A CHI DEDICO IL MIO TEMPO. ECCO LA MIA GIORNATA. [data originale: 02.12.2011]
A furor di popolo ecco la Discussione in cui ciascuno racconta la propria giornata,
cioè “a chi dedica il proprio tempo”. Per poi paragonarsi con il brano riportato qui sotto (“Dimmi a cosa dedichi il tuo tempo, e ti dirò qual è la tua scala di valori”) e capire se c’è qualcosa da cambiare nella propria vita o se va tutto bene così.
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“Dimmi a cosa dedichi il tuo tempo, e ti dirò qual è la tua scala di valori. Mentre per l’uomo è possibile esercitare un certo dominio sullo spazio, non è possibile fare altrettanto con il tempo. Mentre il movimento nello spazio è reversibile (posso andare e tornare da un posto), quello nel tempo è assolutamente irreversibile: non si può “tornare” dal passato o “andare” verso il futuro. Si può solo andare avanti. Noi abbiamo esclusivamente l’istante presente e lo sappiamo. Possiamo dilatare il nostro spazio esistenziale comprando case, terreni, e spostandoci più velocemente con i mezzi di trasporto; internet e i telefonini ci permettono di crederci un po’ “dei” rispetto al qui, ma rispetto all’ ora siamo inchiodati. Il tempo è ciò in cui realizzo la mia vita, “mi realizzo” adesso e solo adesso e questo lo si sa quand’anche non ci si pensasse. Il tempo è una morsa da cui nessuno di noi può sfuggire. Per questo dedicare tempo a una persona è forse il modo più vero di amarla.” (Mezz’ora di orazione, p. 12)
Il 01 dicembre 2011 alle 22:22 Angela ha detto…
Ho 45 anni,sono sposata da 15 ed ho4 figli di 14, 10, 8 e 2 anni. Sono un commercialista ed ho uno studio mio. Sveglia alle 6.00,preparo la colazione per i figli e la merenda per la scuola. Sveglio i bambini perchè siano pronti per le 8.00. Intanto controllo gli zaini per la scuola, i grembiuli ecc.. Alle 8.00 siamo pronti e, io o mio marito, accompagnamo i due figli medi a scuola; il grande va da solo e per la piccola aspettiamo la baby sitter alle 8.30. Alle 8.30 c’è la Messa e alle 9.00 si può cominciare a lavorare fino alle 13.00. Durante questa fascia oraria, devo trovare anche il tempo di:
parlare con i professori del figlio liceale che ricevono di mattina;
andare a pagare bollette & c.;
fare la spesa,lavanderia ecc..
Ore 13.00 torno a casa dove trovo la mia piccolina che mi attende e mio figlio grande che spesso mi telefona all’uscita da scuola per chiedermi se può invitare qualche amico a pranzo.
Pranzo veloce(issimo) e metto a dormire la piccola. Risistemo la cucina e preparo la cena, poichè alle 16.00 torna la baby sitter perchè devo tornare a lavorare dalle 16.00 alle 20.00.
In quest’altra fascia oraria prendo i bambini da scuola alle 17.00 e il lunedì ed il mercoledì li accompagno al catechismo per poi assistere a mezz’ora di formazione da parte del parroco alla fine del catechismo;il martedì ed il venerdi andiamo tutti e tre in piscina…intanto nelle pause…lavoro.
Ore 20.00 ci ritroviamo a casa per la cena, le coccole ecc…
A volte resto sveglia fino a notte inoltrata per finire il lavoro interrotto durante il giorno, specie nei periodi di scadenza. A volte mi sveglio alle 4.00 per lo stesso motivo.
Questo per essere sintetica, anche se, a pensarci bene, ci sono tante cose che non ho scritto: il pediatra, le medicine quando servono, i rapporti con la scuola, con gli altri genitori, poi sono anche rappresentante di classe al liceo di mio figlio.
Poi, finalmente arriva il sabato pomeriggio, durante il quale accompagno i figli maschi a varie attività e mi dedico alle figlie femmine: andiamo a passeggio o facciamo i biscotti, o giochiamo.
Ho la fortuna di avere una persona che mi dà un aiuto in casa e lo fa in maniera più intensa sin da quando è nata la mia quarta figlia 2 anni fa.
La domenica andiamo alla Messa delle 10.00, quella dei ragazzi, e poi prepariamo il pranzo della domenica. La domenica mi dedico di più alla casa ed alla famiglia. A volte la domenica pomeriggio accompagniamo i bambini al cinema o a fare una passeggiata.
Sono sicura che c’è molto altro…
Il 01 dicembre 2011 23:42 Anonimo ha detto…
HO 35 ANNI, SPOSATA DA 8 ANNI E CON 2 BIMBI DI 3 E 5 ANNI, INSEGNANTE ALLE MEDIE. RACCOGLIENDO LA RICHIESTA DI DON MAURO, INDICO I MIEI IMPEGNI SETTIMANALI, DISTINGUENDO QUELLI QUOTIDIANI DA QUELLI BISETTIMANALI E SETTIMANALI.
IMPEGNI QUOTIDIANI (GIORNATA TRANQUILLA…)
06:30-07:45: sveglia, colazione, accompagnare i bimbi a scuola;
8:00-14:00: sono a scuola
14:30-16:20: pranzo, sistemata veloce a casa, correzione compiti in classe;
16:30-18:30: vado a prendere i bimbi a scuola e mi prendo curo di loro (lettura, giochi, disegno, parlare, coccole), spesa giornaliera con bimbi a seguito;
18:30-21:00: bagnetto, cena(senza tv per parlare tutti insieme), attività con i bimbi nel dopo cena (lettura, disegno, coccole, favole della buonanotte)
21:15-23:30: sistemazione cucina e organizzazione vestiti e materiale per la giornata successiva. Preparazione delle lezioni/compiti in classe. Se ho tempo lettura, scrittura, blog…
Se non mi addormento distrutta fino a mezzanotte cerco di ritagliarmi mezz’ora per leggere, riflettere, pregare, scrivere poesie…Fare il punto sulla mia vita. Se mi assale l’insonnia o correggo ancora compiti, oppure scrivo poesie, leggo, prego…
IMPEGNI BISETTIMANALI
due volte a settimana il grande va a nuoto (mentre è in acqua io lavoro per scuola); due volte a settimana lo accompagno a psicomotricità ( e mentre lui lavoro io…idem!!!): Negli impegni bisettimanali includo anche gli incontri scolastici (consigli, collegi, colloqui con le famiglie, recupero per gli studenti in difficoltà, formazione professionale), spesa “grande”, incombenze postali-casalinghe.
IMPEGNI SETTIMANALI
messa, attività ludico-ricreative-educative per i bimbi nel we (feste, parco giochi, musei, biblioteche), sistemazione più profonda della casa (compreso lo stirare), programmazione e progettazione lavorativa per la settimana successiva.
Aggiungo che non ho la possibilità di ricevere aiuto per le attività domestiche e che anche per i bambini non abbiamo molti aiuti. I nonni vanno centellinati (per problemi di salute) e possiamo chiedere un supporto per i bimbi limitato 1/2 volte massimo al mese e per vere emergenze lavorative o di salute.
Il poco tempo libero che ho ( in media direi non più di 1 ora al giorno, ritagliato anche mentre guido la macchina…) lo dedico a scrivere, leggere, pensare, pregare…Purtroppo questo mondo di “tempo libero” e di riflessione che ho dentro da troppo tempo è un mondo solitario, privo della condivisione profonda di mio marito…Una solitudine dolorosa, ma non rassegnata che rende però tanto più pesanti gli impegni, le paure e le responsabilità di ogni giorno…
Il 02 dicembre 2011 10:56 eli galli ha detto…
Sposata,45 anni,4 figli:16,13,11,9,casalinga. Lun:6,15sveglia e mini lettura,mi lavo e vesto,sveglia figli. 7 messa. 7.35 torno a casa e saluto figlio che va a scuola da solo e prendo le 3 figlie (si preparano semi autonomamente e con aiuti reciproci).7.45 passiamo in chiesa andando a scuola, colazione al bar tra noi 4,saluto le grandi all’angolo e vado a comprare il giornale con la piccola mentre aspettiamo che entri anche lei. 8.30 prego in chiesa.9 torno a casa e pulisco bagni,cucina,e “rifinisco”l'”ordine”delle camere dei figli. Spesa e attività organizzative di vario genere casalingo,computer (tutte le comunicazioni scuola famiglia passano di lì e poi pure voi).Dalle 13 alle 14 cominciano i rientri. Alle 16.20 prendo la quarta figlia da scuola. Pomeriggio tipico di studio e chiacchiere-urla con figli. Cena e stiro serale (poco tutti i giorni).Martedì e giovedì idem solo che aggiungo dalle 8.30 alle 9.00 cappuccino e passeggiata fino al suo studio con la mia storica amica Siriana e poi tutto il resto per la mattina. Il Martedi’ pom dalle 16 alle 20 attività di volontariato,diciamo,con due figlie al seguito.La terza figlia con baby sitter (3 ore solo il martedì).Figlio studia e calcio.Rientro serale come il lunedì. Merc.Idem la mattina (senza Siriana!)e due catechismi il pom più.Giovedì idem la mattina e il pom un catechismo,idem la sera. Ven. idem la mattina,il pomeriggio “volontariato” con una figlia, le altre due a casa da sole perchè il fratello ha calcio,idem la sera ma si aggiunge un’uscita serale con il marito (passeggiata con chiacchiere).Sabato idem ma con un’ora di nuoto la mattina di una figlia.Pom in famiglia tra chiacchiere,rifiniture di ciò che non è entrato nella settimana, tele e “vita senza orari”. Domenica Messa e “vita senza orari”, immancabile passeggiatina e caffè dopo pranzo al bar con mio marito. Mio marito è fuori Roma 3 giorni a settimana circa. Lo sport si fa solo fino a gennaio, una sola ora a settimana e solo due figli.Niente scuole di strumenti musicali, niente scuole di seconde e terze lingue. Il grande fa un po’ più di sport se contiamo le partite di calcetto. Mettiamoci varie visite mensili di controllo medico (sigh!)di due figli. Diciamo che ci piace a tutti quanti stare molto a casa, anche se non ci riusciamo quanto vorremo.Buona giornata.
Scusate! Dimenticavo: cerco tutte le settimane di vedere almeno un’amica in una loro pausa caffè. Le rincorro nelle loro professioni! Non è molto ma almeno riusciamo a stare un po’ insieme. Non è molto (10 minuti massimo alla settiamna) ma sono così felice di stare con loro. Ciao
Per sfruttare al meglio i tempi “morti”, abitiamo di fronte alla scuola dei tre figli più grandi, a due isolati dallo studio professionale, a due isolati dalla parrocchia e a 15 minuti di auto dalla piscina…
piccola riflessione: innanzitutto complimenti a tutte per la super organizzazione (dal basso dei miei 9 mesi di matrimonio e incinta del primo figlio sono rimasta un pochino sconvolta, e pure un po’ terrorizzata), ma una cosa che mi ha colpito e’ che si parla pochissimo del tempo dedicato al coniuge…solo in una testimonianza se ne e’ parlato, se non mi sbaglio. Sicuramente sono un po’ ingenua, ma ho sempre pensato che fosse la cosa piu’ importante mantenere il rapporto coniugale vivo, anche per il benessere dei figli! cosa ne pensate? Grazie
Isa, è vero, io non ne ho parlato. Nella gestione di una famiglia con 4 figli ed un lavoro libero-professionale è facile farsi travolgere dalle situazioni e dedicare meno tempo al coniuge. Ritengo che dall’amore verso il coniuge scaturisca anche l’amore verso i figli. Infatti, da un po’ di tempo e con un po’ di esperienza, anche con l’aiuto dei corsi di orientamento familiare che ho seguito insieme a mio marito, abbiamo deciso di dedicarci una sera al mese per uscire (lui ed io soltanto) perchè in effetti quando siamo in casa i figli ci fagocitano, nel senso che per il desiderio di stare in famiglia con i genitori, vorrebbero addirittura mangiarci…di baci e di coccole. Noi ci prendiamo un caffè insieme (e da soli) dopo la Messa del mattino, prima di andare a lavorare, o al pomeriggio. A volte decidiamo di muoverci un’ora prima per recarci ad un appuntamento, per dedicarci quel tempo. Credo che sia importante farlo, ma anche avere il desiderio di farlo. Però io vorrei precisare che sono molto felice di fare tante cose. Forse alla sera sono un po’ stanca fisicamente, ma appagata.
io di anni ne ho 65,sono medico, già direttore di struttura, ormai in pensione, ho attraversato la mia vita un poco come tutte, strappando il tempo con i denti e riempendo i brandelli con altre cose da fare e sempre per la famiglia. Figli quattro tutti maschi, un aiuto consistente da una colf che è “la mia vita” nel senso che senza di lei avrei dovuto mollare tutto. Ho diviso i miei pensieri tra ospedale, casa, figli, palestre, piscine, uffici vari dove pagare le varie tasse che andavano giungendo e la notte, si! la notte studiando perché un medico non può restare indietro con gli aggiornamenti. Oramai i figli sono grandi, avviati ognuno per la scelta che hanno fatto, di figlio mi è rimasto a casa il più piccolo ed importante di tutti, il marito,che se non fossi stata così fortemente dinamica (la disperazione certi momenti mi sollecitava ad avere una marcia in più) chissà cosa sarebbe accaduto. Non è accaduto nulla di spiacevole, tutt’altro. Non ho mai preso in considerazione l’attività privata, perché il mio tempo fuori dall’ospedale era ed è della bella famiglia che ho. Stanca? Si! lo sono stata ma il sorriso dei figli e i loro piccoli personali successi mi hanno ripagata di tutto, ed anche ora che non devo più correre per loro mi ritengo gioiosa di questi immensi doni che Gesù ha voluto darmi. Spesso sentivo che le mie forze da sola non avrebbero potuto nulla se non ci fosse stato Lui al mio fianco a sollecitarmi :-Dai che ce la fai!
