HuffPost – Sabrina Paravicini: “La chemio si è portata via la malinconia degli anni passati. Ora vivo più intensamente”

Alessandra Bialetti segnala al blog questo articolo introducendolo così:

Un anno e capelli in meno. Un anno e forze in meno. Forse fisiche. Ma ci fermiamo lì. Un anno e più consapevolezza. Che il dolore non ha l’ultima parola. Che l’immagine non è tutto e forse niente. Che essere performanti e nascondere l’essenza è solo perdere spessore e profondità di vita. Meno capelli e più sorriso. Di chi, pur nella lotta quotidiana, scopre il valore curativo del dolore. Anche antico e annidato nelle fibre più nascoste di sé. Meno capelli ma un messaggio confortante: la sofferenza piega ma non distrugge. Diventa opportunità per guardare a ciò che resta con la voglia di viverlo tutto. Un messaggio di speranza che non vuole assolutamente relativizzare e minimizzare il dolore. Ma non renderlo sterile e vano. Nel mondo patinato dell’apparenza meno capelli fanno la differenza.

“Estate 2018 vs Estate 2019. Meno capelli ma occhi più sorridenti”. Con queste parole, Sabrina Paravicini introduce una foto di lei scattata a un anno di distanza. L’attrice, nota al pubblico del piccolo schermo per aver prestato il volto al personaggio dell’infermiera Jessica Bozzi nella serie “Un medico in famiglia”, continua a raccontare sul suo account la lotta contro il cancro al seno.

In passato aveva rivelato ai suoi follower di essere stata vittima di uno spiacevole episodio: “A tre giorni dalla diagnosi, una sorta di guru alternativo mi ha insultata per telefono perché non ho accettato di fare solo il ‘suo’ protocollo curativo di 120 giorni, mi gridò: ‘Si faccia avvelenare dalla chemioterapia, che stupida!’”.

Grazie alla chemio, Paravicini oggi sta meglio e lo racconta su Instagram: “Sembra strano ma la chemioterapia si è portata via la malinconia degli anni passati. Forse anche quel dolore dei lutti non elaborati di mio padre e mia sorella scomparsi a poche settimane l’uno dall’altra esattamente 30 anni fa. Dolore che pensavo di avere elaborato a mio modo, ma che invece era rimasto nell’epidermide, nella carne, nelle cellule. È come se negli ultimi sei mesi avessi vissuto più intensamente che negli ultimi vent’anni. Sicuramente è un pezzo di vita che mi ha insegnato più di quanto potessi mai immaginare. Che non dimenticherò mai più. Adesso sento di più, respiro di più, amo di più e adesso voglio di più”.