede più neppure Lui, Lui a cui si era dedicata l’intera vita e non per scherzo! e Lui ‘non basta più’. questo si pensa e si sente!
    Qui comincia la lotta, seria e profonda. Non giudico chi lascia o chi ha lasciato. Io ho deciso di rimanere, ma non è stato semplice per niente. Non lo è. Ognuno sa della sua lotta per cogliere quella verità di cui si parlava all’inizio di questa discussione e che deve ‘esplodere’ nella vita di ciascuno di noi.

    Scusate, ho finito il mio tempo a disposizione (ma voi come fate a leggere tutto e a scrivere così tanto?) pensavo di essere più breve. Intanto pubblico questo altrimenti finisce che mi fermo di nuovo. Continuo la prossima volta, sempre se pensate che queste cose siano utili!!!

  24. Ribelle ha detto:

    Anche io ,prima della spiegazione di D Mauro,non avevo capito affatto il senso di quella mail!!!!Ora posso solo rimanere in silenzio,per due motivi:
    1)perchè una persona sposata(come me) può solo intuire i problemi, sentimenti e le difficoltà di chi ha fatto una scelta diversa e dunque non ha diritto di proporre le sue soluzioni o dare i suoi giudizi
    2)perchè le crisi vocazionali(o che comunque riguardano il proprio stato di vita,il discorso riguarda anche il matrimonio!)non si risolvono con un bel colloquio o un bel consiglio(per quanto ci si rivolga a persone in gamba),ma creano sofferenze profonde,che hanno bisogno di tempo e di una “crescita da dentro”molto,ma molto,personale.
    Al più,può essere giusto che la persona in crisi si sostenga(per quello che riesce) e,soprattutto, sia sostenuta,dalla preghiera di quelli che la conoscono…in fondo c’è una bellissima preghiera di inizio messa che chiede proprio che “non prevalga in noi la forza del nostro sentimento,ma…”;in certi problemi,è necessaria una tale crescita interiore e una tale “conversione” dolorosa rispetto ai propri sentimenti…..che solo Dio può realizzarla!

  25. Mauro Leonardi ha detto:

    La storia continua…..

  26. Polifemo ha detto:

    … ma come …zzo si fa….

  27. Polifemo ha detto:

    Scusate ma dopo che don Mauro ha scritto che vuole l’intervento di qualche maschio non ce la faccio proprio a trattenermi. Ma caro don Ma’, ma al suo amichetto un paio di palline di quelle sode non gliele potresti regalare? Perché mi sa che gli mancano proprio quelle. Già un maschio che inizia dicendo “io sono una persona buona” mi sembra una femmina! Ma pensaci bene don Ma’, non è che questo è mezzofrocetto (con tutto il rispetto…). Guarda che voi della chiesa dovete starci attenti con questi tipi perché mi sembra che siete belli inguaiati. Mo’ io non so se questo è prete, frate, o mezzo prete mezzo frate tipo quelli di cl e opusdeiani ma stacci attento, secondo me maschio del tutto non è. Ma cos’è ‘sta storia del “quando agli altri non piaci?”, “il peggior tipo di dolore è quando sorridi solo per impedire alle lacrime di cadere”, ma dove l’hai preso don Ma’? Ma stacci attento!!! Alla larga! Secondo me je devi dì de parla’ chiaro bello papale papale coi suoi fratelli preti o quello che sono che nun je sta’ bene de vive in casa con le facce lunghe. Cioè, questo se a deciso de ‘ndà avanti pe’ quella strada der celibato.

    Ma se ai deciso che quella è la tua strada – e mo’ me rivolgo a te, bello mio che scrivi – dalle donne stacce alla larga. La paglia con il fuoco brucia, de che te meravigli? E poi non lo sai che le donne sono molto più forti de’ noi nel giuoco dell’amore. Te l’ha detto bene Sciagurata (non pe’ niente l’unico maschio qui dentro): il ricattino. Mi stai facendo soffrire, ma io sono qui brava che soffro e non dico niente. Ma vattene a fa’ l’ovo, je direbbe un omo.

    Ester vabbe’ tu si me sei piaciuta e stavo quasi per piagne. Ma la storia del fatto che ti sei innamorata anche tu quattro anni fa, non ho capito bene come è finita. Cioè t’ha cambiato lo sguardo e poi? Sei ancora innamorata e rimani celibe? Boh… io a voi donne non vi capisco…

    Comunque don Ma’ io so così. Se nun va bene nun c’intervengo più su sto’ blog. Sinceramente a me mi piace, però troppe pippe mentali. Le cose o so’ bianche o so’ nere. Quando vado a messa – non sempre – sento certe prediche… nun se capisce gnente, un po’ come certi interventi qui. Secondo me è la stessa razza di preti e di frati che poi scappano con la catechista. Ma, dico io, se vojo sentì Santoro me ne sto a casa che c’ho la tele, i piedi sul tavolo e la bireta. O no?!
    E all’amico tuo dije de fa ‘na bella confessione, e de ricomncia’ e de stacce attento con le donne. Che poi è quello che devo fa’ pure io.
    Post scrittum: ma voi della chiesa dovete tornare a prima, quando le cose erano bianche o nere, tipo Juve. Capito? Vabbe’ mi sa che su ‘sto blog de calcio nun ce capite gnente.

  28. fefral ha detto:

    No polife’ resta qua! C’è bisogno di maschietti qua dentro!

  29. la sciagurata rispose ha detto:

    bravo polifemo!! ma tu non eri quello che c’ha un palla sola?
    sarà di ferro allora.
    comunque se resti ci divertiamo un po’!!

  30. Lidia ha detto:

    Polifemo, che ridere :D pure in romano!! Che tajo. però secondo me il tizio della mail sta male davvero, secondo me pure gli uomini veri quando stanno male alla fine lo dicono così: sto male, le lacrime, gli altri etc. e non sinifica che siano gay. Cmq resta con noi ti prego!
    Poi, posso essere sincera sincera sincera? Don Mauro, lei secondo me non dovrebbe postare più mail private. Certo io e nessun altro ha idea chi sia Tizio, ma guardi quanto stiamo a spulciare la sua vita, è un effeminato, è un addolorato, ha bisogno d’aiuto…fossi io mi incavolerei. Eppoi non ci si capisce niente (anzi gnente) lo stesso…’sta ragazza che chiede scusa, che dovrebbe odiare…sembra un po’ nevrastenica pure lei. E non so se lo sia, o se soffre solo. Cmq mi pare mezza nevrastenica davvero. E pure lei portata sulla pubblica piazza…va bene l’anonimato e tutto, ma insomma…mi pare di entrare nella vita della gente così a buffo…
    Ma magari può servire per far capire come si soffre da celibi e che non è tutto rose e fiori…ccertamente storie di vita vissuta sono moto più interessanti dela teoria ma a me imbarazza molto leggere le parole di Tizio, ecco.

  31. Adri ha detto:

    HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA concordo con lo sciagurato

  32. Adri ha detto:

    Cavoli don Mauro, in effetti Lidia ha un po’ ragione… Anche io credo che se fossi nei panni delle persone di cui parla mi arrabbierei un sacco. Le cose che riporta di queste persone sono anche parecchio toste.
    Però Lidia… Secondo me (non sono sicura) sono sì vicende reali però molto, molto, cambiate di contesto e non so se le persone interessate riuscirebbero a capire che si parla di loro. Spero…!

  33. Adri ha detto:

    Senti Polifemo: è vero, ce fai tajà (te l’assicuro) però cavoli mi sembra anche eccessivo dire che scrivere: “il peggior tipo di dolore è quando sorridi solo per impedire alle lacrime di cadere” è un po’ da frocetti e così via… Perché credo che anche un uomo possa soffrire tanto quanto una donna ed esserne consapevole. Anche se non lo dimostra. QUindi… Boh ma per una volta che un tizio riesce a dire una cosa del genere lascialo stare no?
    io sono un sacco d’accordo con Sciagurata riguardo al dolore di non sentirsi voluti bene da chi ci sta intorno… Fa soffrire moltissimo, è vero, però poi o si cerca di andare incontro a queste persone e si cerca un po’ di capire il perché (forse, forse è colpa nostra)oppure pace… No perché soprattutto per quanto riguarda quella che qualcuno ha chiamato “vita in comunità” (che c’è anche a scuola, all’università, al lavoro) non puoi mica pretendere di piacere a tutti. Poi per carità, si fa il possibile e magari cerchi di capire se sei tu il problema. Si vede che questa persona soffre moltissimo… Però non è che oltre a soffrire ti stai piangendo un po’ addosso? Hehe… Perchè a volte anche quello può essere un ostacolo per riuscire a farsi voler bene.

  34. Dory ha detto:

    Innanzi tutto sono felice dei nuovi interventi maschili: Tutti molto efficaci! Anche secondo me l’uomo in questione soffre molto e non è effemminato. Vero è che in genere gli uomini sono molto restii a parlare dei loro sentimenti soprattutto se sono emozioni che hanno a che fare con la sconfitta. Non mi stupisce che non abbia detto nulla nella comunità di cui fa parte. per lui sarebbe come ammettere di non avere “le palle”….
    La lettura del libro di Don Mauro mi ha fatto capire che qualunque scelta (matrimonio, celibato, sacerdozio) è complessa e difficile, che ognuna di esse – se vista da una prospettiva integralmente umana – non esclude l’altra, ma anzi la valorizza. Che..In tutti questi percosi ci può essere la sofferenza. Perchè tutti mettono in gioco l’amore che significa sempre perdersi un pò a sè stessi per dare felicità agli altri. E la sofferenza più grande è la solitudine o l’indifferenza. Quel “sorriso celato di lacrime” di cui parla il protagonista, quella sensazione di incomprensione ed estraneità rispetto alle persone che prima facevano parte di te. Capisco molto bene questa sofferenza e questa solitudine come donna sposata, ma secondo me nel celibato c’è qualcosa di più…Proprio perchè si è scelto di legarsi a Gesù in un aspetto di gratuità e “anonimato” che rende questo legame assoluto, più del matrimonio (che infatti è regolato da un’istituzione). E per far capire questo “di più” non parlo di matrimonio o celibato, ma di un’altra esperienza che può essere comune ad entrambe le categorie: l’eucarestia. (Continua)

  35. Dory ha detto:

    E’ un pò che non mi accosto alla comunione…E mi manca terribilmente. Perchè a volte, non sempre, sento proprio Gesù che “mi cambia” da dentro, che fa scorrere nuovo sangue nelle mie vene, che mi eleva a pensieri più alti…Lo sento proprio dentro di me. Il mistero della transustansazione, in quel momento, non mi pare affatto un mistero, perchè la sento operante dentro di me…Sono attimi bellissimi di “Comunione”…Ecco…Chi ha scelto il celibato, secondo me, idealmente vive un pò così tutte le sue giornate e deve essere una cosa meravigliosa…
    Ma se un giorno ti svegli e…quella Presenza in cui tutto avevi affidato non c’è più? Se cerchio di rinnovare quell’Amicizia, quella confidenza, ma non ci riesci più? Se prima coloro con cui condividevi questa scelta ti sembra che parlino un’altra lingua??? Sfido io che ti cade il mondo addosso…E allora è chiaro che qualsiasi “distrazione” (uomo o donna) ti sembra riempire quel Vuoto, quel vuoto che ti fa così paura.
    Ricordate? per me c’è un filo rosso tra la donna che si innamora e in questa “sbandata” riesce a ritrovarsi, la samaritana e quest’uomo in crisi di vocazione…Cercano tutti L^AMORE. Si sentono soli. hanno sete, hanno fame. E se hai sete e hai fame…Magari fai anche delle cavolate. Grandi. E ti soffermi su occhi che prima non avresti neppure notato… Non c’entra il “non avere le palle”, non c’entra evitare di “mettere la paglia vicino al fuoco”: se il tuo cuore è pieno … nessuno può entrarci se tu non vuoi. Se il tuo cuore è un deserto…Satana ti viene a tentare è capitato pure a Gesù. E anche lui si è sentito così solo da gridare la Padre..perchè mi hai abbandonato? Non credo che a Gesù (uomo) sia mancato il coraggio…Anche Madre Teresa di Calcutta sperimentava questo vuoto e alcuni suoi scritti sono testimonianza struggente di questo tormento. e come uscirne? Non so. Io anche mi sento tanto così ora. L’unica cosa…Forse quell’uomo dovrebbe cercare di trovare il coraggio di parlare. Di non rimanere solo e convinto della propria indegnità. Sconfiggere l’orgoglio e la paura. Confessarsi. Anche se è una roba difficilissima lo so. E ritrovare quell’Uomo che, sono certa, non vede l’ora di parlargli e di dargli di nuovo da bere un’acqua che non termina e che sempre disseta.

  36. Mauro Leonardi ha detto:

    Grazie a tutti! Vi posso rassicurare che le persone della mail (lui e lei) sono molto contente del dibattito che si sta accendendo e lo seguono con molto interesse. Prima di copiare le loro cose ho chiesto ben chiaro il loro permesso e loro erano proprio d’accordo. L’ho fatto anche perché stavo un po’ nei guai e non sapevo che pesci prendere e così ho pensato… mi faccio aiutare da quelli del blog! quindi tranquilli… ci seguono e leggono tutto, anche se credo proprio che non interverranno. Sono lì belli tranquilli e coperti dal contesto inventato che li difende. Anzi, può essere che se ci impegnamo tutti li aiutiamo davvero…

    Post scriptum per Polifemo (“scriptum” Polifemo, non “scrittum”). Sono contento che ci sia anche tu anche se non condivido il tono ironico che usi per certe cose scritte dalle persone del blog. E poi… lascia stare i colleghi (… scherzo! ma non troppo…)
    P.P.S. e poi un po’ sono infastidito dal fatto che sembra che l’unico maschio qui dentro sia Sciagurata! e io? ma si… mi faccio una risata perché il Milan ha vinto (hai visto Polifemo che so riconoscere il rossonero dal bianconero?)

  37. Polifemo ha detto:

    Don Ma’… per me scrptum e scrittum so’ uguali

  38. a ha detto:

    Ma vi siete chiesti perchè questo argomento ha così tanti interventi? io credo perchè il blog e l’anonimato,permettono all’anima,quella vera ,di venir fuori,così puoi dire le tue paure e le tue fragilità,e non ha importanza essere uomini o donne…e non importano le parole pungenti di chi definisce “frocio” una persona solo perchè piange! qui puoi scrivere i ‘miei compagni di viaggio’ non mi capiscono, tra di noi ci sono dinamiche che spesso ci fanno essere dei buoni soldati, più che degli appassionati di Cristo”.
    e secondo me,QUESTA E’ LA COSA PIU’ GRAVE!.Non la coglie solo chi è “tra i compagni”,ma si” sente” anche da fuori e tiene a distanza e fa paura e fa soffrire;c’è gente che ha difficoltà a vedere Gesù nella vita di persone troppo rigide nelle loro frasi,nel loro chiedere sempre il massimo,nel loro farti finire come un limone spremuto che serve solo per essere buttato,nel tendere al 10 che non sai dare più che al 5 che ti riuscirebbe benissimo ; tanto sforzo,tanto impegno e il rapporto umano è scarsissimo!lo si passa per distacco,per persone che hanno tanti impegni,una giornata squadrata,anzi è misura del tuo essere maturo e adulto,il sapere stare da solo (psicologicamente e affettivamente parlando)ma alla fine,senza calore(vero)umano,si muore dentro.Davvero il cristianesimo è così esigente da rendere disumani?

  39. la sciagurata rispose ha detto:

    però a me sta storia di cicip e ciciop che fanno i guardoni mentre noi parliamo di loro nel blog, non piace.
    quindi lei l’ha schiodato alla fine..

  40. fefral ha detto:

    non ho capito qual è la cosa più grave, puoi spiegarti meglio? A me pare che potersi confrontare liberamente nel blog coperti dall’anonimato sia una cosa positiva

  41. Ester ha detto:

    Mi rimetto a scrivere e so già che non riuscirò a finire.
    a. (ma chi sei?)hai proprio ragione: “questa è la cosa più grave”! ma il mondo non si cambia con la bacchetta magica, neppure quello dei celibi!

    Dunque io sono rimasta. Sembra semplice dire così. Ho capito, l’ho salutato e ho ripreso la mia strada.
    Non è così semplice. Questo accade nei film. Interiormente è tutto più complicato, ma anche terribilmente più bello.
    Parto dal presupposto che tutti noi ci prendiamo seriamente, prendiamo seriamente la nostra vita. Almeno io sono così. Neppure nel momento più idilliaco ho smesso di domandarmi cosa fare. Nero o Bianco?! Ma anche questa non è la domanda giusta! Ha già a che fare con un giudizio, con una morale, con ciò che forse nessuno di noi realmente è (intendo dire che la vita ha più spesso le sfumature del grigio che non i connotati del nero o del bianco, e non intendo dire che occorre avere una doppia vita! Spero si capisca).
    Allora la domanda seria è stata ‘chi sono’.
    All’inizio ho provato a dire qualcosa, di molto velato, a chi abitava con me… e in questi casi tutti si spaventano. È una crisi vocazionale! Bisogna che preghi di più, che ritrovi i motivi per cui un tempo avevi fatto questa scelta. Leggi quel libro e fai quel passo… e io sempre più distante perché i motivi per cui avevo scelto non avevano più senso. La vocazione non è un abito che ad un certo punto ti viene cucito addosso e se si fa uno strappo basta semplicemente andare a riprendere la stessa stoffa e metterci una bella ‘toppa’. E meno male che non è questo. La vocazione è la mia vita, cioè sono io. Io sono la mia vocazione. Non so se si capisce. Per usare l’immagine di prima, è la mia pelle, non semplicemente l’abito che mi viene messo addosso. E quel nome unico che è il mio, il nome sulla pietruzza bianca di cui parla l’Apocalisse! Insomma penso di essermi spiegata. In questo senso penso che siano azzeccate le citazioni all’inizio della discussione. “Pietro sta tradendo Pietro tradendo l’Amico”!
    Allora il punto, il punto di svolta è stato comprendere che quell’uomo non era arrivato come uno sbaglio nella mia vita. Tutto questo non l’ho capito da sola. Ho avuto un grande aiuto da parte del prete che mi seguiva: “Forse per te è un dono”.
    E se è un dono come accoglierlo? Perché non prenderlo?
    Ho dovuto mettere dei paletti. Li ho dovuto mettere a me stessa, li ho dovuti mettere per custodire anche quell’uomo. Ho accettato di fare un lungo percorso. E meno male che mi ero innamorata di una persona intelligente, di uno che c’è stato, senza forzare i paletti e senza salutarmi di punto in bianco. Ma questa è la parte che ha fatto lui, in realtà molto più ‘bravo’ di me (e qui spezzo una lancia a favore dei maschi!).
    Un dono da custodire, prezioso perchè mi ha svelato una parte di me facendomi capire che quello che amava in me ero io, io così con questa mia vocazione celibe ‘sulla pelle’.
    Ne è nata una relazione di amicizia unica. C’è stata anche la necessaria distanza. Ci sono state le lacrime! queste benedette lacrime! Oggi sono qui e scrivo. Penso a quella meditazione di Giovanni Paolo II che d. Mauro ha pubblicato nel suo libro e credo che sia bellissima…
    Alla prossima

  42. Adri ha detto:

    Io non ho capito cos’è che si coglie e che è gravissimo e neanche perché il cristianesimo è così esigente da rendere disumani… Potresti spiegarti meglio A.? :)

  43. Mauro Leonardi ha detto:

    Non fanno i guardoni. Leggono ma – per motivi a me comprensibilissimi – non voglio intervenire. Diciamo che loro (e anch’io un po’…) ci speravano che venisse fuori una Discussione bella come questa. Se l’ha schiodato o no, caro Sciagurata, non te lo dico perché sono c… loro (aiuto Polifemo mi sta contagiando!).

    E forse a. un po’ di ragione ce l’ha…

  44. fefral ha detto:

    ma sì che l’ha schiodato, sciagurà. Si capisce fin dalle prime righe. E mi chiedo come sia possibile che nessuno abbia capito di cosa si parlasse prima delle spiegazioni di don Mauro: a me pareva chiaro fin dal principio.
    Su chi scrive riguardo al disagio di parlare di questi due, beh, se hanno chiesto loro a don Mauro di pubblicare la loro storia devono essere pronti anche alle critiche. Ovviamente giudichiamo quello che è scritto, e da quello che è scritto io sono rimasta perplessa: lui mi sembra un immaturo, uno con la testa e il cuore di un adolescente in cerca di conferme, lei un’egoista, una che non sa amare (che significa “dovrei odiarti”? Cazzo, dovresti amarlo invece, amarlo davvero, come l’uomo di cui si è innamorata Ester ha dimostrato di amare lei: rispettandola e aiutandola a venir fuori dal pantano in cui era finita, mettendosi da parte e senza farle sporchi ricatti facendo leva sui suoi sensi di colpa)
    Immagino tuttavia che la situazione sia molto più complessa di quella che appare dalle poche righe pubblicate, ed è un peccato che i diretti interessati non vogliano spiegarci di più. Ma abbiamo solo queste poche righe e su queste ragioniamo.
    Ribelle, non capisco sinceramente perchè una persona sposata non possa dire la sua su questa situazione. Io mi sono trovata più volte a sentirmi far prediche sul mio matrimonio da celibi che non sono mai stati neppure fidanzati. Permetti che di amore qualcosa forse ci capiamo qualcosa anche noi madri e padri di famiglia?

  45. fefral ha detto:

    grazie Ester!

  46. a ha detto:

    Dal comportamento e dalle parole di alcune persone,si coglie questo messaggio:SE VUOI ESSERE DAVVERO CRISTIANO,DEVI ESSERE FORTE PSICOLOGICAMENTE,AMANTE DEL DOVERE A TUTTI I COSTI,LIBERO INTERIORMENTE AL PUNTO DI NON AVER BISOGNO DI CONDIVIDERE QUASI NULLA,DI NON POGGIARTI A NIENTE E NESSUNO…INSOMMA CI VUOLE QUASI UNA PERFEZIONE GIà IN PARTENZA!Non vedi tanti(tuoi fratelli)così simili a soldati che non deviano mai?se non riesci pazienza!magari con il tempo,migliori…

  47. a ha detto:

    @ester molto bello quello che scrivi!!!!
    rispondo al tuo” a (ma chi sei?)”ovviamente una persona che vuol restare anonima;per il significato di quella a?diciamo che è molto tempo che sto male dentro,ma mi vien più o meno detto ,che è giusto così,puoi scegliere tra vederla in modo spirituale(intendo una prova o una cosa da offrire)e l’aspettare un eventuale miglioramento con il passar del tempo.
    Ecco,siccome la seconda cosa non succede e la prima è difficilissima ,mi sento quasi completamente distrutta,e ormai rispondo solo con “Ah!”(il mio nick name,appunto)Comunque non credo di partecipare ancora a questo blog,non vivo il celibato e ho tanti problemi miei.Siete comunque molto in gamba.grazie.

