Le lettere di Renato Pierri -La lettera di Antoine Leiris e i pregiudizi di un prete
Politicamentecorretto; Il Pasquino 20 novembre 2015
“Perché mai invocare un’arcana essenza femminile e un’arcana essenza maschile, all’interno delle quali forzare a ogni costo le tante differenze che corrono, non tra il maschio/uomo e la femmina/donna, bensì tra singoli esseri umani, al fine di negarle o renderle inspiegabili? L’idea che tutte le donne presentino (tra loro) similarità essenziali. e così pure tutti gli uomini, contribuisce a costringere (il che non è certo un bene) le persone a comportarsi in determinati modi. a legittimare determinate pratiche e a delegittimarne altre” (Nicla Vassallo). Quest’idea può spingere una persona a scrivere un articolo come quello apparso su l’ Huffington Post del 18 novembre, intitolato: “Il mondo si commuove per la lettera di Antoine. Ma lei cosa avrebbe scritto?”. E mi dispiace che a scriverlo sia stata una persona che stimo molto: il prete e scrittore Mauro Leonardi. Trascrivo poche righe del pezzo: “Mi chiedevo che genere di donna fosse la moglie di Antoine
Leiris, il marito “schiena dritta” la cui moglie è stata uccisa venerdì sera a Parigi lasciandolo solo con Melvin, diciassette mesi. La lettera di Antoine su Facebook, sta facendo commuovere il mondo… Dietro questa lettera grande e bella – pensavo – ci deve essere una grande donna e un grande amore ma, sarò sincero, soprattutto pensavo che una donna una lettera così non l’avrebbe mai scritta”. Caro Mauro, ma neppure altri uomini l’avrebbero mai scritta. L’ha scritta la persona Antoine Leiris, non perché ha organi genitali maschili, ma perché è lui, Antoine Leiris. Il tuo ragionamento avrebbe un fondamento se tutti gli uomini nella situazione di Antoine sentissero il bisogno di scrivere lettere al mondo, e nessuna donna nella situazione di Antoine, sentisse il bisogno di scrivere lettere al mondo. Ma la dimostrazione? Non stupisce, ad ogni modo, che un prete possa avere simili pregiudizi, se si pensa che ancora oggi la Chiesa, anche se si appella ad altre
inconsistenti ragioni, in realtà considera gli uomini adatti al sacerdozio, e le donne non adatte a svolgere tale ministero, giacché i primi sono maschi e le seconde sono femmine.
Qui link a Politicamente corretto
Come ho fatto con gli altri post riporto qui quanto ho scritto su L’HuffPost come risposta a delle critiche che mi sono state mosse e che sono nella linea di quanto scritto da Renato
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Questa sera faccio un po’ fatica. In genere, cerco di prendere le critiche in modo costruttivo, ma questa sera faccio un po’ fatica, devo essere sincero. Premetto che ho il più grande rispetto per Antoine Leiris e ho scritto oggi un articolo totalmente elogiativo della sua lettera su un’altra testata nazionale. Non mi sembra elegante citarla qui. Basta guardare sul mio blog o su google.
Però ho pensato che il lettore de L’HuffPost potesse leggere qualcosa di leggermente diverso e di leggermente fuori dal coro. Ho cercato di dare corpo, scrivendo, a una sensazione che ho avuto ieri leggendo il suo post su Facebook: a qualcosa che non era solo ed esclusivamente positivo. Per essere sincero, è la stessa sensazione che provo quando da parte cattolica si parla in termini esclusivamente entusiastici ed eroici di donne che – sembra a cuor leggero – non si curano tumori portando a termine gravidanze a rischio della vita e, in genere, di uomini e donne (voglio non cadere, almeno qui e adesso, nello stereotipo maschio/femmina, visto che mi viene così duramente rimproverato) che nel soffio dello Spirto compiono gesta eroiche di coerenza alla fede. Non so, forse sarà invidia da parte mia, ma io ci sento qualcosa di disincarnato. Ora, che volete che vi dica, che Antoine Leiris – che è un giornalista – scriva che “continuera a vivere la sua vita, ad amare la mia musica, ad uscire… che il figlio non cresca nell’odio, nella paura e nel risentimento… e che lo aiuterà tenere gli occhi aperti sulla cultura, i libri, la musica, e l’arte…” a me sembra una cosa meravigliosa e bellissima. Una cosa così meravigliosa e così bellissima che però, a me, sembra inarrivabile. Mi sembra inarrivabile in una giornata come quella di oggi, che è un stata una normale giornata di lavoro e che mi vede stanco e incapace, già così, nella mia normalità, di tanta sublime altezza. E se mi avessero ucciso la persona che più amo, chissà che rabbia e ira avrei tirato fuori. Ecco, io intendevo solo questo. E sono sicuro che tanti lettori Huff l’hanno capito. (Anche se non l’hanno scritto qui sotto).
