Don Massimiliano Nastasi – III domenica del Tempo Ordinario/ B

Gn 3, 1-5.10    Sal 24    1 Cor 7, 29-31    Mc 1, 14-20

La III domenica del tempo ordinario, dopo le tre epifanie del Signore [1], dà inizio alla lettura semi continua del vangelo di Marco che accompagna la comunità cristiana fino alla celebrazione di Cristo Re dell’universo, ossia alla ricapitolazione di tutte le cose, «quelle nei cieli e quelle sulla terra» (Ef 1, 10). Un riavvolgimento della storia che ha come centro l’uomo, «toccato dal mistero dell’Incarnazione, allorché il Figlio di Dio “da invisibile divenne visibile, da incomprensibile comprensibile, da impassibile passibile, da Verbo divenne uomo. Egli ha ricapitolato tutto in se stesso, affinché come il Verbo di Dio ha il primato sugli esseri sopracelesti, spirituali e invisibili, allo stesso modo egli l’abbia sugli esseri visibili e corporei. Assumendo in sé questo primato e donandosi come capo alla Chiesa, egli attira tutto in sé» [2].

Gesù, dopo l’arresto di Giovanni Battista, interpretato come un segno visibile per rivelarsi ad Israele – «La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi» (Lc 16, 16) –, si reca dalla zona desertica della Giudea [3] alla Galilea [4], la sua regione di appartenenza, e proclama l’annuncio della salvezza: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1, 15). È l’inizio del ministero pubblico, l’adempimento delle parole dell’antico profeta: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”» (Is 52, 7). L’azione della signoria di Dio che continuerà anche dopo l’ascensione al cielo del Risorto: «Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione» (1 Ts 1, 5).

L’annuncio del Maestro esprime, in primo luogo, il desiderio di Dio di abitare con il suo popolo e vicino al suo popolo. Dio, infatti, «è venuto con Gesù fisicamente, personalmente e temporalmente molto vicino al suo popolo. Le conseguenze politiche sono ancora velate e piuttosto di segno opposto (martirio). Ma tutto ciò che Gesù fa, ivi inclusa la fondazione della nuova alleanza nel corso dell’ultima cena, lascia trasparire dappertutto il nuovo» [5].

Una novità che è condizionata da due imperativi che interpellano ogni persona che riceve questo messaggio: convertirsi e credete; ma anche dal fatto che la signoria di Dio è annunciata, ma non ancora presente nella sua pienezza poiché «il regno si sta facendo sentire ma non è ancora pienamente arrivato» [6].

L’esortazione messianica a cambiare vita e dimorare in Dio nella persona del Figlio produce i suoi primi effetti con la chiamata dei discepoli: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1, 17). Simone e suo fratello Andrea, Giacomo e suo fratello Giovanni, liberando il cuore dal rapporto con il passato – «Lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni» (Mc 1, 20) –, e aprendosi al futuro – «Lo seguirono» (Mc 1, 18) –, manifestano l’avvicinarsi del Regno in una prospettiva nuova che è in cammino verso il compimento della storia: «Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e le sorgenti delle acque» (Ap 14, 6).

Gesù inizia così ad annunciare la benevolenza di Adonai per il suo popolo, la sua presenza che è Vangelo, ossia quel «discorso non solo informativo, ma operativo, non è solo comunicazione, ma azione, forza efficace, che entra nel mondo salvandolo e trasformandolo» [7]. Benevolenza che si manifesta nella signoria di Dio, qualcosa di prodigioso, «anzi è per eccellenza “il prodigio” che si oppone a tutto ciò che esiste ora e qui, ed è “totalmente altro”, realtà celeste (R. Otto). Chi vi aspira, deve sapere che in questo modo opera una rottura tra sé e il mondo» [8], come questi primi discepoli che il Maestro strappa alla vita professionale, cambiando radicalmente le loro relazioni sociali.

Ciò che impressiona nella lettura della chiamata dei primi discepoli e un’obbedienza immediata alle parole di Gesù e un distacco verso tutti che non trova parallelo nella letteratura veterotestamentaria. Infatti, anche Eliseo fu chiamato da Elia a seguirlo, ma gli fu concesso di andare a riabbracciare i suoi prima di partire: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò» (1 Re 19, 20). Nella vocazione degli Apostoli, invece, vi è una scelta radicale quasi anaffettiva che riflette sulle prime parole della Tōrāh: «Dio disse… [e così] fu» (Gen 1, 3).

Marco redige il suo vangelo, probabilmente dopo la morte di Paolo, suo compagno e maestro di viaggio, in un contesto difficile, e con il racconto della chiamata dei primi discepoli forse «desidera suggerire alla Chiesa di Roma, per la quale egli scrive, che anche i nuovi cristiani durante la persecuzione possono essere chiamati a rinunciare ai beni più cari, come la posizione sociale e i vincoli familiari» [9]. Infatti, pur se il racconto è stato più volte interpretato come invito al distacco dai beni più preziosi per coloro che vogliono seguire il Risorto, esso dà l’impressione di avvenimenti assai rapidi e vicini, come l’utilizzo frequente dell’avverbio «subito» (Mc 1, 18 e 20).

