METRO – Ma la scuola non è un parcheggio
Perché, oggi più di ieri, tanti genitori vedono la scuola come un parcheggio per i figli? Con la DaD la scuola è entrata in casa e molti papà e mamme, a torto o a ragione, si sentono ancor più autorizzati di prima a intervenire nell’organizzazione didattica: chi vuole le lezioni al pomeriggio, chi vuole assistenza per i compiti, chi, in piena videolezione, difende il figlio o la figlia impreparati. Forse dovremmo rivalutare il ruolo professionale di chi insegna. Spesso con maestri e professori è una continua discussione: sulle modalità di relazione, sul metodo didattico, sulla valutazione. Continuando su questa strada si arriva al “non si può bocciare più nessuno” quando è innegabile che, se è vero che nessun professore ha l’obiettivo di bocciare, a volte la bocciatura serve. Il rischio è consegnare alla vita ragazzi privi di capacità di reagire di fronte alle difficoltà. D’altra parte, se la politica pare considerare sacrificabile la scuola, non meraviglia che anche i genitori la sottovalutino sommersi come sono da oggettivi problemi economici, lavorativi e di salute. Però se lo spazio dell’istruzione è solo un’arena dove ciascuno può combattere la propria battaglia da sedicente esperto davvero la scuola diventa solo un parcheggio. Una società sana stigmatizza e denigra l’ignoranza e valorizza la competenza. Ripartire dalla stima per la professione di chi insegna è necessario.