io la capisco solo ora …
leggendo l”huff l’altra mattina non avevo capito e mi era restato solo che una donna avrebbe sistemato gli armadi in quella situazione dolorosa
io odio sistemare armadi e di fronte ad una tragedia semmai avrei chiamato Carli …
Mauro, mi pare che tu non abbia compreso bene il senso della mia lettera, oppure che io non sia riuscito a spiegarmi bene. La mia non è una critica alla tua critica alla lettera di Antoine Leiris, che tu puoi ritenere bellissima o bruttissima. giustissima o sbagliatissima. Non sono entrato nel merito della lettera. Il tuo errore è fare un’assurda distinzione tra donna e uomo, affermare che una donna, in quanto donna non si sarebbe mai comportata come si è comportato Antoine Leiris. Questo è il tuo sbaglio: Antoine Leiris è maschio e quindi reagisce in questo modo. Una donna è femmina e quindi non può reagire come ha reagito Antoine. Affermi qualcosa di assolutamente indimostrabile. E’ un pregiudizio.
P.S. Non ho letto i commenti al tuo articolo, ma questo penso che tu lo sappia.
Ìo credo che l dolore di un lutto è molto soggettivo ed ogni persona elabora in.modi diverso.Pero per esperienza personale morte di papá giovane e di una cognata di 35 anni.Ho notato che l uomo rispetto alla donna elabora diversamente il lutto in maniera esterna;la donna in genere internamente senza ricorrere a chiodo sciaccia chiodo.Da me vedo pochi uomini per esempio che sanno gestirsi soli e che tendenzialmente tendono a trovarsi una compagna.Invece molte donne non si risposano;vivono per i loro figli e la famiglia
Mia mamma mai si dimostrava afflitta;mai triste con noi.Fosse stato mio padre non sarebbe stato capace di fare nulla da solo.Avrebbe avuto bisogno di qualcuno.Questo che vedo mi fa capire che uomini e donne non sono uguali nello gestire una perdita ed io non ho discriminazioni verso gli uomini e donne;come credo non ne abbia don Mauro che frequentando famiglie e donne vedove ha scritto cio che nella realta vede;non per discriminare credo ma per raccontare un vissuto quotidiano di persone che hanno avuto un lutto.Certo hai ragione Renato non tutti svriverebbero lettere;lui è un giornalista come dice anche don.Mauro non.tutti sarebbero capaci di dire non vi odio dopo che hanno ucciso un amore.Io ho raccontato la mia esperienza di paesello calabrese poi non so in una citta come lo si vive.So che cio che non è differente è il dolore che si sente qualunque sia il modo di esprimerlo
E devo dire veramente che mia mamma faceva pulizie;tutto ha continuato a fare tutto cio che faceva prima;senza sedersi a piangersi addosso.Sara che avra avuto figli l ho vista molto coraggiosa;combattiva e mai con le persone ha mostrato scoraggiamento non ci ha fatto sentire che lei era scoraggiata.Mio papá non credo ne sarebbe stato capace!!Renato non siamo diversi!esprimiamo diversamenti gli stati di animo!saranno gli ormoni diversi non so ma da cio che ho vissuto so che cio che racconta don.Mauro delle vedove ha del vero;luine ha conosciute
Renato il blog non mi registra e siccome nel forum devi essere loggato non posso scrivere li,mentre qua con i dati riesco.Vorrei sapere se altri hanno riscontrato problemi nel blog simili.Io eroregistrata con twitter
Don Mauro è un maschilista come tutti quelli dell Opus Giuseppina e come tutti i preti.Il bravissimo Renato ha ragione altrimenti non avrebbe scritto quelle differenze nell articolo!!discrimina tantissimo voi donne siete sensibili e speciali.Dire che vi buttate nelle pulizie è maschilismo totalitario.Apri gli occhi cara!!Ora non ammette l errore non sa come giustificarsi dopo lo sbaglio.