  48. Mauro Leonardi ha detto:

    A me se smetti di partecipare, spiace.

  49. MM. ha detto:

    Ma possibile che il nostro celibe non abbia un amico fra i suoi “fratelli” con cui parlare di questo? Questo mi rattrista..forse c’entra con quello che dice a. con il perfezionismo disumano..e forse un tipo di fraternità che prescinde dall’amicizia vera..possibile che nessuno dei suoi fratelli si sia reso conto di come sta? non si guardano mai in viso???

  50. fefral ha detto:

    l’ha scritto: è convinto di non piacere ai suoi fratelli

  51. Niente puntini ha detto:

    “Allora il punto, il punto di svolta è stato comprendere che quell’uomo non era arrivato come uno sbaglio nella mia vita. Tutto questo non l’ho capito da sola. Ho avuto un grande aiuto da parte del prete che mi seguiva: “Forse per te è un dono”.
    E se è un dono come accoglierlo? Perché non prenderlo?” Ester che fortuna che sei arrivata qui e che hai scritto. Che rabbia chi dice sempre: “Questo è uno sbaglio”. E’una crisi, non è uno sbaglio. E che, allora, solo la felicità e il “tutto quadra” è il segnale di una vita giusta? Hai ragione capirlo è una svolta. Crisi è quel cavolo di momento in cui la mia vita dalla sveglia allo strucco non c’entra con quello che avevo dentro fino a ieri, con quello che ero fino a ieri. I preti, a volte, sono una svolta. L’importante è, per me, che si ricordino che non ho bisogno di un buon prete ma di Gesù.

  52. Anonymous ha detto:

    Sono tantissimi gli interventi..grazie.comunque con tutta la mia poverta’,posso dire che nessuno ha il diritto di dire lei sbaglia,lui e’ una belva come lui puo’ pensare che direbbero i suoi fratelli.Nessuno deve giudicare nessuno,anche se umanamente siamo cosi’ poveri,che ci sentiamo piu’ bravi degli altri.io a questa persona che e’ in crisi..direi ben venga la crisi,nel momento che c’e’ una crisi,non siamo piu’ gli stessi,ma stiamo cambiando dentro di noi.Non farti mille paranoie se i tuoi fratelli non ti capiscono.Purtroppo non tutti riescono a mettersi nello stesso piano della persona che soffre,e non prendertela se non ti capiranno,perche’ forse non ne sono capaci,o sono poveri,non tutti hanno la grazia di fermarsi con quella persona,guardarla negli occhi,capirla,piangere o ridere con lei..o con lui.forse tanti vogliono rimanere sul loro posto per non approfondire anche se stessi,senno’ vanno piu’ in crisi di te.Grazie a DIO nella mia vita ho conosciuto una suora,un sacerdote spettacolare ,un bambino speciale dico speciale perche’ ha una malattia rara,e devi sapere che a volte bambini cosi’ ti amano tanto e ti fanno capire il vero senso della vita,rispetto anche a delle persone che hanno intrapreso una vocazione come la tua,o altre,ho conosciuto tante persone spettacolari,che non mi hanno mai giudicato ,ma mi hanno accolta per quella che sono,e si sono messi sul mio piano per capirmi,ed e’ stato un gran regalo di DIO questo.Anche io non sono stata capita da persone che voglio bene,o che ho provato un amore forte.si mi faceva soffrire questo,poi ad un certo punto ho detto,ciao non voi capi’ ?statte bene,e ho continuato la mia strada senza loro,certo non e’ stato facile,pero’ non posso soffrire per persone che non mi hanno capita o aiutata,e’ facile sai, non mettersi in discussione,ma se non si fa,o non c’e’ crisi…ma come si cresce,percio’ se vogliono rimanere cosi’, ho detto va bene,allora cammino tutti i giorni,con le persone che Dio mi ha messo sulla mia strada.Cerca di parlare con qualcuno che puo’ aiutare te,nella tua crisi e questa ragazza,non lasciarla sola perche’ sbaglieresti,anche lei ha un cuore come il tuo fatto di carne,e sara’ sensibile anche lei, non e’ un giocattolo il cuore ha bisogno di sostegno….non lasciarla senza una persona buona che possa aiutarla,perche’ tutte e due davanti agli occhi di DIO siete uguali,e nessuno dei due deve essere lasciato solo..sola.cercate con calma di capire nel vostro cuore cosa volete,DIO E’ AMORE,e ci ha fatto per amare,se voi vi amate,a prescindere della tua vocazione del celibato,buttati e vedi come va.Senno’ datti un po di tempo per stare solo,e anche a lei,dagli il tempo di stare sola,o cercate di stare piu’ tempo insieme,per vedere come va,,e dopo incontratevi con la persona che davvero vi puo’ aiutare a fare il vostro bene,come Gesu’ vuole il nostro bene e la nostra felicita’,poi certo se tu che hai una vocazione al celibato,ti accorgi che e’ piu’ forte dell’ amore che provi per quella ragazza..vai avanti anche con fatiche..ma se ti accorgi che lei e’ quello che il tuo cuore fa battere..scegli lei.Non sentirti mai giudicato o addiritura una belva,tutti andiamo in crisi,e io stimo piu’ quelli che vanno in crisi elo ammettono e che si innamorano ,come puo’ capitare normalmente,che quelli che vanno in crisi e scappano,per dimenticare,e non vogliono affrontare,o che fanno finta di nulla,per non mettersi in discussione,e hanno paura del giudizio degli altri.ma chi siamo noi…per giudicare 2 persone che si innamorano,ma cerchiamo di aiutarle,e comprendere,e aiutarli a tutti e due.tifo per voi ragazzi. un abbraccio VANESSA

  53. Paola ha detto:

    Quando si sta così male, forse, è meglio permettersi il lusso di sbagliare piuttosto che rimanere chiusi e impietriti con la propria rabbia. E allora lui dovrebbe gridare “ai suoi vicini” che non lo hanno amato, non lo hanno aiutato ad essere fedele alla sua vocazione, sono stati d’inciampo. Non siamo Tarzan e Jane: non ce la facciamo a portare avanti la nostra vita da soli. Secondo me il problema non è la fanciulla, sono “i suoi cari”. E lui deve intervenire, anche con un po’ di violenza.

    Adoro questo blog e devo stare attenta a non distrarmi, quando lavoro, perché passerei la giornata a seguirlo…

    Sembra, e credo che lo sia davvero, un’oasi di persone che sanno volersi bene …

  54. Lyxos ha detto:

    “La vocazione è la mia vita, cioè sono io. Io sono la mia vocazione. Non so se si capisce.” Si capisce molto bene, Ester. E’ proprio vero quello che dici e molto bello quello che hai avuto il coraggio di scrivere. La mia vocazione cresce con me, perché io sono la mia vocazione. Qualunque essa sia. Ritorna di nuovo l’importanza dell’essere. Il protagonista di questa storia farebbe bene a domandarsi, ma io chi sono? E rifletterci per un po’ di tempo. Non dovrebbe domandarsi io cosa ho dato e cosa ho ricevuto, non ha molto senso chiederselo in questi casi. Il figlio prodigo ‘rientrò in sé stesso’ e si ricordò di chi fosse, il fratello maggiore si ricordò solo di quello che aveva dato e ricevuto. Il Padre cercò di ricordare anche a quest’ultimo chi fosse, ma… E come posso dare me stesso a qualcun altro se solo ora sono rinato? Sto dando a lei qualcosa (qualcuno) che io stesso solo da poco ho cominciato a sperimentare. Tu Ester sei stata fortunata, o comunque Dio ti ha aiutata, ma anche scommetto che hai avuto tempo, è necessario avere tempo.
    Certo, chi convive con lui ha la sua buona parte di responsabilità. Ma… in questi casi si cercano persone che ci comprendano. Non è detto che li si trovi nelle vicinanze. Non è detto neanche che si cerchino queste persone che ci comprendano. Si cercano quando, per qualche motivo, la situazione non si può più portare avanti da soli. Il nostro protagonista inizia la sua mail con ‘io non ce la faccio più ad andare avanti così’. Però finora, ce l’ha fatta. Se io voglio posso nascondere qualunque cosa a chi mi sta accanto, anche a chi vive con me tutti i giorni, anche ad un amico e addirittura anche a me stesso.

  55. Lidia ha detto:

    Beh allora va bene don AMuro! Se ha chiesto a loro…perfetto :)
    Anzi, bella discussione. Certo, il dolore si sente…io sto qua a fare shopping da settimane per distrarmi dal fatto che il mio fidanzato mi abbia lasciata (tra parentesi: questa è grazia di Dio, fino ad oggi io lo shopping lo odiavo, lo facevo o col mio fidanzato che mi aiutava a scegliere o praticamente come mortificazione offerta a Dio, invece adesso mi sono comprata un sacco di vestiti davvero belli e mi è piaciuto! :)), ma mentre leggevo la storia di Ester e Tizio pensavo ffra me e me che mi dovrei ridimensionare un attimo.
    Cmq. Io non ggiudico né Tizio né la sua innamorata, però ecco, io di esperienza ne ho forse poca, non come Fefral che è sposata o Ester che “ci è passata”, ma a me sembra che l’Amore con la “A maiuscola” sia ben altro che ciò che ti fa battere il cuore e basta.
    L’amore è, penso, progettualità, è volere il bene vero dell’altro (perciò “ti dovrei odiare” mi sembra tanto strano…), è disponibilità etc etc etc. Insomma, una cosa è che Tizio si sia innamorato, una cosa che è che ami la ragazza. Idem per lei. Se l’amore può nascere come un bisogno, dal bisogno di sentirsi amato e compreso e apprezzato, ma non può rimanere a quello stadio. Insomma, se da una parte l’amore terapeutico esiste davvero (per esempio in “Will Hunting- Genio ribelle”, vabbè, stupidaggine, butto là, o in “Qualcosa è cambiato”) dall’altra non può restare per sempre “terapeutico”. Insomma, Ragazza può aiutare Tizio a stare meglio, ma non per sempre: Tizio deve imparare a stare bene anche da solo.
    E qui il discorso sui suoi compagni di viaggio. Io non oso dire nulla, perché purtroppo so bene che ci sono persone che per quanto buone siano, niente da fare, vivono di “carità” e non di affetto – però magari dovrebbe cercare degli amici veri, che sicuramente ci sono anche fra i suoi fratelli. Io ho vissuto situazioni simili da amica di persone che hanno lasciato il cammino di vivere nel clibato, e devo dire che anhce se fa paura questo argomento l’unico modo per aiutare è l’affetto vero, qualunque scelta la persona compia. Auguro di cuore a Tizio e Ragazza di trovare amici così.
    Dai, noi tifiamo per voi – perché ciascuno di voi capisca cosa fare. Io mi sentirei solo di dire quello che consigliano nella scelta del fidanzato (ehm..): guardare non nel breve, ma nel lungo periodo..
    Prego tanto per voi! Domani è Ss. Cirillo e Metodio, patroni dei popoli slavi e da slavista sono molto devota a questi due santi, vi raccomando a loro!

  56. Lidia ha detto:

    (PS: che sfortuna però, due grandissimi santi, una grandissima storia, Copatroni d’Europa…ma proprio il 14 febbraio, che nessuno se li fila di pezza e tutti pensano a s. Valentino – ovviamente versione commerciale americana-?!!! nessuno si ricorda mai dei miei Cirillo e Metodio…)

  57. Mauro Leonardi ha detto:

    Questo commento è stato eliminato dall’autore.

  58. Mauro Leonardi ha detto:

    Vanessa sei grande! Cercherò di fare tesoro di quello che mi dici per questa occasione e anche per tutte quelle che si presenteranno in futuro. Soprattutto nei primi anni del mio sacerdozio non sono stato capace di aiutare come tu mi suggerisci… dopo un po’ ho imparato..
    Quando si è giovani sacerdoti si è molto schiacciati dal senso di responsabilità… Il senso di responsabilità può essere davvero un grosso guaio. Tu in questa discussione fai fare una bella figura al sacerdote… e anche Ester…. ma non è sempre così. Noi sacerdoti abbiamo bisogno di molta preghiera per essere davvero liberi di portare le persone a Gesù come vuole Gesù.

    La frase “ad un certo punto ho detto, ciao non voi capi’ ? state bene…” è da Polifemo. Ma vi conoscete?

  59. zina ha detto:

    Di fronte alla capacità dialettica degli amici di fb rimango un poco ammutolita.
    Il cuore di carne che è uno solo.
    Con quello ho amato i miei genitori e mi sono ribellata contro di loro.
    Con quello ho amato e sofferto con i miei fratelli.
    Quello mi ha suggerito di guardare con maggiore attenzione un altro che non era di famiglia ma che meritava il mio interesse e il mio compiacimento.
    Con quello ho pianto e gioito ed a quello mi sono rivolta quando si ingrossavano le sensazioni e pareva che stesse scoppiando dentro. Quello mi ha avvicinato a chi aveva bisogno e mi ha indotto a porgere la mano.
    Con quello ho chiesto a mio fratello Gesù di starmi vicino ed indicarmi la strada nei momenti più bui.
    E’ il mio cuore che parla a Dio mio padre, e a Gesù mio fratello.
    E’ ancora lo stesso cuore che mi fa amare chi soffre ed ha bisogno di calore, attenzione, vicinanza, ascolto e silenzio carico di affetto.
    Oggi quello stesso cuore ama sempre e mi pare che non sia mai invecchiato nonostante la mia età progredisca verso la vecchiezza. Cos’è questa giovinezza di cuore?
    Cos’è che lo fa restare sempre fresco e pronto ad accogliere gli altri senza stanchezza o cedimenti?
    Cos’è che questo cuore di carne coltiva dentro?
    L’osservazione e l’appropriazione di tutto quanto l’amore che Cristo ha riversato su tutta l’umanità.
    Come fa chi non riesce a cogliere questo amore e soffre la solitudine?
    E’ compito nostro parlare del Verbum di Cristo e trasfondergli l’amore che Lui ebbe per noi.

  60. zina ha detto:

    ….e nessuno si ricorda che prima, molto prima San Valentino è il protettore degli ammalati di Epilessia.

  61. Ester ha detto:

    Qui si stanno mettendo insieme un sacco di cose e mi sa che io con la mia storia ho alzato un ‘vespaio’! Ci sono tante cose su cui vorrei intervenire, innamoramento e Amore, il fatto di trovare qualcuno che sia d’aiuto anche se non sono i propri compagni di viaggio, come cambia un’esperienza di questo tipo il proprio rapporto con Lui (con la maiuscola!).
    Innanzitutto ad a. anch’io chiedo di non andarsene. Che importa se non vivi il celibato? Non è mica un blog per soli celibi e anzi forse io sono una delle poche. È bella la complementarietà delle vocazioni. A. vorrei dirti tante cose, ma qui sopra non si può (ma sei così sicura che quelle due sono le uniche possibili risposte alla tua situazione?). Vorrei darti un abbraccio e questa sarebbe la cosa migliore di tutte… alla fine posso solo pregare e questa cosa, che è sublime e semplice ad un tempo, io purtroppo la so fare molto male!
    Le cose che a. ha scritto (tra le tante stasera mi butto su questa) purtroppo spesso sono vere. Si pensa che il perfetto sia il prototipo del buon cristiano (sia esso celibe o sposato o che so io). È vero che nel Vangelo c’è scritto “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro nei cieli”, ma forse il senso di queste parole è un po’ diverso dalle nostre manie di perfezionismo.
    La perfezione alla fine è una forma di sicurezza: così io piaccio a Dio, “pago le decime, vengo al tempio, non rubo, …” neppure Dio mi può dir niente! il buon fariseo che è sicuro della sua religiosità! E intanto giudica dall’alto della sua sicurezza il povero pubblicano che veramente era un ‘disgraziato’ perché faceva la cresta sulle tasse dei suoi fratelli!
    Allora come la mettiamo con i fratelli di Tizio che non si accorgono di niente mentre lui è innamorato, o con le persone che vivono con me che mi additavano subito come persona sbagliata?
    Questa è una bella domanda. Lui le deve amare di più.. io le devo amare di più. Loro si devono accorgere… Ma queste son risposte predefinite , cioè tutti sappiamo che è così, ma poi al momento opportuno cosa succede?
    Provo ad andare con ordine. Perché quando mi sono innamorata ho sentito tutte distanti? Ero io a distanziarmi o erano loro a non accorgersi? E chi non si accorge che una persona che vive con te, che mangia con te, che prega con te si è innamorata?! Si è diversi da innamorati e questo lo vede anche un cieco! Si è diversi e si comincia ad avere spazi diversi, interessi diversi, e si soffre e ci si sente diversi e si ha paura e si tace. E poi i sensi di colpa e poi la fedeltà, e poi chi più ne ha più ne metta! E più taci e più gli altri tacciono e ne nasce quel ‘bel racconto’ di Tizio che non riesce a spiccicar parola e fa ‘l’attore’ (senza offesa), perché è l’unico modo per sopravvivere! Ma la sopravvivenza non è vita! E prima o poi ci si stanca!
    E allora perché nessuno parla? Possibile che non ci sia un’amicizia leale, schietta? (continua)

  62. Ester ha detto:

    (continua)
    Io alle domande non so rispondere. Scrivo solo la mia esperienza che magari trova il tempo che trova e magari non è così per tutti.
    Cosa dico adesso dopo quattro anni? Che ci vuole tanta pazienza! Perché ancora dopo quattro anni da quella vicenda mica è tutto sistemato con la mia vita e le persone che vivono con me.
    Cosa mi ha aiutato? Oltre al prete… la vita dei santi! Ci mancano solo i santi direte voi!
    Per diversi motivi che non sto a spiegarvi o a tediarvi, mi sono imbattuta nella vita di s. Francesco. Grande santo, ma la vita sua è tutta un mistero!
    Ad un certo punto s.Francesco vive una profonda crisi (non era innamorato, ben intesi!). Non riesce più a stare con i suoi frati, non li riconosce più, pensa che stiano andando in direzione opposta alla sua. Incompreso e solo. Insomma sembra ‘Calimero’ (speriamo che non si offenda!) È un momento di rottura grande. E lui sa bene una cosa, non li sa amare! Cosa fa? Scappa! Diremmo noi oggi. Si ritira alla Verna, dove riceverà le stimmate! Francesco che non sa amare i suoi fratelli e che si allontana da loro e piange perché vorrebbe conoscere l’amore, viene segnato con i segni della passione di Cristo. Bella storia!
    Capisce Francesco che deve tornare dai suoi, che deve amarli così, da ‘crocifisso’? Macchè!!!
    Francesco torna ad Assisi ma non va dai frati, va a s. Damiano dove c’è Chiara e sta lì un mese, due… a far che? Non si sa, probabilmente a guardare con Chiara il mistero di tutto questo, ad imparare, a sentire che lui non sa amare e che quei segni nel corpo son lì a ricordargli questo! o forse a imparare che l’amore è una ferita. E quando ha imparato questo torna!
    L’amore è una ferita… chissà se è giusta questa cosa?!

    Cosa c’entra tutto questo? forse nulla, a me ha semplicemente fatto compagnia in quel frangente della mia vita! Inutile dirmi devi amarli, mi faceva solo rabbia e mi chiudeva ancora di più in me stessa e nelle mie ragioni (sono loro, non capiscono, non vedono, non sanno!). A volte la distanza serve per mettere a fuoco le cose, a dirsi con verità, io queste persone non le amo e solo allora comincia il bello. Cosa ho fatto? Ho continuato a stare, probabilmente anche a servire nelle cose più spicciole di tutti i giorni, con il cuore e la mente lontani, con la consapevolezza di chi non sa proprio fare di più e quel che fa è niente, è poco! Chè intanto ero innamorata e il resto non valeva la pena! Ho dovuto risolvere prima il mio passaggio interiore, per guardare con serenità tutto il resto. Con serenità vuol dire con verità, senza sconti né su di me né su coloro che vivono con me. E questo è il bello ed è l’inizio di una cosa nuova che non so ancora bene cosa sia, è troppo in germe, ma la percepiamo tutti. Merito del fatto che mi sono innamorata? Chissà forse anche di questo!
    E cosa dovrebbe fare una fraternità (chiamiamola così) in questi frangenti? Accorgersi che qualcuno sta male. E sarebbe bello! Il punto veramente decisivo è che il ‘debole’ non fa sconti a nessuno ed è questo che chiude nel silenzio. Cioè a volte il fatto che io sono in crisi, ha messo in discussione le granitiche certezze di altre… e non tutti son disposti a lasciarsi scalfire. Si ha paura, paura di perdere e si rimanda all’infinito.
    E invece il debole dovrebbe segnare il passo di tutti e far scoprire che la santità non è eroismo, ma ….
    E di nuovo un episodio della vita di Francesco, uno degli inizi. Stavano dormendo lui e sui primi compagni e una notte uno di loro si mette a gridare “muoio”. Tutti allarmati aspettano che Francesco vada da lui e domandi cosa c’è. Il frate semplicemente dice ‘muoio di fame’ (quelli facevano una penitenza rigorosa e non mangiavano quasi niente). E Francesco che fa? Fa alzare tutti, fa prendere non mi ricordo cosa (forse il pane che avevano con loro), e mangiano tutti con il povero affamato!
    Ecco questi sono i santi!
    Che dite ho scritto troppo? La sciagurata avrà da lamentarsi…. Ha ragione! Prometto di essere più breve!
    Notte!

  63. fefral ha detto:

    lascia perdere quel cafone di sciagurata, hai scritto delle cose belle, che si possono tranquillamente trasporre in altre situazioni che non siano una vocazione al celibato. Ora sono troppo stanca e ho bisogno di dormire, però volevo dirti grazie per esserti raccontata così.
    Ma esisti davvero?

  64. fefral ha detto:

    ” l’unico modo per aiutare è l’affetto vero, qualunque scelta la persona compia”
    è proprio così, Lidia; come è vero che ci sono persone che vivono di carità e non di affetto

  65. fefral ha detto:

    Lyxos, lyxos… deve voler dire qualcosa…
    prima di tutto è maschio o femmina?

  66. Dory ha detto:

    Ester non hai scritto troppo! hai scritto cose bellissime e profonde! E piene di speranza. Anche nel tormento…Che bello! Leggendoti è facile credere che ci sia qualcuno che vive poggiando il capo sul grembo di Gesù. Volevo solo dirti grazie per questo. Grazie!

