Palabra – Le catacombe cristiane (Las catacumbas cristianas)
Ho collaborato con la rivista Palabra in diverse occasioni. Questo è un articolo pubblicato per il numero di dicembre 2019. A fondo pagina la versione in spagnolo. En la parte inferior de la página, la versión en español
Il 2 novembre scorso, Papa Francesco ha visitato per la prima volta una catacomba, quella di Santa Priscilla. La scelta della data, il giorno dei morti, non è casuale. Serve per ricordare il principio della solidarietà tra cristiani. Perché le catacombe sorsero, alla fine del II secolo, come cimiteri, per i cristiani più poveri. I cristiani ricchi infatti, avevano la possibilità di avere tombe loro ma gli altri, come per esempio gli schiavi, erano semplicemente destinati alle fosse comuni. Nulla a che vedere dunque con una certa “mitologia” alla Ben Hur per cui i cristiani amavano trovarsi di nascosto nelle catacombe per pregare in chiese sotterranee così da alimentare una specie di chiesa segreta al riparo degli sguardi pericolosi delle autorità romane.
I primi cristiani, nelle catacombe, né celebravano la Messa ne ci vivevano: essi solo ci seppellivano i morti. Ovviamente, era possibile celebrare lì la Messa, come anche oggi è possibile celebrarla in un cimitero, ma normalmente la Memoria dell’Ultima Cena avveniva nelle case private dei cristiani, non nelle catacombe.
E neppure è vero che si nascondessero lì. Forse qualche volta, ma raramente.
È vero invece che le catacombe erano state costruite per dare degna sepoltura ai più poveri tra i cristiani. La loro nascita dunque è dovuta a motivazioni a carattere solidaristico e caritativo: evitare le fosse comuni (e quindi le dispersioni) e dare un’unità al gruppo religioso anche dopo la morte così da poter attendere insieme “il risveglio” di Cristo. Purtroppo, come insegnano gli studiosi dell’amore romantico contrastato, la narrazione esistenziale per cui per amare bisogna farlo di nascosto e andando contro dei nemici (tipo Giulietta e Romeo) pare più bello dell’amore solare e non clandestino. Ma non è così. L’anima del cristianesimo è un amore che diventa solidarietà ed amicizia nella vita quotidiana. Questo ci insegnano i pastori andando a visitare con dei regali la famiglia di Nazareth nella grotta, e questo ci insegnavano le catacombe dei primi cristiani (cf V. Fiocchi Nicolai, Le catacombe cristiane, Citta del Vaticano 2001). Oltretutto, l’identità cristiana era nota, non nascosta. E quando avvenivano le persecuzioni – che erano puntuali, non continuate per secoli – non avrebbe avuto alcun senso andarsi a nascondere nelle catacombe, che erano cimiteri noti a tutti. Andare a chiudersi lì dentro sarebbe stato un semplice invito rivolto al persecutore per farsi catturare tutti in maniera semplice, definitiva ed efficace.
Ma purtroppo, come insegnano gli studiosi dell’amore romantico contrastato, la narrazione esistenziale per cui per amare bisogna farlo di nascosto e andando contro dei nemici (tipo Giulietta e Romeo) pare più bello dell’amore solare e non clandestino. Ma non è così. In essa una catacomba, concretamente a quella di Priscilla, avvenuta ieri, ci dà l’occasione per ricordare un aspetto importante della vita cristiana.
Una certa “mitologia” cattolica aveva diffuso tra i credenti l’idea Pensiamo per esempio al romanzo “storico” Ben-Hur che diede vita al film con Charlton Heston, quello degli undici premi Oscar e della famosissima scena delle quadrighe. Lì si narra che nel decimo anno del regno dell’imperatore Nerone, Ben-Hur, venendo a conoscenza che i cristiani a Roma stavano soffrendo per mano dell’imperatore, salpano per la capitale, dove decidono di costruire una chiesa sotterranea che sopravviverà attraverso i secoli e verrà chiamata Catacombe di San Callisto: peccato che l’immagine che ci viene consegnata dal film è assolutamente distante dalla verità.
Il testo in spagnolo
El Papa visitó por primera vez una catacumba, la de Santa Priscilla. La elección de la fecha, el día de los muertos, no es accidental. Sirve para recordar el principio de solidaridad entre los cristianos. Porque las catacumbas surgieron a finales del siglo II como cementerios para los cristianos más pobres. En efecto, los cristianos ricos tenían la posibilidad de tener sus propias tumbas, pero los demás, por ejemplo los escla- vos, simplemente eran destinados a las fosas comunes. No tiene nada que ver, por lo tanto, con una cierta “mitología” a lo Ben Hur por la cual a los cristianos les encantaba reunirse a escondidas en las catacumbas para rezar en iglesias subterráneas a fin de alimentar una especie de Iglesia secreta protegida de la mi- rada peligrosa de las autoridades romanas.
Los primeros cristianos ni celebraban la Misa en las catacumbas ni vivían allí: solo enterraban a los muertos. Obviamente, era posible celebrar allí la Misa, igual que hoy es posible celebrarla en los cementerios, pero normalmente se llevaba a cabo en las casas particulares de los cristianos, no en las cata- cumbas. Tampoco es cierto que se escondie- ran allí. Quizás alguna vez, pero raramente. En cambio, lo cierto es que las catacumbas se construyeron para dar un entierro digno a los cristianos más pobres. Por lo tanto, su na- cimiento se debe a motivaciones solidarias y caritativas: evitar las fosas comunes (y por lo tanto la dispersión) y dar una unidad al grupo religioso incluso después de la muerte, para poder esperar juntos el “despertar” en Cristo.
Desafortunadamente, como enseñan los estudiosos del amor romántico contrasta- do, la narración existencial de que para amar hay que hacerlo en secreto, y yendo contra los enemigos (como Romeo y Julieta) pare- ce más hermoso que el amor al aire libre, y no clandestino. Pero no es así. El alma del cristianismo es un amor que se convierte en solidaridad y amistad en la vida cotidiana. Es lo que nos enseñan los pastores cuando van con regalos a la cueva a visitar a la familia de Nazaret, y esto es lo que nos enseñaban las catacumbas de los primeros cristianos.