Si vede che sei una persona buona ed ingenua;molto intelligente pero.Non vedi il male in nessuno è da pochi essere cosi amabili.ami tutti!!
Mauro, hai ragione per quanto riguarda il comportamento di Antoine, che in realtà lascia perplessi. Hai torto, proprio torto, quando fai discriminazioni tra femmine e maschi, sia nel male sia nel bene.
Io pensavo di individuare solo delle differenze. Mi sembra che la parola “discriminazione” non mi appartenga. Capisco che a causa di pochi ci sia ipersensibilità riguardo all’argomento.
Secondo me la descrizione della donna fatta da don Mauro non è del tutto realistica; io mai mi metterei a lavorare se sono triste, eppure sono una donna.
Quanto alla lettera, ok, magari è “troppo bella”, ma secondo me lui ha trovato l’unico modo per resistere al dolore: dargli un senso, e il senso è nel non odiare i terroristi.
Poi a me vengono i brividi solo a pensare a come si debba sentire, poveraccio…
ma si don.Mauro ha voluto individuare delle differenze non credo cio sia discriminante verso nessuno.Mettendo in rilievo delle cose che vede nel quotidiano eppure ci sono!!Conosco donne che hanno avuto gravi lutti di mariti morti in.modo drammatico e si sono buttate nel lavoro nonostante il dolore per bisogno o per sopravvivere.Altre reagiscono diversamente ma la forza delle donne é ineguagliabile nonostante il dolore..Gli uomini si lasciano andare sembrano senza remi;senza appiglio e lo.posso dire perche ne conosco parecchi di casi di uomini soli.La casa senza donna sembra un mortorio.Hanno bisogno di una figura femminile soli non ci sanno stare si lasciano andare.come non vedere queste differenze?
Uomini e donne reagiamo diversamente al dolore tanti psicologi lo ammettono.Le reazioni non ci fanno essere inferiori o superiori rispetto all altro sesso;ma sono reazioni della natura maschile o femminile delle persone
innamorato pazzo mi ricordi qualche struzzogallo non so perche!!
Renato anche tu cadi nella stesso meccanismo di lettura per stereotipi della realtà nella chiusura del tuo articolo. Don Mauro, secondo te, non stupisce ragioni, e scriva così, maschilista, in quanto prete di questa Chiesa misogina.
Mi pare sia la stessa costruzione logica di cui accusi lui.
Antoine è Antoine e la categoria uomini non c’entra.
Don Mauro è don Mauro e la categoria prete della Chiesa cattolica non c’entra.
Credo che la lettura giusta dell’articolo sia quella dell’autore. Fidiamoci.
Come avviene spesso, questo blog si trasforma in una torre di Babele, non ci si capisce.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza?
Mauro voleva esprimere delle perplessità, a mio parere anche giuste, riguardo alla reazione di Antoine. Però, anziché esprimere queste sue perplessità, che ha chiarito poi non nell’articolo (Paola, infatti prima non lo aveva capito), ha scritto: “sarò sincero, soprattutto pensavo che una donna una lettera così non l’avrebbe mai scritta”.
