Articoli / Blog | 16 Dicembre 2019

IlSussidiario – IL CASO/ “Tornate a casa vostra”: se il Gambia rivuole indietro i suoi migranti

“Tornate a casa vostra”: questa volta però a dirlo, non sono gli europei ma gli africani.
Dopo anni di regime Jidhaista, il Gambia riparte con nuovo dinamismo economico e nuove speranze ma ha bisogno che i suoi figli tornino a casa. Per fuggire alla dittatura dell’Islam fondamentalista instaurata da Yahya Jammeh, tra il 2013 e il 2016, circa 40mila abitanti del Gambia avevano abbandonato il Paese e così gli attuali governanti hanno fatto un appello perché tornino. Nel gennaio 2017 il dittatore era stato deposto dai caschi blu e il nuovo presidente Adama Barrow era riuscito a far ripartire il paese, ma oggi ha bisogno dei suoi giovani, della sua gente: per costruire strade, ponti, aeroporti, centrali elettriche.
La nuova libertà ha consentito la rinascita economica. Mentre quella di Jammeh era una dittatura assoluta fondata sul fondamentalismo religioso, con il nuovo governante Barrow ci sono quattro canali televisivi, le radio fanno rassegne stampa dei giornali in inglese e nelle lingue locali e c’è un’enorme presenza dei media online. Ci sono quel pluralismo e quelle diversità necessarie per far rinascere la fiducia. Perché la liberà, se governata, fa nascere la responsabilità. Perché ci si trova non più di fronte a istituzioni anonime che bloccano, ma ad interlocutori con un volto, coi quali si possono scambiare punti di vista e opinioni diverse che non diventano una ragione per discriminare ma l’origine di nuovi ponti relazionali.
Un terzo dei poveretti che erano scappati da casa loro erano approdati in Italia e il Gambia, una nazione africana grande quanto la Basilicata, li rivuole a casa perché vorrebbe che, per il bene del paese, rinascessero famiglie composte da gente del paese. La famiglia non è solo il luogo degli affetti, della spiritualità personale e della custodia: è anche il luogo dove si accumula “il capitale umano”. Le persone che hanno alle spalle famiglie che funzionano, lavorano meglio, sono più creativi e sereni sul lavoro, maggiormente resilienti alle avversità, i loro bambini a scuola vanno meglio degli altri. Una famiglia che torni “a casa propria”, come vorrebbero le autorità del Ghana, se messa in rete con le altre, regge l’intero Paese, ed è un fenomenale ammortizzatore sociale. Sapientemente, chi governa il Ghana, vorrebbe che tornassero a convivere le tre classiche generazioni: i nonni, i genitori, i figli. Vediamo come da noi tantissime volte le avverse condizioni economiche vengono superate perché i nonni sostengono i figli che hanno figli ma che non hanno lavoro: e magari poi ci sono figli a sostenere i genitori anziani non autosufficienti.
Una lezione per l’Italia, paese gerontocratico per eccellenza, che sta diventando famoso per la fuga di cervelli. Un paese che scommette sui giovani è un paese dinamico, che vuole avere un posto di rilievo nel futuro e che, soprattutto, non ha paura. Ma il cambiamento, se talvolta presenta rischi, altre volte è l’unico modo per cogliere opportunità impensate e stimolanti.

Tratto da ilsussidiario.net