-Ricorda che ogni problema ha almeno due soluzioni.
-Non ti lagnare che altri stanno peggio di te e non hanno i beni che tu hai.
-Su che ti sostengo io.
Con Lui accanto ho creduto di volare in alcuni momenti e quando mi sentivo accasciata mi bastava mezz’ora di orazione ed entrare in intimità con Lui per rinfrancarmi. Tutto questo per amore di colui che ha dato la sua vita per me. Il coniuge. Magnifico fattore che si è trincerato nel ruolo,comodo,del 5° figlio e non si è più schiodato da li. Mi lamento? NO!Però un aiuto logistico lo avrei gradito. Quando ho capito che una certa genia di maschi è così ho smesso di lottare ed ho accettato l’ineluttabilità della situazione. Oggi sono serena, non più stanca ed immensamente grata al mio grande Amore Gesù.
Non vorrei gettar giù l’elenco delle mie “cose”giornaliere e settimanali,in quanto credo sia uguale più o meno delle altre…tre figli,di età molto diverse,lavoro,marito,condominio,medici,colloqui con i professori,catechismo figli,tentativi di mantenere amicizie,di curare una vita spirituale personale…etc…
Diciamo che dispiace notare che spesso,nella mia come in altre famiglie… il marito..”lavora”!!!.
.e in questa parola è racchiuso tutto il suo rapporto con figli e moglie(e ci sono casi in cui il tentativo di allargar un pò l’orizzonte,crea tali reazioni da consigliarne la sospensione…per salvaguardare l’unità familiare…)
Trovandosi in pratica “sole”davanti alle incombenze giornaliere…ci posson essere varie soluzioni…del part-time ho già parlato…ma poi..
1).bisogna vedere a “tavolino”se le attività dei figli sono TUTTE così indispensabili…
credo che sia più un diktat culturale della nostra epoca,che un vero piacere per i figli,frequentare di tutto per capire di tutto…certo,sono arricchimenti,ma in fondo,l’essere umano non è che possa occuparsi di tante cose,a meno di farle tutte superficialmente e senza in fondo appassionarsi a nessuna…non sono pochi i casi(che ho avuto modo di incontrare)di bambini coinvolti in varie attività,magari anche controvoglia,ma solo per un malcelato desiderio di avere figli alla page da parte dei genitori…
Io personalmente non ho spinto affatto i miei figli a fare attività,pur mantenendomi aperta a loro richieste….e ho avuto originali esperienze in tal senso!!
Racconto solo una;mio figlio piccolo,che interrogato dalla maestra su “quali attività sportiva svolgi il pom?”(domanda di rito,perchè non si concepisce un povero figlio di sei anni tenuto in casa!!!)
ha risposto candidamente” io gioco a palla con mio fratello grande in salotto”…creando reazioni scomposte nella maestra convinta di aver davanti un caso da servizi sociali!!
2),Io invece credo che lasciar annoiare a volte i figli,sia lasciar loro la possibilità di essere creativi,di riflettere,di diventare più profondi……….costringiamo noi e i nostri figli a riempire il tempo come una specie di stomaco bulimico. Abbiamo paura di annoiarci, abbiamo paura che si annoino. Ma proprio la noia ci costringe a cercare quell’equilibrio che manca(D’avenia)
.3)Credo anche che, se la mattina vanno a scuola e il pomeriggio uno qui e uno là per le varie attività…..finiscono per crescere come figli unici,non si crea quella complicità tra fratelli,quel” litigare e far pace “che serve tanto nella vita..come possono sentire il clima di famiglia,amare un pò la casa e i fratelli….se vengono continuamente accompagnati qua e là?
..
4)E’ giusto anche valutare molto bene la possibilità di muoversi nel quartiere,rendendo così autonomi ometti di poco più di 10 anni…non si capisce la gioia dei miei,quando hanno conquistato il DIRITTO di andar al catechismo , a scuola,a casa dell’amico..DA SOLI !!Inoltre frequentare la propria zona,per i figli,significa anche crearsi amicizie vicine e quindi poterle trattare senza particolari difficoltà…poter dire ad una amica,oggi viene mio figlio da te,domani lo accompagno io etc…
Ora aprirei una parentesi socio-politica….possibile che tutto debba congiurare contro la vita familiare?
Penso ad es. all’ autonomia scolastica(intesa principalmente in una poco lungimirante variazione oraria…la tal scuola finisce alle 13,quella alle 14,quella è chiusa sabato e quella rientra martedì….)e chi ha più figli?vede diminuire drasticamente i tempi di presenza di tutti…anche a tavola bisogna fare i turni!!altro che benedire la tavola e stare insieme almeno in quella mezzora!!..Forse bisognerebbe mobilitarsi almeno per chiedere di uniformare la città in cui si vive…….(sul tempo per il marito,scriverò in seguito…se ho tempo!!!)
Che testimonianze fantastiche!
Mi è piaciuto tanto leggerle, soprattutto perchè non le ho lette da donna, moglie e madre bensì da figlia. Quarta figlia di 5. Mi son sentita chiamata in causa perchè hanno dato testimonianza tutte donne con “VARI” figli. Effettivemente capisco le difficoltà ma anche l’estrema bellezza e utilità del vivere in una famiglia strapiena di impegni, di attività, con genitori iperimpegnati ma presenti.
Io ritengo sia stata ed è (anche se ora vivo a Roma per studio e la mia famiglia mi manca tantissimo!)l’esperienza più arricchente della mia vita, o almeno la PRIMA di tutte le altre esperienze arricchenti della mia vita. L’ho, da quando ne ho capito il valore, considerata come un grandissimo regalo di Dio che mi ha dato la possibilità sin da subito di capire cosa volesse significare essere in 7 in casa, e apprezzare l’amore e gli sforzi dei miei genitori, l’amore specialissimo che hanno verso OGNUNO di noi 5. Amore che non è uguale, perchè ogni figlio “ha bisogno” di un amore preciso, che sia totale ma particolare, eccezionale perchè solo suo e di mamma e papà! Che cosa grandiosa.
Sentirsi amato come figlio unico e imparare ad amare gli altri non da figlio unico (sentendosi il padrone di tutto).
Concludo ringraziando infinitamente le donne testimoni di una quotianità straordinaria, per il solo fatto che sia piena di amore!
Grazie del coraggio che mi avete dato. A 22 anni si ha paura di pensarsi donna, moglie e madre (cosa farò? ce la farò? perderò tutto lo studio fatto? riuscirò ad amare mio marito con tanti figli “tra i piedi”? Riuscirò a pensare a me stessa ogni tanto? e soprattutto: riuscirò ad essere felice e a fare felice la mia famiglia?)
Daniela
Il 02 dicembre 2011 alle 12:19 Diego ha detto…
Edith Stein, grande Donna e grande Santa ha scritto in un periodo in cui la donna era discriminata uno poco più di ora:
“L’attività professionale extra-domestica della donna è contraria all’ordine della natura e della grazia? Credo che lo si debba negare.
Tutte le potenze dell’uomo sono presenti anche nella natura della donna: – se pure in misura diversa e in diversa proporzione – questo dimostra che anche lei le può usare nelle attività che ad esse corrispondono.
Il confine sta là dove l’attività professionale comincia ad ostacolare la vita domestica, cioè il bene della comunità vitale ed educatrice formata dai genitori e dai figli.”
In altri termini fino a che punto una donna deve dedicare tempo ai suoi e non al lavoro? In “Come Gesù” si parla di dedicare tempo e di amicizia, che non è scontato specie quando sei preso da mille impegni; va bene, ma c’è da sottolineare che non è solo un problema di quantità, bensì di una attenzione sempre vigile che abbia il polso di tensioni che vanno affrontate direttamente e subito; dire “dopo”, con persone che hanno bisogno di te per ‘sopravvivere’, diventa causa di gravi lacerazioni affettive.
Come tradurre e attualizzare l’insegnamento?
Che i figli e il marito non scorgano mai in lei una stanchezza tale per cui non c’è posto per loro;
in qualunque momento e attraverso qualunque strumento (telefono, visita, dove sia).
Che si rendano conto che sono i prediletti.
Si può pertanto dedicarsi a un lavoro extra-domestico, ma vivendo l’ “amore di predilezione” per coloro per i quali si lavora
E’ giusto avere interessi, ma con dei limiti dettati “dal bene della comunità vitale ed educatrice formata dai genitori e dai figli”.
io ho 28 anni,non sono sposata,e vivo a casa con mamma papa,e nonna di 94 anni,e ho un fratello a firenze che fa il poliziotto,e da pochi giorni e diventato papa’:0) . bene io non ho una giornata tipo,in che senso,non ho orari e non faccio le stesse cose,ma spero di riuscire a riassumere un po le mie giornate e a chi dono il mio tempo.Sto appettando che inizi gennaio per fare un corso di tecnico di ludoteca..e li cambieranno i miei orari..mentre ora la mattina mi alzo un po tardino, a volte perche’ la sera quando la nonna deve alzarzi la notte,la aiuto e la accompagno,lei porta l’ossigeno da 5 anni,e’ una grande donna.poi si mangia,e il pomeriggio a volte aiuto le figlie della carita’ (le suore vincenziane) al doposcuola ad aiutare i bambini a fare i compiti,percio’ tipo 2 volte a settimana,dalle 16.30 fino alle 18.15,dopo si va alla messa,percio’ mi ricarico un po con il SIGNORE,poi cena e ninna..ma altre giornate,dedico il mio tempo sempre in una struttura delle figlie della carita’ dove ci sono i bambini con i genitori che sono li per terapie che devono fare,o interventi,una volta usciti dall’ospedale,e qui entra in ballo…MARCOLINO,un bimbo che conosco da 4 anni ha quasi 5 anni,ed e’ un bambino che ha una malattia rara,comunica con me,ed altre persone con tanto amore,e con un bacio quando deve dire si,e una linguaccia quando deve dire no,ti riempe di sorrisi,e di amore gratuito,non cammina,e tante altre cose,ma marco e’ un bimbo che scoppia dalla voglia di vivere,e con lui sto imparando tanto,grazie a DIO…l’essenziale e’ invisibile agli occhi,dice il piccolo principe,bisogna cercare col cuore…marco e’ questovado spesso quando posso a trovare marco e la mamma,e il papa’ fa il pendolare,perche’ lavora,appena puo’ viene a roma,per stare con la sua famiglia,sono 2 genitori eccezzionali.un grande esempio.ormai non diventa volontariato ma siamo una grande famiglia,e’ questo quello che piu’ conta,uan volta al mese di sabato vado alla mensa per servire le persone disagiate di strada che ormai conosco da tempo,ci si parla tanto,perche’ con loro non parla nessuno…e sempre dalle suore,con tanti ragazzi e ragazze,ormai ci si conosce,per via delle varie esperienze di volontariato che seguiamo durante gli anni,si va a trovare in infermeria le suore anziane,donne che si sono donate al SIGNORE,con vocazione di 50 anni,60 anni,e li’ in questa casa,riposano,hanno una vita piu’ tranquilla,e cerco di donare loro un sorriso e un po d’affetto e qualche battuta per ridere.a volte esco con un amica,che e’ qui in italia da parecchi anni,per via di salute,ha 24 anni e 3 volte alla settimana fa la dialisi..e ‘ una grande amica..per me.poi il sabato catechismo in chiesa.e a volte la domenica e in settimana esco con le ragazze adolescenti della casa famiglia sempre delle suore.la mia vita e’ ricca grazie al SIGNORE E LE PERSONE CHE MI HA FATTO INCONTRARE..questo pero’ non voglio far capire wao guarda che fai… ma con molta umilta’ e carita’…e semplicita’ fc tutto con l’aito del SIGNORE. perche’ sola nn avrei fatto nulla. questa e’ una gran bella vita per me. VANESSA
Mi associo a quanto dice Daniela: che testimonianze fantastiche! Sono vere e mi pongono domande vere. Ne avrei molte da fare nel merito delle singole cose ma ne faccio solo due. (Una però mi scappa: ma hai vostri mariti le cose di questo blog non interessano? cerco un maschio con la lanterna, come Diogene la verità, e non lo trovo. Possibile che persone super impegnate come voi riescano a scrivere e invece altri…).
Prima domanda. Come farò a dire di essere molto impegnato? Fino a oggi a volte dicevo di esserlo perché lo pensavo, ma adesso come farò? rispetto alla vostra giornata – che farebbe venire la pelle d’oca a Sergio Marchionne (quello della Fiat) – mi sento un nullafacente.
Mi alzo più o meno all’ora in cui si alzano Eli Galli, Anonimo e Angela faccio mezz’ora di orazione e poi celebro la Messa (lungo la giornata dedico 2/3 orette alla preghiera: Messa, Rosario, Liturgia delle Ore, letture varie, orazione…). Poi direi che ho quattro mezze giornate interamente dedicate al confessionale. Il resto delle giornate sono dedicate al lavoro di “coordinamento” nella delegazione dell’Opus Dei. Dedico poi un paio d’orette al giorno (pranzo più chiacchiere) alle persone con cui abito e cerco di fare sport almeno una volta alla settimana. Direi che un 4/5 ore alla settimana di traffico romano non me le toglie nessuno. Ma spesso sono di più. Il vero punto è che la mia, è una vita tranquilla. Non devo pensare a nessuna delle cose normali (comprare il latte, andare alla posta, ecc.) a cui pensa una persona normale e questo un po’ mi manca. Soprattutto la notte dormo otto ore, e se non le dormo è per problemi miei, non di altri (marito, moglie, figli..)
Seconda domanda. Alla luce di quanto ho letto vi sembra confermato quanto scrivo su Come Gesù e che riporto qui di seguito?
