Articoli / Blog | 01 Novembre 2019

MIO Anno IV n. 44/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Le critiche che feriscono

Mauro Leonardi (Como, 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù


Caro don Mauro,
sono membro di un gruppo whatsapp di mamme della scuola che, ormai, invece di essere utile è diventato solo la scusa per fare polemiche e pettegolezzi e per alimentare invidie e gelosie. Sono la mamma di un ragazzino difficile e non è la prima volta che subisco accuse velate: mi dicono che non lo educo bene e che non sono presente. Ho deciso di lasciare il gruppo ma sono molto amareggiata. (Iole, Mantova)

Cara Iole,
whatsapp ha dato la possibilità a tutti noi, non solo ai genitori, di comunicare in modo molto veloce e pratico. E questo dovrebbe risolvere tanti problemi pratici e no, non crearli. Nel tuo caso, invece di subire critiche, potresti ricevere offerte di aiuti o scambi di esperienze anziché, come dici, farlo diventare l’ennesima occasione di competizione. La colpa non è di whatsapp ma di ciò che abbiamo nel cuore. Whatsapp lo fa semplicemente emergere. La comunicazione è responsabilità. Dovremmo imparare a chiederci se la cosa che stiamo scrivendo in una chat la diremmo serenamente alla diretta interessata: questo criterio potrebbe aiutarci ad usare meglio gli strumenti che la tecnologia ci dispensa. Nel mio piccolo, il blog Come Gesù ha anche questo senso: creare un luogo di incontro virtuale dove ci si può parlare e criticare rimanendo però su un piano di rispetto reciproco e di verità. A volte – ed è un sogno – accade perfino di arrivare ad aiutarsi. Ti sono vicino e mi rammarico profondamente di verificare che esistono persone che credono di ricevere solidarietà accomunandosi nelle critiche ad una persona in difficoltà e che è sola.