Le Lettere di Renato Pierri – Il mio caffè e la testimone di Geova importuna
Prendo dal banco il mio caffè che la bella signora barista mi prepara appena mi vede entrare, un bicchiere d’acqua, e mi avvio verso il solito angolino col divano rosso, ma prima che io giunga alla meta, una delle signore sedute ad un altro tavolo presso il quale sono costretto a passare, cerca di fermarmi: “Buongiorno, venga, venga a sedersi vicino a noi”. E sposta pure la sedia sulla quale avrei dovuto sedermi. Io, però, avendo capito subito che le signore sono testimoni di Geova, e non avendo nessun’intenzione d’iniziare una delle solite interminabili conversazioni, dopo aver salutato, tiro dritto e vado a sedermi al mio tavolo preferito, mentre lei dal suo posto: “Si ricorda di me, vero?”. Ed io: “No, signora, non ricordo”. “Ci siamo incontrati al parco mentre lei fotografava una farfalla”. ”Ah sì, adesso ricordo. Mi scusi se non l’ho riconosciuta”. Dopo di che, illudendomi d’essermi liberato delle due testimoni, comincio a strappare un angolino alla bustina di zucchero di canna, per dedicarmi in santa pace al mio caffè. Lei però, ignorando che poco prima non ho accolto l’invito a sedermi vicino a loro, si alza con la sua tazza, si accomoda al tavolo unito al mio, senza chiedere permesso, come se io altro non stessi aspettando, beve un sorso del suo cappuccino, e mi domanda candidamente: “Lei come pensa che dobbiamo affrontare la morte?”. Ora, dovete sapere che avendo io una certa età, già accolgo malvolentieri sora morte corporale quando, per conto suo, senza essere invitata, sfacciatamente fa capolino nei miei pensieri. Immaginatevi quindi con quanta letizia io abbia potuto accogliere la domanda della signora testimone. Senza contare che siamo vicini al 2 novembre. Insomma, per farvela breve, ho risposto educatamente così: “Signora, sono venuto qua per starmene un po’ tranquillo, le dispiace se magari ne parliamo un’altra volta?”. Ha capito, la signora, si è scusata, e se n’è andata, seguita dalla compagna, più giovane e un po’ in imbarazzo. Ancora caldo, per fortuna, il mio caffè.
Renato Pierri