“sul versante dell’amore al prossimo penso che ‘celibato’ si possa tradurre con queste parole: poterti comportare con ciascuno come puoi comportarti
con tutti. Chi si sposa non si può comportare con la collega come con la moglie: non può fare con chiunque quello che può fare solo con moglie e figli. Nemmeno platonicamente. Nemmeno spiritualmente. Invece il celibe, che vive come Cristo, può trattare tutti allo stesso modo. Ovviamente neanche lui può trattare da moglie la collega, ma semplicemente perché non tratta da moglie nessuno e ha come criterio quello del Vangelo:
«tutto ciò che avrete fatto all’ultimo, al più piccolo, di questi miei fratelli lo avrete fatto a me» (cfr Mt 25, 40). L’ultimo. Cioè: tratta quella persona che ti sembra interessante, amabile, attraente, esattamente come tratteresti
l’ultimo, il vecchio barbone bavoso. Il paradigma dell’ultimo fratello, del fratello più piccolo, ha in sé la propria regola perché amare chi umanamente non vorremmo amare, ci spinge a nutrirci solo dell’amore
divino. E questo, al di là degli inevitabili limiti umani e della necessaria prudenza (che, paradossalmente si può esprimere con il reciproco di quanto ho appena affermato, e cioè: «Non fare mai con uno solo quello che non puoi fare con tutti»), può essere vissuto dal celibe senza distinzione di persona. Chi vive il celibato può darsi con libertà totale a chi Dio gli mette accanto. Può riconoscere i suoi bisogni. È con ciascuno quello che è con tutti e ognuno.” (p. 158)
Mi sembra il comportamento che ha Vanessa (non la conosco e non so se viva qualche particolare consacrazione…) vissuto in circostanze particolari di volontariato. Io penso anche a un celibato di disponibilità nell’amicizia quotidiana.
Terza domanda. MI interesserebbe immensamente la testimonianza di un/una trentenne presissima dal lavoro al punto da non riuscire quasi a pensare al marito.
don Mauro, beato lei che non deve comprare il latte, andare alla posta, ecc… Se vuole le faccio l’elenco della spesa e va a farla al posto mio ;-)
Forse sono off topic, ma mi aggancio al suo ultimo intervento: molto spesso mi sono trovata di fronte persone che vivono una vocazione al celibato e che sono davvero incapaci di calarsi nella realtà della mia vita. Magari vengono anche attirate dall’aspetto “romantico” della vita coniugale e della maternità, ma totalmente ignare di cosa significa tutti i giorni fare le stesse cose senza un momento di pausa, senza poter mai spegnere il cervello neppure quando si va in bagno, perchè guai se ci si dimentica di un passaggio: salta tutta l’organizzazione familiare. Spesso ho sentito queste persone lamentarsi di avere una vita troppo intensa, piena di impegni, una vita che alla fine non ha spazio per l’amicizia. Persone così magari si sono anche permesse di spiegarmi che devo trovare il tempo per pregare, o di darmi consigli sul rapporto con mio marito o sull’educazione dei miei figli, ma senza avere la minima idea di cosa stavamo parlando perchè non sanno neppure cosa voglia dire raccogliere il vomito del terzo figlio che per la quinta volta durante la notte sporca tutte le lenzuola.
Io sono molto d’accordo su quello che lei scrive riguardo al senso del celibato. Ma come si può fare perchè lo siano anche quelli che vivono questa vocazione? Come insegnare loro a riconoscere i bisogni di quelli che il Signore mette loro accanto?
Evito di raccontare le mie giornate, assolutamente sovapponibili a quelle delle altre mamme con un lavoro esterno, sveglia alle 6,15 e poi si parte senza sosta fino a sera.
Eppure riesco a sentire gli amici, a organizzare una o due pizze al mese con le mie amiche, a scrivere mail con l’iphone e a telefonare mentre preparo la cena. Certo, ogni persona magari riesco a sentirla una volta al mese, ma le persone celibi di cui scrivevo sopra non riescono neppure in quello e questo mi lascia davvero perplessa.
Al marito è dedicata l’ultima parte della giornata, quando i bambini dormono. Magari neppure parliamo, lui guarda qualche film e io scrivo mail o leggo, ma stiamo insieme. Evito il più possibile telefonate a quell’ora (ma non è una regola, come ogni cosa ci vuole un po’ di buon senso) e una o due volte al mese molliamo i bambini ai nonni e stiamo un po’ da soli.
A Isa vorrei dire: vedrai che scoprirai in te risorse che non credevi di avere. Non abusarne ma stai serena. Fai bene a preoccuparti del rapporto con tuo marito: l’amore per i figli è molto più istintivo, quello per il marito va curato negli anni. A volte bisognera imporsi di dedicarsi tempo a vicenda, altre volte ci si cerca spontaneamente. Ma sempre bisogna evitare di darlo per scontato.
io credo che essere spaventati sia il minimo!!!!
Isa concordo con te…io sono sposata da un anno e due mesi, sono incinta di 6 mesi, sono un medico e nella mia vita ammetto che… lavoro!E poco altro!Da quando sono sposata cerco di uscire prima un pò per necessità (spesa, casa..)un pò per trascorrere del tempo con mio marito quando i nostri orari coincidono e già mi sembra di non riuscire a finire mai a lavoro quello che devo fare..le vostre vite mi fanno molto riflettere, soprattutto in questo momento della mia vita in cui stanno cambiando molte cose e questo mi spaventa molto!!!E’ bello però rendersi conto di come l’amore e il donarsi riesca a rendere felici ciascuna di voi (nonostante la fatica e difficoltà) e a dare la forza per fare tutto!!!!E questo mi consola….Ho sempre sognato “il momento in cui mi sposerò….” il momento “in cui diventerò mamma”…i sogni della mia vita!Oggi non sono disillusa nè triste ma la realtà poi è diversa dal sogno e spaventa…ma quello che rimane è l’amore davanti al quale rimango a bocca aperta per la sua spinta ed energia!E quando questo si affievolisce o incontra difficoltà rimane (come don Mauro mi ha sempre insegnato) la FEDELTA’!!!!L’unica cosa che mi colpisce, come per Isa, è l’attenzione per il coniuge…Ho esempi di matrimoni felici e contenti che, una volta lasciati andare i figli perchè grandi, si rendono conto di non sapere da oltre 20 anni, con chi si è vissuti accanto…con mio marito parliamo molto di questo ora che siamo in attesa di Lorenzo…Sarebbe bello sentire le opinioni dei mariti…Comunque è molto bello e incoraggiante sentire voi e le vostre esperienze (come quando parlo con Eli…che tira fuori le sue perle di saggezza!!!!) mi dispiace solo non riuscire a seguire molto il blog perchè a lavoro il sito è bloccato e la sera a casa evito di rimettermi al computer…Comunque grazie don Mauro per averci dato questa possibilità!
Danila
Fefral ciao, sono daccordo con te, a volte parliamo con persone che ti viene da dire: “Ma questa ndo’ vive?” (single,celibi apostolici,mogli senza figli,con più servitù e suoceri che capelli in testa). Credo che nel celibato la tentazione dell’egoismo pratico sia più pericolosa che in una vita coniugale con figli. Mi spiego. A fine giornata se si sono rotti con le persone con cui vivono, con il lavoro, con Dio, con chiunque e per la qualunque, sbattono la porta della camera e ciao. Tu raccogli il vomito, perchè il vomito non aspetta, puzza e non aspetta, il figlio sta male, ha un compito, non parla, parla troppo,…e non aspetta. Il marito… non aspetta. é però anche vero che ogni vita ha la sua misura. Cosa possiamo fare per aiutarci veramente? Penso che sia quello di parlare e dialogare veramente. Cioè quando mi chiedono come è andata con i figli? Invece di dipingere il quadretto diciamo sinceramente e realisticamente: “Ho pulito vomito tutta la notte, hai presente la puzza? Hai presente che cinque volte vuol dire 5 federe,5 lenzuola di sotto, 5 lenzuola di sopra, 2 piumini (in tintoria sono circa 30 euro) e che il materasso lo puoi girare due volte solo e che ora puzzerà a vita e che per asciugare tutto non basteranno i termosifoni di tutto il palazzo e chi la stira tutta sta roba e come faccio domani che devo lavorare, chi cavolo la fa tutta sta roba? Quindi occhio ad andare sul mistico ora e finiamo sto colloquio con un bel cappuccino! Io credo che il celibato sia un dono preziosissimo, e lo sia per me. Parlando di un bravo sacerdote una persona mi diceva che se si fosse sposato ne avrebbe goduto una sola persona. No le ho detto, se si fosse sposato non avrebbe avuto la lucidità mentale, la Grazia, la forza, per essere così come è. Credo Don Mauro che sia una grazia che lei, e chi come lei, passi così tanto tempo a pregare e ad essere amico e confessore e Don Mauro.Evitate solo il mistico con chi ha dormito due ore. E noi godiamoci la Grazia di queste meravigliose vite celibi per noi.
(per questo ho comprato coprimaterassi cerati per i letti dei bambini :-) )
Riempirei di “grazie” i 4096 caratteri a disposizione del commento. Quando pensavo a un blog che aiutasse a diffondere “Come Gesù” facendo capire di cosa si parla lì dentro, pensavo proprio a qualcosa così.
Quanto si dice dei rischi che corre chi vive una vocazione al celibato è verissimo. La prima cosa che dico alle persone che mi chiedono consigli in merito alla loro vocazione è che la vocazione al matrimonio aiuta molto di più, in pratica, a amare il prossimo. Detto in due parole: chi pensa in coscienza di correre seriamente il rischio di essere egoista, è meglio se si sposa.
Vi prometto un intervento più articolato a fine giornata (devo scappare pure io) ma nel frattempo pubblico qui un raccontino importante. Quando lo scrissi la domanda era: come faccio a preparare una ragazza di quindici, vent’anni a una vita come quella che descrivete? una ragazza che quando si allontana due metri dal lavandino dove si è lavata i capelli entra in pericolosi preliminari di crisi depressiva? non so: la mando fare un corso per entrare nei marines! Invece no. La risposta sta nel racconto. Poi ne parliamo.
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Il peso dello zaino
Oggi facciamo una passeggiata in montagna. La giornata sarà calda, la salita a tratti ripida e il peso sulle spalle si farà sentire. Chiedo alla mia guida alpina, un signore che ha accompagnato molti, come fare per rendere lo zaino più leggero. Lui mi risponde che la cosa importante non è che lo zaino sia leggero ma che contenga tutto il necessario. A cosa serve che lo zaino sia leggero se poi manca il necessario per proseguire? Di cosa mi carico, di cose utili o di cose inutili? Guardo dentro lo zaino. Che cosa ho fra le dita? Gioie o preoccupazioni? Ho gioie certo, ma anche preoccupazioni. E la guida mi sorprende. E’ giusto, dice. Ciascuno di noi ha delle preoccupazioni nel proprio zaino. Sono preoccupazioni necessarie o le posso togliere prima di partire? C’è un trucco molto semplice per capirlo, contale. Conta le preoccupazioni e poi conta la quantità d’amore. Se le cifre coincidono lascia tutto com’è. Ogni amore significa una preoccupazione per quel che si ama, per cui ogni preoccupazione che riguarda una cosa o una persona amata è necessaria. Se nel profondo del mio cuore non mi preoccupassi della persona che amo, vorrebbe dire che quella persona mi è indifferente, che non la amo. E uno zaino senza amore è troppo leggero per un viaggio verso le cime dell’esistenza umana. Se metti nello zaino un golf in più perché in montagna non si sa mai, allora lascia il golf. Se porti un borraccia con la limonata perché vuoi fare una sorpresa a tua moglie al momento del picnic, allora portala. Se conto le preoccupazioni e scopro che sono più della quantità d’amore, vuol dire che sono troppe. Che sono preoccupazioni figlie non dell’amore ma dalla paura di qualcosa o di qualcuno. La paura è una pietra pesante sulle spalle, e con una compagna così non si arriva lontano. Mentre la preoccupazione per una persona che si ama rende creativi, intelligenti, duttili, forti, la paura paralizza, blocca, inibisce. Sono queste le paure da lasciare a casa.
Vi ricordate per favore di chiedere di scrivere (anonime, con nome, pseudonimo, fate quello che volete) a delle ragazze (agli uomini ormai ci rinuncio perché loro “hanno da lavorare”) single, separate, divorziate mollate, che mollano, ecc., tra i venti e i trentacinque anni che dedicano le loro migliori energie al lavoro “perché la carriera futura te la giochi adesso, e adesso devi dare il meglio di te”? Grazie!
Grande Fefral!C’è sempre una “cerata” per ogni problema. Grazie Don Mauro di tutto e, nello specifico, per questo racconto. Una penultima cosa: gli uomini non hanno tempo per scrivere commenti perchè lavorano.
Per questo dedicare tempo a una persona è forse il modo più vero di amarla.” (Mezz’ora di orazione, p. 12)
riprendo questa frase perche’ forse e’ il significato di quello che faccio.Non sono CONSACRATA,ma sono una ragazza laica,che cerca di vivere il VANGELO,con tutte le proprie poverta’ insieme alle persone che mi ha messo a fianco il SIGNORE..e cercare di migliorare,un pochino,e donare un po di tempo a chi ne ha piu’ bisogno.Poi cosa ha in serbo per me,il SIGNORE,io non lo so ancora,l’importante e’ andare avanti,cascare e rialzarzi,insieme a lui.e dove non arrivo io,arriva l’altro a porgermi la mano..per aiutarmi. GRAZIE don mauro per la risposta che ha scritto..e delle giornate che svolge..perche’ non tutti immagino le cose che fanno i sacerdoti…continui cosi’. VANESSA
Scusate se intervengo di nuovo,ma non sono molto d’accordo sul fatto che il matrimonio spinga per forza ad essere meno egoisti(infatti molte separazioni nascono proprio da questo!!)e sul prendersela con il celibe o in fondo anche con il sacerdote,persone che fanno una vita comoda…(certo non tra i lettori del blog,ma quanti in giro pensano male di queste categorie di persone???) …Don Mauro,scrive simpaticamente che non sa come ritenersi una persona impegnata dopo aver letto dei ritmi delle mamme e pone questa domanda…certo noi abbiamo il problema dell’accavallamento(curare più cose e più persone CONTEMPORANEAMENTE) e tantissimi compiti quotidiani…ma anche il lavoro del sacerdote…non scherza!(anche se al solito,dipende da come uno prende le cose,ma io ho conosciuto molte brave persone!!…)
Leggevo proprio ieri su fb queste parole del papa
La preghiera non è una cosa marginale: è proprio “professione” del sacerdote pregare, anche come rappresentante della gente che non sa pregare o non trova il tempo di pregare. ( Benedetto XVI)
e ancora più chiaramente si esprime in molti passi il santo curato di Ars,angosciato per tutta la vita dalla responsabilità morale di curare le anime a lui affidate…
Bellissimo in tal senso è un brano di don Dolindo Ruotolo che ,forse molti già conoscono per l’Atto di abbandono…ma anche questa preghiera,sul sacerdozio, è da meditare…..
