Articoli / Blog | 29 Settembre 2020

Blog – Preti adultescenti?

Alcuni amici mi raccontano di un incontro in cui si è parlato di “adultescenza”, neologismo recente anche se non recentissimo visto che è già stato incluso nel Dizionario Zingarelli del 2014 (il che presuppone che sia in uso da parte degli specialisti almeno da qualche decennio).
Il tema ha molti aspetti interessanti. Uno di essi è che i giovani hanno bisogno di trovarsi davanti degli adulti, non degli adultescenti. I giovani – semplifico – per formarsi una propria identità, per potersi costruire una propria vita, devono uscire dalla famiglia dove sono nati. Affinché questa uscita avvenga c’è bisogno di partire da un riferimento preciso, definito, cosa quasi impossibile se l’adulto che hanno davanti è “adultescente”, cioè una personalità liquida, che non si differenzia, che anzi magari il sabato sera va in discoteca più di loro, e che beve e si veste come loro.

Se poi l’adulto in questione è un “presbitero”, ovvero non solo un adulto ma addirittura un “anziano” (è l’etimologia di presbitero) ecco che la frittata è fatta.
Per uno scherzo del latino, non tutti sanno che adulto e adolescente nascono dallo stesso verbo. Adulto è il participio passato del verbo latino adolesco-adolescere (“crescere”) e quindi indica colui il cui processo di crescita è già avvenuto; adolescente invece è il participio presente del medesimo verbo, e quindi indica colui che sta crescendo, che si sta sviluppando. Il neologismo «adultescente» indicherebbe quindi un persona che ha tratti sia da adulto (per esempio l’età) che da adolescente. A questo punto però la cosa, invece di chiarirsi, si complica perché quale adulto, insieme a quelle risolte, non ha in sé anche parti adolescenziali? Bert, lo spazzacamino di Mary Poppins, pur divertente, non è forse più risolto dell’integerrimo bancario George Banks, che vorrebbe costringere il figlio a non donare i 2 penny risparmiati ma ad aprire un conto in banca? Banks, che alla fine si mette a ridere allegramente ad una barzelletta fra lo sconcerto dei colleghi, diventa veramente adulto quando accetta che Bert gli apra gli occhi e gli spieghi che se continua così perderà l’amore dei due figli. Il film Mary Poppins ci insegna che le età della vita non sono stagne, ma anzi si compenetrano. E l’arte del vivere è far sì che i due elementi dell’essere adulto e adolescente si armonizzino in un movimento oscillante ma convergente che tenda verso il proprio principio di identità, il “chi sono io”.