Adamo Creato – In risposta ad Alex. Caro amico gay, la felicità non te la darà il “matrimonio”
Mi segnalano solo adesso questa risposta di “Adamo Creato” alla Lettera di Alex (in un primo tempo il nickname scelto era Sergio, per questo nella risposta ci si rivolge a lui come “Sergio”) tratta dal blog di Giovanni Marcotulio e ripreso da quello di Silvana De Mari. Mi dispiace che nessuno di questi blog abbia segnalato al nostro il loro intervento di risposta
Stamattina, un po’ di fretta, ho letto la lettera di Sergio pubblicata sul blog di Mauro Leonardi. Scorrevo velocemente le righe come chi segue sul breviario la lettura dei Salmi, conoscendone già in anticipo versetto per versetto. Ho riletto il testo con più calma con l’intento di trovare almeno qualche concetto interessante. Ma, al netto delle pericopi emozional-sentimentali, non ho trovato nulla.
Vogliate scusarmi, ma sono al decimo anno di un percorso di vita personale in cui la “questione omosessuale” ha occupato uno spazio importante. Prima di questi dieci, ci sono stati gli anni della vita e dell’attivismo gay. Per questo, e non per maleducazione, concedetemi di trovare questa lettera noiosa e ridondante.
Si desume dalla lettera di “Sergio” che è un ragazzo cattolico, che frequenta i sacramenti e che è alla ricerca di una spiegazione alle sue emozioni omosessuali. È un ragazzo che ha indagato, ha scrutato le Scritture, ha cercato di confrontarsi con Dio senza mediazioni. Si è aperto col confessore, con sincerità e buona volontà.
Non conosciamo il cammino di fede di “Sergio”, le sue ferite, le sue contraddizioni. Sappiamo che Sergio, nonostante il muro contro il quale si è scontrato nel confessionale, rimane nella Chiesa, vuole stare nella Chiesa di Gesù Cristo. Forse il confessore, dopo avergli annunciato la Verità, avrebbe dovuto dire a Sergio che quelle verità poteva sperimentarle concretamente nella sua vita. Avrebbe potuto dirgli che c’è Qualcuno che può riempirgli quel buco d’Amore che ha nel cuore. Che la vita non ci viene dall’affetto delle persone, che siano omosessuali o eterosessuali. La Vita ci viene dallo sperimentare l’Amore di Dio nella nostra vita.
Avrebbe dovuto dirgli che quel bisogno d’amore impellente che sente dentro di sé, non lo colma con l’accettazione da parte della Chiesa della sua relazione di coppia. Sergio è onesto con se stesso quando dice che la Famiglia nel progetto di Dio è l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e generano i figli. Poi inciampa nell’amore. Confonde l’Amore evangelico col sentimento umano tra le persone. Anche io inciampavo nell’amore, durante il cammino di ritorno. Anche io cadevo sul «se io esisto in natura, come sarebbe a dire che i miei “atti” sessuali sono “contro natura”?».
Se Sergio avesse voluto proseguire con la sua onestà avrebbe dovuto porsi la domanda:
Se i miei “atti” o emozioni sessuali sono “contro natura” perché mi trovo in questa condizione? Da dove nascono queste emozioni? E cosa vuole dirmi Dio con questo avvenimento della mia vita?
La questione è tutta qui: se ti poni la prima domanda (che nasconde l’inganno della “natura”) risponderai con una visione dell’omosessualità falsata dall’ideologia. Se ti poni la domanda corretta ti si apre la possibilità di sperimentare concretamente, per davvero, quell’Amore di cui tutti abbiamo tanto bisogno.
Un uomo, se sposa una donna con l’intenzione di appagare quel bisogno d’Amore che solo Cristo può dare, fa un grande errore. Così Sergio, se cerca l’Amore nel suo compagno, fa un grande errore. Sergio deve essere onesto fino in fondo con se stesso. Sergio ha paura del celibato perché nel suo cuore è scritto che non siamo fatti per vivere da soli, e preferisce credere alla menzogna. Questa nostalgia di famiglia, di comunità, sì che è “natura”.
La buona notizia è che nella Chiesa Sergio può colmare questa nostalgia mettendola a servizio dei fratelli. Come? Questa è un’altra storia.
Tratto dal blog di Giovanni Marcotulio e da quello di Silvana De Mari