SONO RIVESTITO DEL TUO CARATTERE,O GESU’,SONO UN ALTRO TE STESSO E COME POTREI DARE ME INVECE DI TE?BENEDICI IL MIO CUORE AFFINCHE’ DIA LA TUA CARITA’,LA MIA LINGUA PERCHE’ DIA LA TUA PAROLA,LE MIE MANI AFFINCHE’ SPARGANO LA BUONA SEMENTE NEL TUO CAMPO,I MIEI PIEDI PERCHE’ CORRANO AD EVANGELIZZARE IL BENE E LA PACE.
QUANDO PREGO,BENEDICIMI AFFINCHE’ PREGHI TU IN ME.
QUANDO AMO BENEDICIMI,AFFINCHE’ AMI TU IN ME.QUANDO PIANGO,GEMO,RIPARO,M’IMMOLO PER LA TUA GLORIA,BENEDICIMI AFFINCHE’ LO FACCIA CON IL TUO AMORE E CON IL TUO STESSO CUORE.NELLA LOTTA CON IL MONDO,IL DEMONIO E LA CARNE,BENEDICIMI AFFINCHE’ IO SIA CROCIFISSO NELLA PENITENZA E NELLA MORTIFICAZIONE E VINCA CON TE DALLA CROCE.
NELLE DIFFICOLTA’ DEL MIO MINISTERO,BENEDICIMI PERCHE’ IO CONFIDI IN TE E ATTINGA DALLA TUA INVINCIBILE VITTORIA,LA FORZA DI SUPERARE OGNI OSTACOLO.NEI TRIONFI DELLA TUA GLORIA,FA’ CHE NON MI GLORI DI ME,MA CHE EROMPA DA TUTTA LA MIA VITA,UN INNO DI AMORE A TE SOLO.
IO NON SONO IO,O GESU’,COME SACERDOTE SONO TE E NON POSSO FARTI SFIGURARE IN ME IN UNA VITA DISSIMILE DALLA TUA.DAMMI PERCIO’ LA PICCOLEZZA DELLA TUA INFANZIA,LA LABORIOSITA’ DELLA TUA ADOLESCENZA,IL RACCOGLIMENTO DELLA TUA VITA NASCOSTA,IL FERVORE DEL TUO APOSTOLATO,LA CARITA’ DEL TUO CUORE E FA’ CHE COMPIA IN ME LA TUA PASSIONE,RIPRODUCENDOLA NELLE MIE PENE.
DAMMI GLI ARDORI DEL TUO CUORE PER LA GLORIA DI DIO E LA SALVEZZA DELLE ANIME,AFFINCHE’ TUTTA LA MIA VITA SI CONSUMI AMANDO E IMMOLANDOSI COME SI CONSUMO’ LA TUA.CHE IO GEMA CON TE NELL’ORTO E PROSTRATO CON IL VOLTO A TERRA,DESIDERI SOLO LA VOLONTA’ DIVINA.CHE IO SENTA LE PENE E I DISGUSTI DELLA VITA PRESENTE,NON PER SOSPIRARE AD UNA EFFIMERA FELICITA’,MA ALLA CROCE COME VI SOSPIRASTI TU TRA LE STESSE AGONIE DEL GETSEMANI,ESCLAMANDO AL PADRE-NON CIO’ CHE VOGLIO IO,MA CI0’ CHE VUOI TU..
DEBBO RASSOMIGLIARTI O GESU’,PERCHè SE SONO DISSIMILE DA TE NELLA MIA VITA,TU NON MI RICONOSCERAI NEL GIORNO DEL GIUDIZIO…DAMMI I SEGNI DI RICONOSCIMENTO GESU’TE NE SUPPLICO,FINCHE’ SONO ANCORA IN VITA DAMMI LA TUA PUREZZA,LA TUA UMILTA’,LA TUA MANSUETUDINE,IL TUO AMORE ,LE TUE PENE ,IL TUO SANGUE DIVINO… Scusate se ho inserito queste cose forse non proprio in tema,ma è un brano su cui ho riflettuto spesso,…..(nella misura in cui esiste anche un sacerdozio universale e un desiderio di essere un altro Cristo,per chiunque pensi alla santità,in ogni stato di vita….)…
non volevo dire col mio intervento che chi sceglie il celibato sia più portato all’egoismo di chi sceglie il matrimonio. In entrambi i casi se si vuole dare un senso alla propria vita che non sia di semplice “godimento” bisogna trovare come vivere la donazione. Perché poi alla fine è tutto qua il punto: il dono di sé. Per una persona sposata la strada è in un certo senso già segnata: il dono di sé deve passare per forza prima di tutto per il coniuge e i figli. Ma non è detto che sia più facile: avere il “dovere” di amare qualcuno può avere una controindicazione: perdere la dimensione della libertà.
Di contro il celibe, teoricamente libero di amare tutti quelli che si ritrova accanto (comportandosi con ciascuno come ci si può comportare con tutti) corre il rischio di non amare nessuno, di chiudere il cuore e di limitarsi, nel caso in cui sia celibe per vocazione, a svolgere delle attività di “servizio” per senso del dovere.
Fefral ha espresso perfettamente quanto penso.
In Come Gesù scrivevo: “La mia vocazione pertanto è amare, cioè donare la mia vita ad alcune persone concrete, particolari. Poiché amare è donarsi, poiché il dono esige che ci sia sempre qualcuno a cui darsi, amare non è mai un’azione astratta, ma sempre concreta, particolare. Amare è donarmi a qualcuno, e in concreto al mio prossimo, che è chi mi sta accanto qui e ora. Che di volta in volta, potrà essere una moglie, dei figli, oppure una vita di celibato che mi consenta l’amicizia con l’ultimo dei diseredati, degli emarginati, o degli esclusi, o il più ricco degli ereditieri che geme però di una solitudine assoluta circondato com’è solo di gente che vuole «qualcosa» da lui: i suoi soldi, la sua bellezza, il suo talento, la sua intelligenza.” (Come Gesù p. 254).
La Chiesa, soprattutto dal Concilio di Trento in poi, ha sempre predicato la superiorità del celibato sul matrimonio; e io penso che buona parte di questa superiorità (potenziale) stia nel fatto che il celibe può darsi a ciascuno come fosse tutto il mondo. Ma può anche succedere che (in pratica) non si dia a nessuno. Non c’è nessuna situazione che “obbliga” a amare (sarebbe una contraddizione in termini) però certo il matrimonio, con la sua fisicità, con la sua corporeità così ben descritta da tanti interventi precedenti, mette a volte con le spalle al muro. D’altra parte rimane chiaro che chiunque è libero di girare le spalle e andarsene.
Mi interessa molto riflettere con voi su questa dimensione anche umana del celibato, su questa apertura (almeno in potenza) all’amicizia con chiunque. In Come Gesù dedico tutto un paragrafo a questo tema (1.10 Celibato senza Cristo?). Non è affatto chiaro che, anche in ambito cristiano, venga accettata l’idea che il celibato ha un magnifico significato anche solo umano. Eppure io credo che Gesù chieda sempre di fare cose innanzitutto molto umane.
Grazie!
boh,non lo so..riscrivo La Chiesa, soprattutto dal Concilio di Trento in poi, ha sempre predicato la superiorità del celibato sul matrimonio; e io penso che buona parte di questa superiorità (potenziale) stia nel fatto che il celibe può darsi a ciascuno come fosse tutto il mondo. Ma può anche succedere che (in pratica) non si dia a nessuno. MA IL MATRIMONIO E’ UN SACRAMENTO non c’e’ lo dimentichiamo,non e’ da sottovalutare,e’ piu’ avanti il celibe?? perche’ si puo’ dare di piu’ nel mondo..forse direi che avra’ forse piu’ tempo libero.per questo..ma anche nn puo’ donare nulla..c’e’ sempre la liberta’.Credo che anche le persone sposate e ne cosnosco tante donano la loro vita alla famiglia e anche a tante persone che hanno bisogno.e’ quelle famiglie che hanno i figli che sono malati??fin da piccoli…cavolo quello e’ donare completamente se stessi per il proprio figlio o figlia.e’ tanto di cappello a questi genitori.Penso che se una persona e’ libera nel cuore e libera interiormente,puo’ amare tutti,sia da persona sposata che da celibe che da laici,che da suora,che da sacerdote.Ma nn credo che si amano tutti allo stesso modo.Umanamente c’e’ sempre quell’alchimia con altre persone rispetto ad altre,ma si deve cercare di trattare le persone nello stesso modo,senza ferire altre persone.e credo ancor di piu’,che se le amicizie,e voler bene alle person, e’ in mezzo c’e’ GESU’ CRISTO in questi rapporti,i rapporti crescono,sempre i nostri limiti umani ovvio,ma cresce,perche’ le amicizie in CRISTO sono vere e sincere e profonde. SE Si e’ UNA PERSONA LIBERA…ABBRACCI TUTTI,ma capita anche a volte che non si possono obbligare a certe persone che amiamo a farci amare per forza se non ci vogliono nella loro vita. grazie VANESSA
Scusate mi rendo conto di aver messo gli ultimi due commenti senza aver letto i precedenti immediati (forse non erano ancora apparsi?) e volevo scusarmi per la ripetizione e per non aver dato un bacio virtuale a Danila (vera perla con perla incorporata). Che belli tutti i commenti, e se pure, come sicuramente è, siamo tutti un po’egoisti nei rispettivi stati di vita…cavolo se viviamo come scriviamo deve essere piacevole starci vicino. Buona domenica.
Eli ,molto profonda la tua riflessione-se viviamo come scriviamo deve essere piacevole starci vicino-che suona come un bellissimo augurio per tutti noi!!
Personalmente ho sempre molto timore quando scrivo (o parlo),anche se mi rendo conto che è un modo per ripetere a se stessi delle cose e per chiarirsele..perchè si corre il rischio di trasformarsi in maestri più che in testimoni…e inoltre la consapevolezza dei propri limiti crea spesso un forte ostacolo e tanti scrupoli soffocanti tipo “perchè scrivo?avrò le giuste intenzioni?come vivo io per prima le cose che so e che dico??etc..”.Ovviamente questo è un mio problema!!!…ma ho capito che diffondere delle cose buone è comunque un bene(perchè siamo talmente circondati di cose e notizie brutte!!),che agli altri arrivano solo le cose buone e non le nostre intenzioni(quelle sono solo tra noi e Dio!!)e che se uno sente fortemente il suo limite…deve agire come farebbe un medico che pur sapendosi malato,non smette per questo di curare gli altri…mentre affida umilmente la sua malattia al Medico per eccellenza..ma tutto ciò non c’entra nulla con il tema iniziale della discussione…
Il matrimonio non è santo perché è un sacramento ma perché lo crea Dio fin dagli inizi. Con Come Gesù mi chiedo se per il celibato esiste qualcosa del genere. Siccome ogni via di umanità è una via di santità, mi chiedo se il celibato, cioè il modo di vivere di Gesù, è dignitoso in sé. Poi la santità non è questione di celibato o di matrimonio ma di amore. E l’amore per Dio e per il prossimo sono inseparabili. Per questo le opere di misericordia sono centrali e su di esse Gesù riconoscerà nelle nostre vite i tratti della sua. A ciascuno il compito di trovare nella propria le opere concrete attraverso le quali il nostro cuore aderisce al Suo. Il nostro cuore aderisce al Suo se diventa conforme ai suoi sentimenti riguardo al mondo che ci vive intorno (i bimbi da vestire, il marito da nutrire, gli amici da consigliare, gli estranei da comprendere, i molesti da scusare, i feriti da curare) allora celibato o matrimonio diventano davvero vie di santità, con i tempi e gli spazi e le occupazioni di ciascuno. Il problema nasce quando vorrei dare amore altrove e nell’altrove perdo l’altro che mi è affidato, e così mi perdo Cristo e il mio cuore. Perché perdo me con l’altro. L’amore è una via che si percorre insieme. Mai da soli.
Opere di misericordia: me le ricordo così.
Corporali
1. Dar da mangiare agli affamati
2. Dar da bere agli assetati
3. Vestire gli ignudi
4. Alloggiare i pellegrini
5. Visitare gli infermi
6. Visitare i carcerati
7. Seppellire i morti
Spirituali
1. Consigliare i dubbiosi
2. Insegnare agli ignoranti
3. Ammonire i peccatori
4. Consolare gli afflitti
5. Perdonare le offese
6. Sopportare pazientemente le persone moleste
7. Pregare per i vivi e per i morti
Torno alla domanda della Discussione del blog. I tempi della mia giornata sono orientati sulle opere che in linea di principio dovrebbero occupare la mia giornata?
