18 febbraio – Cuore raffermo
In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? … non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?». Mc 8, 14-21
Gesù io la capisco la folla che si scordava di mangiare.
Io, questo che dici oggi, lo capisco.
È un parlare tutto strano perché parli di capire e poi parli di cuore.
Ma non si capisce con la testa? Io a te ti capisco con il cuore.
Non me ne frega che sembra una fede immatura e se tu dici “avete il cuore indurito”
Io c’ho il cuore mollo.
Non si dice siete scemi, ciechi, sordi?
Sì, ma soprattutto avete il cuore indurito.
Raffermo.
Gesù mio siamo insieme su una barca.
A che servono gli occhi, la vista buona, nello spazio di una barca?
Basta muovere un ginocchio, allungare una mano e ti tocco.
Sei qui, vicino a me, a che serve un udito fine?
Siamo insieme in una barca, basta girare il viso verso di te e ti sento.
Per vederti e ascoltarti, serve il cuore mollo, innamorato.
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