  67. motorbiker ha detto:

    ho seguito la discussione con molta partecipazione perché mi coinvolge in prima persona.
    Mi sento e sono uno dei fratelli (magari non di tizio che non so chi sia, ma sicuramente di caio e di sempronio).
    A volte si verifica quello che dice Lidia:
    “ci sono persone che per quanto buone siano, niente da fare, vivono di “carità” e non di affetto”. questo capita nelle migliori famiglie e anche nelle comunità.
    ma molto più spesso succede quanto aggiunge:
    “però magari dovrebbe cercare degli amici veri, che sicuramente ci sono anche fra i suoi fratelli.”
    Io ho la fortuna di avere vari fratelli amici, ma amici veri. Che vedi negli occhi che son felici di vederti quando torni a casa, o che si siedono sul tuo letto per ascoltarti e fare due risate quando sei mogio, o semplicemente sai che ci sono e gli mandi un sms. E’ bello camminare con amici così, ma non è per la compagnia che si sceglie il cammino, anche se la compagnia è importante.
    Tornando alla storia di cui si parla, ne ho vissute di analoghe molto da vicino e con esiti diversi.
    Non si diventa amici in queste circostanze, o si è in confidenza da tempo o la cosa migliore è voler bene sapendo servire, pregare, tacere ed esserci.
    Ma ciò che è più difficile è amare la libertà di chi fa l’opposto di ciò che pensi sia giusto fare. Eppure è lì che si vede se sei fratello davvero ed è li che decidi di rimanere fratello comunque vada.

  68. fefral ha detto:

    cazzo se è difficile motorbiker! A volte il fratello vero, quello che sa essere amico davvero, ne viene fuori sfiancato e l’altro neppure se ne rende conto del peso che gli ha caricato addosso. E non lo saprà mai.

  69. la sciagurata rispose ha detto:

    ciao ester, ho letto tutto :-). forse qualche santo potevi risparmiarlo ma forse fanno bene.
    Non è poi così diverso quando ti rendi conto che quella che sta dormendo nel tuo letto non è la donna migliore che potevi incontrare e non è la miss che avevi sposato.
    E’ un passaggio che capita a varie persone e che è fondamentale per il dopo che può essere la parte migliore.
    Credo che la chiave sia quello che hai detto: non fuggire e entrare di punta sul tema, con serenità che vuol dire con verità, senza sconti né su di me né su chi vive me.

  70. Elisa ha detto:

    Quanto è difficile tutto!

  71. Polifemo ha detto:

    Allora cara Ester famme capì. Io sono un uomo e tu sei una donna, io faccio la doccia la mattina e tu la fai la sera, non so se è chiaro. Voi direte che centra? Centra. E’ stato don Ma’ a dimme sta cosa un po’ d’anni fa (saranno 20) e ma colpito. Le donne fanno la doccia di sera e gli uomini di mattina. Potrebbe esse il titolo d’un libro, altro che marte, venere, e 5 linguaggi dell’amore. Tutto si gioca lì, al momento della doccia. Vent’anni fa quando don Ma’ se n’è uscito co’ sta storia, io ho pensato: ma questo è matto. Poi me so’ sposato e quella faceva la doccia la sera e io la mattina. A parte certe cose che in ‘sto blog nun se ponno raccontà, quando poi lei m’ha mandato a quel paese e sé portata via il pupetto, io ho capito che don Ma’ c’aveva raggione. Le donne fanno la doccia la sera primo perché so’ loro a cambiare il letto e quindi vedono le lenzuola sporche e nun je va de sporcalle e d’andà a letto sporche. Vabbé questo col l’argomento non centra. Ma l’altro motivo centra perché le donne fanno la doccia la sera perché il loro mondo importante è dentro, non fuori. La casa, non il lavoro. Tutti questi pensieri del dentro a noi ce sembrano delle pippe mentali perché noi uomini pensiamo al fuori, al mondo, al lavoro, alla gente che devo incontrare. Tutti ci prepariamo. Se m’importa il dentro, mi preparo al dentro; se m’importa il fuori, mi preparo al fuori. Se memporta la casa faccio la doccia quando entro nella casa, quando entro nel letto che è il core della casa. Se memporta il lavoro, faccio la doccia prima d’annace, al lavoro.
    E questo con il nostro Tizio centra, perché noi uomini, caro A. semo soldati. Pensiamo al fuori.

    …. a me continua a famme gira’ le palle che questo c’ha il muso lungo e dice ma guarda i miei fratelli (non so voi mezzi preti come li chiamate i vostri confratelli) che c’hanno la faccia lunga (e intanto tu c’hai l’amante… a bello de zio ma ndo vivi!?!?). Ma guardate allo specchio! E nun pensà che gli uomini so donne. Novanta su cento nun se ne sono manco accorti che sei triste perché loro pensano al fuori. Ma guarda che se vivi il celibato non è che devi sogna’ che i tuoi correligionari so’ dele mogli. (Io ce n’avevo una e t’assicuro che basta). So O-M-I-N-I lo voi capì? De te nun gliene frega un cazzo perché quando stanno a casa deveno affilà l’ascia bipenne pe’ quando vanno fori a menà. La doccia la fanno la mattina non la sera. Ma dimme un po’, tra noi due: tu non è che sei uno de quelli che fa la doccia la sera? Peché quelli so’ de l’artra sponda (con tutto il rispetto).

    E poi Ester… tutti qui a dire… brava Ester, bello Ester… eh sì, mi sa che sono io che mi sono distanziata… e perché mi sono distanziata… e brava Ester! ma questi so discorsi da doccia serale. E me va bene che te che sei donna li fai. Ma lascia perdere gli uomini.

    E poi mi piace Fefral “cazzo dovresti amarlo invece, amarlo davvero, come l’uomo di cui si è innamorata Ester” (ecco l’omo de Ester me sa che c’ha du palline sode) brava Fefral. Così mi piacciono le donne, passionali, determinate, sanguisughe. Però per questo, cara Vanessa, se scelgo il celibato, io dalle donne scappo. Me’ dispiace ma il tuo omo che è scappato da ‘nnamorato a fatto bene. Gli uomini veri deveno fa’ così. Quelli della doccia la mattina non possono combattere con quelle della doccia la sera. Perdeno sempre. E’ come la foca quando cammina sulla terra. Ma la guardate Sky?

    Scusa Motorbiker ma che davvero c’hai gli omisi che se vengono la sera a sedé sur letto tuo? ma stacce attento pure tu… ma cambia aria…
    Vabbé forse me faccio troppo i cazzi dell’artri.

  72. Paola ha detto:

    Polifemo, adoro quello che scrivi e questa storia della doccia è pazzesca! Ma perché usi sempre la parola caz..? Secondo me non aggiunge potenza a quello che scrivi; è già davvero molto forte!

  73. a ha detto:

    DOPO i toni infuocati di Polifemo,io intervengo per dire grazie ad Esther,per la sua testimonianza e per le belle cose che ha scritto proprio per me,persona che non conosce,una semplice a.(come vorrei conoscerti!come si fa?)
    Dici che mi abbracceresti e mi diresti tante cose.
    Forse è proprio di essere abbracciati che si ha bisogno e forse è proprio per questo, che l’unica cosa del piano di vita o impegno morale o vita di fede,che non mi fa soffrire,in questo momento, è la confessione,almeno là,un “abbraccio benedicente” c’è sicuro,le tue paranoie mentali sono spiazzate per un attimo ,e lo vorresti lungo come l’eternità!!
    ,Perchè” senti” ,in quel momento,che non è il tuo sforzo che ti rende degno,ma c’è un su-per-dono che appunto non ti procuri con le tue forze…mi sa che riprendo a scrivere…
    Scrivo molto ,soprattutto se sto male,e su un solo tema,quello che mi interessa e mi ha preso la vita,il rapporto con Dio;
    forse non servirà nè a me nè ad altri(e ho persone intorno,che reputano il mio scrivere una attività quasi inutile e certo non produttiva) ma io scrivo pensando a queste parole,(di un autore ben più degno) ma verissime anche per me.
    “Scrivere è confessarsi, è donarsi; scrivere è liberarsi.
    Io non posso non scrivere.
    Scrivere è intingere la penna nel proprio sangue
    per dire a te stesso ciò che Lui, l’Amico, ha pensato di te,
    ciò che egli ha fatto e continua a fare di te.”

  74. Elisa ha detto:

    Polifemo prima ho scritto: “E’tutto difficile”. Intendevo che è la vita ad essere difficile. Ora ti leggo e dico: “E’tutto da ridere”. Sempre la vita intendo. Ieri invece di pregare davanti al tabernacolo mi sono messa The Passion, il film. C’avevo voglia di guardare Gesù negli occhi, e mi andava bene pure l’attore americano vestito da Gesù. Oggi altra giornata difficile, sono andata dal parrucchiere (da bionda si ragiona meglio). Ieri sera (prima della doccia) mi sono guardata allo specchio e mi sono vista. Una volta finita ho chiamato un’amica di quelle che chiacchierano sempre della cosa giusta e quando mi sono riguardata allo specchio mi sono vista meglio. Oggi mi sono concessa una telefonata con una persona speciale e pure due risate col Blog. Secondo me dobbiamo avere fede oltre che in Dio pure nei Dvd, nel parrucchiere, nelle amiche, negli sconosciuti sul Blog, cioè più che avere fede dovremmo essere fiduciosi. Ora vado a lavorare se no pensi che ero una di quelle col Suv fuori scuola di tuo figlio. Non sono una fancazzista però oggi un po’ si.Sta cosa della doccia me la rivendo.ciao

  75. motorbiker ha detto:

    Ciao Polifemo, dall’odissea ad oggi anche la figura femminile è un po’ cambiata.
    Ci sono alcune regioni in via di sviluppo in cui il cambiamento si nota poco, ma c’è. E ci sono anche le donne che fanno la doccia al mattino senza essere necessariamente omosessuali.
    La solitudine della grotta non è inviadibile, fa vedere tutto il mondo cavernoso e Omero la dipinge bene:
    « Qui un uomo aveva tana, un mostro,
    Che greggi pasceva, solo, in disparte,
    E con gli altri non si mischiava,
    Ma solo viveva, aveva animo ingiusto.
    Era un mostro gigante; e non somigliava
    A un uomo mangiator di pane, ma a picco selvoso
    D’eccelsi monti, che appare isolato dagli altri. »

    Dal paleolitico, l’individualismo del cacciatore con l’ascia bipenne si è evoluto e già nel neolitico si formano comunità (relazioni tra uomini non tutti omosessuali altrimenti si sarebbero estinti) dedite alla pastorizia e all’agricoltura. Poi inizia la storia ed ora siamo al nel terzo millennio.
    Ci sono ancora i paleolitici metropolitani ma esistono anche altri modi di essere uomini.
    Ognuno di noi tende a confinarsi nella grotta e a vedere tutto bianco o tutto nero, ma non per questo la luce scompare o la quadricromia è un male.

  76. fefral ha detto:

    Polife’ pure a me piacciono gli omini colle palline sode ma io la doccia la faccio la sera mica pe’ ‘ste pippe che scrivi tu (dentro, fuori, le lenzuola da lavare, ma che é?) semplicemente riesco a conquistare il bagno solo dopo che ho messo a letto i pupi e finalmente posso pensare un po’ ai cazzi miei. La mattina non c’è il tempo, devo mettere i ragazzini nel suv, mollarli a scuola e combattere le mie battaglie, sul lavoro, a casa, al supermercato e dove capita.

  77. la sciagurata rispose ha detto:

    alla nostra amante del blog, che ci pensa, ci desidera, ci sogna e soprattuto non ci odia quando dovrebbe,
    tanti auguri di san valentino!!

  78. vanessa ha detto:

    polife’…se un uomo come te sceglie il celibato e ‘ dice so un uomo vero che scappo perche’ devo sta lontano dalle donne,non sceglie assolutamente il celibato o qualsiasi vocazione…per me se un uomo che non e’ libero interiormente,se scappa e perche’ ha paura di se stesso,e di quello che puoi fare,allora e’ meglio scappare vero???mah che tristezza ste cose,dici tanto che quella persona non ha le palle,e se fa mille pippe mentali,ma se hai detto un ‘espressione del genere,che se scegli il celibato scappavi dalle donne,quella persona sei tu che non ha le palle,senno’ non dicevi che scappavi,allora non sceglie il celibato e fatti monaco benedettino,o circestenze o qualsiasi ordine di clausura,e stai nella tua cella a pregare il SIgnore staccato dal mondo.il problema e’dell’uomo che scappa e ricorda nessuna donna cattura’un uomo lo lega e gli dice tu devi amarmi per forza..per carita’.Cmq un mio pensiero quello che ho dettonessuna critica verso nessuno solo un pensiero mio.sbagliato o giusto che sia..ma mio,nessun uomo che e’ stato con me e’ scappato,se c’e’ la liberta’ del cuore,e un cervello sano,si e’ razionali,si fa una scelta sana e giusta..con tutte le difficolta’ e dolore.Ma l’importante e’ fare scelte vere e sincere,senno’ una persona sara’ frustata a vita. bella pe tutti vanessa

  79. vanessa ha detto:

    Credo che la cosa piu’ importante sia l’attenzione alla persona,e direi a questa persona,di aprirsi con qualcuno che si fida,e penso anche che non tutte le persone riescono a capire una persona che sta male,non tutti hanno questo dono..percio’ forza…ragazzi..tifo per voi e per la vostra felicita’ qualsiasi essa sia.

  80. Mauro Leonardi ha detto:

    a. grazie di essere tornato/a e di esserci! Se vuoi entrare in contatto con Ester puoi scrivere a me una mail con l’indirizzo che c’è lì sopra. Io so chi è (non conosco tutti quelli che scrivono, ma Ester sì) e cerco di vedere se vuole passare allo scambio di mail private.
    Naturalmente ti dò la mia parola che quello che accadrà tra te e Ester rimarrà tra voi, e io “non ne saprò mai niente”.
    Più di così non posso fare.

  81. Mauro Leonardi ha detto:

    Dunque Polifemo, vediamo un po’ di andare d’accordo. Ci sono cose per cui sono molto felice che tu frequenti il blog e altre per cui lo sono meno. Ma partiamo dall’inizio.

    Tu dici che vent’anni fa ti avrei parlato della faccenda della doccia che gli uomini farebbero la mattina e le donne la sera. E’ vero che questa cosa ogni tanto – così per ridere – la dico, ma non ci credo. Tanto per dirne una (spero che mia sorella non si arrabbi per la lesione della privacy, io di sorelle ne ho due…) ho una sorella che la doccia se la fa sia la mattina che la sera. Che vuoi… è una persona pulita! Comunque la storia della doccia è una cosa così, un po’ da scemi, che si diceva alla mia università di economia e commercio a Genova negli anni ’80. Tu parli di vent’anni fa, quindi non ci siamo. Vediamo un po’. Io dal 1992 al 1996 ho fatto il cappellano del Centro Elis, al Tiburtino, vicino alla Parrocchia di san Giovanni Battista al Collatino. Stavo quasi sempre all’Elis e ogni tanto in Parrocchia. Come periodo sono più o meno vent’anni fa e forse ci siamo conosciuti da quelle parti: pr quanto riguarda la parlata andrebbe bene. E’ così? Puoi anche non rispondermi, o farlo per mail. Comunque non escludo che parlando privatamente con qualcuno (forse con te) o in un piccolo gruppetto possa – scherzando – aver tirato fuori la storia delle donne la doccia la sera e gli uomini la doccia la mattina (mi pento amaramente). Escludo di averci fatto un’omelia dal pulpito della Parrocchia. Mi piacerebbe che tu mi confermassi che la nostra conoscenza risale ad allora. Ovviamente non ricordo di aver mai conosciuto nessun Polifemo, ma questo non significa nulla perché stai usando un nickname.

    Veniamo ai motivi per cui sono “meno” felice che tu frequenti il blog. In realtà in pratica ce n’è solo uno ed è che la devi piantare di fare battute e battutine sulla omosessualità. Questa oggi come oggi non è una cosa accettabile. Quindi, alla prossima in cui osi dire che un maschio sensibile è “frocio” (e affini) ti banno e ti assicuro che su questo blog non ci metti più piede. Ne ho veramente le tasche piene di uomini che dicono di altri uomini che hanno una sensibilità “femminile” semplicemente perché hanno una sensibilità normale, cioè sono sensibili. La sensibilità non è né maschile né femminile. E’ una caratteristica dell’uomo. Gesù Cristo piange per la morte dell’amico Lazzaro sapendo che dopo cinque minuti l’avrebbe fatto risorgere. Sfido chiunque di noi a piangere per qualcuno o qualcosa che ho perso e che so che tra cinque minuti ritroverò. Motorbiker ha tutte le ragioni di questo mondo a paragonarti all’uomo del paleolitico, e ti assicuro che è molto elegante. Non ti permettere più di alludere all’identità sessuale della gente che scrive sul blog.

  82. Mauro Leonardi ha detto:

    (continua)

    Veniamo infine ai motivi per cui sono felice che tu ci sia. In un modo assolutamente rozzo tocchi temi molto importanti. Scorro brevemente i tuoi tre post (non so se tutti si sono accorti che Polifemo ha pure scritto una cosa nella sezione “Ho incontrato una persona buona”.
    1) il problema della pedofilia nei sacerdoti
    2) la chiarezza dottrinale in sé stessa e nelle omelie
    3) Innamoramento e amore in chi vive il celibato
    4) Potere della Grazie e della confessione
    5) Come vivere il rapporto con le persone dell’altro sesso in chi vive il celibato (ma forse anche nel matrimonio)
    6) Le attese delle gioie della fraternità (o della comunità) da parte di chi vive il celibato
    7) La diversa sensibilità (ma che è sempre sensibilità!) nei maschi e nelle femmine
    8) Altre e eventuali…

    Ma soprattutto Polifemo dai risposta a quanto dice Sciagurata “ha ragione matteo quando dice che ci sono persone più preoccupate a dire qualcosa di intelligente e a fare bella figura con gli altri o con don mauro, che non a mettersi in discussione e magari anche in mutande.Poi non sopporto le sculettatrici spirituali: quelle che ti tirano fuori i bei pensierini mistici per risolvere una discussione che non ha radici spirituali. Comoda la vita se chiudi i problemi con un tappo di acqua santa. Fa sentire in pace lo capisco, ma temo che prima o poi esploda.”

    Per cui – veramente – rimani! Ma datte na’ regolata! (per dirla come piace a te)

  83. Ester ha detto:

    Ferfral, esisto davvero e quello che racconto è vero, anche se quello che vi racconto è la sintesi della sintesi della sintesi…. Polifemo io non son brava per niente e forse non lo voglio neppure essere e non mi interessa sentirmelo dire… che di ‘casini’ (guarda un po’ che mi contagi) ne ho fatti abbastanza nella vita.. e magari ne faccio ancora, perché “chi sta in piedi badi di non cadere” (è s. Paolo che lo dice?).
    Poi hai ragione su una cosa, io parlo della mia storia al femminile, ma è la mia vicenda. Tizio ha la sua al maschile e non voglio dargli nessun genere di consiglio. Qui stiamo ragionando su altro mi sembra… e non vogliamo risolvere il problema di Tizio, forse vogliamo solo capire un pochettino di più il “come Gesù”!
    Motorbiker hai ragione a volte occorre stare a ‘guardare’ e forse non pretendere che l’altro sia un fratello migliore, una moglie/marito migliore, un cristiano migliore… ma io questo l’ho capito solo dopo tutta ‘sta vicenda!
    A. meno male che hai ripreso a scrivere! Chiudersi non serve a niente!
    Stavolta sono stata breve! L’avevo promesso e stasera ho una serata di chiacchiere con le mie ‘compagne di viaggio’ e poi mi faccio una bella doccia…. ! a domani!
    A Fefral e a Sciagurata: grazie della puntualizzazione sulla vita degli sposati che passa anch’essa per questi sentieri… lo scrivevo ieri che è bella questa complementarietà!

  84. Lyxos ha detto:

    Mah, qualcosa vorrà pure dire, ma io ancora non lo so, quindi per me non vuol dire niente. Maschio o femmina, tu che dici?

  85. Dory ha detto:

    Già…Perchè Gesù piange pur sapendo che da lì a poco Lazzaro sarebbe tornato in vita? Gesù è un uomo sensibile. Non v’è dubbio. Ma vorrei capire qualcosa in più di questa sensibilità perchè forse ci può dire qualcosa in più sulla “prova” che stanno vivendo i protagonisti di questo scambio di email. In particolare lui.Per questo offro la mia personalissima lettra dell’episodio… Lazzaro e Gesù sono amici. Ma Lazzaro non segue Gesù come discepolo. Non lo troviamo citato nemmeno durante la crocifissione. Nè dopo. Non è strano? Forse no. A catechismo mi spiegarono che Gesù piange perchè in Lazzaro vede rispecchiato il suo futuro. Non mi ha mai convinto questa spiegazione, anche perchè significherebbe che Gesù piange più per sè che per l’amico. Per me la prospettiva va esattamente ribaltata. Gesù piange perchè Lazzaro l’ha preceduto nell’esperienza della sofferenza-morte e lo precederà nell’esperienza della resurrezione. Come farebbe ogni amico-amico in un momento di pericolo: “Non ti preoccupare, vado prima io!”. Lazzaro, che di Gesù è “solo” amico, affronta da solo l’esperienza della morte. Non sa che l’amico lo salverà. Forse Lazzaro nemmeno se l’immagina cosa Gesù possa fare. O forse la sua fede è talmente forte che “aspetta” nella morte l’arrivo di Gesù, sicuro che prima o poi verrà, proprio come facciamo noi:se siamo nei guai sappiamo che il nostro amico più caro ci salverà, sarà con noi…E Gesù infatti arriva e piange, piange di commozione (della serie: “Amico mio, mi dispiace che sei stato solo nell’esperienza della morte. Guarda, sono qui. Non ti preoccupare, non sei più solo”) e di gioia (“Amico mio, hai voluto affrontare la morte prima di me, ora io posso offrirti la primizia della resurrezione!”). Veramente “non c’è gioia più grande che dare la vita per i propri amici!”.Lazzaro l’ha fatto con Gesù (per questo non c’è bisogno che lui ci sia durante la crocefissione, ci è già passato per la croce)e Gesù l’ha fatto con Lazzaro (per questo lui non c’è dopo, ha già capito che Gesù è il Risorto): Lazzaro è il primo vero grande apostolo…lui non ci va al sepolcro ribaltato. Lui lo vive. Insieme, prima e con l’amico Gesù. Che piange.