Si,cerco con la mia poverta’e’ la mia risposta lla sua domanda don mauro…e’ queste opere fanno parte della mia giornata.E’la risposta e’ L’AMORE. e’ gia’ SENZA L’AMORE non possiamo donare nulla..e’ l’amore e’ una cosa che possiamo imparare solo da GESU’.. Chiedergliela a lui,per amare lui,e donarla agli altri. VANESSA
Pensierosa grazie, anche io mi sento sempre un po’in difficoltà quando scrivo (di solito dopo aver spinto l’ultimo invio!), e pensa se mi sentivo a mio agio! Però va beh se scriviamo con l’intento, anche inconscio, di amare,come dice Don Mauro,nel senso di percorrere una via insieme, anche se non ci conosciamo (neanche i nomi a volte),secondo me è una gran cosa, grande buona e felice, che almeno un po’in linea con quelle belle opere ci sta
. Ciao
Eli…il tuo intervento mi interpella in prima persona ,dato che sono appena rientrata da una messa-novena dell’Immmacolata,che ho seguito con una certa fatica…perchè in realtà mi tornava continuamente in mente una chat di qualche ora prima…si..perchè a volte le parole delle persone ti colpiscono profondamente e forse è Dio che vuol farti capir qualcosa(da quando “frequento”il mondo virtuale,ho avuto spesso modo di notare che lo Spirito Santo…… non lo disdegna affatto!!!)..
In quella chat,una” amica” quasi sconosciuta,(che scrive anche lei qui sul blog),mi diceva con una semplicità e umiltà disarmanti,di leggere i suoi interventi e di correggerla se fosse stata troppo polemica o impetuosa o sapientina……tutto ciò,mi ha portato a fare un bell’esame di coscienza e a scoprire (purtroppo) che il mio ricorso all’anonimato o pseudonimo,in fondo non nasceva tanto dal voler mantener la privacy,ma da un’ odiosa e orgogliosa paura del giudizio altrui sulla tua vita o su come scrivi e simili…invece,come dite tu e don Mauro,è bello scrivere con “l’intento di amare,nel senso di percorrere una via insieme”e lo si fa molto meglio…a viso scoperto!!
grazie di avermi fatto riflettere!!
Pensierosa esce di scena anzi,si ripresenta per quella che è davvero..(sperando,dopo questa confessione in diretta web…di trovar la faccia di scrivere ancora!!!)……stefania perna….
Io invece mantengo l'”anonimato” (anche se chi mi conosce fa in fretta a riconoscermi da quello che scrivo) proprio per ragioni di privacy, ma grazie per la tua confidenza, Pensierosa. Secondo me esiste la possibilità di una conoscenza virtuale tra le persone che scrivono in un blog come questo. Una forma di amicizia, che ovviamente non può che essere parziale mancando la frequentazione fisica, ma che può essere autentica se ci si presenta per come si è (pur protetti da un nick). In fondo se voler bene è dedicare tempo a chi si ama, “perdere” tempo in un blog può diventare (anche se non è certo scontato) una forma di voler bene.
Si può certamente pregare mentre si scrive sul blog. “Qualcuno” che diversi di noi conoscono (ma non voglio citarlo perché vorrei che il blog mantenesse il tono che ha, non legato a una realtà ecclesiale, a essere cattolici o meno) (qui dobbiamo essere noi stessi senza etichette) diceva che è fondamentale per chi vive nel mondo trasformare tutto in orazione. Io per esempio (visto che siamo in tema di confidenze…) per trasformare in preghiera questo commento mi sforzo di scriverlo come se dovessi pubblicarlo su una grande rivista. Cioè curo la punteggiatura, l’ortografia, la sintassi, la grammatica, e anche il pensiero. (Per quanto posso). E poi dico a Gesù che questa è una preghiera per quanti scrivono, per quanti leggono e per quanti ne sentono parlare.
Dopo di che, credo che sia prevalente la necessità dell’autenticità. E che ciascuno si firma come crede.
Un elemento della Discussione che è andato un po’ perdendosi è la constatazione che sul blog scrivono pochissimi maschi (mariti). In questa effettivamente sono l’unico maschio a aver scritto (a parte l’amico Diego). A parte le battute, mi chiedo perché. Faccio un paio di ipotesi.
Una prima ipotesi – che però escludo subito – è che io sono maschio e che tra i maschi c’è una certa rivalità. Un ragionamento del tipo “io devo dare benzina a una cosa di quello lì che, in fin dei conti, chi è? che autorità ha per parlare? le cose che dice io le saprei dire molto meglio, solo che non ho tempo da perdere”. Qualche volta questo genere di persona l’ho incontrata ma non vorrei dare troppo peso alla cosa.
La seconda ipotesi è che percentualmente i maschi sono veramente molto più ignoranti rispetto al mondo dell’interiorità. Non è questione di sensibilità, ma proprio non sanno cosa dire. Io so di maschi molto delicati e sensibili (ma già sento qualcuno alle mie spalle che fa una battuta sul loro gender…) che vogliono scrivere qui, ma non sono molti. Direi che il 99% delle donne che conosco sa benissimo di cosa parliamo e avrebbe molto da dire. Invece per i maschi scenderei al 30%. Una cosa tipo “gli eschimesi hanno 100 parole per parlare di neve e 2 per parlare di piante e gli italiani hanno 2 parole per parlare di neve e 100 per le piante”. La massiccia presenza femminile nel mondo del lavoro li rende più attenti ma il perfezionamento sarebbe completo se ci fosse reciprocità, cioè se i mschi si impegnassero altrettanto nel mondo della casa. Cosa ne dite?
A Don Mauro,io credo che quello che pensiamo noi donne,non e’ uguale al pensiero degli uomini…con tanta bonta’ lo dico,credo che non ci arrivano nel senso buono,o forse gli va bene cosi’,non approfondire tanto ,boh..ma non e’ una critica,non e’ per sminuire gli uomini,e’ un mio pensiero.Ma la penso cosi’, come tante mie amiche.Allora appello agli uomini…fate sentire le vostre voci…anzi parole qui sul blog….FORZA AVanti…DOVE SIETE… ??? VANESSA
Tirato in ballo, provo a rispondere. Sono in netta minoranza, marito quarantenne, padre di tre figli.
Settimana-tipo? Noiosa per le madri che sono finora intervenute.
Sveglia alle 06.30, entro un’ora sveglio e imbarco per la scuola i 3 figli (la scuola è fuori zona, ma passa san-pulmino). Poi preghiera, Messa, ufficio. Lavoro “matto e disperatissimo”, interrotto in continuazione da mail, telefono, contrattempi, clienti. Forse non è giusto dire “interrotto”, perché queste cose “sono” il lavoro. Ma il ritmo tipicamente milanese genera una certa ansia.
Poi, il lusso di pranzare spesso con mia moglie. Il lusso della libera professione, ma sono fieri di riuscire a coglierlo e apprezzarlo.
Di nuovo lavoro, interruzioni, frenesia. Cena, spesso riunioni scolastiche, famigliari, culturali, ecc., di sera. Ma una o due sere alla settimana, un bel film in famiglia.
E qualche serie TV con mia moglie (siamo drogati di polizieschi USA).
Nel w.e. Calcio, nuoto, pattinaggio dei figli. Shopping. Giri per librerie. A spasso in famiglia. Qualche amico.
La Messa domenicale è un rito di famiglia, con caffè. Successivo, con cari amici.
Il tempo non basta mai, ma mi pare di non essere l’unico :-)
Maritospiazzato
“Gli uomini hanno un altro linguaggio. Non sanno che dire…” Veramente? Vediamo un pò…”Vergine madre,figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio….” “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale e adesso che non ci sei è il silenzio ad ogni gradino” “Che fai tu luna in ciel, dimmi, che fai silenziosa luna?” Sono solo alcuni versi. Di uomini. Maschi. Non necessariamente credenti (due dei citati sono dichiaratamente atei…)Eppure ne hanno di cose da dire, ne hanno di sensibilità…Direte che non tutti nascono Dante. Lo concedo. Concedo anche che viviamo in una società in cui sembra che gli uomini non debbano “chiedere mai” come dice la pubblicità ( che tristezza…). Ma tutti nasciamo esseri umani. Uomini e donne. E…”Homo sum. Nihil humani a me alienum puto”.” Sono uomo e non reputo estraneo da me nulla che sia Umano”…Per me questo è quasi…L’undicesimo comandamento!!! Le differenze tra uomini e donne sono innegabili,divertenti e stimolanti ma devono diventare una ricchezza e non una scusa per far finta di non capire, di non capirsi….Non credo affatto alla “genetica” superficialità maschile…Temo tanto , invece, sia spesso una difesa maschile per mantenere certi privilegi( io non cambio il pannolino perchè ” ci vuole “l’istinto materno”?!?) e per non mostrare le proprie fragilità. Per evitare quella reciprocità che ..Sì, Don Mauro, sarebbe il grande segreto per tutto…Ma per essere reciproci bisogna condividere la vita dell’altro e questo costa fatica, impegno. Non si tratta necessariamente e solo di fare e/o collaborare (anche se spesso questa è una cosa utile e bella), ma proprio del condividere. Quello che spesso manca nella coppia non è tanto che la donna fa 100 cose in casa e l’uomo 10 , ma che l’uomo non condivide la fatica di quelle 100 cose fatte dalla donna. Non le riconosce. O, più spesso, fa finta di non vederle…Se i mariti (MARITI! SMENTITEMI PER FAVORE!!!) condividessero veramente le fatiche (preoccupazioni) delle nostre 100 cose…Credo che molte di noi sarebbero pronte a farne anche 1000 il giorno dopo…
ma no, non fanno finta di non vederle, non le vedono e basta :-D
Allora lancio una mia tesi che sarà considerata provocatoria, deciderà don Mauro se lasciar partire la discussione, forse fuori tema: se i mariti (alcuni, molti) si occupano poco della casa, della famiglia, è perché le mogli non pretendono nulla da loro: la colpa è 50/50. E non sono poche le mogli che preferiscono occuparsi in toto loro di casa, figli, ecc., magari lamentandosene, piuttosto che condividere le decisioni con marito (il quale, carogna, accetta l’impostazione e si dilegua).
Maritospiazzato
E accipicchia… che commenti ingenerosi verso gli uomini!!!
Ma non è che noi donne così concentrate a lucidarci l’aureola per le nostre giornate stracariche e per il nostro sudore versato enon vediamo più la fatica dell’altro?
Quante volte concretamente chiediamo aiuto al marito per qualcosa… per la collaborazione in famiglia? E qual’è il problema se le cose non le vedono? Possiamo anche CHIEDERE aiuto… della serie… mi dai una mano a…! Ora, a meno che i nostri mariti non sono tutti degli Omar Simpson, non credo che se chiediamo qualcosa ci mandano a quel paese… E poi cosa vuol dire che “l’uomo non condivide la fatica di quelle 100 cose fatte dalla donna. Non le riconosce.”… E’ proprio questo “NON LE RICONOSCE” che a noi fa tanto rodere, secondo me! Non ci danno la medaglia! Se come è stato ampiamente detto nelle discussioni, la vita acquista il suo senso autentico solo se è donata perchè allora andare a cercare questo ritorno (che poi pure il ritorno deve essere modulato secondo i nostri schemi tipo tappeto rosso e fanfara)?!
Dai… sto VOLONTARIAMENTE forzando un po’, però è anche vero che a noi donne piace fare le vittime… le martiri delle situazioni e così rischiamo di perderci il meglio dell’altro, perchè troppo concentrate su quello che doniamo non vediamo più quello che ci è donato. E non credo sia poco.
Quanto alla partecipazione del blog, che leggo quotidianamente,ma al quale non partecipo, penso che la maggior parte degli uomini si possa sentire un po’ schiacciato proprio da qusta ostentata iperattività femminile, che già subiscono da noi mogli…se poi se la ritrovano pure su un blog… come si dice a Roma… a ‘na certa se c’ho mezzora libera me vado a vedè er sito della MAGICA…ahia!!!!
Ciao
Bravo maritospiazzato!!!
Mi sei piaciuto!!!
ma certo che è così, maritospiazzato! Che grande soddisfazione poterci lamentare per quanto siamo brave, immolate, generose :-)
Io per esempio non posso farlo: in casa mio marito fa quanto me (se non a volte anche di più), ma quando va a comprare i peperoni al mercato si fa sempre fregare! Possibile che non si renda conto che c’è un motivo se invece che 2 euro al kg glieli passano a 1 euro per 2KG?
Grazie mille per i bellissimi commenti. Questa sera proverò anch’io a aggiungere qualcosa di mio. Nel frattempo copio qui sotto alcuni commenti molto carini che mi sono arrivati su facebook sullo stesso argomento. Li pubblico come anonimi anche se su fb sono firmati. Chi scrive su fb ha la “sensazione” di parlare a “amici” e quindi può non gradire che vengano messi tali e quali sul blog, per cui non lo faccio anche se colgo l’occasione per ricordare a quelli di fb che ci farebbero un grande regalo se li mettessero sul blog.
Grazie mille a tutti ma soprattutto ai simpaticissimi maschi/mariti che si sono cimentati!!
una signora dodici ore fa su fb
… direi la seconda: se la prima fosse vera ci sarebbero maschi a scrivere per sfida. E anche una terza: ci sono troppe donne, i maschi si spaventano di fronte a tante donne, soprattutto se sono donne in gamba ;-).
un marito dodici ore fa
….terza (o quarta) ipotesi: i mariti hanno troppo poco tempo da spendere sul blog :-( Non voglio generalizzare né dare giudizi, constato che non ho ancora avuto il tempo materiale di vedere con calma il blog e i commenti, anche perché è un periodo lavorativo troppo intenso, ed è un blog “impegnativo”. Mi rifarò!
la signora di due commenti sopra risponde così al commento di qui sopra…
…no, questa va riformulata: i mariti non riescono a leggere il blog mentre lavorano/cucinano/guardano ballarò/asciugano lo smalto :-) Il tempo a disposizione è esattamente lo stesso
Un’altra signora 24 minuti fa
…. La sensibilità e la curiosità nei confronti del mondo d’intorno e interno a noi, è spiccato nel genere femminile e molto meno in quello maschile. Millenni hanno condizionato l’essere umano nel modo di porsi nei confronti dell’altro e nella ricerca del mondo interiore. Sono solo pochi anni che si parla apertamente di queste cose e le generazioni dei maschi giovani ed un poco meno giovani, non sono educati a guardare alle persone con quell’occhio dell’anima che è caratteristico del genere femminile, temo che ne abbiamo una sorta di timore reverenziale perché guardare nell’interno dell’anima delle persone potrebbe essere intrusivo e non rispettoso. Lasciano che questo lo facciano persone “addette” ai lavori. Quante belle sensibilità di genere maschile si tirano indietro per timore di ferire! Noi donne dovremmo incoraggiare l’apertura e soprattutto non dovremmo essere fortemente critiche come invece talora accade nei confronti delle imprecisioni di prestazione.