La chiamata dei primi discepoli, dunque, non rappresenta soltanto il primo episodio del ministero di Gesù ma, proprio in relazione ad un avvenimento vicino, è «il primo atto del “vangelo di Dio” (v. 14) o la prima dimostrazione della compiutezza del tempo e della vicinanza del regno (v. 15)» [10]. Pertanto, l’incoraggiamento ad offrire la propria vita al Risorto anche con la scelta del martirio perché si è già inseriti nella «pienezza del tempo» (Gal 4, 4), nella signoria di Dio che è presente nel mondo. Infatti, «mediante la fede, mediante l’associazione all’attuarsi dell’esistenza del redentore, ogni figlio di Dio ne ha partecipazione. Questa è la rinascita, alla vita nuova che ne scaturisce» [11].

Ogni fedele è chiamato come i discepoli a seguire il Signore della storia, presente nel Vangelo che ogni domenica la comunità ascolta e contempla, e diffondere «il profumo della sua conoscenza» (2 Cor 2, 14), la manifestazione della sua signoria nel mondo.

«E Gesù disse loro: “Seguitemi, e vi farò pescatori di uomini” (Mc 1, 17). Oh felice trasformazione della pesca! Gesù li pesca, affinché essi a loro volta peschino altri pescatori. Dapprima essi sono fatti pesci, per essere pescati da Cristo, poi essi pescheranno altri. Dice Gesù: “Seguitemi vi farò pescatori di uomini”. E quelli subito, abbandonando le reti, lo seguirono (Mc 1, 18). “Subito”, dice Marco. La vera fede non ha esitazioni: subito ascolta, subito crede, subito segue, e subito fa diventare pescatori» [12].

[1] Epifania (ἐπιϕάνεια) ha il significato di “manifestazione”, rivelazione di un mistero. Nel caso della cristologia, si hanno tre epifanie del Signore che la liturgia dal Natale alla III domenica del tempo ordinario presenta come un trittico artistico. Nel caso dell’anno liturgico B abbiamo: l’epifania di Gesù ai magi (Mt 2, 1-12), ossia ai pagani; l’epifania di Gesù alle acque del Giordano a Giovanni il Battista (Mc 1,7-11), ossia all’antico popolo dell’alleanza; l’epifania di Gesù ai due primi discepoli (Gv 1, 35-42), ossia ad ogni cristiano che cerca il Signore per dimorare in lui.

[2] Ireneo di Lione, Ad. haer. III, 16, 6, in A. Cosentini (a cura di), in «CTP» 208, Città Nuova, Roma 2009.

[3] Per un approfondimento: cfr. P. Compagnoni, Deserto di Giuda, Franciscan Printing Press, Jerusalem 1978.

[4] Per un approfondimento: cfr. P.A. Kaswalder, Descrizione geografica storica e archeologica di Galilea e Golan, Edizione Terra Santa, Milano 2013.

[5] K. Berger, Commentario al Nuovo Testamento. I. Vangeli e Atti degli Apostoli, Queriniana, Brescia 2014, 170.

[6] R.E. Brown, Introduzione al Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia 2001, 200.

[7] Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano 2007, 70.

[8] R. Bultmann, Gesù, Queriniana, Brescia 20177, 35.

[9] J. Hervieux, Vangelo di Marco, San Paolo, Cinisello Balsamo 20033, 39.

[10] M. Perroni, La chiamata dei primi discepoli, in R. Pellegrini (a cura di), Il Vangelo di Marco, Edizione Messaggero di Sant’Antonio, Padova 2008, 33.

[11] R. Guardini, Il Signore. Riflessioni sulla persona e sulla vita di Gesù Cristo, Morcelliana, Brescia 2005, 198.

[12] Girolamo, Commento al vangelo di Marco, 1, 17-21: CChr.SL 78, 462.

 

 

Nato a Roma il 2 aprile 1976, sacerdote diocesano. Dottore in Teologia, dopo l’insegnamento IRC e gli studi a Milano e Roma, fino al 2015 è stato Vice Preside dell’Istituto Teologico Diocesano e Direttore dell’Ufficio Catechistico di Mondovì. Ha approfondito Archeologia e Geografia a Gerusalemme e attualmente è Docente di Cristologia presso Istituto Superiore di Scienze Religiose “Ecclesia Mater” della Pontificia Università Lateranense, Guida Biblica per l’Opera Romana Pellegrinaggi e Vicario Parrocchiale di Santa Caterina da Siena in Roma. Autore dei saggi “La cristologia adamitica nella concezione agostiniana. Alla scoperta di un’antropologia della redenzione” (Edizioni Sant’Antonio, Padova 2019) e “La questione del soprannaturale nella concezione agostiniana. Riflessione all’opera De natura et gratia di Agostino d’Ippona” (Edizioni Sant’Antonio, Padova, 2019)