Articoli / Blog | 08 Ottobre 2019

MIO Anno IV n. 40/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Diamo più spazio al positivo

Mauro Leonardi (Como, 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù


Caro don Mauro,
spesso tra noi prevalgono lamentele rispetto ai servizi pubblici, ai trasporti, alle cose che non vanno. Io abito a Roma e certamente i disservizi sono tanti, a volte gravi, ed è giusto segnalarli e risolverli. Tuttavia vorrei dire che, usando spesso i mezzi pubblici, andando per ospedali e uffici, il più delle volte incontro personale gentile, disposto all’aiuto e che si prodiga per risolvere o colmare le inefficienze. Insomma c’è tanto di buono che non appare e che non viene valorizzato. Si fanno i servizi TV su chi fa il furbo, ma raramente si dà spazio a chi lavora con serietà. (Giulia, Roma)

Cara Giulia sono felice che tu voglia sottolineare quanto di bello e positivo ci sia nei servizi e negli uffici. Purtroppo noi italiani abbiamo il terribile vizio di parlare male dell’Italia. E quasi sempre lo fanno quelli che non sono praticamente mai andati all’estero. Chi viaggia per il mondo abitualmente per lavoro, sa bene che il nostro paese ha tanti difetti, come tutti, ma anche tante virtù. Pare certo invece che sia nostro il record del gettarci fango addosso. Siamo assolutamente disorganizzati, i nostri politici sono i peggiori del mondo, i più corrotti: abbiamo poi la peggior scuola, la peggior medicina e anche la peggiore sicurezza. Ma non è così. Hai appena parlato bene degli ospedali romani. Forse, come paese, siamo solo giovani e un po’ “adolescenti”: come quelle ragazze giovani e bellissime che temono senza motivo di non sposarsi mai. Allora, come si fa con gli adolescenti, dovremmo forse ripeterci più spesso, che viviamo in un paese bellissimo.