Poi all’unico signore che ha risposto io dico:sono medico e credo di avere un carico di lavoro notevole ed estremamente intenso. Disponibilità a spendersi, questo è necessario.
Un’altra signora su fb 34 minuti fa
…Spezzerò una lancia per i “mariti”, ma questo non significa che non sia solidale con le donne. Se io sapessi che mio marito utilizzasse del suo tempo libero, che è molto poco, non per stare con me ma per stare su internet non sarei felice. E in generale mi fanno un po’ paura le persone che stanno più di un certo tempo davanti ad uno schermo. L’eccezione riguarda quei mariti che per lavoro possono tenere il pc sempre “sotto controllo” e tra un lavoro e l’altro, invece della pausa, scrivono o partecipano ad una discussione, o quelli che lo fanno come lavoro. E poi, sinceramente, mi piace che gli uomini parlino poco. Credo che sappiano in compenso ascoltare. Anche se a volte sembra che non sia così. Pensate cosa sarebbe se si mettessero a parlare tutti quanto siamo capaci noi… :D vedi la lunghezza del mio post…
Don Mauro, forse la sua seconda ipotesi era una provocazione, io non sono d’accordo. L’interiorità degli uomini e delle donne è esattamente uguale. Diversi sono i modi di esprimerla e i suoi gradi. Il “come” non certo il “cosa”.
Anonimo ha detto…
Ma il ritmo tipicamente milanese genera una certa ansia.
Ritmo tipicamente milanese???????????????????? O anonimo, ma ci facisse ‘u piacere
Ahahah :-)
Ho pensato la stessa cosa ma non volevo infierire!
da ex milanese d’adozione e terrona doc propongo una sfida: un periodo di prova di tre mesi per un marito milanese che si cimenti a fare la vita di una mamma napoletana con lavoro esterno. Si accettano scommesse: sopravviverà? Mi offro per sostituirlo nei tre mesi di prova per le incombenze ordinarie (massì, anche la messa quotidiana, perchè no?)
Un marito 23 ore fa su fb…
Don Mauro, parlo da maschio e marito abbastanza propenso a parlare di argomenti più delicati, come quelli delle relazioni familiari. Nonostante la propensione maggiore rispetto alla media maschile, devo comunque applicare un certo sforzo per aprirmi. La tendenza maschile, credo, sia quella di una certa riservatezza sui pensieri più intimi e sui sentimenti.
Ho come l’impressione che alcuni uomini come me non si siano sentiti troppo attratti, in alcuni degli ultimi post proposti sul blog, dall’impostazione generale. Essa è infatti esigente dal punto di vista del rendere pubblici aspetti psicologici molto personali o le proprie abitudini quotidiane, che un maschio secondo me non ha tanta voglia di manifestare.
Dato poi che raramente un effetto proviene da un’unica causa, è probabile come lei dice, don Mauro, che gli uomini osservino un po’ meno il mondo dell’interiorità, ne usino raramente parole e concetti, e quindi siano tutto sommato più ignoranti. Mi associo però a ciò che lei per primo dice: questo non significa insensibilità.
Ciao a tutti, io stavo pensando alla provocazione che ha lanciato don Mauro agli uomini sul perché siano così pochi a scrivere sul blog rispetto alle donne…
Dunque. Io non sono né madre di famiglia né uomo o donna in carriera, ma sono una studentessa e anche io ho tantissime cose da fare, ma non è questo il punto. Il punto è che il tempo di fare le cose non lo si troverà mai perché ci sarà sempre troppo poco tempo o troppo da fare! Se si vuole lo spazietto per fare le cose che ci piacciono si trova sempre. Se trovo il tempo per andare su Fb o guardarmi il film forse anche per il blog, se mi interessa davvero.
E’ vero, però, che gli argomenti proposti qui sono molto belli, ma difficili perchè ti costringono a pensare e a conoscerti più a fondo. e questo può fare paura, soprattutto quando ci si trova davantia gente che sembra molto più ferrata di te in queste cose. Non credo che gli uomini siano più ignoranti delle donne, ma diversi sì, a noi costa di meno parlare di ciò che riguarda l’interiorità, farsi domande e cercare di dare delle risposte. All’uomo costa di più aprirsi su questi temi, ma non per questo non gliene importa nulla… Anche a me costa in realtà.
Poi c’è il fatto che di fronte a questi commentoni profondi sul blog uno si intimorisce un pochino e preferisce lasciarlo agli altri…Parlo per me…
Urca peppa, non volevo offendere nessuno! Il “ritmo tipicamente milanese” è universalmente riconosciuto (e non apprezzato) da chiumque venga a vivere qua, e non voleva certo essere un vanto. Se qualcun altro vuole appropriarsi del primato di “nevrosi” e “frettolosità”, si accomodi pure, non è cosa di cui andar tanto fieri…
Comunque, riconosco che, quanto meno, a Milano posso muovermi in bici meglio che a Roma (e questo mi consente di infilare molti più appuntamenti, in mezza giornata, del mio amico Giovanni di Roma, che invece dice che da lui questo è impossibile, a causa della lentezza degli spostamenti).
:-D
A me il mito del milanese frettoloso e nevrotico ha sempre fatto sorridere, anche perchè, con una città che funziona così bene, non ho mai capito la necessità di correre per prendere la metro (tanto dopo 2 minuti ce n’è un’altra). Comunque di un mito si tratta, perchè, almeno io, avevo molto più tempo e calma a Milano che a Napoli. Credo che il milanese medio non riesca ad apprezzare davvero i vantaggi della sua città, che è molto più a misura di famiglia di quanto si immagini
Avviso ai naviganti. :-D (due punti, trattino e D maiuscolo) sul blog rimangono tali, non diventano un sorriso come su fb.
Credo che il 90 per cento di noi abbia letto libri tipo “gli uomini discendono da Marte e le donne da Venere” o “I 5 linguaggi dell’amore”. Non vorrei che ci chiudessimo in quegli schemi ma che approdassimo alla Bibbia. Per questo copio qui sotto, dopo averlo un attimo modificato, un brano delle pp. 73-74 di Come Gesù [ma guardate che prima o poi dovrete andarlo a comprare, non illudetevi che io ve lo pubblichi a pezzettini!!!]. Sono degli indizi su cosa significa nel progetto originario di Dio essere uomo e donna e perché la donna abbia più strumenti per indagare l’interiorità (è una casa che accoglie) e l’uomo l’esteriorità (è la persona che, prima di essere accolta, varca nuovi confini.
«”Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne” (Gn 2, 24). Contrariamente alle consuetudini del tempo, non è la donna a lasciare la propria casa, la propria famiglia per unirsi al proprio uomo, ma invece l’uomo che si distacca dalla propria parentela per unirsi alla propria donna. «Ciò è molto strano, considerando la cultura patriarcale in cui il testo è stato prodotto, una cultura in cui di fatto era la donna che, all’atto del matrimonio, abbandonava la propria casa per andare a vivere in quella del marito. (…) Se si tiene conto di tutto (…) bisogna argomentare che si parla dell’abbandono della propria casa d’origine da parte dell’uomo perché la sua casa reale è la sua sposa. In quest’ottica s’assommano nella donna molteplici prospettive della concezione ebraica, sia della terra che della storia, che infine delle nozze, che dell’una e dell’altra sono metafora. (…) Una lettura progressiva, dunque, dell’unione dell’uomo e della donna come globalmente si propone nel secondo capitolo della Genesi, vede al primo livello la donna come casa dell’uomo, come colei che gli edifica una dimora, una discendenza che dilata e fa crescere l’uomo; pertanto l’uomo che abbandona padre e madre li abbandona perché in realtà la sua casa è altrove: essa è la donna che il Signore Dio gli ha donato. «A un secondo livello l’uomo è Israele e la donna è la Terra Promessa, ed Israele già in Abramo inizia l’abbandono della casa paterna per avviarsi verso la sposa che gli è stata destinata: non per nulla solamente una volta giunto in Canaàn Sara darà ad Abramo il figlio Isacco. A un livello ulteriore l’uomo è l’intera stirpe umana, globalmente ed originariamente contenuta in ‘adàm, l’essere umano primigenio, e sua sposa è il creato, che da Dio gli è dato come sua terra e sua casa: la donna per l’uomo, Canaàn per Israele, il cosmo per l’umanità» (Carlo Rusconi, Le nozze dell’Agnello, pp. 39 ss.)
maritospiazzato ha detto…
Comunque, riconosco che, quanto meno, a Milano posso muovermi in bici meglio che a Roma (e questo mi consente di infilare molti più appuntamenti, in mezza giornata, del mio amico Giovanni di Roma, che invece dice che da lui questo è impossibile, a causa della lentezza degli spostamenti).
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Questa è un’osservazione che fa spesso anche tuo fratello
Con questo intervento vorrei ricucire le fila della nostra Discussione. Io penso che il vero punto di diversità tra uomini e donne (per quanto riguarda il nostro argomento) non stia in una maggior sensibilità, attenzione per l’interiorità e cose del genere ma nel fatto che le donne hanno – rispetto all’uomo – una maggior capacità di cogliere la dimensione narrativa della realtà (proprio quella cosa che tanto spesso annoia i maschi, che se ne liberano dicendo che le donne “chiacchierano troppo”).
Mi spiego. La vita umana è immersa nel tempo, e proprio la sequenzialità temporale è una delle caratteristiche essenziali di ogni narrativa; l’uomo, esattamente come il personaggio di una storia, si trova inserito in un contesto (fatto di un ambiente fisico, di una tradizione culturale, di altri personaggi che interagiscono con lui), che lo condiziona profondamente e al di fuori del quale la sua vita è inintelligibile; in questo contesto l’uomo deve anzitutto occupare un ruolo e recitare la sua parte; profondamente condizionato dal contesto, egli rimane tuttavia libero: le scelte che opera hanno una reale ripercussione su ciò che nelle narrazioni viene denominato “intreccio” e influiscono sulle storie degli altri personaggi; ma per essere autenticamente umana una vita deve essere capace di narrare sé stessa, cioè di collegare le proprie azioni con il passato e il futuro, cioè di comprendersi. E’ questa capacità che le donne hanno in sommo grado rispetto ai maschi. La vita vera comincia appunto quando si è capaci di questo rendiconto interiore: io (narratore) racconto a me stesso (pubblico) ciò che sto facendo (personaggio). Solo una corretta considerazione della storia, cioè delle motivazioni, dei fini delle azioni, non slegati bensì coraggiosamente ancorati al contesto in cui prendono forma, permette la piena comprensione di una vita umana. Questo è il genio femminile.
Cosa c’entra questo con la nostra Discussione.? L’argomento, non dimentichiamolo, è “Dimmi a cosa dedichi il tuo tempo e ti dirò qual è la tua scala di valori”. Ora, vi ricordate la fine de “Il diavolo veste Prada”? Anne Hathaway che cerca di resistere a Meryl Streep si sente dire da questa che è inutile che si scandalizzi tanto per il comportamento di chi calpestando un amico si è assicurata la propria carriera, perché lei stessa una cosa del genere l’aveva già fatta accettando di venire a Parigi al posto di qualcuno che si era preparato da mesi per questo. Hathaway – che non riconosce sé stessa in quel comportamento – nega ma Meryl Streep dice “e invece l’hai già fatto”. “No, non avevo scelta” [a proposito se qualcuno mi segnala la stringa con la scena e la mette sul mio profilo di fb gliene sono grato] e invece Meryl (Miranda) le dice che aveva la possibilità di sceglierel e che aveva scelto, aveva scelto di essere come Miranda. In quel dialogo – che si svolge in modo assolutamente femminile – prende corpo la narrazione di tutto il film, di tutta una vita. Meryl fa capire a Anne (e a ciascuno di noi) che in realtà la vita è sempre nelle nostre mani, e che questo traspare da tutte le scelte che facciamo, anche quelle piccole e poco importanti. Anche quelle che sembrano non dipendere da noi e che invece da noi dipendono. A questo livello la differenza tra un uomo e una donna è semplice. Quattro uomini su cinque di fronte a una questione come questa fanno spallucce e accendono la Tv; invece novantanove donne su cento si arrovellano finché non ne vengono a capo (o per lo meno pensano)
Questo intendo.
Grazie.
Caro don Mauro,
visito il blog per la prima volta e resto molto edificato dalle testimanianze femminili: ragazze, se è vero che la vita è una roba per gente tosta voi che avete descritto le vostre giornate siete protagoniste di primo piano !
Don Mauro ha ragione, la scarsa predisposizione per il senso narrativo rende a noi maschi difficile partecipare al quiz “A chi dedico il mio tempo nelle mie giornate-tipo ?”. Complimenti quindi anche al collega che si è impegnato :)
Sono convinto che le donne che ci amano (amiche, sorelle, madri, mogli, fidanzate, nonne, figlie, zie, cugine…) ci possano aiutare a capire noi stessi e a ripercorrere un po’ la nostra storia per migliorare nel futuro, ..se e quando accettiamo l’aiuto (difficile, vero cumpa’ ??). Magari uno si accorge che nelle proprie giornate potrebbe correre meglio, oppure per motivi più nobili. Dipende anche dal tipo di donna che si trova al suo fianco. Certo che i mariti di voi che avete scritto sono fortunati ! Non è piaggeria, è sincero apprezzamento per vite intense, vissute ad “alta velocità” per ideali nobili, anche nelle vicende più biecamente terra-terra o nei servizi più umili della giornata urbana (o della notte insonne per le disfunzioni intestinali del bimbo.. :).