Ecco: Renato Pierri nota l’errore di attribuire alle donne comportamenti diversi dagli uomini, nota la palese discriminazione (nel senso di separare, distinguere, fare una differenza) e lo fa notare riportando le parole della filosofa Nicla Vassallo: “L’idea che tutte le donne presentino (tra loro) similarità essenziali. e così pure tutti gli uomini, contribuisce a costringere (il che non è certo un bene) le persone a comportarsi in determinati modi. a legittimare determinate pratiche e a delegittimarne altre”.
Affermare che una lettera così una donna non l’avrebbe mai scritta, è un’opinione che lascia il tempo che trova, non ha fondamento, non può in alcun modo essere dimostrata, e si commette l’errore del quale parla appunto Nicla Vassallo.
Mauro avrebbe dovuto scrivere: “Penso che una lettera così io non l’avrei mai scritta (e infatti poi lo ha detto), che poche persone al mondo scriverebbero una lettera così. E questo è dimostrabile, giacché la maggior parte delle persone (donne e uomini) che si sono trovati nella situazione di Antoine, non hanno scritto lettere al mondo.
Chiaro?
Tres poi mi accusa di cadere nell’errore che da una vita vado combattendo: fare discriminazioni infondate tra donne e uomini. Devo rispondere? La pazienza ha un limite.
Renato ti risponderò anche se non hai letto quello che ho scritto con la stessa accuratezza con cui vuoi essere letto.
Ti ripeto. Tu hai scritto che Antoine scrive come Antoine e non perchè maschio. Poi, alla fine della lettera dici che non ti stupisce che don Mauro scriva in modo maschilista perchè prete di Chiesa maschilista.
Denigri l’uso dello stereotipo maschio/femmina e poi usi lo stereotipo della chiesa maschilista .
Ti cito:’Non stupisce, ad ogni modo, che un prete possa avere simili pregiudizi, se si pensa che ancora oggi la Chiesa, anche se si appella ad altre
inconsistenti ragioni, in realtà considera gli uomini adatti al sacerdozio, e le donne non adatte a svolgere tale ministero, giacché i primi sono maschi e le seconde sono femmine.”
Quindi non ho scritto che usi lo stereotipo maschio/femmina ma usi altri stereotipi.
Se vuoi rispondermi, infine, parlami direttamente e non come se chiamassi aiuto al popolo del blog.
Sì, Tres, non avevo letto attentamente. Tuttavia sbagli ugualmente, giacché che la Chiesa sia maschilista non è uno stereotipo. E’ una realtà. E sono persuaso che se Mauro non fosse un prete, se non avesse una sorta di “deformazione professionale”, non farebbe mai il ragionamento che ha fatto. Sono persuaso, che molti preti ( i preti intelligenti) se non appartenessero alla Chiesa Cattolica, sarebbero favorevoli al sacerdozio femminile. Sono contrari perché appartengono alla Chiesa cattolica. Stereotipo? No, è la verità.
Per il sacerdozio hai ragione.si deve adeguare agli stereotipi della chiesa.Poi si sa Giovanni Paolo ll ha detto definitivamente no;per cui come sacerdote deve rispondere a nome della chiesa.Si doveva parlare a nome suo come io ho scritto cio che ho visto nelle persone che ho incontrato che hanno perso qualcuno.Ma credimi le reazioni tra maschi e femmine le ho notate diverse.Poi è chiaro no non tutti gli uomini scrivono lettere ne tutte le donne si buttano in pulizie
Eh, don Mauro, ha visto? Adesso mordono anche lei. Se a questi amici dai un dito, loro vogliono subito la mano e il braccio. Volevi – dici – sottolineare differenze e non fare discriminazioni? Ma come, sono anni ormai che ci si fronteggia proprio su questo. Per loro NON ESISTONO DIFFERENZE. Anzi, per essere più precisi, non esistono nemmeno maschi e femmine, uomini e donne, ma solo entità interscambiabili e gender fluid. Chiamasi ideologia (o teoria) del gender e lobby Lgbtqietc. Più chiaro ora?
Arturo, scrivere su L’huffington mi permette di confrontarmi con un mondo la cui sensibilità è diversa da quella che incontro nel mio quotidiano.
