Lettere di M. B. – Cronache di un medico contagiato da Covid-19 (12)

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21.03
Questa mattina esco a portare nell’altro ambulatorio le ricette che non possono essere inviate via whatsapp o mail ma devono arrivare “rosse”, cartacee in farmacia, perché prescrizioni di farmaci con piano terapeutico o di terapia del dolore.
Poi vado in farmacia dove si attende fuori e si entra pazientemente uno alla volta. L’Acerola non si trova più, esaurita; acquisto per le figlie un integratore che ho terminato a base di vitamina C , D e A.
La mia giovane amica farmacista è stremata, il volto scavato, tutto il giorno al telefono e al computer (oltre che al banco) per cercare di procurare ossigeno per riuscire a soddisfare le numerose richieste delle persone che sono al domicilio con problemi respiratori: anche se purtroppo però l’ossigeno, preso per occhialini o mascherina serve a ben poco, se non a dare un minimo di sollievo, anche psicologico ai pazienti.
Nel primo pomeriggio con la stupenda giornata di sole faccio due passi nel prato e assisto con piacere ad un concerto di primavera. Non so distinguere tutti i vari suoni dei vari uccellini, ma è un vero piacere per orecchie, cervello e cuore.
Non solo, mentre ancora convalescente dal coronavirus se faccio una salita verso l’orto ho il fiatone, scorgo mio suocero che pure si è fatto la febbre nei miei stessi giorni ma con tosse molto importante, che spacca la legna: quando dicevo che ogni persona fa a sé e reagisce davvero in modo inaspettati.
Poi vado a visitare, bardata a dovere ora che sono riuscita a procurarmi tuta intera e occhiali protettivi, che non ci sono stati forniti, un giovane paziente a casa con polmonite virale x capire a che punto è.
È stabile, in lentissimo miglioramento non ha più febbre da 36 h e questo mi rincuora nonostante saturi 91-92% in aria ambiente.
Le campane del paese hanno però suonato a morto un’altra volta: è la tredicesima vittima di questo mostro invisibile nel nostro paesino di circa 1600 anime.