  86. Tres ha detto:

    Uomini sensibili = uomini femminili = uomini omosessuali non è un’idea solo di alcuni maschi machi. Vengo da una cena con amiche in cui si raccontava che il cliente più bello del posto in cui lavoravo si era dichiarato gay e tutte a dire in fin dei conti ci piaceva tanto per quello, perchè capivamo la sua sensibilità femminile! Purtroppo questo è il sentire comune: una gran confusione. Se un uomo piace alle donne è perchè è uomo, e se è sensibile è perchè è umano. La sensibilità, intesa come rispetto dell’altro, del suo diverso sentire ed essere, è come una carezza, un gesto interiore di gentilezza verso l’altro, uno sguardo buono che non ha sesso.Poi, il fatto di essere scurrili alla lunga stanca, e a volte pure alla corta. Cercherò di ricordarlo perchè mi piace quello che leggo, e quello che non mi piace mi aiuta a riflettere, quindi vorrei che Don Mauro non fosse costretto a cancellare nessun commento. La storia della doccia mi sembra molto efficace per parlare di differenze, non saltiamo sempre su, soprattutto noi donne, a dire quanto stiamo in trincea e quanto lottiamo pure noi. Mi sembrano tempi difficili per tutti e in ogni vocazione. Io non l’avevo proprio capito che lo scambio di email era tra un celibe e una donna, potevano essere due adolescenti, due adulti. E quando leggo del dolore di Ester e di A e delle difficoltà di conquistare la doccia di Fefral e le considerazioni fuori scuola di POlifemo, beh mi ci ritrovo. Per quanto riguarda lo scrivere per far bella figura con chicchesia o voler sculettare spiritualmente…perchè no? Possono scrivere tutti qui, si o no? Non tutti sono capaci di rimanere in mutande seppur anonimi in un blog. Però vi assicuro che tutto ciò che è stato scritto qui, mistico o meno che sia, mi ha fatto pensare (e non solo a me) e guardarmi dentro e mettermi in discussione anche se poi non lo scrivo ma forse lo farò e intanto ringrazio chi di voi, più capace e esperto, già lo fa. Grazie

  87. Polifemo ha detto:

    Mica lo sapevo che Polifemo era un nickname, io credevo ch’ era un soprannome. Poi, scusa, don Ma’ mica te volevo fa’ arrabbià. Okei da adesso quelli de l’artra sponda li chiamiamo così: l’artri. Polifemo è il soprannome che mi davano a scuola. Il prof una volta dice tutta quella roba che ha tirato fuori anche uno de’ voi ieri, della caverna e così via, e dice che polifemo come che c’aveva solo ‘n’occhio vedeva le cose solo unilaterali. Alora n’amico mia se vorta e grida: a Polifemoo! e tutti giù a ride. A me – te dico la verità – m’è subbito piaciuto perché è vero che so’ così. Per me le cose – come ho già avuto modo de dì – so così: o bianche o nere, juventine (anche se so’ de la Roma, vabbé chiaro). Comunque don Ma’ pure te me piaci pe’ questo, che credi. Ma certo che t’ho conosciuto a casalbruciato. Io nun abito lì ma ogni tanto navigavo da quelle parti – ero un pischello de quindicianni – e me capitava de venì a ‘na messa dove c’eri tu a san Giovanni Battista. Bravo dico, mo’ ce parlo. Tu nun te lo poi ricordà perché noi siamo tanti e tu sei uno, ma semo stati un pochetto avanti e indietro davanti a la chiesa lì dove c’è stà er campetto, un par de vorte o tre. Bello don Ma’, tutto vestito de nero in lungo come matrix relodid. Ma peché don Ma’ l’artri (mo’ non fraintende mica te sto dando der frocio, intendo l’artri preti) nun se vesteno come te? Vabbé parlamo e io te dico: ma bacià le ragazze in bocca con la lingua è peccato o no? E tu: sì! Bravo don Ma’ così me piace. Capito? pe’ questo me chiameno Polifemo. Bianco, nero, bianco, nero. Lingua, peccato. Peccato, te confessi. Lineare. Vabbè è chiaro che poi io colle pischelle c’hannavo con la lingua e pure co’arta robba, però è ‘mportante de sapé che è peccato e che so’ n’peccatore. Me mandano ai pazzi invece quelli che fanno tutti i ragionamenti contorti, i preti che dicono beh dipende da che senti tu, da che sente lei… e poi… e poi… ma che devo sentì? Tutta robba bona no! Dico io. Comunque don Mauro pure tu mo’ nun te monta’ la testa, a vorte dicevi de le cose nele prediche che nun se capiva proprio un cazzo (vabbé nun se capiva gnente se no quella di ieri le dà fastidio: però non è lo stesso dì nun capisci un cazzo e dì nun capisci gnente, questo è ovvio e lo capiscono pure i sanpietrini). Cioè a volte in quello che dicevi tu nele prediche nun se capiva gnente, però per me forse era pure mejo peché se capiva mejo che tu a le cose che dicevi ce credevi proprio. E quello è bello. A me me piace così. Si, se nun capivo gnente era pure mejo così me concentravo su la tua faccia e le tue mani (vabbé mo’ nun pensà che io so de l’artri…). Ma io lì ce so’ venuto poco: un par d’estati e poco più. Quando ce so tornato dopo nun ce stavi più, però ho visto i tuoi libri. T’ho cercato, e dentro nell’entrata dell’elis nella vetrinetta c’e stava Quare e l’ho comprato. Manno detto: lui nun ce viene più qui, però lì c’è un romanzo c’ha scritto. Figo ho pensato. Ho parlato con un prete scrittore! L’ho comprato e, oh… er trionfo del nun capicce un cazzo.

  88. Polifemo ha detto:

    Però bello don Ma’, con l’astronave che vola e i omini che nun sanno dov’è la tera e manco se ricordano che c’è e che credeno che la terra è l’astronave. Bello. Persi come me. Vabbé nel frattempo so cresciuto, e m’ero sposato. Cioè, me so’ sposato peché io sono sposato ancora, però lei – mi moje – dice che nun è vero. Vabbé è ‘na cazzata. Il problema è che ho fatto ‘na fesseria co na pischella – roba da niente don Ma’, cioè peccato è peccato, lingua e tutto er resto, artro che lingua, però na robba solo fisica, de corpi. Cioè il problema vero è che io l’ho detto a mi moje pe’ chiede scusa. Che cazzatta, che cazzata. Nun la fate mai ‘na cazzata così! Se fai la cacca raccoglila con la paletta come fanno le gattare, e nun dì niente a nessuno. Io ‘nvece – proprio da pischello, però c’avevo già er pupetto – so andato da mi moje cor moccolo in mano. Nun l’avessi mai fatto! Quanto s’è incazzata. Questa me la dici ma chissà quante ne fai senza dirmi gnente! No bella, io non faccio proprio niente. E poi te volevo vede’ a te. Vado a casa di quella. Cioè precisiamo che io de lavoro faccio il pittore, e pure un po’ d’artro. Muratore, idraulico, insomma appartamentista. Vado a casa de ‘sti universitari che m’anno chiamato peché c’hanno la macchia sur muro e me viene a aprì un pezzo de figa in mutande (non so se se po’ dì ‘sta roba su sto blog). Cioè, ma quelle so venute a studià a Roma? Ma famme er piacere. Sembrava n’harem. Comunque io il lavoro je l’ho fatto. La prima volta che ce so annato ho resistito, però il lavoro non era finito. Trova il guasto, spacca il muro, cambia il tubo, chiudi, vernicia. Insomma appartamentista. Che te devo dì: me so fatto paga’ in natura! Il costo puro del materiale no però, quello glielo ho fatto pagare in euro. E che ce smeno pure? Comunque t’assicuro don Ma’, na roba solo fisica, come la lingua de quando che c’avevo quindicianni, o come soffiasse il naso. Ma pure pe’ lei, t’assicuro. Vabbé m’ha fatto na tristeza. Pure io, subito dopo, stavo proprio male. E pe’ questo l’ho detto a mi moje. Ma gnente. Urla, grida e m’ha sbattuto fori de casa. Meno male ch’era mattina e er pupetto stava all’asilo. Ma lo sai don Ma’ che so dovuto annà a abità da mi zia a Mentana pe’ un anno? All’inizio pensavo ch’era pe’ na settimanella, pure peché lei – mi moje – s’era messa a parlà con un amico nostro – bell’amico – che fa l’avvocato. Cesare se chiama (me ne fotto se lo legge sul blog). Oh, questo stronzo rincarava, la dose. M’hanno tolto tutto. Casa e – soprattutto – er pupetto che lo vedo tre volte la settimana e du pomeriggi completi. Col lavoro ‘n casino nfame. L’appartamentista c’ha bisogno della clientela. Poi un giorno torno a san Giovanni Battista e nella vetrinetta che te vedo? Mezz’ora d’orazione. ‘Na figata.

  89. Polifemo ha detto:

    Proprio bello bello. La prima parte poi, semplice semplice, nun me parevi nemmeno tu. La seconda bella, sei proprio tu: tipo il pezzo del blog sulla samaritana. Me so’ messo a prega’ e ho capito. Devo da vive il celibato. Proprio così. Cioè io spero che mi moje torna perché l’avvocato moccioso – Cesare – c’ha la forfora, le spalle scavate e l’occhiali. C’ha solo la parlantina. Proprio nun capisco che ié preso a mi moje. Secondo me s’era solo stufata di me perché a volte – la posso capì – so un po’ pesante, un po’ diretto. Ma secondo me torna all’ovile. Nell’intervallo d’anni che l’aspetto, ‘sto in un monolocale e faccio il celibato. Perché è giusto così. E’ proprio quello che dite voi qui sul blog. Il blog! ‘na figata. Perché poi m’ero comprato pure Come Gesù (sempre alla chiesa, anche se mo’ so sei mesi che nun ce vado, vado qua, sotto casa mia). Bello bello don Ma’. Cioè Come Gesù un po’ se capisce e un po’ nun se capisce. Ma se rileggi, capisci. E da lì so’ venuto sul blog. Belle le discussioni. E poi fanno proprio al caso mio. Secondo me dovemo ripartì dar celibato solo umano che s’è un po’ ‘nfrociata. E’ il caso mio. Io so sposato. Mi moje ma cacciato de casa e io mo so celibe. Il resto so pippe. Sacra rota, menate varie. C’è pure stato chi me l’ha detto – tu che vai a messa c’hai la sacra Rota. Macché sacra rota. Io mi moje l’ho sposata e c’ho un pupetto. Ho fatto ‘na cazzata e lei me la fa pagà. Un po’ salata, a dì la veirtà, però qui sto. E alle donne, ce sto attento. Negli appartamenti fatti a harem nun ce vado più. All’inizio de cuando stavo solo, qualche sbandata brutta brutta l’ho avuta. Che volete, ero proprio giù di morale, però nun vojo fa er patetico. Il casino era internet la sera con le donne nude. Poi adesso che c’ho l’aifon pure de giorno. Poi però è arrivato er blog. A me me serve. Me distrae. Me fa pensà. L’artro giorno l’ho fatto perché tu continuavi a dire i maschi i maschi. Ma mo’ me serve proprio. Mo’ la notte invece de ‘sta a guarda le tette delle donne, leggo il blog e provo a scrive. Me piace un sacco scrive. L’altra notte o chiuso tutto – cioè il computer – e me so messo a guarda’ che c’era la neve. O ce credi c’ho scritto ‘na poesia? Per me è bella. Me piacerebbe un giorno d’esse uno scrittore come te, don Ma’.
    Che dici, ce posso rimane’ sur blog? Tu me dai i paletti e io li rispetto. Sennò col celibato mio io nun ce la faccio. Ma poi peché dico celibato mio? Ma sai quanti e quante ne conosco così come me? Pe’ me ormai i celibi – o quelli che dovemo d’esse celibi – semo più de l’artri, gli sposati vojo dì (nun fraintende).
    Vabbé ciao don Ma’.
    E ciao a tutti voi. Belli e belle mie.

  90. Polifemo ha detto:

    La doccia te la fai la sera peché sei donna. Se eri un omo t’arzavi prima la mattina e trovavi il bagno libero. E poi col suv nun te ce vedo proprio.
    Quelle cor suv qui su sto blog nun ce vengono pecché ce stanno le cose vere….

  91. Paola ha detto:

    Grande Polifemo! Tua moglie un uomo così se lo riprende di sicuro, anche dopo le scemate che hai fatto! Però non la lasciare troppo sola; riconquistala con la tua passionalità!!!!! E’ tua; riprenditela!

  92. Lyxos ha detto:

    Sei grande Polife’. Io prego pe te, che se risolve a cosa co tu moje. Prega pure te. Gesù Cristo ha detto “In verità vi dico: se due di voi si accorderanno per domandare qualcosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà”. Daje :)

  93. fefral ha detto:

    “Bello don Ma’, tutto vestito de nero in lungo come matrix relodid”
    :-D

  94. Dory ha detto:

    Polifè, a parte che me sei simpatico pecchè sei della Maggica ( ma quanno ‘o fanno fori a ‘sto LouisErriche???). Te auguro veramente de riuscì a rimettè a posto e cose con tu’ moje, anche per er pupo (m’hai commosso, sai, tu che fai er vorgare, ma chentanto te preoccupi pe’ tu fijo se ha mangiato e te chiedi come sta cor nuovo compagno di lei! Pure tu se’ sensibile sa’ tho sgamato!). Io pure sto ne’ casini. Pure se’ me piace er calcio e ciò giocato pure come portiere…Pure così mi’ marito nun me capisce. Io nun capisco lui e inzomma nun ce capimo niente tutti e due! In mezzo a questo capitano i libbri de Don Mauro e ‘na conversione stile tranvata: pure io me li so’ letti tutti e due (quello de fantascienza no, che un me piace er genere)E me’ preso un colpo anche perchè mentre tu a quindici anni ciavevi er prete che te diceva “bianco e nero” io…bhè dimo che so stata sfortunata va. Ho scoperto che vor dì esse sposati in Chiesa leggendo il libbro de Don Mauro sur celibato… Che se nun fosse tragico sarebbe tutto da ridè, Polifè…Comunque…Prego pure io pe’ te, pure se’ nun so’ capace nemmeno pe’ mme . Ma ce provo. Stamme bene.

  95. vanessa ha detto:

    daje polifemo facciamo tutti er tifo pe te…spero che un giorno ritornerai con tua moglie e il piccolo. in bocca al lupo :0)

  96. MM. ha detto:

    La cosa eccezionale, Polifemo..a parte aver seguito da lontano, negli anni, tutti i passi del tuo do Ma’ (ma quanto gli vuoi bene?), è che dici che ora stai vivendo il celibato..è bellissimo! non ho ancora capito perchè mi è piaciuta così tanto questa cosa..ci penserò e poi te lo scrivo! Intanto anch’io tifo per te (e per la Maggica ;))

  97. Mauro Leonardi ha detto:

    Carissimo Polifemo, apro il blog solo ora ma è tutto il giorno che mi arrivano mail e sms in cui la gente mi dice del tuo intervento: li hai conquistati tutti! (e, mi sa, soprattutto… tutte!). Io che posso aggiungere? Sono ben felice che tu sia con noi. Non mi ricordo di te, ma tutto quello che scrivi è assolutamente verosimile. Solo ti prego – in futuro – di non parlare di cose che ci siamo detti tra noi due e che sono… pericolosamente vicine a essere vere! Sai com’è, c’è sempre di mezzo un sacramento e bisogna essere delicati: soprattutto su cose che riguardano l’etica sessuale.
    Aggiungo che credo che tu la stoffa dello scrittore ce l’abbia: hai i ritmi, riesci a dipingere molto bene i personaggi e hai tenuto insieme meravigliosamente bene una storia di vent’anni. Dico sul serio. Forse dovresti solo curare un attimo l’ortografia e la sintassi…

    A parte gli scherzi, mentre oggi mi arrivava l’alluvione di quanto avevi scritto mi sono tornate in mente le parole di Karol Wojtyla con cui abbiamo iniziato questa Discussione: “Se c’è in me la verità – deve esplodere./Non posso rifiutarla, rifiuterei me stesso.” Tu Polifemo sei proprio esploso in mezzo a noi con la verità della tua vita!

    Adesso però proviamo a ritornare sulla Discussione o… a riprendere quella sul celibato solo umano, visto che Polifemo ce la indica. Grazie!

  98. Polifemo ha detto:

    Mo’ che centra il sesso don Ma’? emo parlato de lingua nun de sesso. Vabbé dai sì t’ho capito… volevo fa la battuta. Ve vojo bene a tutti. Ciao!

  99. fefral ha detto:

    non pensare che la tua vita sia tanto diversa dalla mia, Ester. Spesso mi sento dire da persone che vivono il celibato per vocazione “per te è diverso, tu hai un marito che hai scelto tu, io sono solo/a”.
    Io non credo che ci sia tutta ‘sta differenza.

  100. fefral ha detto:

    a polifè, ti sei conquistato tutte le femmine del blog che fanno la doccia di sera! E mo’ come lo vivi più il celibato?

  101. la sciagurata rispose ha detto:

    cara un due TRES, stella. certo che possono scrivere tutti qui.. infatti ci siamo anche tu e io e siccome possono scrivere proprio tutti c’è pure quello che si guarda le donne nude sull’Iphone. dicono che poi si diventa ciechi.. Ma non gli verrà la miopia? e c’ha pure un occhio solo.. che dite glielo regaliamo l’Ipad?

    comunque è bella la frase di GPII “Se c’è in me la verità – deve esplodere./Non posso rifiutarla, rifiuterei me stesso.”
    ma è un percorso mica da ridere. è la battaglia tra l’essere e il non essere o come dice lyxon tra l’essere o il fare.
    E pensandoci su devo dire che hai ragione! non tutti siamo capaci di far esplodere questa verità subito, e men che meno siamo capaoi di metterci in mutande e raccontarla nel blog (ammesso che sia sensato farlo). quindi siano benvenuti tutti: qui è meglio che al circo Togni! odalische dello spirito e gobbi di notre dame.
    peccato che la copertina del libro faccia pietà.

  102. la sciagurata rispose ha detto:

    si si, tutte brave a fare il tifo per Polifemo.. ma non vi siete accorte he il tema sul piatto è serio, molto serio?
    e il punto ci riporta alla nostra discussione perchè è simile (quindi un po’ dieverso) dal tema di questa parte di blog: la storia di tizio che si vede le facce lunghe attorno e si consola con la fanciulla. lo stesso che ha fatto polifemo. Tizio non parla e cerca un consiglio esterno (d.mauro). Polifemo torna a casa e parla. Ester torna a casa e parla. Morale: se parli non ti capiscono e rischi di essere buttato fuori di casa, se non parli sei un pirla. Come funziona sta cosa? Se tradisci (con lo spirito o con la carne) il tuo cammino (moglie o celibato che sia), come fai a ritrovare l’unità? cercando la condivisione con l’altra parte o cercando la verità in te stesso?

  103. fefral ha detto:

    don Ma’ eccone un altro a cui la copertina non piace! Possiamo fare una raccolta firme e mandarla all’Ares per farla cambiare?

  104. fefral ha detto:

    sciagurata mette il dito nella piaga: non parlo e ho il tempo di risolvere la situazione, parlo e rischio di essere buttato fuori di casa…
    c’è il trucco però
    Siamo sicuri che vivere nella verità si traduca con raccontare la verita? Perchè tizio tace? Perchè polifemo parla? C’è differenza tra il parlare di polifemo e quello di ester?
    Cià devo svegliare i bambini e caricarli nel suv, buona giornata!

  105. La sciagurata riposa ha detto:

    Sette di mattina, L’autocisterna degli spurghi blocca il traffico e ricarico la pagina del blog sul Cell. Frufru se il tuo Polifemo arriva e ti dice che ha incontrato un harem di finte studentesse cammuffate da manichino di yamamay ed è inciampato.. Non lo butti fuori?
    Ok, lo spurgo ha finito.. C’è aria di primavera qui attorno.
    Però la terra da i frutti migliori quando assorbe merda e concime.

  106. fefral ha detto:

    sticazzi sciagura’!
    Se mio marito mi dice una cosa del genere non lo butto fuori, lo tengo in casa ma gli faccio male, ma male che non se lo scorda più. Poi, solo poi, lo butto fuori a calci.
    Facile perdonare i mariti degli altri, ragà. Ma alle altre mogli del blog chiedo: mettetevi nei panni della signora polifema, voi che avreste fatto?
    Polifè non te la prendere eh? Ti voglio bene lo stesso, ma la cazzata l’hai fatta tu, mica tua moglie!

  107. Mauro Leonardi ha detto:

    Ma certo! gli chiedete anche di fare la seconda edizione? magari ci mettiamo in appendice il fior fiore degli interventi del blog… (tu saresti la regina! sul re sono indeciso tra Sciagurata e Polifemo….)

  108. Tres ha detto:

    Polifemo hai presente tutte quelle preghiere che ti hanno promesso gli altri? Beh aggiungici pure le mie, anche se ultimamente sto vivendo il momento più nudo e più in mutande della mia vita e non riesco nemmeno a pregare che era l’unica cosa che sapevo fare, scrivo sul blog e mi sento male e per la prima volta non controllo niente, suv, ragazzini, marito, amiche, altro, niente…insomma.Tornando al celibato solo umano, ti devo dire che una persona che mi sta molto accanto in questo momento, è una che sta vivendo il celibato come te (forzato) e diversamente anche (perchè non ha ancora conosciuto quello giusto), e non è che mi sta aiutando perchè sa ascoltare. Non so perchè ma pensavo che i celibi “servissero” essenzialmente per ascoltare di me tutto quello che non ascolta mio marito. Invece no, lei è incredibilmente capace di dire tutto quello che c’è da dire in quel momento, e poi c’è sempre in quel momento. C’è sempre. Incredibile. Poi c’è Gesù, che ultimamente non mi parla più attraverso le persone ma si è messo a fare il silenzioso di persona e io il silenzio di Gesù non lo avevo mai sentito e è come i libri di Don Mauro: un po’capisci e un po’ no. Non lo so. La tentazione di cancellarsi è tanta ma come dice GPII citato nella discussione, non ci è permesso. E allora: nuda. Fefral all’ultima tua domanda mi è venuto in mente il cuore di carne sempre citato sopra. Ci hai fatto caso quando vai dal macellaio che il cuore e le frattaglie sono sempre in frigo? Sono quelle che marciscono prima rispetto agli altri tagli di carne. Ecco io mio marito lo ridurrei come una frattaglia ma poi me lo metterei dentro. E si, perchè appunto sarei diventata gelida come un frigo, ma è necessario per mantenerlo essere frigo ogni tanto. E poi che mi vuoi pure calda? Come hai detto giustamente tu: “..la cazzata l’hai fatta tu.” Dai Polifemo preghiamo che tua moglie ti tiri fuori presto, si scaldi e torniate a tavola insieme.

  109. fefral ha detto:

    vedo solo adesso che hai cambiato nome sciagurà :-)
    Hai riposato bene col profumo di primavera?

