Lettere di M. B. – Cronache di un medico contagiato da Covid-19 (11)

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20 marzo

Anche oggi è stata una giornata intensa.
Vedo mio marito stanco, arriva dal lavoro sfinito, si mette sul divano a riposare, capisco che ha bisogno di isolarsi e starsene da solo per un po’ per recuperare in parte: sta lavorando molto perché vari colleghi sono ammalati. E il suo è un lavoro socialmente utile.
Anche la mia è stata impegnativa sia per la quantità di ricette e certificati online ma soprattutto per il dialogo avuto con alcuni parenti di pazienti deceduti: una signora mi confidava che aveva tanta voglia di raccontarmi com’è andata con il marito che solo otto giorni fa era ancora a casa perché non sembrava proprio stesse così male e poi tra sabato e domenica scorsa invece il peggioramento repentino, il suo arrivo in ospedale e dopo pochi giorni, senza neppure più sentirlo, l’exitus e la drammatica conseguenza di non averlo più rivisto di sapere ove sia stata portata la salma per la cremazione: anche lui era uno su quei camion divenuti tristemente famosi…
Ho detto alla signora che volentieri avrei fatto quattro chiacchiere con lei verso sera quando il telefono era meno bollente così avremmo potuto stare al telefono sicuramente di più e così è stato.
In serata infatti ci siamo sentite e ho cercato di toglierle quei terribili sensi di colpa che una moglie si fa per come ha gestito le ultime ore con suo marito.
Un’altra figli, cui è morta la mamma in casa, ha pure molti sensi di colpa e io cerco da due giorni al telefono di consolarla e di togliergliene alcuni: è proprio l’ultima cosa che dobbiamo farci, non dobbiamo proprio concedere a questo virus i nostri sensi di colpa.
È un virus che non conosce ragioni,
di cui cerchiamo una terapia vincente,
ogni caso va preso singolarmente e seguito al meglio di come possiamo qui e ora.
Vengo a sapere che anche una mia parente anziana è ricoverata e sente in videochiamata pochi minuti ogni sera la figlia, anch’essa malata a casa.
Durante la giornata però le notizie dure, dilanianti si alternano fortunatamente a quelle che ti scaldano il cuore e ti confortano l’anima: vengo a sapere che il mio parroco nei giorni scorsi aveva inviato tramite una sua fonte una lettera di ringraziamento al Papa per la vicinanza mostrata alla nostra situazione e il Pontefice, nella messa di Santa Marta di stamane, senza ovviamente far nomi, lo ha ringraziato… Questa comunione di spirito e questa vicinanza se c’e in questi momenti fa davvero la differenza e alza l’asticella del morale davvero di molto e consente di andare avanti, di dormire meglio questa notte e di ricominciare più forte domattina.
E così stasera mi addormento con un profondo senso di gratitudine e un pensiero particolare:
Al mio papà, per tutto ciò che mi ha insegnato, in primis con l’esempio
Alla mia famiglia, per esserci, mai così vicini… in tutti i sensi
Al mio prof ricercatore, senza il quale mi sarei sentita persa
Al mio parroco, un grande uomo, un vero sacerdote
Alla mia amica P. che ogni mattina mi sostiene in questa avventura
Ai miei pazienti cui devo tanto, e di più in questo periodo
Al mio direttore spirituale che mai come in questi giorni mi sostiene e fa gli straordinari telefonici
A tutte le amiche e gli amici lontani che mi coccolano con i loro messaggi e pregano per me
Ai miei colleghi che, ciascuno dalla sua postazione, combattono tante battaglie di un’unica guerra.