Blog / Luciano Sesta | 08 Febbraio 2020

Le Lettere di Luciano Sesta – Benigni e la paura dell’eros Cristiano

Sul Cantico dei Cantici, l’esegesi di Benigni è roba stravecchia. Si tratta della rivalutazione, all’interno della Bibbia, dell’amore sensuale, al di là della lettura allegorico-spirituale fattane dai Padri della Chiesa. Gianfranco Ravasi, fra i tanti, ne parla da decenni nelle sue pubblicazioni.

Al di là degli eccessi, anche un po’ banali, del suo discorso, Benigni ha dunque avuto il merito di evidenziare un aspetto già fortemente presente nella Bibbia, e cioè l’importanza del corpo. Nel cristianesimo il corpo è talmente “sacro”, che Dio stesso è venuto ad abitarne uno, in pienezza. Da quando Dio ha preso carne, nulla può essere puramente “fisico”. Nemmeno la sessualità. Chi perciò accusa Benigni di aver trasformato un testo sacro in un set pornografico è ancora troppo poco cristiano. Solo chi vede nell’intimità sessuale qualcosa di “sporco”, infatti, può pensare che la descrizione di alcuni dettagli erotici, nello spontaneità di una giovane coppia di sposi, rappresenti un’indecente dissacrazione. Il Cantico dei Cantici ci dice il contrario. Se si trova nella Bibbia, non è per raccontarci in forma allegorica del rapporto spirituale fra Dio e l’umanità, ma per dirci che Dio stesso è già presente anche nell’amore carnale di due sposi.

L’amore di due sposi non è una barca che si getta via dopo aver consentito la traversata verso l’amore di Dio. Non ha un valore strumentale, come se l’unico vero amore fosse quello, disincarnato, per Dio. Guardare all’amore umano come trampolino di lancio per quello divino nasconde ancora un sottile disprezzo e una diffidenza nei suoi confronti, come se nell’amore umano non vi fosse già, pienamente incarnato, quello divino. E invece, prigionieri di un pregiudizio platonico che non ha nulla a che vedere con la carnalità cristiana, molti cattolici pensano che se non viene “usato” come mezzo per arrivare a un Dio in cui il sesso non c’entra più nulla, l’amore umano sia solo idolatria. Sarebbe un po’ come se accusassimo i cattolici di “idolatria” della farina solo perché adorano l’ostia…

Dietro lo sdegno nei confronti del discorso di Benigni, che avrà pure avuto qualche eccesso, c’è probabilmente il conto ancora aperto che molti cattolici hanno con la sessualità. Prigionieri di uno spiritualismo ascetico di origine platonica, facciamo secondo me ancora fatica ad accettare la logica dell’Incarnazione, e crediamo che essere più vicini a Dio comporti astenersi da quella corporeità che pure Egli ha abitato in pienezza. È innegabile, siamo turbati dall’erotismo, come se i gesti intimi che il Cantico inequivocabilmente descrive dovessero essere “esorcizzati” con la spiegazione allegorica dei Padri. È così è stato, fin dall’inizio. Perché?

Pensiamoci bene. Nella tradizione cristiana ha prevalso non il timore che l’uomo non amasse abbastanza gli altri, ma che li amasse troppo, riservando a loro ciò che è invece dovuto solo a Dio. Questo spiega come mai anche l’amore fra uomo e donna debba assomigliare, il più possibile, all’amore del celibe e della vergine consacrati a Dio, e cioè essere vissuto con il dovuto distacco, amando un marito o una moglie come se non li si amasse (1 Corinzi 7). Sant’Agostino giunge a dire che «Quanto migliori sono i coniugi, tanto più presto cominceranno ad astenersi di reciproco accordo dall’unione della carne» (Agostino, La dignità del matrimonio, 3.3). Altro che Cantico dei Cantici

Perché questo “esorcismo”? Cosa c’è dietro la diffidenza religiosa nei confronti dell’eros? Una possibile risposta è che certo cristianesimo diffida dell’eros perché l’eros è l’unica esperienza umana… veramente divina. E dunque una delle poche, se non l’unica, che può entrare in concorrenza con Dio e con il suo primato su tutto il resto. E in effetti, a pensarci bene, se possiamo dire che “Dio è amore” con la sensazione di aver colto l’essenziale, ciò accade proprio perché l’amore è già esso stesso qualcosa di divino. Diversamente, non sarebbe così efficace per dirci chi è Dio, ma nemmeno così pericoloso da essere scambiato per Lui. E in queste ore la gente non parlerebbe di Benigni…

Luciano Sesta, sposato e padre di quattro bambini, è docente di Storia e Filosofia nei Licei Statali Insegna Antropologia filosofica e bioetica all’Università di Palermo, ed è stato membro dell’Ufficio della Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo. Ha pubblicato numerosi saggi nell’ambito della teologia morale, della bioetica e dell’etica

 

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