  110. Paola ha detto:

    Fefral e sciagurata, non sono d’accordo con voi!!! La bischerata – proprio non mi piace il sinonimo che usate -l’hanno fatta in due!!! E ritornando al tema del blog, bisogna nutrire il rapporto con l’altro, il cuore dell’altro, che nel caso del celibe è l’Altro/Gesù e l’Altro/gli amici e per gli sposati è l’Altro che passa per il coniuge. Chi tradisce è, almeno dalla mia esperienza, chi si sente abbandonato nella coppia; chi non sente la voce del coniuge che, come direbbe don Mauro, gli sussurra con passione “è importante per me che tu esista”. Il celibe del blog sembra che abbia ritrovato nella fanciulla quel “è importante per me che tu esisti” che forse “i compagni di viaggio” non gli hanno saputo dire. Certo sentirselo dire da Gesù ti renderebbe autonomo da tutti i vincoli .. ma noi non siamo puri spiriti e a questo servono, per i celibi, “i compagni di viaggio” col cuore caldo.

  111. Ester ha detto:

    Sono due giorni che non apro il blog… e mi ritrovo tutta questa vicenda di Polifemo!
    Insomma alla fine facevi l’attore pure tu! Alla fine avevi anche tu la tua ‘bella’ vicenda da raccontare, che come tutte le vicende autentiche aprono percorsi, anche qui sul blog!

    Mentre leggevo pensavo questo: e così io sono celibe e pure tu. Ma quale è la differenza tra il mio celibato e il tuo? Tu dici che il tuo è un celibato solo umano (o io preferisco dire solo a tempo, e speriamo che sia così, perché facciamo il tifo che torni tua moglie), ma è poi così vero? Cioè se tu non credessi in quello che credi, forse rimarresti celibe? Tu credi all’amore, all’amore per tua moglie ed è questo che ti fa stare in questa posizione, almeno io ho capito così.
    Mi sembra che il punto centrale del celibato sia dunque l’amore. E questo vale anche per me che ho scelto e poi riscelto il celibato per Gesù (chiamiamolo così!).
    Forse non c’entra nulla o forse si. Oggi leggevo una cosa di s. Agostino: “Quando parliamo della sapienza, è Lui colui di cui parliamo, così quando parliamo della virtù, quando parliamo della giustizia, quando parliamo della pace, della redenzione, è di Lui che parliamo”.
    Pensavo a tutte queste discussioni e mi veniva da riflettere sul fatto che alla fine siamo sempre parlando di Lui, di Cristo, perché ciò che è pienamente umano non può essere lontano da Lui. Compreso il fatto che io celibe mi innamoro e che Polifemo sposato sta facendo il celibe!
    Ma io non cambierei assolutamente nulla, neppure quella vicenda perché è la verità che deve esplodere!!! Ma non in senso morale… è il ‘chi sono io’ che deve esplodere e a volte la vita fa percorrere strade veramente strane!
    Chissà forse quando ci fermiamo un attimo e guardiamo questo ‘esplodere’ della verità ci vien da sorridere perché i primi a stupirsi siamo noi stessi… e chi se lo immaginava!
    E chi si immaginava quattro giorni fa… questa esplosione di Polifemo?!
    Grazie Polifemo… guarda un po’ alla fine oggi ho pregato per te!

    “Polifemo torna a casa e parla. Ester torna a casa e parla. Morale: se parli non ti capiscono e rischi di essere buttato fuori di casa, se non parli sei un pirla. Come funziona sta cosa? Se tradisci (con lo spirito o con la carne) il tuo cammino (moglie o celibato che sia), come fai a ritrovare l’unità? cercando la condivisione con l’altra parte o cercando la verità in te stesso?”
    La sciagurata (riposa?), voglio pensare un po’ a queste domande… forse non c’è una risposta predefinita e forse ha ragione fefral nel dire che raccontare la verità e viverla non è esattamente la stessa cosa.

  112. Tres ha detto:

    Paola vengo ora fuori da una lunga telefonata con una amica cara lasciata dal marito dopo tre anni e due figli piccolissimi. Allora si, ok, chi tradisce si sente abbandonato ma anche chi non tradisce si sente abbandonato, perchè in un matrimonio e in ogni vocazione con cuore di carne, cioè tutte, l’amore non basta mai, le cure non bastano mai, le attenzioni non bastano mai, le parole sbagliate e gli atteggiamenti sbagliati invece, ad un certo punto, bastano. E uno se ne va. Solo che ci sono mille modi per andarsene senza tradire cioè senza fare cocci. Vattene al cinema con un amico che ti capisca (sei tanto buono e sensibile qualcuno intorno come te ce l’avrai), vattene da un sacerdote di quelli che ti aiutano a portare la croce e non che te la spiegano o da uno che te la spiega se ti aiuta di più, vattene a fare una passeggiata (non in senso metaforico ma proprio cammina per la città), vattene a scrivere su un blog, che ne so. E poi “sussurrare con passione…”, è bellissimo ma a volte c’è un silenzio assordante oppure puoi pure urlare con un megafono ma a volte facciamo i sordi. Ultima cosa nel matrimonio si è in due ma non si fa tutto in due: chi tradisce fa la bischerata che inizia con la c e bisogna dirselo e dirglielo. Le colpe non sono sempre a metà,per perdonarti devo avere ragione, almeno tre quarti della ragione, devo essere la parte offesa, non ci si può sempre interrogare su chi ha sbagliato, su quanto mi hanno fatto male, su quanto non mi capiscono, ad un certo punto se tradisci la colpa è la tua, punto! E a capo, però. Scritto sembra facile.

  113. Tres ha detto:

    Bello Ester, veramente bello! Lo leggo solo ora perchè siamo apparse insieme sul blog. Bello.

  114. Federico ha detto:

    Polifemo c’è una verità che qui dentro non ti dirà mai nessuno. Il tuo matrimonio è finito. Mettici una pietra sopra, anzi un mattone visto che fai il muratore. Un po’ di sesso non ha nessuna importanza. Giustamente tu hai detto che è stato come soffiarti il naso. Guarda cosa succede in tutti i paesi civili. Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Svezia, tutta europa. Solo tra i mussulamani e attorno al mediterraneo si ragiona come ha fatto tua moglie. La vedi la tv? lì anche per le donne il sesso è pura ginnastica. Oddio, può anche voler dire amore ma dipende da che senso gli dai. Se è come prendere un caffè è come prendere un caffè. Noi maschi l’abbiamo sempre saputo e adesso ci sono arrivate anche le donne. Quelle normali. Non quelle di questo blog, però, che si mettono tutte a pregare. Cercate di capire il mondo invece di mettervi a pregare. E fallo anche tu, caro Polifemo. Tua moglie non ti ha cacciato per un po’ di sesso con una studentessa. Per me se la faceva già con l’avvocato. E tu fregatene. Il tuo matrimonio è finito e forse non c’è mai stato. Cercati un’altra donna. Dovresti essere sui quaranta, quindi nel pieno delle forze. Datti da fare. Cos’è questa storia del celibato? Ma sei rinscimunito? Io alle cose della chiesa non ci credo, ma questa poi mi sembra assurda. Se ti sei sposato sei fatto per il matrimonio. Per dormire con di fianco una donna. Quella t’ha mollato? Penso che anche il tuo Dio non avrà niente da ridire se te ne cerchi un’altra. In fin dei conti il patto tra di voi, l’ha rotto lei non tu. Comunque se vuoi ascoltarmi ascoltami se no arrangiati. Io in questo blog di pazzi non ci torno

  115. ribelle ha detto:

    Intervengo anche io(in fondo non mi sono mai allontanata davvero da questo blog!),perchè penso che le crisi(matrimoniali e non)siano sempre dei momenti di crescita,ti danno una visione diversa della realtà,anche se fanno star male e le cose vorresti capirle con un bel ragionamento e non così,sulla tua pelle…davanti ad una crisi ,puoi crescere o…diventare ribelle(non pensate subito a me!!)
    L’amore ha infiniti significati,puoi viverlo in tanti modi,a volte devi anche,per affrontare un matrimonio difficile,curare l’amore per te stesso,quello sano,che,come dice Tres non ti porta a fare cocci,ma a farti una passeggiata ,a cercarti un diversivo,un amico che riempia la solitudine,un tuo approfondimento interiore,un sacerdote che ti aiuti…perchè ogni amore ha i suoi momenti di solitudine,si può essere soli anche in due!E ha ragione anche Ester a scrivere
    “Pensavo a tutte queste discussioni e mi veniva da riflettere sul fatto che alla fine siamo sempre parlando di Lui, di Cristo, perché ciò che è pienamente umano non può essere lontano da Lui..”.
    Non può che essere così!
    Perchè Lui è l’Amore ,perchè sarà l’amore l’unica cosa che resterà,(passeranno anche fede e speranza!)perchè ci ha fatti Lui così assetati di amore(,il nostro cuore è inquieto finchè non riposa in Lui!) e perchè ci dice che l’amore ha l’ultima parola,è destinato alla risurrezione ,in ogni momento,può risorgere, anche nella vita di ogni giorno..Solo che ci vuole tanto impegno per crederci davvero e per farsi bastare le cose…ha ragione Tres,”l’amore non basta mai,gli atteggiamenti sbagliati bastano ad un certo punto..”.è un’arte mai del tutto appresa quella di farsi bastare l’amore,di dare giusto peso agli attriti quotidiani e agli “errori” dell’altro..
    Sto usando la forma generica,ma in realtà è della mia vita che sto parlando !Solo che ora preferisco fermarmi a riflettere,che questi interventi mi offrono molti spunti,per imparare sempre meglio a..non essere ribelle!!!Grazie a tutti.

  116. fefral ha detto:

    Federico, pazzo ci sarai tu. Che ne sai del matrimonio di Polifemo? Io non mi sento in diritto di dirgli che è finito o che tornerà con sua moglie, tu perché pensi di poterlo fare?
    O forse te sei l’avvocato?

  117. fefral ha detto:

    @Polifemo “Cioè il problema vero è che io l’ho detto a mi moje pe’ chiede scusa.”
    @Ester “All’inizio ho provato a dire qualcosa, di molto velato, a chi abitava con me… e in questi casi tutti si spaventano.”

    Torno sul discorso della verità. Perchè polifemo ha detto tutto alla moglie? Ha fatto bene? Ed ester? E il tizio della mail? E’ necessario esaurire la verità raccontando tutto per vivere nella verità? E’ sufficiente?
    Buonanotte a tutti, so’ cotta

  118. Paola ha detto:

    Tres, ma con “punto e a capo” ci si perde tutti, chi ha ragione e chi ha torto! Ognuno vive la sua storia ma il passato ha sempre un senso nella vita di un uomo. Il celibe del blog, con la sua storia, dove ci sono i vicini e la fanciulla, sta scoprendo se stesso. La tua amica, che vivrà col cuore a pezzi, ha la vita davanti da vivere; perché quella dietro ormai è storia e così nella mani della misericordia di chi ci guarda da lassù. E allora che fa? Pensa e ripensa le sue ferite? o interroga il suo cuore e si regala il perdono? e sogna il suo uomo? Come un amante da conquistare? Perché su questa terra, qualunque sogno, di un amore per sempre nel celibato o nel matrimonio, si realizza con fatica. E la storia è l’incontro di Dio con l’uomo; la tua amica ha incontrato il dolore, asfissiante come può essere per una mamma con 2 bimbi abbandonata; ma Dio non s’è distratto! E’ sempre nella sua storia, nella barca della sua vita. E io spero che il celibe del blog, e la tua amica, trovino la forza per ascoltare il loro cuore e riprendersi il loro sogno. Lo spero! La mia speranza non è cieco ottimismo; è pensare che tutto ciò che accade abbia un senso, anche se non lo capisco … Notte!

  119. Lyxos ha detto:

    Secondo me Sciagurata che riposa e Fefral che riposa pure lei pongono una questione interessante. La verità deve esplodere. Ma se poi fa un botto con i morti e i feriti? Se a tutti Dio chiede di essere santi, è pur vero che solo ad alcuni chiede di essere martiri. Ma si dirà c’è un comandamento, un comandamento che dice di non dire falsa testimonianza. Già, è vero, ma il comandamento non dice di dire sempre la verità, dice di non dire il falso, che è diverso, lo capiscono pure i sanpietrini. E’ giusto che i paletti siano chiari, come dice Polifemo. Ma i paletti ci stanno per qualcosa, stanno ad indicare una strada. Quello che importa però non è la strada, quello che importa davvero è dove la strada porta. La morale sta ad indicare dove la strada porta, la morale vorrebbe indicare dove la strada porta. Non ci riesce, o siamo noi a non farcela riuscire. Se io volessi uccidere una persona, ma non lo faccio, perché c’è una legge, perché vado in galera, perché c’è un comandamento, perché mi devo confessare… in realtà non sto agendo moralmente. Se io sto a guardare il paletto, se si trova più a destra o più a sinistra, per capire fin dove posso andare, in realtà non sto agendo moralmente. La verità è che in fondo io vorrei andare fuori strada, ma un po’ vorrei anche rimanere in strada. Io vorrei capire con certezza quando sono andato fuori strada. Ma questo non è un agire morale. L’Autore della morale non vuole il rispetto della morale, vuole molto di più, vuole il cuore. Per far capire che vuole il cuore Gesù Cristo ha detto una serie di ‘Avete inteso che fu detto… ma io vi dico”. Ma io vi dico… ce ne sono sette nel capitolo 5 del Vangelo di Matteo. Tosti. “..ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.” Altro che paletto, questo è il tronco di una sequoia. La strada è sempre più stretta. Ah già, ha detto anche questo. Non si può campare così. Infatti, non si può campare così. Ci vuole proprio la conversione del cuore. Ma allora non sarà che questa verità è un Uomo, che duemila anni fa ha detto ‘io sono la verità’, che deve esplodere nel mio cuore?

  120. Ribelle ha detto:

    Lyxsos,COME MI PIACE IL TUO INTERVENTO!!(mi sa che è la seconda volta che capita…)
    Sembra la storia della mia vita e dato che oggi sono a casa,mi sa che qualcosa la racconto,per quanto ci riesco e sperando di non annoiar troppo nessuno..
    Parto da una tua frase “L’AUTORE DELLA MORALE,NON VUOLE IL RISPETTO DELLA MORALE,VUOLE MOLTO DI PIU’,VUOLE IL CUORE” …ecco anche io ho visto a lungo la vita in generale e anche la vita di fede, come una serie di paletti ,che se mantenuti,ti fanno sentire brava persona, un borghese(piccolo,piccolo,come dice un film),ma che “salva”,con il suo comportamento moralmente corretto,matrimonio e società.
    L’agire morale salvaguarda infatti, l’integrità fisica e la vita sociale,è necessario per la stabiltà socio-politica(infatti oggi che è in crisi,anche la società barcolla!)…ma NON E’ L’AMORE!
    Faccio un esempio;Se io non tradisco il marito,se io torno a casa mia a dormire ogni sera…se vado a messa la domenica…non per questo farò sentire amato il marito..o Dio! e soprattutto questo tipo di amore non mi dice nulla,la mia vita può anche farne a meno!.
    E’ come giocare al ribasso,il minimo contrattuale c’è….che volete di più? Molti non fanno manco quello! Si,a me è successo di pensarla così,ma ero molto insoddisfatta…diciamolo pure,se aver fede è questo comportarsi secondo alcune regole,sopportare la messa e qualche altra cosa noiosa…molto meglio chi è ateo!!Almeno si gode la vita e soddisfa tutti i suoi desideri senza problemi!
    Poi ho iniziato a riflettere sulla mia insoddisfazione (mi sa che a volte,questa può essere proprio una grazia!),mi hanno aiutato tante persone,letture…taglio su questa parte e arrivo al bello :mi sono accorta che esiste un modo di vedere le cose del tutto diverso!Che esiste la possibilità di agire per amore,il che non è una bella parola,ma un porsi una “misura alta” nelle relazioni(tutte! matrimonio e Dio in primis),mettendoci il cuore,perchè nel cuore hai un Amore più grande delle altre cose…e mi si è aperto tutto un mondo,quello della Scrittura,che prima mi sembrava fatto di parole,ma anche un pò datate e comunque valide per assassini e malvagi,ma..esagerate per un tranquillo borghese come me!
    Non avendo come misura del mio agire l’amore,ma solo dei paletti,mi ritrovavo subito a posto…
    Faccio solo qualche esempio:che significa “Dio vieni presto a salvarmi”?non è che che ne abbia molto bisogno!Le mie azioni sono in fondo corrette e oneste…e mi” salvano” abbastanza dal degrado sociale che vedo intorno…
    oppure” le mie opere sono come un panno immondo?”(forse parla di un imbroglione,le mie opere sono così tranquille e nella norma!) e “questo povero che grida sempre a Dio?”(forse è un senzatetto disperato…ma mica sono io!)…Ora invece,tutto mi parla in modo nuovo,bello,che fa “ardere il cuore”,che davvero interessa perchè ha valore eterno,sono MIE tutte la parole che dicono i vari personaggi ..ed è PER ME tutto quello che viene detto in quelle pagine!
    Non si può descrivere molto,sono cose che vanno vissute più che scritte… e ovviamente è un cammino difficile ,perchè ti accorgi della enorme sproporzione tra quello che intravedi e quello che fai…e magari ci soffri… e talvolta,oscilli tra” tuffarti” davvero nella fede e nella speranza…e fare la…ribelle…(non dimentico il mio nick!!ma mi sento come una che ha scoperto una perla e qualcosa voleva proprio comunicarla!).

  121. Polifemo ha detto:

    A Federì, a piumino de cipria, me fai proprio er solletico. Manco riesci a famme ‘ncazzà. Dimme ‘n po’: se tu vendi ‘na machina a un amico tuo e quello te la paga, stammo a posto no? Poi se t’incazzi con lui pe’ un motivo echis, nun poi annà da lui a dije: me so’ ncazzato pe’ un motivo ics e mo’ me ridai la machina. Che centra scusa? Ma te sei bevuto er cervello? Io a Rosa – mi moje – cuando se semo sposati jò dato tutto pe’ sempre, e lei pure. Punto. Nun me posso reprende ‘ndietro niente peché nun c’ho più niente. Punto. Mo’ la machina è sua. Te me dici, ma è lei che t’ha mollato. A parte che la cazzata l’ho fatta io, anche se era come dici te, che ce posso fa? Mica semo ar cinema che uno se fa la vendetta privata, tipo Ciarls Bronson. Rosa ste cose le sa, e seconno me cuarcosa dentro se move. E io aspetto. Pe’ me questo è fa er celibato. Cioè che so’ sposato ma è come se non lo ero.
    Poi te volevo dì n’artra cosa, già che ce semo. Guarda che nun è vero che nà scopata nun è niente. Na’ ginnastica? Ma ‘ndo vivi? Boh, forse a Milano sarà così. Qui da noi è na cosa importante. Tutti a dì che nun è importante e tutti a pensà a come fotte e a guardà quelli che fottono. E a dì che nun è importante. Ma famme er piacere. Se ce pensamo tutti e lo famo tutti un motivo ce sarà. Tanto è vero – come ho già detto, m’ho faccio ‘na premessa – che sia io che alla pischella in mutande dopo c’è venuta ‘na botta di tristezza. Vabbé nun me ripeto peché questo lo pure scritto (vattelo a rilegge, Federì).
    Il problema vero, scusa se torno a bomba, è che dovevo confessamme, vortà pagina, e stop. E nun dì ‘n cazzo a Rosa. Però io proprio nun ce la facevo a nun dì niente a mi moje. E me sa che pure un domani non ce la farebbi.

  122. Paola ha detto:

    Bravo Polifemo! questo significa “prendere la croce” di cui oggi ci parla il vangelo. Non significa accettare passivamente gli eventi negativi (inevitabili o per colpa nostra o di altri) che la vita ci dona; non significa lasciarsi travolgere dall’autocommiserazione. Dio non manda le croci, la vita, gli altri, noi stessi ci mandano le croci; ma queste croci possono diventare occasione per una verità interiore trasparente e assoluta, al punto da poter vedere Dio dietro questi eventi, anche dietro i nostri errori. Ci sono persone inchiodate alla croce da sempre, per malattie, incomprensioni del coniuge o dei compagni di viaggi. Bisogna accettare la propria condizione di creature che sbagliano e subiscono sbagli, ma dobbiamo ritagliarci spazi per interrogare di nuovo il cuore e … essere felici. La croce, mai da cercare, da strumento di tortura (e tale resta per la moglie di Polifemo!) può trasformarsi in occasione di esperienza dell’amore di Dio! Tu hai cercato il dialogo nel tuo caos matrimoniale; il tipo del celibato ha cercato il nostro blog. Sant’Agostino dice: “Ama e fa’ ciò che vuoi”. Non tocca a noi giudicare

  123. Tres ha detto:

    Paola per me “punto e a capo” è proprio quello che dici tu, lo si fa in due (questo si a metà) e si ricomincia. Ma un punto bisogna mettercelo, il passato per rimanere tale deve avere un punto. E il presente deve finire per poter iniziare il futuro. Ci vuole un momento conclusivo per riniziare. La mia amica non pensa che Dio sia distratto, non pensa proprio a Dio, anche se ha pregato in questo ultimo anno ma è incavolata nera perchè si è distratta lei (gravidanze difficili e difficoltà come tutte) e il marito se ne è andato e lei invece pensava che erano sposati cioè sogno più realtà. Paola io mi trovo sempre più spesso con gente incazzata forte intorno che era pronta e matura per affrontare la mancanza di amore (ci sta tutta in una vocazione la calata fisiologica dell’amore) ma non la mancanza di fedeltà. E le ferite prima di diventare stimmate fanno veramente male. Federico pregare non serve a risolvere i problemi ma è una cosa personale e molto normale e forse ci vuole una discussione a parte ma sicuramente le “soffiate di naso” fanno veramente male e pure un po’schifo (forse sull’amore e il sesso più che la Tv dovresti rivolgerti ad altre agenzie informative). Ciao a tutti gli oranti e non

  124. MM. ha detto:

    bella fefral!!

  125. Mauro Leonardi ha detto:

    Intanto volevo dire che il Tizio e la Tizia della mail (anche) grazie al blog e alle vostre preghiere stanno sistemando le loro cose proprio per bene…

  126. MM. ha detto:

    una piccola riflessione sull’argomento vertià: Polifemo, per me hai fatto proprio bene a raccontare tutto a tua moglie..ma non perchè sia cosa buona e giusta (questo non lo so, se occorre dire TUTTA la verità forse dipende dalle situazioni) bensì perchè hai seguito ciò che ti diceva il tuo cuore di carne, in fondo hai seguito la tua identità! hai agito secondo ciò che tu sei!

  127. Mauro Leonardi ha detto:

    Sta arrivando il sabato e avevo promesso che avremmo lanciato una nuova Discussione ma questa volta mi sembra il caso di portare avanti questa e, semmai, quando arriveremo 200 commenti la raddoppiamo. Il tema è:

    Nel caso del matrimonio e di chi vive il celibato in modo istituzionalizzato (cioè fa parte di qualche realtà ecclesiale) è necessario per il suo vivere la verità esaurirla raccontando tutto al marito/alla moglie, a qualche fratello/sorella dell’istituzione?