Di quanto ho letto nel blog mi resta un messaggio chiaro: la vita vale nella misura in cui è donata a qualcun’altro.
Grazie per la freschezza e l’immediatezza dei vostri contributi e scusate se sono un po’ teorico e generico. Forse è la timidezza del primo lancio sul blog. Vedremo. Rob.
Don Mauro si chiede perchè sul blog scrivano pochissimi maschi. Sono più ignoranti rispetto all’interiorità?
Beh, confesso che parlare del (proprio) mondo interiore è il loro (delle donne) argomento preferito. Il loro mondo interiore lo pettinano ogni sera, come da piccole facevano con le bambole. Giocano così, mentre noi uomini giochiamo a pallone.
Il loro mondo interiore è sempre meraviglioso e anche sempre insidiato dai cattivi … Barbra Streisand diceva di Robert Redford che, per portarselo a letto, bastava dirgli che era intelligente … Ottima osservazione! Per le donne invece il punto debole (o forte, dipende) è il loro mondo interiore. Basta dir loro che sono tanto sensibili, che il loro mondo interiore è così meraviglioso, e il più è fatto! Sento qualche mio amico maschio (insensibile) sussurrarmi all’orecchio che una Mercedes cabrio ultimo tipo potrebbe aiutare, sarà così?
Esiste, parliamoci chiaro, negli uomini una sindrome da gineceo, un desiderio, per esempio, di fuggire dall’ombrellone in spiaggia quando un insieme di donne cominciano a parlare di te, di come dovresti essere e non sei, di quanto sei insensibile e, dulcis in fundo, del fatto che non trovi i calzini nei cassetti.
Ora, io sui calzini ho qualcosa da dire ai pochi uomini che leggono questo blog: i calzini nei cassetti non li troviamo perché, di solito, non ce li abbiamo messi noi! Quando li ho messi io nel mio cassetto li ho quasi sempre trovati, tranne nei casi in cui mia moglie li aveva spostati perchè non li avevo messi al posto giusto.
Anche sulla straordinaria percezione delle donne nei confronti dell’interiorità altrui avrei qualcosa da dire: mi sembra che non si possa negare, ma mi sembra anche che sia evidente soltanto nel caso in cui esse abbiano per i loro interlocutori un interesse personale. Per esempio le nuore sono poco interessate (e poco sensibili) al mondo interiore delle suocere!
Per non mostrarmi completamente insensibile vorrei concludere così: a me sembra che gli uomini servano alle donne per far loro capire che una verità rimane una verità anche se non c’è nessuno che la incarni (o se chi la incarna non è di nostro gusto) … le donne servono agli uomini per far loro capire che una verità che non sia incarnata in una vita non serve a niente. Questo aiuto reciproco è tutto ciò che serve per coltivare con amore i nostri mondi interiori, con un amore che non manchi di rispetto.
@Antonio: hai ragione.
(per quanto riguarda i calzini si potrebbe risolvere il problema mettendoli tu nel cassetto: io ho provato a convincere mio marito a farlo, ma sebbene sia uno di quei mariti che in casa aiutano davvero tanto sulla questione calzini non cede)
” a me sembra che gli uomini servano alle donne per far loro capire che una verità rimane una verità anche se non c’è nessuno che la incarni (o se chi la incarna non è di nostro gusto) … le donne servono agli uomini per far loro capire che una verità che non sia incarnata in una vita non serve a niente. Questo aiuto reciproco è tutto ciò che serve per coltivare con amore i nostri mondi interiori, con un amore che non manchi di rispetto. ” bello!
In attesa che qualcuno mi mandi il file di youtube ecco qualcosa che può servire per la scena de “Il diavolo veste Prada” che ho citato più sopra: si trova a 1h e 33 di http://www.megavideo.com/?v=H40V10V3
Grazie Stefano Testa Von Bappenheim!
Arrivo in ritardo, ma dopo aver letto con attenzione tutta la discussione, credo di avere i requisiti giusti della “donna in carriera” che d.Mauro stava cercando…Sinceramente ho solo un po’ di timore nell’ammetterlo così spudoratamente perchè, dopo aver letto le vostre giornate, non so bene che sarà di me e della mia giornata alla fine di questa discussione :) :)
Ho 33 anni, sono fidanzata da 3 anni (in prossimità di matrimonio) con uno splendido siciliano ingegnere, che, essendo anche lui all’inizio della sua carriera, lavora tantissimo, e sono cardiologa. Sono andata a vivere da sola circa 4 anni fa in una casa in affitto che mi sono dedicata ad arredare perchè fosse “davvero la mia”,vivo e lavoro a Roma.
La mia giornata tipo lun-ven.
ore 6.30 sveglia ed immediato caffè
ore 6.30-7.00 lunga doccia bollente durante la quale guardo e organizzo la mia giornata ed “in un certo senso” penso a quel mondo interiore di cui si parlava
ore 7.00-7.30 mi asciugo i capelli e decido cosa mettermi
ore 7.30-7.45 trucco e preparazione della borsa
ore 7.45-8.30 TRAFFICO… per arrivare nei vari ambulatori/ospedali (Sono diversi, ma la coda è sempre la stessa). La mattina in macchina approfitto per leggere la posta elettronica, ascoltare un po’ di musica, dire il rosario e chiamare mia madre che altrimenti pensa che durante la notte mi hanno rapito…
ore 8.30 colazione al bar e prima sigaretta della giornata…
ore 8.30-13.30 lavoro
ore 13.30 pranzo o spostamento in macchina verso altro ambulatorio/ospedale (In questo caso mangio una cosa al volo o non mangio)
ore 14-18.30 lavoro
ore 18.30-19 TRAFFICO (Al ritorno approfitto per fare un po’ di telefonate al mio fidanzato e alle mie amiche e per organizzare qualche cenetta insieme o il we)
ore 19 S.Messa
ore 19.30 palestra o supermercato o shopping o parrucchiere
ore 21 cena con piatto di pasta o surgelato (preparato il fine settimana ed appositamente scongelato la mattina). Se viene il mio fidanzato a cena invece cuciniamo perchè, a differenza mia, lui in cucina è bravissimo!
ore 21.30-23.30 telefonate varie (fidanzato, amiche, genitori), studio, film, fb, posta elettronica, libri, ferro da stiro, pulizie ordinarie…(La mia vicina è felicissima del mio aspirapolvere alle 22)
ore 24 circa…buonanotte…
Sabato e domenica (quando non sono di turno in ospedale e se non parto con fidanzato ed amici… cosa molto frequente)
ore 9 sveglia e caffè
ore 9-11 pulizie di casa/preghiera/palestra/spesa…
ore 11-12.30 doccia e resto
ore 12.30 pranzo con il mio fidanzato/amici e pomeriggio insieme
ore 19 S.Messa
ore 21 serata con gli amici o “cenetta romantica”.
A volte (circa una volta/settimana)faccio la guardia di notte.
Concludo solo dicendo che, sebbene in questo momento io sia molto soddisfatta della mia vita(perchè è la vita che mi sono scelta e faticosamente costruita), sono anche consapevole che così come è adesso, non sia una vita conciliabile con una famiglia, a cui non intendo rinunciare a favore della carriera. Mi permetto il lusso di condurre questo genere di vita adesso perchè non sono sposata e non ho figli, disposta (anzi felice) di cambiarla in parte quando la vita (sempre quella che mi sono scelta e costruita) me lo richiederà. E, a quel punto, non credo che sarà neppure un sacrificio (nel senso più brutto del termine) perchè l’unico vero sacrificio è quello di essere costretti a fare ed a vivere cose che non si amano e che non si sono in fondo mai scelte.
@donnaincarriera, ce la puoi fare e non devi neppure rinunciare a tanto :-)
Dalle 6.30 alle 7.45 puoi aggiungere insieme alle cose che fai (la doccia però deve essere breve) colazione e preparazione bambini per la scuola, magari anticipa la sveglia di mezz’ora così riesci ad aspettare che il caffè vada in circolo. Se ti organizzi con nido e tata dovresti solo cercare di smettere di lavorare un’oretta prima in modo da stare coi bambini almeno alle 18, la messa quotidiana cercare di farcela stare al mattino (la messa alle 19 è improponibile per una mamma) e ovviamente tagliare palestra, shopping e parrucchiere o (meglio) spostarle nella pausa pranzo (quante cose si possono fare in pausa pranzo oltre a mangiare). Curati molto bene il fidanzato che cucina perchè ti sarà moooolto prezioso quando avrete bambini e tu sarai alle prese coi compiti da finire.E in bocca al lupo.
Un’ultima cosa: non aspettare troppo a far figli, dopo è molto più faticoso.
E complimenti per l’ingegnere siciliano, posso testimoniare che in genere sono dei bravi mariti e papà ;-)
Visto che sembra impossibile selezionare su youtube il pezzetto de “Il Diavolo veste Prada” di cui stiamo parlando, riporto qui sotto il dialogo del film (si trova a 1 ora 36 minuti 57 secondi.
Poiché il nodo della nostra Discussione è “dimmi a cosa dedichi il tuo tempo e ti dirò qual è la tua scala di valori” vorrei che la nostra attenzione si concentrasse sull’equivoco nel quale era caduta Anne e nel quale spesso cadiamo anche noi: dedichiamo il nostro tempo a qualcosa cui mai avremmo pensato e, dentro di noi, una vocina ci giustifica dicendo: “non avevo scelta”. E invee Meryl Streep (Miranda) ci smaschera: “no, tu hai scelto”. Tu sei quella, la persona che ha fatto quella scelta. Penso che lavorando perché consapevolezze come queste affiorino, sia possibile prendere veramente in mano la propria vita.
– Meryl: (…) vedo veramente molto di me stessa in te. Tu guardi al di là di quello che vogliono le persone, di cosa hanno bisogno, e sai scegliere per te stessa.
– Anne: io non credo di essere così. Io… io non potrei fare quello che hai fatto tu a Nigel. [Miranda per salvare la propria posizione aveva appena negato a Nigel una promozione cche gli aveva promesso, ndr]Miranda, io non potrei fare una cosa del genere
– invece l’hai fatto… a Emily [Anne ha preso il posto di Emily in un viaggio di lavoro a Parigi che Emily aveva preparato per mesi]
– Non è quello che… no è stato diverso, non avevo scelta.
– No,no, tu hai scelto: hai scelto di andare avanti. Se vuoi fare questa vita, certe scelte sono necessarie.
– Se per caso questo non fosse quello che voglio? Voglio dire, se non volessi fare questa vita?
– Oh non essere ridicola Andrea. Tutti vogliono fare questa vita… tutti vogliono essere… “noi”.
Dopo di che Anne Hataway capisce la lezione e… butta il cellulare cambiando vita.
Oggi mi trovo pienamente dentro questa domanda: a chi dedico il mio tempo?
Un finesettimana programmato da tempo per una cosa che desideravo molto fare (Due giorni con i miei fratelli e le mie sorelle di comunità in preparazione al Natale) perchè ne avevo davvero bisogno, perchè se non mi ricarico la qualita del tempo che dono diventa veramente scadente, perchè non posso essere io il nutrimento di me stessa.
Un finesettimana che ho scelto di cambiare, non per un motivo importante, una emergenza familiare o un’imprevisto.. ecc…, ma semplicemente perchè non c’è stato un cenno di collaborazione per la normalissima gestione di questi due giorni. Un’indifferenza totale.Nonostante sapessero quanto per me fosse importante, nonostante abbiano sperimentato quanto ogni volta torno rigenerata, con nuove forze. Non mi andava di affrontare musi, discussioni…perchè quando dedico del tempo a me stessa me lo fanno pesare…altro che storie!
Premesso questo e premesso che sto comunque facendo passare una buona giornata alla mia famiglia (tra poco tutti in cucina a preparare il rotolo di cioccolata!)e che non sto facendo pesare la mia frustrazione, quello che mi chiedo è: è stata corretta la mia scelta di dedicare questo finesettimana alla famiglia? E’ corretto che cerco di rendere la vita facile alla mia famiglia? In linea di masima penso di sì… ma il rischio è anche che in questa maniera alimento il loro egoismo, la loro indolenza… Non so!!! Donare me stessa assentandomi… è possibile?
Vorrei aggiungere la mia testimonianza di ex donna in carriera (adesso sono in pensione)che ha fatto i veri salti mortali, come tutte le donne che lavorano ed hanno figli. Giornata tipo:
ore 6,00 sveglia, doccia velocissima, ravviata dei capelli, vestizione e saltellamento verso la cucina a preparare la colazione dei figli (4 maschi), chiamata moolto dolce dei piccoli pirati, sollecitazione continua e veloce, aiuto ai più piccoli (hanno fatto la doccia la sera prima di andare a letto così come la preparazione della cartella), uscita da casa non più tardi delle 7,30, traffico caotico, maleducato, pericoloso, scuola, poi entro le 8,00 a messa nella cappella dell’ospedale, da lì in reparto, eh sì sono stata medico ospedaliero,attività sempre frenetica fino alle 15,00 15,20 circa, quindi scuola ritorno a casa dopo aver fatto con loro una puntatina al supermercato. Compiti da finire, e poi a turno palestra o nuoto. Non ho menzionato l’asciugatuta dei capelli dopo la doccia perché con i tempi non ci stava. Non ho menzionato il trucco per lo stesso motivo, meno male che ero carina: In tutto questo bailamme il coniuge dove era? Non c’è mai stato perché lui con i bambini si spazientiva e poi doveva andare a lavorare, lui! Beh! cose passate da molti anni, i figli sono cresciuti, le cose che si dovevano fare le ho fatte, quante volte mi sono sfogata con il mio amico Gesù, quante volte Gli ho detto :non ce la faccio, sono stanca! E poi per amore Suo e dei figli ho stretto i denti e sono andata avanti. Ma il coniuge non è cattivo, anzi è molto dolce e disponibile con gli altri. Io credo che nel mostrare una super efficienza lo abbia intimorito e credo anche che si possa esser sentito messo da parte, ma non era e non è così, altrimenti non staremmo ancora insieme, ma certamente qualcosa ha funzionato in modo distorto se la mia strada ha presentato curve che non mi aspettavo.
