Articoli / Blog | 07 Dicembre 2019

Blog – A Rebibbia, nel Presepe, Gesù visita i carcerati

Ringrazio dei tantissimi commenti, quasi tutti positivi, che si trovano sotto il post di Facebook dove si spiega che Babbo Natale è un simbolo cristiano, e che il 6 dicembre, San Nicola, è “l’onomastico di Babbo Natale”. Per questo in tanti paesi del mondo, soprattutto nel nord europa, chi porta i doni è Santa Klaus, ovvero san Nicola.
Ieri a Rebibbia c’è stato un momento molto bello. I detenuti del reparto dove opero più abitualmente – sono quelli che a causa della loro condizione non possono stare con gli altri ospiti di Rebibbia – hanno potuto incontrare i loro figli. Per fortuna non pioveva e così, nell’area verde, si è potuta fare un po’ di festa: le cucine hanno potuto preparare il pranzo, e i panettoni che molti di voi hanno regalato hanno iniziato a svolgere la loro funzione. Alla fine non è potuto mancare il detenuto vestito da Babbo Natale che ha regalato ai bimbi dei piccoli doni.
Tutto questo mi dona una prospettiva un po’ nuova sul Natale.
Quando varchi le porte di un carcere, varchi la soglia di un mondo dove pensi non ci sia posto per la speranza, tanto meno per la magia del Natale, perché spesso i carcerati non hanno una famiglia o spesso, se ce l’hanno, non vuole avere più contatti con loro.
Anche il presepe, in carcere, ha un senso nuovo.
In fondo, potrebbe pensare qualcuno, molti carcerati non credono o, se sono credenti, parrebbe quasi crudele mostrare loro l’innocenza di Gesù, la gioia delle casette illuminate, la gente che lavora nelle diverse botteghe, una civiltà in libertà. Invece il presepe in carcere è un grande atto di Misericordia perché è Gesù che visita i carcerati. È Lui che viene. Il bimbo che non aveva trovato un posto nelle case di Betlemme quando ancora era in grembo a Maria, apre le porte del carcere ed entra a portare un po’ di aria di famiglia, un po’ di quella gioia e infanzia del cuore che una persona in carcere può credere di non meritare più.
E così anche chi non crede può trovare consolazione nel fatto che Gesù, Maria e Giuseppe accolgono tutti: stranieri e pastori con i loro animali. A Rebibbia, i detenuti si accorgono eccome di Gesù che viene. Magari nella generale indifferenza delle persone perbene, sono proprio quelli ritenuti reietti ed esclusi ad accorgersi di quel Bambino, a seguire la sua stella in cielo.