    La domanda è bella tosta perché, se rispondiamo di no, poi non ci possiamo troppo lamentare che gli altri (marito, moglie, fratello/sorella spirituale) ci stiano “distanti” e non ci capiscano.

    Butto lì una traccia di risposta.
    Secondo me, sarebbe totalmente assurdo non essere totalmente sinceri con chi mi è totalmente amico. Gesù dice tutto ai suoi amici (Gv 15,15). Ma l’istituzione e l’amicizia sono due cose diverse. Io auspico che marito e moglie siano amici, ma non è detto che lo siano. E se non lo sono il matrimonio c’è lo stesso. Idem con i fratelli e sorelle dell’istituzione. Se una suora non è amica delle sorelle dello stesso convento, rimane suora lo stesso. Però… però…

    Buona Discussione!

  128. Adri ha detto:

    Ma la copertina è bellissimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

  129. fefral ha detto:

    “sarebbe totalmente assurdo non essere totalmente sinceri con chi mi è totalmente amico”
    sono d’accordo un po’ sì e un po’ no: nell’amicizia non c’è nessun dovere di raccontarsi tutto. Anzi c’è il diritto di non raccontarsi niente.
    Io penso che prima di arrivare alla sua risposta, don Mauro, si dovrebbe ragionare su cosa significa sincerità, autenticità, verità.

  130. Ester ha detto:

    “Quelle normali. Non quelle di questo blog, però, che si mettono tutte a pregare. Cercate di capire il mondo invece di mettervi a pregare.”
    Chissà chi sono le donne normali, Federico?! Davvero pensi che pregare non serva per capire il mondo? Ma forse, don Mauro, sul tema bisognerebbe aprire un’altra discussione!
    Dunque… da ieri sto pensando a questa questione della verità, giusto parlare, giusto star zitti e poi la verità si ‘esaurisce’ raccontandola… é un bel rompicapo.
    Don Mauro ha messo i ‘puntini sulle i’ spostando l’attenzione sulla faccenda dell’essere amici, ma facendolo ha usato un’espressione che vale la pena sottolineare: “sarebbe totalmente assurdo non essere totalmente sinceri con chi mi è totalmente amico”. Sincerità, verità: sono proprio la stessa cosa? Forse non lo sono. La sincerità si esaurisce raccontandola, ma la verità no, perché la verità è qualcosa che non si esaurisce, ha a che fare con il Mistero, o come dice Lyxos ‘la verità è un Uomo…’. La verità come tale ci si svela piano piano!
    Per scendere un po’ più nel concreto. Io ho provato ad essere sincera, e a raccontare quello che stava accadendo perché (diciamoci la verità!!) non si può vivere la vita nascondendosi, l’autenticità è una cosa seria! Il fatto è che quella sincerità non esauriva la verità di me. Cioè io che cerco di dire mi sono innamorata (e dunque nel mio caso da celibe sto sbagliando, sono finita in un pantano… o che so io), non è tutta la verità di me: è solo un pezzettino. Il fattore veramente interessante è che quel pezzettino può divenire il tutto agli occhi degli altri… e qui nascono i guai, perché si perde di vista il mistero, l’unicità contenuta in quella persona, me appunto.
    L’amicizia è il luogo, forse l’unico luogo dove sincerità e verità non fanno a pugni: ad un amico/a posso raccontare di essermi innamorata certa che questo pezzettino della mia vita davanti ai suoi occhi non metterà in crisi il rapporto, anzi lo farà crescere e forse quella stessa sincerità finirà per farmi riscoprire o ritrovare la verità di me.
    Ma se manca questa accoglienza dell’amicizia, la sincerità lavora sempre a braccetto con la verità? A volte possono nascere dei pasticci, grossi. Rotture senza fine e via dicendo!
    (continua)

  131. Ester ha detto:

    (continua)
    È vero amicizia e istituzione non sono la stessa cosa, e sarebbe bello se l’istituzione fosse amicizia, ma spesso non è così… perché io non lo so. Cioè è un dilemma che nella Chiesa mi sembra di capire sia vecchio quanto lei… e chissà forse è pure giusto che istituzione e amicizia non siano la medesima cosa…
    Il guaio è quando l’istituzione soffoca l’amicizia in nome della paura, soffoca cioè la relazione che come tale è sempre in divenire, non è mai statica, perché ha a che fare con le persone e con la loro intimità.
    Nel mio caso specifico quello che ho capito è che era inutile essere sincera con chi riusciva solo a dirmi ‘stai sbagliando’ senza opportunità di appello. Creava solo distanza. Ma questo non ha significato allontanarmi da quelle persone. Ha significato trovare qualcuno con cui poter essere sincera, per poter ritrovare la verità di me e della mia vita. Questo non è tutto, almeno per me non lo è. Io non mi accontento. Se questa vicenda per me è stata un dono infinitamente prezioso, non mi accontento di tenerla per me… no, no! Voglio far parte di quella verità che sono vivendo con le persone con cui vivo. È facile? Non lo è per niente! La cosa che mi stupisce più di tutto è che da qualche tempo (non molto) la gente che vive con me dice ‘certo che tu sei proprio cambiata’ e lo dice in senso positivo (anche se a volte non capiscono ancora certe mie trovate o espressioni!). Non so perché lo dicono, io rimango la stessa di prima con limiti e pregi… evidentemente trovano in me qualcosa di diverso, o forse di nuovo ed è attorno a questo che si stanno costruendo, con un passo infinitamente lento ma reale, nuove relazioni. E questa è la mia esperienza e forse è solo la mia… ma poi chissà perché il povero Pietro che tradisce il Maestro è l’unico che viene reputato da Lui adatto a ‘pascere il suo gregge’?!, l’unico che deve confermare i suoi fratelli, lui che veramente l’ha fatta proprio grossa!!! Lui fa l’istituzione da peccatore… e in quel frangente (dopo evidentemente lo racconterà perché l’episodio del rinnegamento finisce nei Vangeli), cioè in quella notte solo due sono i testimoni di quel passo falso, Giovanni che probabilmente stava lì vicino a lui perché lo ha fatto entrare nel giardino e Gesù, l’Amico per eccellenza…
    Oh, non avevo mai pensato che Giovanni alla fine sa sia del tradimento di Giuda che del rinnegamento di Pietro…
    Comincio a dare i numeri… meglio che vado a dormire. Buonanotte!

  132. Paola ha detto:

    Che meraviglia la tua storia, Ester! Non devi aver paura di tradire le altre, l’istituzione. Tu non devi tradire te stessa, la verità che è nel tuo cuore. Anche nel mio matrimonio, o nelle mie molte relazioni con figli e amiche, cerco di farmi guidare dal mio cuore che non si può imbrigliare. Se soffochi un segreto che viene dal cuore, questo esplode in maniera distruttiva nella tua vita. Se punti alla serenità, incontri la tiepidezza; se punti alla gioia vera. che ha le radici a forma di croce, puoi incontrare il dolore ma vivi davvero! Se nell’istituzione non c’è amicizia, se nel matrimonio non si è amanti (amici mi sembra un po’ squallido pensando a mio marito), la dimensione è solo umana e di poco valore. Se non ci si tradisce, ma ci si corica col cuore pieno di rancore e di cose non dette, allora, meglio Polifemo’s style; meglio riscoprire che sei di carne, sbagliando come Pietro, ma ritornando così a vivere veramente.

  133. Mauro Leonardi ha detto:

    Mi sono espresso male. Con “assurdo” non intendevo dire che esiste un “dovere” di sincerità ma che, essendo l’amicizia il vuotare il proprio cuore in quello dell’amico con reciprocità e avendo come unico limite la fiducia che si ha nell’altro, mi sembra tautologico che ci si dica tutto. Poi citavo Gv 15,15 e cioè il rapporto tra il Padre e il Figlio. Naturalmente un grado di amicizia così non è per nulla frequente.

  134. Mauro Leonardi ha detto:

    Scusate prima che divampi la Discussione (che è già bellissima grazie a Fefral, Ester e Paola) posso fare una precisazione da sacerdote? (Polifemo direbbe che ho “una pipa mentale” e forse ha ragione…).

    Nella chiesa c’è un luogo – la confessione – nel quale sincerità, autenticità, verità devono proprio cercare di toccarsi. Per dirla chiaramente, un cristiano che tradisce la moglie o un celibe che va contro il suo impegno di celibato in maniera grave, deve confessarsi. Ma nessun sacerdote può mai dire al penitente “per darti l’assoluzione mi devi promettere che dirai questa cosa a tuo marito, o al tuo superiore”. Se un sacerdote facesse così sbaglierebbe profondamente. Non sto entrando nel merito del se sia bene o meno parlare con il coniuge o con il superiore – questo lo lascio alla Discussione. Sto dicendo che nessun confessore può obbligare a questo. Anzi nella chiesa si sono elaborati nei secoli delle modalità di confessione per cui essa può avvenire in maniera totalmente anonima. Per esempio qualsiasi cristiano può confessarsi con qualsiasi sacerdote, e non hai mai l’obbligo di confessarsi con nessuno in particolare. Quindi io posso prendere la macchina, farmi 100 km e andarmi a confessare in un santuario dove passano migliaia di persone e così essere certo che nessuno mi conosce. Un’altra modalità è il confessionale con la grata che consente, se il sacerdote e il confessore lo desiderano, che nessuno dei due sappia chi è l’altro.
    Grazie!

  135. Tres ha detto:

    Ciao @Ester con il tuo intervento hai portato qui due pensieri che mi porto in giro da stamattina: il pezzetto e il tutto, e Pietro traditore e poi scelto. Io avevo pensato alla Verità e avevo pensato che quello che avevo scoperto ogni volta che scoprivo la verità, di un fatto, di una persona (me o un altro), di una relazione, succedeva un terremoto interiore e esteriore (se ero sincera, se esternavo). Perchè? Ho pensato che la verità, come la luce accesa in una stanza buia, non illumina solo quello che stavo cercando (il “pezzetto”), ma illumina tutto, anche quello che non ero pronta a trovare, che non volevo cercare o che non sapevo nemmeno di avere. Se poi esterni, sei sincera, anche all’altro non sveli solo la verità che ti eri preparata e che comunichi ma gli sveli tutto un mondo. Polifemo quando dice alla moglie che l’ha tradita non dice solo quello che lui si era preparato ma getta una luce pure su di lei,sul loro matrimonio, su un’intera vita e lei non era pronta, nè al tradimento nè a tutta questa luce. E tu Ester quando parli con le tue “consorelle” loro non vedono solo te, pezzetto o tutto, vedono anche loro, la loro vocazione, alla luce della tua verità e loro potrebbero non essere pronte e spaventarsi e allora non è che non sono capaci di esserti amiche, non erano pronte a tanta luce. Spero di essere stata delicata Polifemo e Ester. Per quanto riguarda Pietro, siccome è un periodo che ho il cervello con i Lavori in Corso, in un momento di buio totale e di paura mi è venuto in mente che la santità è qualcosa di terribilmente umano. Non è un perfezionamento personale nè un divinizzarsi, solo essere pienamente uomini, nudi e crudi, non coperti dalla Grazia di Cristo, anzi, scoperti dalla Grazia di Cristo. Gli insospettabili sono Santi. ciao

  136. la sciagurata risplende ha detto:

    Non è vero quello che dice don mauro. Da quanto ne so io Gezù non dice tutto ai suoi amici: dice alcune cose ad alcuni e altre ad altri. Eppure sono i suoi amici, lo dice lui, e non manca mai alla verità con nessuno.
    mi son pure andato a vedere la citazione: GV 15-15
    ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.
    Non dice “vi ho detto tutto quello che ho udito e che so!” ma dice VI HO FATTO CONOSCERE. C’è una bella differenza. E’ la differenza di cui si parlava prima tra verità e sincerità. Gesù ha un rapporto di verità che va ben oltre la sincerità (il dire tutto) che non avrebbe senso in molti casi. Per dire tutto non ci sarebbe stato bisogno di un dio fatto uomo, ma per fa conoscere si.
    e come fa consocere? Con ognuno in modo diverso.
    Con giovanni ha un rapporto privilegiato, una confidenza speciale. Con pietro una schiettezza unica, e così con ognuno. Ma non dice tutto a tutti! anzi, non racconta tutto mai e non lo racconta nemmeno a noi. Eppure confida molto, parla della sua intimità ad ognuno, forse solo sua madre sa tutto ma da quello che si capisce lo sa non perchè Gesù glielo abbia spiegato chiaramente (conservava tutte queste cose nel suo cuore e si vede col senno di poi che nel ragionare ci prendeva).
    Quindi lasciando perdere le icone dell’amicizia (gesù e gli apostoli) e tornando ad oggi:
    si può dire tutto ad un amico e ad un amico si può non dire tutto. Non vorrà sapere di più.
    la confidenza è una conseguenza dell’amicizia, della fiducia e cresce pian piano, scorre e si allarga col crescere del rapporto: prima torrente, impetuoso e sconnesso poi fiume traquillo con salti e correnti, quindi lago riposante e infine mare calmo immmenso.
    Non è un dovere e non è un diritto. Chi pretende che l’amico dica tutto non ha capito nulla dell’amicizia.

  137. la sciagurata rinasce ha detto:

    ciao paola, pensavo al tuo marito squallido e al polyfemo’s style. stasera che fai?
    vorrei vivere veramente!

  138. fefral ha detto:

    scusa paola, perchè mai è squallido pensarsi amica del proprio marito?
    E poi scusa non ho capito: che vuol dire dimensione solo umana? Magari ci fosse un po’ più di umanità nelle istituzioni come quella di cui ci racconta ester. Magari si riuscisse a essere profondamente umani nel matrimonio e davvero amici! Ma se non ci si riesce allora tu consigli una bella scopata per riscoprire che siamo di carne? No, scusa Paola, non ho capito.

  139. Tres ha detto:

    L’Apocalisse è l’ultimo libro della Bibbia ed è quello dove viene raccontato un po’di più il come sarà quando arriverà Lui e come sarà Lui e, per quanto mi riguarda, è quello che capisco meno di tutti. In tutti gli altri libri Dio si rivela velandosi e poi arriva Gesù che ci voleva la fede per vederLo non gli occhi. Pure i miracoli di Gesù non convincevano tutti. Allora forse l’unica Verità che capiamo è quella che dice sciagurata, quella che ci raggiunge nell’amicizia, nella confidenza e che cresce e si spande? Non lo so. So solo che se a me dicessero la Verità, tutta intera, non la capirei, come l’Apocalisse appunto. Quando un’amica mia, invece, mi dice una cazzata, devo stare accorta perchè a me l’amicizia mi fa desiderare di amare pure le cazzate dell’amica.

  140. Paola ha detto:

    Mio marito è un gran fico e sono pazza d’amore per lui. Devi aver capito proprio male; o forse mi sono espressa male.

  141. Paola ha detto:

    Fefral, io vedo mio marito più come un amante che non un amico; ma è qualcosa di più, non di meno. C’è passione, complicità, follia, oltre che aiuto reciproco. Quando lo vedo, mi batte sempre forte il cuore. Tutto questo io non ce l’ho con gli amici! E ho tanti amici, adorabili!!

    Quanto alla vita da celibe, intendevo dire, ma vedo che non mi sono fatta capire, che se non c’è amicizia la dimensione è solo umana; nel senso che non è divina. E il celibe, che non sa vivere la dimensione di amicizia, non sta migliorando il mondo.

  142. Paola ha detto:

    Fefral, tu poi dici: “Ma se non ci si riesce allora tu consigli una bella scopata per riscoprire che siamo di carne?”. Ma chi è più uomo: chi rimane in casa, rispetta le regole che vive da servo, triste e appesantito o chi scappa di casa, si riduce a magiare ghiande per i porci e poi ritorna a casa libero?? Ovviamente il riferimento è al figliol prodigo. Insomma se lo sbaglio serve per capire chi sei, benedetto lo sbaglio! Pietro sbaglia, perché è uomo vero, di carne; ma si perdona e si fa perdonare da Lui. Giuda, invece, non si perdona e non si fa perdonare da Lui.

  143. Polifemo ha detto:

    Sciagura’ t’ho capito che scherzi ma a me lassame perde che non so’ er tipo. M’avete incasinato tu e fefral con ‘sta robba de la sincerità, verità e via dicendo. Mo’ te faccio un copia ncolla de l’ultimo pezzetto mio peché so rimasto lì. “Il problema vero, scusa se torno a bomba, è che dovevo confessamme, vortà pagina, e stop. E nun dì ‘n cazzo a Rosa. Però io proprio nun ce la facevo a nun dì niente a mi moje. E me sa che pure un domani non ce la farebbi.”
    Ciao. Domani nun ce sto peché sto cor pupetto mio.

  144. fefral ha detto:

    polifè, dai un bacio ar pupetto pure pe’ mme?
    Sai che ti dico, che se tu non ce la facevi a non dire niente a tua moglie hai fatto bene.
    Non ti incasinare col discorso della sincerità, nun te preoccupa’!
    Io però voglio continuare a ragionarci perchè ‘sta cosa è interessante. Ma adesso c’ho un pensiero in testa un po’ ingarbugliato, devo farlo un po’ riposare!

  145. fefral ha detto:

    senti Paola, prova a farlo il figliol prodigo, a mangiar ghiande coi porci e poi fammi sapere. Io di figli che sono rientrati in sé stessi e sono tornati alla casa del padre e vivono da figli ne conosco davvero pochi, pochissimi. Tutti gli altri stanno ancora coi porci. E pure quei pochissimi, sai che non gli viene mica facile restarci dopo, a casa del padre, con l’eredità che ormai se la so’ bruciata, a vivere a scrocco del fratello maggiore?

  146. fefral ha detto:

    @la sciagurata sorprende “si può dire tutto ad un amico e ad un amico si può non dire tutto. Non vorrà sapere di più.”
    Sciagurà, sei un po’ cafone, ma mi stupisco a riflettere sui tuoi commenti. E’ vero, è proprio quello che intendevo dire: si può dire tutto ad un amico e si può non dire tutto.
    Però c’è modo e modo di non dire.
    Se in quel non dire c’è il tentativo di nascondere all’amico una parte di sè, o di fingersi diverso, o semplicemente non si dice perchè si teme di non venire compresi, o giudicati, allora no, non è quello che intendevo.
    Io mi sono fatta il conto in questi giorni di quanti sono gli amici a cui posso permettermi di dire tutto di me. E sono un discreto numero. Tra questi mi sono chiesta a chi posso permettermi di non dire qualcosa senza sentirmi in qualche modo obbligata a dare delle spiegazioni. E sono pochi, ma pochi pochi. E, chissà perchè, tutti maschi. Ci devo pensare.

  147. Mauro Leonardi ha detto:

    Sciagurata: “Non è vero quello che dice don mauro. Da quanto ne so io Gezù non dice tutto ai suoi amici: dice alcune cose ad alcuni e altre ad altri. Eppure sono i suoi amici, lo dice lui, e non manca mai alla verità con nessuno.
    mi son pure andato a vedere la citazione: GV 15-15
    ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.
    Non dice “vi ho detto tutto quello che ho udito e che so!” ma dice VI HO FATTO CONOSCERE. C’è una bella differenza”

    Si Sciagurata ma poi Gesù, sempre nella notte dell’Ultima Cena, va avanti e dice: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portare il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” Gv 16, 12-13.
    Cioè l’obiettivo dell’amicizia e la totale verità dell’uno sull’altro – e questa è la totale intimità: quella che hanno Gesù e il Padre. Ma per questo ci vuole una crescita nell’Amore, che è lo Spirito Santo cioè lo Spirito di Verità. E per questa crescita, per noi uomini ci vuole tempo, cioè gradualità. Totalità ma nella gradualità della crescita della relazione (l’amore). Ciao. Buona notte a tutti (a parte quello che dice feedburner: sono le 22.27 e per me è notte fonda!)

  148. Paola ha detto:

    Fefral, mangiamo ghiande tu ed io ogni volta che non siamo all’altezza dei sogni di Dio su di noi!!! Ogni volta che ci accontentiamo di sopravvivere, mentre siamo stati pensati per una vita da capolavoro!!! E gli errori non cambiano la nostra natura di figli pazzamente amati dal padre! Ma c’è una durezza in te che non riesco a capire…

  149. Lidia ha detto:

    quando si parla di Fefral io sono IMPARZIALE e lo so, perché per me Fefral è buona come la pizza!:)
    Ma sai, il tuo commento mi ha fatto pensare…sulla durezza. Per quanto riguarda Fefral, io credo che sua la durezza sia in realtà solo realismo, lontano da facili risposte, che dipenda dal vedere che un botto di gente, nel mondo, sta male perché vive male l’amicizia, vive male l’amore, vive male la sincerità, vive male, insomma. E per poter aiutare la gente a stare bene bisogna prima affrontare la realtà: c’è chi tradisce, c’è chi viene abbandonato, c’è chi ruba… Soprattutto penso che Fefral ribadisca sempre la necessità di non aver paura del mondo così com’è,di avere il coraggio di nominare le cose col loro nome, perché appunto la carità si dà solo nella verità, e che spesso anche se l’ottimismo è d’obbligo bisogna anche pensare che nella vita le cose difficili sono tante, non come nei romanzi.. cmq a parte ciò è che Fefral ha uno stile un po’ diretto :) Magari mi sbaglio, però, non sono lei, e lascio che dica la sua su questo. Volevo solo dire che secondo me la durezza o la dolcezza a volte sono semplicemente espressione entrambe della stessa preoccupazione per gli altri.
    Ora, Fefral a parte, nel caso specifico, sai Paola…gli errori non cambiano la nostra natura di figli amati dal Padre…è proprio vero. Però cambiano sì la vita degli altri (della moglie tradita, del marito tradito), e in questo caso penso che forse sarebbe meglio non pensare nemmeno alle ghiande..cmq, certo, se mio marito mi dicesse,ho avuto una sbandata e ho capito quanto ti amo da questa, magari sarei anche felice che almeno l’ha capito, in questo sì ti dò ragione! Però…boh, mi sa un po’ di romanzo Harmony la storia, ma capita davvero nella vita reale?

  150. la sciagurata rispose ha detto:

    ma no, avevo capito solo non avevo voglia di spiegare che per me l’amicizia ha un valore molto grande nella vita e anche nella vita di coppia. Gli innamoramenti passano, l’amore resta (e l’amiciza è una forma d’amore).
    Nella vita di coppia si può dare la complicità, si può dare il comune sentire, si può dare l’innamoramento prolungato, si può dare un’unità viscerale e si può dare anche l’amicizia. Quest’ultima è un valore aggiunto notevolissimo anche se tu non la stimi tale. non è un ingrediente scontato nel matrimonio ed è più rara di quanto si creda.
    Inoltre usi la parola “amante” e si capisce che la intendi come omnicomprensiva di molte delle sfaccettature che ho provato ad elencare.
    Ma nel comune sentire, il rapporto tra amanti è un rapporto incipiente e per questo leggero, senza quello spessore che invece si percepisce nel tuo matrimonio.

