Articoli / Blog | 10 Settembre 2019

Agi – “Non siate indifferenti di fronte a sofferenza e povertà”. Il grido di Papa Francesco dal Madagascar

La sofferenza non fa parte dei piani di Dio. Ecco la risposta – definitiva – che Papa Francesco grida da Antananarivo, in Madagascar. “Guardiamoci intorno – dice –. Quanti uomini e donne, giovani, bambini soffrono e sono totalmente privi di tutto! Questo non fa parte del piano di Dio”. E il cristiano, prosegue, “non può stare a braccia conserte, indifferente, o a braccia aperte, fatalista, no. Il credente tende la mano, come fa Gesù con lui”.

Queste parole del Vescovo di Roma fanno il giro del mondo proprio nel giorno in cui il vangelo della Messa parla dell’uomo dalla mano paralitica, che viene guarito da Gesù in giorno di sabato, di fronte all’ira scandalizzata dei farisei. Luca ci parla di un Cristo che “guariva tutti”: affermazione impressionante se presa nella sua letteralità, e che scuote noi cristiani troppo spesso pigramente seduti sull’idea che Dio “permette il male”.

Il Papa dice che l’enorme povertà nella quale è tenuta gran parte della popolazione del mondo – un mondo in cui i ricchi sono sempre di meno e sempre più ricchi, e i poveri sono sempre più poveri e sempre di più – non è frutto del destino cieco, del caso, o, peggio ancora, di un Dio distratto e accondiscendente: è dovuta all’uomo e a tanti cristiani che credono che la propria fede richieda loro solo alcuni riti, alcune formule, senza impegnare ciascuno a curare le ferite del mondo.

“La povertà non è una fatalità”: è un lemma ripetuto più volte dal Successore di Pietro in questo viaggio. Questi dolori, questa morte, richiedono l’intervento dell’uomo e in particolare di chi dice di essere discepolo di Cristo. Per questo, nella visita in Madagascar, il pontefice addita come esempio di solidarietà e carità evangelica il missionario argentino Padre Pedro Opeka che “come atto di ribellione interiore” ha iniziato Akamasoa, un movimento per dare un tetto ai più poveri.

“Le vostre grida”, ha detto il Pontefice, “si sono trasformate in canti di speranza per voi e per tutti quelli che vi guardano”. Il cristiano che, secondo la propria vita e le proprie corde, non si comporta in modo simile diventa un complice di chi si allontana da un Dio che crede “consenziente” all’ingiustizia creata dall’uomo, anche dal cristiano, o da governi che dicono di essere cristiani.

Vi sono situazioni, momenti, nei quali coinvolgersi, impegnarsi, parlare ed operare diventa un obbligo, e non fare nulla diventa fare del male. Se guido un auto e assisto a un incidente non posso tirare dritto: evitare di fermarsi a prestare soccorso è un delitto, anche penalmente perseguibile. Ebbene, il viaggio in Madagascar del Papa ci mette sotto gli occhi che, come occidente, stiamo vivendo un momento così. Ci sono svolte nella vita nelle quali girare la faccia non è non fare nulla ma è fare il male.

Tratto da Agi