Articoli / Blog | 13 Ottobre 2019

Blog – MeToo anche nel ciclismo. Forse anche grazie a Papa Francesco

#MeToo anche nel ciclismo.
Dopo quanto avevamo saputo quest’estate su come andavano le cose in Belgio e in Svizzera, notizie molto brutte arrivano anche dall’Italia. È la ciclista Maila Andreotti a parlare in un’intervista al Corriere della Sera e ad accusare il ct azzurro; in questo modo il mondo del ciclismo femminile italiano sta facendo i conti in queste settimane con quello che potrebbe diventare un vero e proprio scandalo. L’hashtag è #metoocycling e riprende ovviamente il movimento #metoo del 2017.
Ne parlo perché, a proposito di pedofilia e molestie sessuali, mi è capitato di sentirmi rivolgere più di una volta – magari dopo una trasmissione televisiva – dei commenti orribili. Cose del tipo: non so perché un prete debba parlare di fatti che accadono molto di più nelle palestre, nello sport, nelle scuole e nelle famiglie, che nelle parrocchie.
A parte l’ovvia considerazione che un sacerdote ha una responsabilità diversa e molto superiore rispetto a quella di un allenatore o di un’insegnante, trovo drammatico l’utilizzo del “mal comune mezzo gaudio” in questo contesto.
E se invece fosse proprio lo sforzo che la Chiesa – e il Papa in particolare – stanno cercando di fare per pulirsi da questo lerciume ad incoraggiare il resto della società civile a liberarsi di maschilismo, femminicidio, molestie sessuali e pedofilia? Ovviamente non è possibile stabilire un rapporto certo di causa ed effetto, ma chiunque può constatare che prima del 2013, l’anno dell’elezione di Bergoglio al Soglio Pontificio, la sensibilità sull’argomento era molto minore.
Il movimento MeToo nacque nell’ottobre 2017 ed è del 2014 il momento di svolta della Chiesa. È quando Francesco, in una omelia a Santa Marta, disse che l’abuso sessuale era paragonabile ad una “Messa nera”. «È come un culto sacrilego, hanno profanato la stessa immagine di Dio», disse durante una Messa celebrata con un gruppo di persone che avevano subito abusi da parte di sacerdoti. La Chiesa, aveva aggiunto, «chiede la grazia di piangere. Non c’è posto nel ministero per coloro che commettono abusi sessuali; mi impegno a non tollerare il danno recato a un minore da parte di chiunque».
Tutti sappiamo che niente nasce dal nulla, e cioè che Bergoglio ha potuto comportarsi in questo modo perché prima di lui aveva già iniziato Papa Benedetto, sull’onda di scandali come quelli del caso Spotlight di 17 anni fa.
Un tempo infinito per cambiare rispetto a qualcosa che non sarebbe mai dovuta accadere, è vero: ma forse oggi comincia a germinare qualche piccolo frutto.