  151. la sciagurata rispose ha detto:

    ciao lidia, no, non capita nella vita reale.
    Noi siamo i nostri sogni, i nostri modi e i nostri sbagli. E questo vale per la vita individuale e per la vita di coppia. La relazione tra coniugi è ciò che si costruisce assieme con tanto di we romantici e litigate.
    pensa a cos’è il tradimento nell’amicizia: che ne so, confidi qualcosa di molto personale ad una amica e questa per vanagloria o per interesse personale lo va a dire proprio alla persona più sbagliata della terra. Tu ti senti pugnalata alle spalle e la vostra amicizia non è più quella di prima. Col tempo e con il suo comportamento potrai anche perdonarla e magari potrai anche trovare nel perdono anche un’amicizia migliore.. ma sarà un’altra storia. Il tradimento cambia.

    comunque Paola, per quello che so io, entrambi i fatelli sono degli ingrati. Non ce n’è uno che si comporta bene. Quindi non mi pare un bel ragionamento quello di dire meglio andare a puttane e mangiar ghiande piuttosto che vivere di rancori e di invidie.
    Forse i due estremi servono per sigmatizzare la via di mezzo che può essere il percorso della felicità.

  152. la sciagurata rispose ha detto:

    senta, io l’ho persa.. Mi va bene avere come icona dell’amicizia Gesù. Dio ma fatto uomo, un esempio.
    ma se la discussione si eleva così tanto e si passa allo spirito santo faccio fatica a ritornare alla faccia di culo del mio amico e a capire cosa devo fare per vivere l’amicizia con lui.
    Lo spirito santo dev’essere l’amore di Dio.. e che vuol dire, che l’amore che c’è nella relazione tra due persone possiede una forza autonoma per guidare la relazione stessa? Cioè che la mia amicizia cresce non solo per me e per la faccia di culo ma anche per l’amore(di amicizia) che in qualche modo diventa luce sul nostro rapporto?
    Bho.. adesso sto fondendo.
    Ma ho il sospetto che abbia portato il tema sul teologale per fare come quei preti che quando non sanno rispondere ti sparano un po’ di latinorum e ti confondono.

    senta don mauro, non so se voliamo troppo basso per lei. ma secondo me lei qui dentro deve entrare in crisi esistenziale! E’ il blog del suo libro, mica del nostro.. com’è che sta li a osservare e a coordinare mentre noi rischiamo di dover cambiare il nostro modo di essere e entriamo in crisi sulle nostre vite? lei pensa di sapere qual’è la verità, ma se non decide di perdere questa consapevolezza, non potrà scrivere il prossimo libro. (ammesso che gliene facciano scrivere un’altro)

  153. fefral ha detto:

    ehi lidia, grazie per la tua imparzialità :-)
    La pizza (quella buona per davvero) ti aspetta!

    Paola, ci sono ghiande e ghiande. Ci sono ghiande velenose i cui effetti lasciano segni che non guariscono mai del tutto.
    Poi certo il perdono del Padre ci aspetta, e se noi riusciamo a rientrare in noi stessi ci viene incontro con il suo abbraccio.
    Ma ho sentito troppe volte “meglio fare una cazzata piuttosto che vivere da servi, non liberi, soggetti alle regole”. E ho visto troppe volte gli effetti di cazzate fatte in nome della libertà.
    Il male è male e fa male.
    Che poi Dio cava fuori il bene anche dalle nostre cazzate questo non deve essere una scusa per scegliere di farle.
    Nel frattempo si lasciano morti e feriti. E a volte quelli non hai più la possibilità di salvarli.
    Detto ciò, se la cazzata l’hai fatta, chiamala per nome. E’ l’unico modo per poter lasciar campo libero a Dio di cavarci fuori qualcosa di buono.
    La differenza tra i due fratelli è che uno rientra in sè stesso e l’altro no. Ma entrambi si sono comportati male e da egoisti nei confronti del padre.
    Poteva rientrare in sè stesso anche il fratello maggiore? E’ necessario ridursi come i porci per poter rientrare in sè stessi?

  154. la sciagurata rispose ha detto:

    caro polifemo’s style,
    lo che la questione è semplice a dirsi e che si riassume nella tua frase:
    “”Il problema vero, scusa se torno a bomba, è che dovevo confessamme, vortà pagina, e stop. E nun dì ‘n cazzo a Rosa. Però io proprio nun ce la facevo a nun dì niente a mi moje. E me sa che pure un domani non ce la farebbi.”

    non ce l’ho ancora la risposta.. sto facendo un ragionamento a voce alta e non ci sono ancora arrivato.
    ma mentre ci scervelliamo sui tuoi quesiti perchè non fai una sorpresa sconvolgente a rosa così le movimenti la vita e la destabilizzi un po’?
    dai che la tua storia mi ha preso, voglio sapere come va.

  155. fefral ha detto:

    non avevo ancora letto quando ho risposto sopra.
    Sui due fratelli pensavo la stessa cosa.
    Per anni ho pensato al figliol prodigo come a quello da prendere a esempio. In realtà quello da imitare nella parabola è il padre. E’ lui che chiama figlio quello che torna da lui a chiedergli di fare il servo.

  156. fefral ha detto:

    “Cioè l’obiettivo dell’amicizia e la totale verità dell’uno sull’altro”
    No, don Mauro, mo’ non ho capito. Mi so’ persa pure io come sciagurata (sciagurà, tu intanto sei arrivato da qualche parte coi pensieri sulla sincerità? Io vado a farmi un giro)
    L’obiettivo dell’amicizia? La conoscenza reciproca io la vedo come una conseguenza dell’amicizia, non come un obiettivo da raggiungere. Un obiettivo richiede una strategia, dei comportamenti obbligati, un percorso definito.
    Ma torniamo un attimo alla sincerità e alla verità: se io non ho voglia di fare una confidenza grossa come una casa al mio migliore amico gliela devo fare secondo lei, don Mauro? Se non gliela faccio non è più il mio migliore amico? Scusi se parlo terra terra come i ragazzini, ma ultimamente mi pare di avere a che fare coi ragazzini pure se c’hanno 40 anni!

  157. Dory ha detto:

    “L’obiettivo dell’amicizia è la totale verità dell’uno sull’altro”: penso che Don Mauro si riferisca all’Amicizia con Dio quando scrive questa frase. C’è in ognuno di noi una “parte” segreta che rimane tra noi e Dio. Inaccessibile al mondo. Agli amici, alla madre, al padre, al marito, alla moglie, ai figli. A TUTTI. Questa é la parte che sento in comune tra me e chi abbraccia il celibato ( ed anche per questo mi è servito leggere il libro di Don Mauro): nulla di esteriore, ma un “Un patto di confidenza invisibile”, intimo e sacro tra me e Gesù: il momento in cui io posso e sento di potermi poggiare sul suo grembo. Io solo nella confessione, un celibe nella scelta gratuita e non istituzionale che Gesù stesso fece. Quella parte di me è solo Sua. Con gli Amici in carne e ossa sarebbe bello poter condividere questa scoperta…”Sai ho scoperto un Amico che conosce la parte di me più autentica e vera…Inaccessibile a tutti. Anche a te. Non te la posso raccontare, non riuscirei neanche se volessi”. Questa è l’autenticità, secondo me. E sarebbe bellissimo averla con gli amici (veri, veri) e con il marito a cui dire magari (“sai nel nostro percorso matrimoniale noi siamo uniti e questa cosa che no riusciamo a fare un pò sì e un pò no, perchè siamo esseri umani, diventa VERA perchè abbiamo giurato di essere uniti di fronte ad un Amico che si chiama Gesù..” Questa è la dimensione intima e sacra in cui, secondo me, ha agito Polifemo (secondo me ha fatto bene), quando ascoltando il cuore “fonte di rivelazione” è stato autentico con Rosa. Non per “scaricarsi la coscienza”, ma perchè ha capito proprio di essere finito in un tristissimo vicolo cieco e che vorrebbe uscirne, ma insieme con la moglie…che quando s’è sposato “ha dato tutto” a Rosa e che non gli è rimasto niente adesso tra le mani…E che ora deve/vuole vivere il celibato mentre spera ( e lo spero anch’io) che Lei, magari sempre con l’aiuto di un sacerdote o di un amico/a vera, trovi la forza di perdonare… E’ la ragione per cui Ester ha parlato alle sue consorelle…E non importa, secondo me, che non si venga compresi. Questa autenticità DEVE esserci, anche se a volte è proprio una croce. La sincerità invece è una cosa diversa. A volte non è bene dire tutto. A volte bisogna aspettare o tacere (senza dire bugie) e come dicevano i latini bisogna dire solo ciò che l’altro è in grado di recepire. E’ un principio di prudenza, delicatezza ed autonomia che non bisogna mai scordare, soprattutto quando si ha a che fare con qualcuno che dipende da te ( se sei un sacerdote, un insegnante, un genitore, se sei un amico “più grande” o se semplicemente hai strumenti culturali o personali di maggiore profondità rispetto ad un altro).é un principio che ha adottato anche Gesù con la gente (parlando per parabole, perchè altrimenti non avrebbero capito) e con i suoi discepoli. E’ un principio d’amore ribadito da san Paolo: ” conosciamo infatti imperfettamente e imperfettamente profetizziamo. Ma quando verrà la perfezione sarà abolito ciò che è imperfetto. Quando ero bambino parlavo da bambino, pensavo e ragionavo da bambinio. Ma quando mi sono fatto adulto ho smesso ciò che era da bambino. Adesso vediamo come in uno specchio, in immagine, ma allora vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente,come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità”.

  158. Paola ha detto:

    Fefral e Lidia: ghiande ne mangio e ne faccio mangiare ogni giorno ad altri, forse anche di indigeste. Ma io riposo nel mio ruolo di figlia, sapendo che per quanto possa imitare mio Padre, sono e resto figlia. Figlia non superficiale ma, proprio come Fefral, realista. Non posso pretendere di essere il Padre. Nè che gli altri siano Padri. Siamo tutti figli e sbagliamo e subiamo sbagli. Ma mi perdono per le ghiande che ho offerto; e perdono chi me le ha offerte. Anche se costa…Ma solo così si va avanti, altrimenti si resta indietro, a ieri. Invece abbiamo solo oggi per essere felici

  159. MM. ha detto:

    Dory, sì ok, l’amicizia con Dio..ma chi non si sente più amico con Dio proprio perchè ha fatto una cazzata? L’amicizia con Dio passa anche per gli uomini! E’ vero che c’è un angolo di cuore che conosce solo Dio, e che probabilmente neanche io stessa conosco; è vero che nell’amicizia (come dice sciagurata) non c’è nessun dovere a dire tutto (sincerità) ne’ può essere possibile esaurire ogni singolo aspetto del fatto (cazzata o meno) che sto raccontando e che mi coinvolge totalmente perciò la verità che racconto sarà sempre parziale, o solo “quasi totale” perchè le emozioni sono difficili da esprimere; concordo anche sul fatto che a volte pur essendo molto amica con qualcuno posso decidere di non esaurire la verità col mio amico perchè magari non la reggerebbe..ma mai mai mai in un’amicizia, se è vera, posso sentire la PAURA nel raccontare una cazzata che ho fatto! Posso sentire vergogna, che è una cosa buona, ma paura del giudizio no. Cioè riversare la mia intimità nel cuore dell’amico/a, come dice don Mauro, con l’unico limite della fiducia reciproca, vuol dire, almeno io la vivo così, che con l’amico/a posso parlare di tutto e di niente, devo potermi sentire in pantofole nel raccontare le mie cose, anche e soprattutto gli sbagli e devo confidare nel suo aiuto..nel bene che mi vuole e che quindi nel bene che desidera per me. Se provo paura nel dirgli la cacchiata che ho combinato..beh forse temo il suo giudizio, temo che mi possa rifiutare..non so se la posso chiamare amicizia a questo punto. Anche se in effetti se mi giudica è un problema suo.
    E nell’istituzione, in qualunque istituzione, dato che sono fatte di uomini..non può non esserci l’amicizia! non può essere, non è umano che non esistano relazioni in cui io possa sentire una mano di un mio fratello che mi prende e mi rialza dopo che gli ho raccontato “la birichinata”, e non mi giudica, magari giudica l’azione compiuta ma non la mia persona.. E’ vero che quando fai una cavolata sei da sola tu e la tua cavolata e te ne paghi i cocci! però insomma..chi mai può sentirsi in diritto di scagliare la prima pietra?
    Forse non raccontare un tradimento al proprio coniuge sarà una cosa giusta, se ti sei pentito e hai l’anima in pace..ma con che occhi potrai guardare gli occhi della persona che hai tradito sapendo che non ne sa nulla? e che non ti sta amando per quello che sei veramente perchè c’è quel fattaccio grosso che si è interposto fra voi due, anche se ora è passata e magari ti sei pure confessato..

  160. Mauro Leonardi ha detto:

    Paola scusa, mi sono accorto solo ora delle bellissime parole che hai rivolto a tutti noi e ti voglio ringraziare.

  161. Mauro Leonardi ha detto:

    Ho una bella notizia da darvi. Nei prossimi mesi di maggio/giugno la casa editrice Lindau pubblicherà un mio piccolo romanzo che si chiama “Abelis”. In ambientazione fantasy, è la storia di un bambino di dieci anni che con la sola forza del suo candore fa crollare un mondo in cui si crede che i draghi (che esistono davvero) siano mostri.

    Lì c’è un breve dialogo tra Abelis e un altro dei personaggi – un adulto – che fa al caso nostro. Il primo a parlare è l’adulto, il secondo il bambino Abelis.

    «Se vuoi tu e io potremmo diventare amici».
    «Tu e io?».
    Abelis sembra sbalordito da quella proposta.
    «Ma tu hai qualche segreto da raccontarmi?» dice.
    «Segreto? che segreti?».
    «Per essere amici bisogna raccontarsi i segreti. Io ti racconto i miei segreti e tu mi racconti i tuoi. Tu ce l’hai qualche segreto da raccontarmi?».

    Ecco io penso che sia tutto qui. Intimità, confidenza, versare il cuore l’uno nell’altro, i bambini lo chiamano “raccontarsi i segreti”. Se non ci si raccontano segreti non ci possono essere amicizie. Poi questo non vuol dire che ci sia un ‘obbligo’ di raccontare segreti o un dovere di farlo o un diritto di esigerlo. Semplicemente è così. Nell’amicizia ci si raccontano i segreti. Lo si fa gratuitamente – cioè io non ti racconto i miei “se” tu mi racconti i tuoi – però di fatto avviene che se io ti racconto un mio segreto tu prima o poi me ne racconterai uno tuo. E’ la logica del dono. Se io fossi costretto a sdebitarmi perché ho ricevuto un dono, sarebbe mafia. Però è vero che se ricevo un dono “ho voglia” di farne anch’io uno. Poi, se non lo posso fare, nessuno si offende e lo pretende, però la logica della gratuità è così. Pensiamo all’ospitalità. Nell’antichità l’ospite era sacro. E’ chiaro che se io ti ospito, lo faccio gratis. Però se un domani io mi trovo in una situazione di bisogno – io o mio figlio – e tu non mi ospiti o non ospiti mio figlio, c’è qualcosa che non va. Non ci sono diritti, non ci sono doveri. C’è la logica del dono, che va oltre questi parametri.
    E così i segreti dell’amicizia non sono affatto raccontarsi “tutti” i segreti. Poi che vuol dire “tutti i segreti”? D’altra parte è vero che io racconto qualcosa a uno e qualcosa all’altro, così come mi va. Ma se un mio amico non si confida mai con me, non mi racconta mai nulla, forse c’è qualcosa che non va. Poi “raccontare” va preso in senso generale. Può anche mostrami qualcosa, ecc., ma insomma l’ammissione a qualche parte “segreta” della sua vita -“segreta” vuol dire intima, che può essere conosciuta solo se viene raccontata dall’interessato – prima o poi deve avvenire.

    E qui c’è il problema con l’istituzione. Sia il matrimonio che il celibato codificato in qualche istituzione. Perché l’istituzione, per definizione, non è intima. E se in una realtà c’è solo istituzione, c’è una tristezza infinita. Oggi come oggi credo che i membri di qualsiasi istituzione un certo grado di intimità, di segreti condivisi, li debbano avere. Questo non vuol dire che un marito “deve” dire alla moglie a la sciocchezza che ha fatto però – a parte il fatto che non può avere una doppia vita -forse prima o poi avrà voglia di dirgliela. Magari dopo trent’anni.

  162. la sciagurata rispose ha detto:

    Caro don mauro, questa dei segreti mi sa tanto di saint exupery e mi ricorda la volpe che si fa addomesticare.. sono dei passaggi che han fatto sdilinquire il cuore di molti e che parlano di amicizia ma non esauriscono l’amicizia. L’amicizia va ben oltre l’addomesticamento.
    L’amicizia non è dirsi tutto. C’è del vero in quello che dice e cioè che nell’amicizia ci si possono confidare i segreti, però io ora vedo il rovescio della medaglia e mi metto in guardia da questa descrizione dell’amicizia che lei sta facendo.
    Ho esperienza che le donne parlino volentieri. (magari non è diffusa, ma è la mia esperienza, non me ne vogliano le donne, non è un discorso di discriminazione. Se volete, per bilanciare, poi facciamo l’elenco dei limiti maschili nella relazione di amicizia). E parlano volentieri anche di ciò che provano e ciò che sentono. Spesso per loro parlare è un modo per ragionare, per metabolizzare e cristallizzare dei pensieri. Non sono amiche perché parlano, non sono amiche se raccontano ciò che sentono. Semplicemente stanno ragionando o hanno bisogno di esplicitare per poter interiorizzare.

    Mi è capitato più volte di avere a che fare con donne (gli uomini hanno meno propensione alla chiacchiera su di sé) che pensano che l’amicizia sia dirsi tutto, arrivando sino all’assurdità di pretendere di sapere anche i fatti altrui di cui io ero a conoscenza, aggiungendo pure il ricatto: se non mi dici tutto vuol dire che non siamo amici. In effetti non eravamo amici. Dirsi tutto non è il cuore dell’amicizia. Se così fosse lei come confessore dovrebbe essere il miglior amico di centinaia di persone.
    Per questo mi fa paura il discorso sui “segreti” perché sono è una parte, non necessaria dell’amicizia e qui sembrano diventare l’essenza dell’amicizia. Sono una parte, non son il tutto.
    Questo tema lo girerei diversamente: se non ci si fa conoscere per come si è, se non si mostra la propria verità (anche gradualmente, proporzionalmente alla fiducia che si sta instaurando), non si può instaurare un rapporto di amicizia. I segreti si possono anche non raccontare. Conosco persone che raccontando tanti piccoli segreti hanno negato la verità su se stessi. Ed è la falsità più dura da accettare.

  163. Ribelle ha detto:

    Sciagurata scrive che dirsi tutto non è amicizia;beh,io credo invece che essere “nudi”davanti ad un altro,sia una ottima base,crei un legame straordinario,non fosse altro perchè dimostra fiducia e buona volontà di “costruire”…certo poi dipende da chi hai vicino,nè lo puoi far con tutti,ma certamente il confessore va al primo posto (nella misura in cui credi che non sia uno a cui dici i tuoi fatti,ma che sei alla presenza di Dio e che lui ti parla a Suo nome…è una cosa misteriosa,ma in quel momento,Dio è presente e agisce..)e poi sciagurata aggiunge”Se così fosse lei come confessore dovrebbe essere il miglior amico di centinaia di persone”
    Questa frase mi ha proprio colpita!Infatti,capita che succeda questo,per fortuna! e molti che si sono convertiti,hanno proprio trovato questo tipo di amicizia!quando un confessore è il miglior amico delle persone,le aiuta enormemente nel cammino della vita, e quelle vengono dall’America o stanno in fila per ore per confessarsi proprio con quel sacerdote là…pensavo a santi come padre Pio e Vianney,poi ce ne sono alcuni ancora viventi e di cui forse non si saprà mai…

  164. Paola ha detto:

    Non vedo l’ora di leggere Abelis!

  165. Tres ha detto:

    Partendo dal fatto che non ho trovato una parola ideale forse la parola segreto è la parola più completa per indicare quello che passa tra due persone in un’amicizia. Intimità non basta: in fin dei conti Polifemo e la studentessa sono stati molto intimi (scusami se uso la tua storia ma è veramente molto ricca e commovente) ma quell’intimità ha lasciato solo tristezza. Nudità forse è troppo forte, anche perchè l’unica nudità veramente accettabile è quella reciproca (è terribile essere nudi davanti ad una persona vestita!) e questa contemporaneità non sempre è possibile in un’amcizia. Dirsi tutto? Non so. Una figlia che dice tutto a sua madre è sua amica? Non è detto. L’enorme squilibrio di ruoli e l’incredibile amore della madre verso la figlia, mi rende difficile parlare propriamente di amicizia. Però è anche vero che tutto questo ha sapore di amicizia. “Segreto”, invece, mi piace proprio. Il bambino del libro di Don Mauro chiede se l’altro ha un segreto da raccontargli. Ed è una domanda preliminare dell’amicizia. “Ce l’hai un segreto?” “Me lo vuoi raccontare?”cioè “Ce l’hai un posto chiuso a chiave e nascosto dentro di te in cui mi vuoi far entrare?” e “Vuoi che io ci abiti?”. Il segreto come luogo più che come cosa da nascondere. Però mi rendo conto che tutto questo discorso non è molto tecnico.

  166. fefral ha detto:

    Sono d’accordo con Sciagurata.
    Don Mauro io farei attenzione a identificare l’amicizia col farsi delle confidenze. E’ molto di più.
    Amicizia non è condivisione di segreti. E’ una cosa molto più profonda. E’ condivisione di verità.

  167. fefral ha detto:

    @polifè preparati: esce un altro libro di don Mauro!
    Come è andata cor pupetto?

  168. fefral ha detto:

    L’amico è amico quando riconosce quella verità, che non è nascosta, non è chiusa a chiave. Io non mi mostro diversa all’amico rispetto a come mi mostro a chi mio amico non è. Ma l’amico mi riconosce. Riconosce in quello che gli dico, o che non gli dico, la parte più vera di me. La mia verità.
    La confidenza è una conseguenza che spesso c’è. Ma non sempre c’è. E non è necessaria. L’autenticità, quella sì che è necessaria

  169. la sciagurata rispose ha detto:

    a me ha colpito la differenza di comportamento tra Polyfemo e Ester.
    sono due situazioni leggermente diverse, ma con molti punti in comune.

    Poly dice: “Pure io, subito dopo, stavo proprio male. E pe’ questo l’ho detto a mi moje. Ma gnente. Urla, grida e m’ha sbattuto fori de casa.”
    Da quello che ci racconta io capisco che il senso di colpa, il dispiacere per aver rotto il vaso, il bisogno di trovare un appiglio per poter ricostruire il senso di tutto, lo portano a vuotare il sacco immediatamente e brutalmente (magari capisco male, ma teniamo l’esempio come accademia).

