METRO – La famiglia? Un luogo di protezione
Per ogni uomo la famiglia dovrebbe essere quella realtà dove potersi mostrare così come si è: a me viene in mente la realtà dell’uomo come ce la racconta la Bibbia prima del peccato originale. Una situazione priva di vergogna, di una nudità che non era mai violazione dell’intimità. Un luogo aperto che non aveva bisogno della protezione delle “vesti” perché si era in una perenne condizione di amore.
Sappiamo bene che purtroppo non sempre è così, a volte anzi la famiglia diventa un incubo. Nella realtà attuale, a maggior ragione, soprattutto in vista delle feste natalizie, occorre organizzarsi per valorizzare quei momenti in cui la famiglia è luogo di protezione, posto dove si viene accolti sempre, rassicurati, qualunque cosa accada. Se l’istituzione sociale subordina l’appartenenza a delle regole, in famiglia ci si chiama figli, fratelli, padri o madri a prescindere da come ci si comporta. A Rebibbia, quei detenuti la cui famiglia, nonostante i loro delitti, indipendentemente dalle norme infrante, mantiene con essi la relazione di prima, sono quelli che migliorano più facilmente. In quei casi, una madre, una compagna, con la sua presenza dice al carcerato che lo ama semplicemente per il fatto di esistere. In famiglia non esistono graduatorie, né posti di prima o di seconda fila: tutti i posti sono solo primi posti e il dolore smette di essere tragedia.