Alla luce delle critiche che mi sono state rivolte su L’Huffington e qui sul blog posso affermare che scriverei questo articolo in maniera diversa. Era accaduto anche l’estate scorsa a proposito di Daniza.
Dell’altro articolo, quello su ilsussidiario, non parla nessuno (anche se è stato molto citato e addirittura tradotto in spagnolo) perché corrisponde al sentire del mondo in cui vivo. Dell’altro parlano molti.
Io credo Arturo che tu confonda la causa con l’effetto: e cioè è stato il mondo cattolico (che è cosa ben diversa dalla chiesa cattolica) a innescare la questione “gender” e credo che la ragione fondamentale sia la profonda crisi d’identità nella quale si trova.
Per questo starò più attento, in futuro, se dovesse ripresentarsi l’occasione, a misurare le parole.
Passeggiando nel parco tutto rosso e giallo qui nel quartiere dove abito, ho riflettuto. Tres, hai ragione riguardo al modo come ho chiuso l’articolo, diciamo che ne ho approfittato per dare un colpetto alla Chiesa (se li merita ogni tanto, i colpetti), però è vero che non posso affermare con certezza che il ragionamento sbagliato di Mauro sia da attribuire alla sua appartenenza alla Chiesa. Resta il fatto che Mauro ha fatto un ragionamento sbagliato. Che cosa c’è di male se gliel’ho fatto notare? E del resto, Mauro, non ha detto chiaramente d’essersi sbagliato, però lo ha fatto capire.
Consiglierei un buon vocabolario al signor Arturo, per capire bene le diverse accezioni del verbo discriminare. Io l’ho usato nel senso di dividere, separare, fare delle differenze, anche quando non ha senso farle.
Considero Mauro una persona buona e intelligente, un amico, e fargli notare un errore non significa morderlo. Queste sono osservazioni maligne di chi vuol mettere zizzania.
E’ stato il mondo cattolico? No, è stata proprio la Chiesa, a cominciare da Giovanni Paolo II (ma se vogliamo qualcosa traspare già in Paolo VI), per proseguire con Benedetto XVI e infine Francesco con particolare accento. La crisi d’identità è quella a cui sono destinati ad andare incontro i ragazzi confusi da questo sbaglio della mente umana.
Ringrazio per il consiglio, io possiedo diversi vocabolari e li consulto spesso. La mia risposta era però rivolta a don Mauro che aveva usato questa precisa proposizione: “Io pensavo di individuare solo delle differenze. Mi sembra che la parola “discriminazione” non mi appartenga”. Quindi consiglierei al signor Renato di non considerarsi l’ingrediente di tutti i piatti.
L’ha posta il mondo cattolico? A me sembra che l’abbiano posta i Pontefici, e dunque la Chiesa, già in trasluce con Paolo VI e poi via via con maggiore chiarezza e determinazione con Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. La crisi d’identità è quella cui vanno incontro i giovani per effetto di questo sbaglio della mente umana che crea tanta confusione, come dice papa Francesco.
Grazie Renato della rilettura del mio commento. Nessun problema a dire a Don Mauro che ha sbagliato secondo te, ma non nel dirgli ha sbagliato in quanto prete di questa chiesa che ragiona così e cosà.. Ci siamo capiti. Buona giornata
penso l abbia capito Renato;penso che un amico dica sempre ad un altro amico cio che sbaglia!hai fatto bene cosi si è potuto spiegare meglio.Grande Renato.Colgo l occasione per ringraziarti della letterina su Parigi perche non riesco a registrarmi al.blog e nel forum non mi fa andare.appena potro con computer provero.se qualcuno ha gli stessi problemi di accesso a registrazione mi faccia sapere
Arturo, Papa Francesco dice: “Mi chiedo se la cosiddetta teoria del tender non si anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza” (Udienza mercoledì 15 aprile)
Adesso ti metto di seguito, tra virgolette, le parole che a mio parere vanno sottolineate per capire qual è il tono del Papa e come sia ben diverso da quello usato da talune persone.
“Mi chiedo se…”
“… la cosiddetta…”
“… non sia anche…”
Mi spiego?
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