Zina grazie per il tuo commento ma permettimi di dare una parola di conforto all’amica anonima di cui sopra, che non ha ricevuto nessun aiuto per la due giorni in cui rigenerarsi spiritualmente.
Cara Anonima,
naturalmente non conosco le tue circostanze e non vorrei inimicarmi tutta la tua famiglia, ma più spesso di quanto sembra dedicare tempo “a sé stessi” nel modo che tu racconti viene prima di tutto. E’ uno degli insegnamenti del quinto mistero gaudioso della vita di Gesù e Maria.
Pregherò per te oggi!
Anonimo pone un problema delicatissimo…un conto è la domanda sul tempo libero(come voglio occuparlo?) che si pone Anne(e tutte le Anne,cioè le persone libere da legami familiari!!!)un conto è quando ci si trova all’interno di una famiglia,QUELLA famiglia,QUEL marito con caratteristiche particolari che bene o male influenzano le scelte del coniuge!!Ha ragione don Mauro a ricordare il quinto mistero,ci sono spazi di libertà che bisogna difendere…ma…
E’ giusto rinunciare a seguire un incontro per far felice l’altro?beh,farlo sistematicamente,può impoverire troppo…ma in certi momenti…credo di si…perchè il dispiacere che anonimo prova…indica che la scelta nel cuore era altra…e quella rinuncia non può che avere un valore maggiore!!in fondo la” ricarica”(che giustamente uno cerca negli incontri!!) può arrivare anche direttamente da Dio,nella preghiera,in una parola di un’amica o anche in una improvvisa pace interiore che non mi sono costruito con il mio volenteroso impegno,ma che….. mi giunge come dono!!
e a volte ci vuole molta più fede per vedere le cose così…per rinunciare ai propri legittimi desideri….per continuare ad amare il coniuge,senza classificarlo un vero egoista…magari lo è!!..ma per chi si è sposato in chiesa e crede nel sacramento…….esiste un amare nella gioia e nel dolore(è proprio la seconda domanda che il sacerdote rivolge ai due che si sposano)..sei disposto ad amare X nella gioia e nel dolore???…come sentivo ultimamente…amare nel dolore,….non significa,,anche quando non ho la sciatica!!!…ma nel DOLORE CHE MI DARAI (perchè l’altro non è Dio e prima o poi finisce per deluderti!!!ma è quello il momento di passar dall’idolo del matrimonio ad una visione più realistica…e rivolgersi(-convertirsi è proprio cambiare direzione!!) al vero Dio che non delude…)…e quale dolore è peggio dell’incomprensione dei bisogni profondi e dell’anima?proprio perchè sono bisogni profondi…è sofferenza profonda…
Anonimo soffre perchè sta rinunciando ad un’opera senz’altro buona….e a volte è difficile operare scelte…ma per un dubbio simile,mi fu consigliato di leggere la testimonianza di Van Thuan,vescovo che portava avanti tante opere buone di apostolato…etc…e in carcere,lontano da tutto…nell’impossibilità di agire..ne parlava a Gesù con gran dispiacere..chiedendosi come potesse servire Dio,in quelle condizioni di assoluta inoperosità e di abbandono di tante iniziative….ma poi arrivò a capire che non doveva scegliere le opere di Dio,ma Dio stesso…cioè l’amore,la possibilità di amare anche in quel luogo…i prigionieri come lui…
“SCEGLIERE DIO,NON LE OPERE DI DIO,per quanto buone!!l’uomo crede spesso che possa bastare fare questo o quello per entrare nelle grazie di Dio:ma è lui, che Dio vuole!’uomo non può salvarsi mediante le sue opere per quanto buone esse siano,egli deve diventare l’opera di Dio, egli deve farsi tra le mani di Dio più malleabile e docile del’argilla nelle mani del vasaio…”(come mi hanno detto,nel caso di un matrimonio difficile…Dio non può toglierci la difficoltà…ma vuole che la santifichiamo…vivendola con amore..e per amore..innanzitutto Suo..) ..
Dimenticavo una cosa IMPORTANTISSIMA:per superare difficoltà così..vale tantissimo la preghiera!!personale e chiesta ad altri!! (quella di sacerdoti e malati,mi sa che vale ancora di più…)
buonasera a tutti! ben ritrovati ad alcuni..
Vorrei sapere cosa ne pensate di una citazione che ho immediatamente condiviso su facebook, ma che poi rileggendola un paio di volte sono arrivata a non condividere in nulla. Ve la posto di seguito:
“Ti chiedo di stare con me non x’ senza di te io sia infelice: sarei egoista, bisognoso e interessato solo alla mia felicità, e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare con me x’ la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera, non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. Che valore avresti se tu fossi l’alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? Più una persona sta bene da sola, e più acquista valore la persona con cui decide di stare. SPERO TU POSSA CAPIRE QUELLO CHE CERCO DI DIRTI.” (Fabio Volo – è una vita che ti aspetto)
Le mie riflessioni durante la rilettura sono state queste:
1) una vita squallida, vuota, misera non è vero che non abbia valore
2)io non rinuncio alla mia vita se amo un’altra persona
3)non penso che una persona ne ami un’altra come “alternativa”, nè che si tratti di una vita felice nè che si tratti di un’alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza
4)la persona amata non acquista valore tanto più la vita dell’ amante è bella e felice
Una poesia, per questa discussione, di Paola Mastrocola.
“Il dis-impegno ovvero l’impegno disdetto”
Domani ho una giornata lieve.
Mi si dischiude come foglia in mano,
come quell’aeroplano che il bambino
stacca ad un punto e plana
a tradimento sul prato del vicino.
Domani ho una giornata piana che mi ride
tra le labbra e passa
come un soffio nella cerchia
dei denti:
una giornata ridente
perchè non ho da fare niente.
Di colpo mi si apre un tempo vuoto,
sacca da riempire. E posso passeggiare
lungo il fiume,traghettare, rincorrere il piccione, parlare col signore,
leggere il giornale, pasticciare
la pasta della pizza.
andare in piazza oppure
stare ferma e basta.
Posso invitarti a pranzo o anche no,
andare al cinema con te di pomeriggio
e sperare che ci resti
il tempo.”
Ecco,mi sembrava carina: giornata “piana” e non “piena”. “Tempo vuoto”,”sacca da riempire”. E,mi dico, chi l’ha detto che il tempo per me deve essere solo per cose “alte”,”sante”, che mi rendano migliori per gli altri?. E se volessi del tempo “lieve”? Che”si dischiude come foglia in mano”? Disimpegnamoci! Evviva i giri intorno al palazzo in solitaria!
Leti che belli i punti 1)2)3)4)…cioè che bell’intervento. Perchè non lo scrivi tu un libro sull’amore?
Letizia sono completamente d’accordo con quanto dici tu. Credo che dovremmo impegnarci un po’ sul blog a conoscere Fabio Volo (per criticarlo costruttivamente). Io ho solo visto un paio di film suoi (uno era Casomai) ma, almeno un libro dovrò leggerlo perché voglio capire come può essere che tanta gente lo legga. Deve intercettare per forza qualcosa. Intuisco ci sia una sorta di “quotidiano reale” nichilista e cinico ma tutto molto molto soft.
Ci sarebbe un bell’approfondimento da fare, che ne dite?
Con il proprio tempo l’uomo dona sempre una parte della propria vita. Alla fine, questi giovani [i ragazzi della GMG, ndr] erano visibilmente e “tangibilmente” colmi di una grande sensazione di felicità: il loro tempo donato aveva un senso; proprio nel donare il loro tempo e la loro forza lavorativa avevano trovato il tempo, la vita. E allora per me è diventata evidente una cosa fondamentale: questi giovani avevano offerto nella fede un pezzo di vita, non perché questo era stato comandato e non perché con questo ci si guadagna il cielo; neppure perché così si sfugge al pericolo dell’inferno. Non l’avevano fatto perché volevano essere perfetti. Non guardavano indietro, a se stessi. Mi è venuta in mente l’immagine della moglie di Lot che, guardando indietro, divenne una statua di sale. Quante volte la vita dei cristiani è caratterizzata dal fatto che guardano soprattutto a se stessi, fanno il bene, per così dire, per se stessi! E quanto è grande la tentazione per tutti gli uomini di essere preoccupati anzitutto di se stessi, di guardare indietro a se stessi, diventando così interiormente vuoti, “statue di sale”! Qui invece non si trattava di perfezionare se stessi o di voler avere la propria vita per se stessi. Questi giovani hanno fatto del bene – anche se quel fare è stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici –, semplicemente perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello. Occorre soltanto osare il salto. B16 22/12/11
Molto interessante questa riflessione sui cristiani che guardano se stessi o fanno le cose solo per salvarsi e andar in Paradiso..
questa volta faccio copia-incolla di una mail che ho ricevuto oggi da un amico che sta cercando di capire quale sia la sua vocazione,ovviamente cancellando riferimenti troppo personali.
“Non so se arriverò a concludere positivamente il mio percorso vocazionale,(ma che vuol dire poi positivamente?)
In realtà ho intravisto panorami che neanche sospettavo,che per la loro sconfinata bellezza e altezza,non mancano di sgomentarmi!Sarò banale ma mi tornano in mente certe parole di Jovannotti-la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare..
Eppure,mentre è relativamente facile giungere ad una prima conversione(dal male al bene)molto più difficile(e in fondo,molto da desiderare e chiedere a Lui e molto poco, in nostro potere)è arrivare alla seconda(dal bene alla santità,intesa come porre davvero al centro Lui,L’Amore e non il proprio ingombrantissimo IO).
Infatti spesso il credente che si impegna davvero,tende a guardare le “cose” religiose(pregare,aiutare gli altri…)in modo idolatrico,cioè CERCANDO DA LORO QUELLO CHE SOLO DIO PUO’ DARTI:LA SALVEZZA!!e invece..se IO faccio questo e quest’altro…sono bravo,mi salvo,mi santifico..
Accorgersi di questo è molto doloroso,anche perchè si capisce che l’unica via di uscita è l’abbandono,ma si sente tutto il peso della propria fragilità,magari” lo spirito è pronto”(quanti nobili pensieri sul tema!)ma la carne(intesa come il cuore)è debole e pronta a riprendersi il dono del controllo della propria vita,compresa la costruzione della propria santità e vocazione,evidentemente considerate più come vantaggi personali che come esigenze di amore e di Amore…
Ma per fortuna, ci viene in aiuto la Parola,vero dono di Dio che” viene in aiuto alla nostra debolezza dato che spesso non sappiamo neanche cosa domandare”…e là capiamo
che “una cosa sola” devo chiedere, e” questa sola vado cercando;abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita..”
,perchè…”di una cosa sola c’è bisogno e Maria si è scelta la parte migliore”…
Ma possiamo fidarci di vivere così sospesi all’Amore?Si,perchè “degno di fede è Dio dal quale siete stati chiamati a comunione con il Figlio”
e anche ,perchè” il momentaneo leggero peso della nostra tribolazione,provoca una quantità smisurata ed eterna di gloria(Dio dona alla grande!moltiplica a dismisura i nostri pochi pani…)…
e infine(!!)”tutto concorre al bene di quelli che amano Dio..”
Anche oggi ,vigilia di Natale il Signore mi ha fatto dono della Sua parola nella messa(che altro sarebbe la messa ,se non un sempre nuovo incontro,in cui Lui ha qualcosa da dirci(la Parola)e darci(Lui stesso)visto che ha “desiderato ardentemente “di consumare con noi questa cena.).Ecco che sento- “non tu mi costruirai una tenda,ma Io ti costruirò una casa!…ti ho preso mentre seguivi il gregge(DEI TUOI PENSIERI,DELLE TUE “COSE”ANCHE SPIRITUALI”)….E SONO STATO OVUNQUE CON TE!!”
Comunque vada questo mio periodo di discernimento,spero di saper poggiare davvero solo su di Lui e di saper dire(se andrà “male” umanamente parlando),quello che disse Claudel,dopo essere stato rifiutato da 2 monasteri”tutto puoi impedirmi,o Dio supremo,ma non di amarti immensamente!!”…è questa la” sola cosa” che conta davvero…BUON NATALE!!(ovviamente a tutti i lettori del blog!!!)
Salve. Proprio l’altro giorno pensavo con gratidutine ad una persona che mi aveva aiutato in quest’ultimo periodo. Le sono molto grata non solo perchè mi ha aiutato ma anche perchè ho visto che il suo aiuto (molto efficace)non nasceva da una perfetta organizzazione e da un lavoro efficace ma dal fatto che questa persona è buona. Molto spesso davanti ad una cosa che dovevo fare, mi sono guardata indietro, verso me stessa, ho pensato più all’inferno e al paradiso e molto spesso ad essere perfetta. Bello invece essere buoni, che il fare viene dopo l’essere,scoprire che “fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello”. Salterò di più. Grazie Don Mauro, bel commento.
ELi Galli ha ricevuto un bellissimo regalo di Natale. Non so chi sia quella persona buona ma certamente pensavo a persone così quando l’altro ieri scrivevo in “Natale presenza” che per essere cristiani bisogna essere umani. Nella parabola del ricco Epulone e di Lazzaro di Luca 16 si dice che “perfino i cani gli leccavano le ferite”. Questa è la carità, essenza del cristianesimo. Vedere una persona ferita e darle soccorso è in primo luogo umano. Per questo per essere cristiani (cioè pieni di carità) bisogna essere umani.