    Ester invece sembra rielaborare di più la situazione e cercare prima di tutto di capire cosa sta succedendo a se stessa. Non cerca fuori l’appiglio, si mette in crisi dentro per ritrovare la propria determinazione. Sa bene che quando parlerà magari la cacciano. Vai tu a dire alle tue compagne che c’è un uomo nella tua vita.. magari ti buttano fuori.
    Infatti dice” nel mio caso specifico quello che ho capito è che era inutile essere sincera con chi riusciva solo a dirmi ‘stai sbagliando’ senza opportunità di appello. Creava solo distanza. Ma questo non ha significato allontanarmi da quelle persone.”

    Forse un tema importante nell’essere veri con le persone che abbiamo accanto è di trasmettere la verità in modo che la possano capire davvero.
    magari rosa non ha compreso la debolezza e il grido di amore che c’era nel gesto di Polifemo, ha sentito più il proprio fallimento, forse si è fatta trascinare dall’amor proprio e si è sentita rifiutata, per questo reagisce violentemente. E forse polifemo poteva interiorizzare di più la situazione, non cercare la via breve per togliere il dente e il dolore e cercare di trovare il modo migliore per essere vero con Rosa. Non sarebbe stato meno sincero, anzi.
    Quindi continua a farmi paura sta idea del dire tutto subito, del mettersi a nudo, del confidare i segreti..

    il punto è condividere la propria verità e per poterla condividere davvero cioè avere un comune sentire su di essa senza limitarsi all’informazione asettica del bolletino di guerra con l’elenco dei morti e dei feriti, per arrivare a tanta intimità occorre gradualità, affinamento, ascolto, trasparenza e comprensione dell’altro.
    Con Dio è diverso. Non mescoliamo l’amicizia con Dio che ci conosce meglio di noi stessi con l’amicizia tra persone che si legano mentre si conoscono. L’amicizia con Dio può essere il modello,il punto verso cui tendere, ma non si da quel grado di amicizia con le persone della terra.

  170. la sciagurata rispose ha detto:

    ribelle, l’amicizia si fa in due. Il confessore ha con te lo stesso rapporto che tu hai con lui?
    vi raccontate gli stessi “segreti”?
    se la risposta è no, non siete amici. ma non è grave, anzi meglio. potete avere un rapporto straodinario lo stesso ma non è amicizia.

  171. Mauro Leonardi ha detto:

    Sciagurata mi piace molto questo: “…. se non ci si fa conoscere per come si è, se non si mostra la propria verità (anche gradualmente, proporzionalmente alla fiducia che si sta instaurando), non si può instaurare un rapporto di amicizia. I segreti si possono anche non raccontare. Conosco persone che raccontando tanti piccoli segreti hanno negato la verità su se stessi. Ed è la falsità più dura da accettare….”. Probabilmente è quello che vuole dire un bambino di dieci anni con la sua frase “per essere amici bisogna raccontarsi i segreti”. A dieci anni non si parla come uno che di anni ne ha… quanti ne hai Sciagurata? sei d’accordo (non con il fatto che l’amicizia sia esaurita dai segreti perché in questo sono io a essere d’accordo con te ma che il vocabolario di un bambino non sia lo stesso di un adulto).

    Però bella questa cosa del Piccolo Principe, oggi alla Feltrinelli di Roma – quella del centro – c’era la pila dei Piccolo Principe. Magari il mio Abelis divenga così!

    Ma l’unica a gioira con me è Paola? GRAZIE PAOLA!!!!!

  172. Mauro Leonardi ha detto:

    Dopo “sei d’accordo” ci andava il punto di domanda….

  173. la sciagurata rispose ha detto:

    MM non ricordo più se sei celibe per scelta o no. Il tuo discorso è bello ma teorico. Nelle istituzioni c’è la gerarchia e c’è l’autorità e c’è anche la fraternità e magari l’amicizia.
    Ma se vai da un superiore a dire che hai fatto la birichinata, come dici tu, quello non prenderà provvedimenti su di te?
    Se un tuo dipendente, per senso di colpa, ti dice che si è fregato i soldi, tu gli fai una carezza e amici come prima? La sincerità nelle istituzioni è un problema perchè sei sotto scacco. Se confessi vieni punito, se non confessi la fai franca ma ti sei allontanato.

  174. La sciagurata rispose ha detto:

    Io lo compro abelus! Ma non so se ci faccio il blog! Bravo don mauro! Complimenti’!

  175. Tres ha detto:

    La verità non è nascosta ma non è immediatamente percepibile, va conosciuta, cercata. Non è il mostrarsi diversa, ognuna è quella che è, anche se siamo sempre più di quello che si vede, è che per riconoscermi devi essere amico cioè aver avuto accesso a quella parte di me che non è accessibile a tutti anche se mi mostro uguale a tutti. La confidenza non è dirsi le cose, che può anche venire dopo, ma avere una fiducia comune, un vivere intimo comune. Forse l’amicizia non ha sufficenti parole per esprimerla.

  176. Tres ha detto:

    “Forse un tema importante nell’essere veri con le persone che abbiamo accanto è di trasmettere la verità in modo che la possano capire davvero.”Mi piace, Sciagurata. E se non capiscono ugualmente? Non fa niente (tolta la delusione), il bello della verità è che non va a male, non scade. Don Mauro, l’attesa del suo libro è un altro bel motivo per aspettare l’estate.

  177. Patrizia Cecoilia Giardi ha detto:

    Domanda: Mi fate un esempio dell’essere veri con le persone che abbiamo accanto, e che queste non pèotrebbero capire? Aspetto ….

  178. Mauro Leonardi ha detto:

    Per i suoi 70 anni hanno fatto a Dino Zoff un sacco di interviste. Questa risposta a una domanda sull’amicizia con Gaetano Scirea mi sembra faccia proprio al caso nostro. “Forse non gli ho mai detto ti voglio bene, ma a noi bastava guardarci negli occhi per capirci. Anche la notte che vincemmo il mondiale eravamo in camera e ci sorridevamo con gli sguardi, senza dire una parola, perché era troppo grande l’emozione che stavamo vivendo. Gaetano era migliore di me, era più autentico”. E il giornalista conclude: “E qui gli occhi di Dino sono lucidi, e non è il fumo della seconda sigaretta.”

    Qui dentro c’è veramente molto.
    C’è il contenuto dell’autenticità, dell’essere veri, che mi sembra ritorni molto in questi ultimi commenti. Però c’è anche il fatto di rivelarsi l’autenticità l’un l’altro. La sola autenticità infatti non basta per connotare l’amicizia. Io vorrei essere autentico con tutti, ma non sono amico – nel senso vero – di tutti. Zoff e Scirea si comunicano l’autenticità – e questa è l’amicizia – anche se sol o con gli sguardi. In questo senso non c’è bisogno di “dire” nulla, neanche di dirsi dei segreti, però deve esistere un qualche modo di comunicare. Può anche fare una passeggiata in silenzio. E ne emerge la convinzione che il mio amico sia meglio di me, che mi sembra essere una caratteristica del vero amore.

    Il rapporto con l’istituzione è un’altra cosa perché mentre l’amicizia – l’amore – è il regno della gratuità, non esistono diritti e doveri nel campo dell’amicizia, l’istituzione è il modno del dovere, del diritto, della regola. Vale per tutte le istituzioni: la famiglia, il convento, la casa dei memores, il centro dell’Opus Dei, il lavoro, l’esercito, il vaticano, il partito comunista, il confessionale. Io auguro a tutti di riuscire a mettere amicizia nelle istituzioni che frequentano o alle quali appartengono, ma dico di avere ben chiaro che sono due cose diverse.
    Grande Dino e grande Gaetano.

  179. Mauro Leonardi ha detto:

    Patrizia quando ho scritto il mio commento il tuo non mi appariva. E’ appena apparso. Non so se è proprio quello che cerchi…

  180. fefral ha detto:

    Sto continuando a pensare a questa storia dei segreti.
    In questi giorni almeno tre persone mi hanno confidato dei loro segreti. Sono amici? Uno sì. Gli altri forse no. Anzi sicuramente uno no senz’altro.
    Ci sto pensando. Sto pensando a quella cosa dell’intimità tra gli amici. Forse è un po’ diverso, solo un po’, da come dice don Mauro, ma provo a spiegarmi.
    L’amico non è quello che conosce di me cose che sono nascoste agli altri. L’amico è quello che comprende la parte più vera di me. Ma non è detto che quella parte sia nascosta. Nel matrimonio è diverso, c’è un’intimità tra i coniugi che non può che essere nascosta. Non vale così per gli amici. Quello che di me conosce un amico non è qualcosa di inaccessibile. Anzi, forse è proprio il contrario: quello che condivido con un amico è qualcosa di accessibile a tutti. Solo che l’amico quel qualcosa lo comprende, lo sa leggere. L’amico sa chi sono.
    Per questo io posso raccontare ad un amico anche i miei segreti. Anche quelli che non racconto a nessuno. Perché lui quei segreti li capisce. Perché lui sa che quei segreti non sono me anche se magari spiegano un po’ di me. E quel racconto non toglie né aggiunge nulla al nostro rapporto. Quello che fa la differenza non è il raccontarsi il segreto ma il sapere di poterlo fare e di poterlo non fare. Perché per esempio se io racconto al mio amico che vorrei mollare tutto e scappare, lui sa che quello che gli dico è vero perché in quel momento è così che mi sento, ma sa anche che non lo farò, perché mi conosce e non si preoccupa di dovermi convincere a pensare ai miei doveri di moglie e di madre, magari invece mi porta fuori a fumare e dire parolacce e così mi sfogo e mi passa. Perché se al mio amico racconto di aver fatto una cazzata lui si preoccupa di come sto io in seguito a quella cazzata e non di convincermi che quella cosa non andava fatta o di consigliarmi su come devo comportarmi da adesso in poi. E se gli leggo una poesia che ho scritto, lui non mi dice che è bellissima anche se è ridicola, ma ride insieme a me e io non mi offendo e non mi vergogno. Perciò posso raccontargli anche i segreti. Ma posso anche non raccontarglieli. Probabilmente glieli racconterò, magari davanti a una birra, e quando lo farò lui sorriderà perché già li conosce. Come io già conosco i suoi e non sarò sorpresa quando me ne parlerà.

  181. Paola ha detto:

    don Mauro, non sono affatto d’accordo sulla Sua teoria secondo cui “Il rapporto con l’istituzione è un’altra cosa perché mentre l’amicizia – l’amore – è il regno della gratuità, non esistono diritti e doveri nel campo dell’amicizia, l’istituzione è il mondo del dovere, del diritto, della regola”.
    Dovere, diritto e regola???? Ma sono le dimensioni solo umane, quelle che noi giuristi definiremmo organizzative; in vero essenziali ma incapaci da sole di reggere un’impresa divina, com’è quella di portare il buon odore di Cristo nel mondo!!!!
    Bisogna dare amore, anche nelle “istituzioni”; col cuore ma sapendo esprimerlo anche con le labbra, proprio come riferisce Zoff.
    Effettivamente noto 4 tipi di status nei rapporti tra amanti (mariti e mogli, non amici) e tra amici e tra compagni di viaggio nelle “istituzioni”:
    1) carità nel cuore ma non sulla bocca; quelli che pur amando, non lo fanno capire all’altro; e l’altro ci soffre, ma capisce e scusa la difficoltà di comunicazione;
    2) carità nella bocca, ma non nel cuore; tante smancerie ma nessuna carità vera; come un termosifone con valvola a 1 (su 5 tacche)
    3) chi difetta di carità nel cuore e sulla bocca; un vero guaio per chi gli sta accanto; ma poi fanno pena, perché nessuno gli chiede di cambiare; forse sono quelli che non si sentono amati dagli altri e non ce la fanno solo con l’amore di Dio;
    4) e poi … i figli di Dio, con amore sulla bocca perché dal cuore trabocca; e accanto a loro la vita è un vero spasso!!!!

  182. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    fefral…in quale fascia di età sei? perchè vorrei risponderti ma la mia risposta potrebbe variare in relazione alla tua età.

  183. Patrizia Cecilia Giardi ha detto:

    La mia opinione PERSONALISSIMA è che nelle istituzioni dove è presente pesantemente la gerarchia che tutti vogliono scalare (ambizione più che legittima), è molto difficile avere rapporti di vera amicizia,perchè è il mondo del guardati-le-spalle-che-non-sai-chi-hai-dietro, e del se-scopri-il-fianco-forse-c’è-chi-ne-approfitta. Poi se una persone riesce ad avere dei rapporti di vera amicizia ben vengano, e credo che se un’amicizia neonata superasse la prova dell’istituzione gerarchica……bhè….probabilmrntr durerebbe tutta la vita!!!!

  184. la sciagurata rispose ha detto:

    pensa a quando uno dice “ti voglio bene” e cosa capisce l’altra. ci sono mille significati che possono essere intesi in quest’espressione e mille fraintendimenti possibili.
    meglio scegliere espressioni più specifiche perchè l’interlocutore capisca bene senza fraintendimenti. Non basta dire ciò che si pensa, occorre dirlo in modo che venga capito.

  185. fefral ha detto:

    che bello quando mi chiedono gli anni :-) Oggi mi hanno dato della ragazzina!
    Rispondi pure a una mamma di 3 figli che sta per affrontare la crisi dei 40

  186. Lidia ha detto:

    io conosco però anche tante persone atee, agnostiche nella categoria 4 …beh cmq sono figli di Dio anhce loro!
    Conosco anche persone nelle categorie 1 e 2, quanto alla 3 non saprei…anche nelle persone più ostiche c’era sempre qualcuno che amavano.
    Conosco una persona che non capisco sia nella categoria 1 o 3, ma suppongo nella 3…io sono stata abbastanza male per questo, ma siccome non è una mia amica alla fine me ne sono disinteressata. da quanto mi hanno detto sue amiche, ha difficoltà di comunicazione, comunica spesso con battute, etc. però con le persone a cui tiene ci riesce benissimo…io con lei devo lavorare tanto sul perdono interiore, perché ogni volta che penso a lei mi viene una grande rabbia, e anche un po’ di stupore (è una persona molto religiosa, e sicuramente buona), come si fa a frequentare Dio tanto da presso e non capire che certe cose agli altri fanno male? Io non ci dormirei la notte…comunque la ritengo una persona profondamente sincera e giusta, e sicuramente buona. perciò l’unica soluzione è che o sta male anche lei per questo ma non riesce a cambiare (probabile, anche da quanto mi hanno detto i suoi amici) o non ci arriva proprio con la sensibilità….

  187. fefral ha detto:

    Tornando adesso alle storie di Ester e di Polifemo e a quello che scrive Sciagurata sulla necessità di dire le cose in modo che si capiscano…
    I due casi sono molto diversi. Nei confronti della moglie Polifemo ha un dovere di fedeltà che Ester non ha nei confronti delle sue sorelle. Polifemo cornifica la moglie. Ester viene meno al suo impegno al celibato (in realtà anche questo è da vedere: Ester ci ha detto di essersi innamorata di un uomo, non di avere una relazione con un uomo che è cosa molto diversa), ma non cornifica le sue compagne.
    La reazione della moglie di Polifemo è molto più comprensibile: è lei la parte lesa. Quella delle amiche di Ester sinceramente mi lascia perplessa

  188. fefral ha detto:

    esiste anche a volte la necessità di tenere segrete delle cose come dovere di carità o per non scandalizzare. Anche in questo senso, dire tutto subito perchè così si è sinceri, può non essere una cosa buona.

  189. fefral ha detto:

    @don Mauro “Nei prossimi mesi di maggio/giugno la casa editrice Lindau pubblicherà un mio piccolo romanzo che si chiama “Abelis”. “

    Bene, quindi se Abelis non è pubblicato dall’Ares ci sono buone speranze che abbia una copertina decente!

  190. Tres ha detto:

    In un matrimonio chi cornifica e poi va a dire tutto all’altro non può stupirsi delle reazioni perchè lui/lei era preparato: sapeva di aver tradito, aveva già sofferto, si era pentito, si è preparato il momento e il luogo per dire la verità. E l’altro/a esce pensando: “Meno male, che bello! Finalmente stiamo un po’soli, chissà cosa mi vorrà dire!”…e arriva la mazzata. Più o meno quando due persone che hanno qualcosa in sospeso e si incontrano per strada…chi ha visto l’altro da lontano si prepara all’incontro. Tra due amiche dire la verità, nel senso di raccontare il “bubbone” della propria vita, crea una maggiore conoscenza dell’altra e quindi più delicatezza nel trattarsi, ma ad un’amica basta solo sapere che c’è il bubbone senza tante spiegazioni, perchè mi vuole bene per quello che sono e gode di me anche se non sa come “funziono”. Poi ci sono le verità che non sono bubboni ma solo come io sono veramente e lì casomai è l’amica che ne sa più di me su di me, perchè è oggettiva e il suo affetto non la rende cieca. Poi ci sono tutti gli altri che non sono propriamente amici ma sono comunque persone con cui ho una relazione e mi fa piacere che ci siano (tipo le persone che scrivono qui), anche qui ho un dovere di verità? Si, di autenticità: io sono così e così mi faccio conoscere. Forse la verità su di noi, gli altri, le relazioni tra di noi, non si esaurisce con quello che sappiamo e che comunichiamo. Mia figlia mi ha appena detto, guardandomi al computer, che scrivo sempre romanzi e che nei blog non si fa così! Ecco le verità dette dalle figlie sono sempre le più fastidiose!!! P.S.Nel caso avesse ragione:scusate

  191. Mauro Leonardi ha detto:

    Paola, se non ti offendi copio di seguito due commenti che ci sono stati nella primissima Discussione del blog.
    ______
    Nessuna istituzione può dare amore, tanto meno l’amore di amicizia che è l’anima di ogni amore. Un’istituzione può solo proteggere l’amore, e a volte lo fa malamente. Ciò dipende dall’essenza dell’istituzione che è la regola, il dovere, la legge. Tutto ciò è perfettamente compatibile con il compiere dei doveri “per amore”. Quest’espressione significa semplicemente che all’origine di un certo comportamento c’è una ragione d’amore, c’è l’amore. Ma quando ci si comporta secondo una legge, quella legge, che magari nasce dall’amore, non può esprimere l’amore che contiene. Perché l’amore, per essere espresso, ha bisogno di gratuità. Per questo è necessario trovare in tutte le situazioni, anche le più strette da rigide consuetudini, degli spazi di espressività, di novità, di gratuità. In tutto ciò Giiovanni Paolo II è stato un maestro assoluto. E per questi motivi ci sono nel vangelo solo un fariseo a convertirsi esplicitamente: Nicodemo. Non per nulla proprio a lui Gesù parla dello Spirito che è libero, che è come il vento. Anche san Paolo si converte. Ma tutti sappiamo come.

  192. Mauro Leonardi ha detto:

    Ecco la seconda.
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    Hai ragione Fefral e anche tu Anonimo.
    In realtà gli esperti ci spiegano che ogni istituzione (quella religiosa è solo un tipo di istituzione) in realtà protegge due valori. Il primo è quello proprio del caso (amore, famiglia, giustizia, patria, liberta, diritti umani, ecc. ecc.) il secondo è il valore di decidere che il valore in questione merita la costruzione di un’istituzione ad hoc. Naturalmente il secondo valore è subordinato al primo. Se il primo muore il secondo non ha più senso. Purtroppo, quando un’istituzione sta per morire (è sempre successo nella storia dell’umanità: basta pensare alle grandi civiltà scomparse, ai regni, ecc. ecc.) degenera e il secondo valore diventa il primo, cioè un’istituzione protegge sé stessa. E’ il caso della dittatura ecc. ecc. Queste cose le studia la sociologia. Max Weber (una specie di Einstein della sociologia) spiegava (nell’opera Sociologia della religione, tr. it. Comunità, Milano, 1982, 2 voll.) che ogni società ha tre epoche: carismatica, tradizionale, burocratica o legale-burocratica. La sequenza vuole indicare chiaramente un certo depotenziamento del carisma iniziale, con una fase di mera ripetitività e riproduzione (tradizionale) e infine un mero legalismo burocratico, che portano una istituzione al deperimento, finché eventualmente non emerga un nuovo carisma.
    La parola carisma non fa necessariamente riferimento a un fatto soprannaturale (il carisma come dono dello Spirito Santo) ma si riferisce anche alla semplice scaturigine umana di qualcosa che nasce con forza nascente, nuova. Martin Luther King, Gandi, ecc. ecc. (non vorrei fare esempi troppo vicini a noi…). Può anche riguardare un’azienda, una famiglia, una casa editrice, ecc. Gli studiosi guardano al numero di documenti prodotti da una società (burocratizzazione) come a un’indice del suo avvicinarsi alla morte. E’ quando l’istituzione comincia a proteggere sé stessa (vi viene in mente qualcosa pensando alla nostra patria, ai nostri ministeri, ecc. ecc.?). E’ un fenomeno simile al tipo di luce emesso dalle stelle (rosso, bianco, verde, ecc.). Interessante vero? Esiste una sola società – dicono gli studiosi – che fa eccezione, ed è la Chiesa. All’interno della Chiesa le istituzioni (congregazioni, ordini religiosi, movimenti, ecc.) nascono, si sviluppano e muoiono, ma la Chiesa come tale “inspiegabilmente” (secondo quelli che non hanno fede) va avanti. In realtà è chiaro. A ogni ri-partenza corrisponde un santo o un gruppo di santi, dico io. Infatti un santo non è altro che qualche aspetto di Gesù “incarnato”, ed è chiaro quindi che il carisma riparte. E segue le sue tre fasi.

  193. Mauro Leonardi ha detto:

    Alle persone che hanno iniziato a frequentare il blog solo in un secondo momento, consiglio di andare a leggere la prima discussione del blog. Era sui rapporti tra amore e istituzione.

    Ecco il link.

    http://mauroleonardi.blogspot.com/2011/11/normal-0-14-false-false-false.html#comment-form

  194. Mauro Leonardi ha detto:

    Come è successo per un altra Discussione, poiché blogger non ci fa superare i 200 commenti apriamo un secondo capitolo di questa Discussione.
    Siccome questa sera non potrò tornare sul blog, lo faccio ora

  195. la sciagurata rispose ha detto:

    adri!! ma tu che libri leggi?!
    io se vedo quella copertina in libreria ceco nell’altro scaffale. manco mia nonna aveva libri con copertine così.. forse sul tavolo della monaca di monza ci starebbe bene.

  196. Tres ha detto:

    Fefral scusa se è una risposta alla mia, siamo daccordo o no? Mi pare di si.

  197. fefral ha detto:

    sì, stavo solo portando avanti il discorso

  198. Tres ha detto:

    Ohi grazie! Ti seguo..