Lettere di M. B. – Cronache di un medico contagiato da Covid-19 (33)

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10 maggio

Ho ricevuto l’esito del mio esame sierologico: rilevata presenza di anticorpi anti SARS-COV2 IgG =40 unità aribitrarie/ ml.
Mio marito 20.
Titoli anticorpali diversi che significano comunque entrambi la presenza nel sangue di anticorpi IgG contro il Covid19 che consente di poter dire che il risultato del test sierologico è POSITIVO.
Per cui ho dovuto essere sottoposta al tampone nasofaringeo : ho potuto così capire cosa hanno provato i miei pazienti in casa di riposo quando gliel’ho praticato. Davvero fastidioso: un lungo cottonfioc che viene fatto penetrare ruotandolo in entrambe le narici. Un esame che fortunatamente dura poco.
La maggior parte dei miei assistiti, che hanno fatto il sierologico il mio stesso giorno, hanno ricevuto l’esito ieri o oggi, nonostante fosse domenica, ma non sono per ora stati sottoposti al tampone.
Io ora invece sono in attesa del referto del tampone, che spero essere negativo; anzi, ad essere sincera, sento che in una piccola recondita parte del mio cervello (che sia quell’area deputata all’istinto di sopravvivenza?!Dopo aver tacitato gli impulsi altruistici e di dedizione propri del mio mestiere?) si annida un’idea strana che lo vorrebbe vedere positivo per starsene due settimane in quarantena forzata.
Scherzi a parte: anche se fossi positiva mi augurerei di poter lavorare come ho fatto finora con tutte le protezioni del caso utili per non infettare nessuno, come ho sempre fatto prima ancora che l’Ats mi consegnasse i presidi.
Del resto continuerò ad indossarli anche se sarò negativa al tampone per dare l’esempio corretto e per massima sicurezza anche se, volendo prendere per certo il risultato del tampone, non sarei più contagiosa e nemmeno a rischio per me stessa perché coperta dagli anticorpi.
In altre regioni d’Italia so per certo che i colleghi anche se positivi al tampone, ma asintomatici, possono continuare a lavorare. Ma ciò che è certo è che mi rimetterò alle decisioni delle autorità cui devo riferirmi.
Oggi un altro mio paziente di 59 anni, ricoverato agli inizi della pandemia, è deceduto in ospedale.
Non me lo aspettavo. Due giorni fa sono stata a visitare sua madre e sua sorella, entrambe hanno avuto il covid, e sono ormai guarite; la mamma tra l’altro anziana in terapia domiciliare con ossigeno da tempi non sospetti. Così va la vita.
E stasera mi chiedono se domani potrò andare a dirlo io alla mamma, o quanto meno mi chiedono di essere presente: loro stasera non ce la fanno.
Proprio oggi che è la festa della mamma.
Festa di tutte quelle donne che sanno essere madri per natura e madri di cuore, che sanno custodire le relazioni.
E proprio il Vangelo di oggi mi viene incontro e sembra proprio voglia ricordarmi l’immagine della madre, di tutte le madri capaci in un tentativo quotidiano di consegnare se stesse all’altro e accogliendo in sé l’altro.
Questo è il segreto dell’Amore:
Diventare dimora l’uno dell’altro.