Alex / Blog | 11 Luglio 2017

Le Lettere di Alex – Guarire dalle gabbie rigide della perversione. Risposta alla lettera di Marco Tamburri

Alex risponde alla lettera pubblicata oggi di Marco Tamburri 

 

«Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo ad una profonda comprensione delle realtà del sesso» 

(Alfred Kinsey, Il comportamento sessuale dell’uomo, 1948.)

Caro Marco, d’accordissimo con te nella parte della tua lettera in cui ti schieri contro chi dice “sei così e basta“, soprattutto quando la propria esperienza viene mostrata come “quella veritiera e basta“, l’omoaffettività come “patologica e basta” e l’eteroaffettività come “l’unica esistente e basta”. Con questa affermazione elimini, in maniera saggia, dalla tua testimonianza ogni valenza ideologica eteronormativa contraria al consenso scientifico internazionale, rispetto al quale dovremmo tutti informarci (ma non necessariamente conformarci) con umiltà.
L’attrazione di cui parli, facendo cenno solo alla componente erotica, era talmente definita e circoscritta ad una tipologia di oggetto sessuale (uomo di taglia grande, di età, che più era rifiutante e più ti attraeva) da non configurare affatto un orientamento omoaffettivo, ma più una gabbia rigida che ti ha portato ad una sana ribellione. Potevi aver avuto lo stesso identico problema se a vincolare le tue scelte erotiche e a soffocare la tua vita affettiva fossero state le donne anziane, robuste e rifiutanti oppure se, come succede spesso, ti fossi preso sempre e solo irrimediabili cotte con donne già impegnate o avessi avuto bisogno della presenza di un animale o di una pratica dolorosa per raggiungere l’eccitazione sessuale. È la coercizione del vincolo erotico e la sua subordinazione a circostanze molto definite, imprescindibili e spesso assurde, che configura la patologia. L’orientamento era solo un accessorio nel complesso della perversione che ti attanagliava. Il tema familiare patogeno sottostante infatti è spesso rintracciabile in questi casi, e tu l’hai rintracciato e risolto.
Molti sono ossessionati da un tipo di fisico, da pratiche particolari o da uno status che DEVE avere il partner sessuale e la loro vita affettiva (omosessuale o eterosessuale che sia) è fagocitata da queste dipendenze. Ed è la vita affettiva che conta e ritrovarla grazie alla psicoterapia è una gioia grande di cui ci fai partecipi! Infatti, ripeto, tu hai avuto storie lunghe solo con donne, non parli mai di attrazione affettiva, sentimentale, per il tuo stesso sesso: prima le storie evidentemente non sapevi ancora con chi le desiderassi, solo il sesso si esprimeva prepotentemente alla vista di quella nicchia esclusiva di individui e situazioni e ciò, giustamente, ti trascinava nella confusione, ti ingabbiava e ti ha portato a cercare rimedio per ritrovare luce sulla tua autentica disposizione affettiva.

Tutti elementi che fanno capire che ciò da cui sei guarito (e la psicoterapia lo permette eccome in questi casi) era una parafilia, cioè la definizione di condizioni estremamente vincolanti e coercive al soddisfacimento dell’eccitazione sessuale, che impediva alla tua autentica affettività (e di conseguenza alla tua sessualità) di esprimersi liberamente e pienamente. D’altra parte la famosa “scala Kinsey” classifica gli orientamenti sessuali su di un continuum di sfumature che va dalla eterosessualità esclusiva all’omosessualità esclusiva. La piena realizzazione si ha quando la preferenza sessuale è sufficientemente definita ma contemporaneamente non vincolata da stimoli irrinunciabili e bizzarri e coincide anche con la preferenza affettiva.