Invece Concita – Vi lascio, dite sempre buongiorno

Alessandra Bialetti segnala al blog questo articolo, introducendolo così:

Tra poco si torna sui banchi. Difficile per tutti: bambini, ragazzi, insegnanti, famiglie. Scuola maestra di vita è sempre più da pensare e costruire. Essere insegnanti e accompagnare piccole vite a crescere non è un lavoro ma un servizio alla vita. Costante, faticoso. A volte senza vederne i risultati. È seminare ogni giorno spesso, purtroppo, anche tra aggressioni e incomprensioni. Ma è una missione. Spargere un seme e coltivarlo. È costruire un ponte tra casa e scuola per prendersi cura. Lasciamoci incoraggiare dalle parole di questa insegnante che ci ha creduto fino in fondo. Piccoli consigli per un grande progetto.

Grazie a Marisa Abbondanzieri, insegnante

La maestra Marisa inizia la sua lettera così: “Dal 1 settembre  sarò  un’insegnante di scuola primaria in pensione, dopo oltre 42 anni di insegnamento”. Ha poco più di sessant’anni. Mi spiega, quando parliamo, che ha cominciato a insegnare nella scuola dell’infanzia a 19 anni, nel ’75. Poi dall’83 è stata maestra elementare nelle scuole di Montecarotto, Arcevia, Serra de’ Conti – le valli fra Senigallia e Jesi. Dai nostri paesi, mi dice, si vede il mare. “L’ingresso nel mondo della scuola è avvenuto come vincitrice dei relativi concorsi: erano tempi e luoghi in cui poteva succedere di non fare nessun giorno di supplenza, nessun giorno di precariato”. Un altro mondo da oggi. Per un periodo la maestra si è impegnata in politica, prima nel suo paese (fino a diventare sindaco, nel 1995) poi come parlamentare. Nel 2006, concluso il mandato, è tornata in cattedra a fare il suo lavoro. Prima nella pluriclasse della frazione Piticchio di Arcevia, poi a Serra de’ Conti. “Ho insegnato con piacere e credo anche con senso di responsabilità, l’insegnamento è uno dei più belli tra i mestieri possibili. L’ultimo giorno di scuola ho consegnato alle mie alunne e ai miei alunni, 53 magnifici bambini, la lettera che ti allego”. Ecco come si congeda dai suoi alunni e dalla scuola la maestra Marisa.

“E’ arrivato il momento di salutarci, termina l’anno scolastico e con esso la mia storia di insegnante iniziata il 5 ottobre 1975 qui vicino, a Montecarotto. Quarantadue anni di splendide esperienze, interessanti e pieni di incontri: gli alunni, le alunne, i genitori, il personale scolastico e gli insegnanti. Del resto l’insegnante è il mestiere più bello del mondo! Voi siete l’ultimo gruppo di alunni che si aggiungono a molti altri: cinquantatré tra splendide ragazze e splendidi ragazzi con i quali ho passato due anni importanti. Ho cercato di darvi ogni volta il meglio di quello che so fare, almeno credo, voi mi avete dato il bello della vostra età, della vostra vivacità e intelligenza, quindi come spesso vi ho detto alla fine della mattinata: è stato bellissimo. Spero di avervi insegnato un po’ di cose che giudico molto importanti. Ve ne lascio scritte alcune.

1) Sappiate di vivere nella parte più “facile” del mondo, c’è chi non si trova altrettanto “comodo”;

2) Sappiate dire buongiorno, per piacere, grazie e scusa: sarete sempre persone migliori;

3) Guardate alla vita come a un bicchiere mezzo pieno, ricordate il gioco che facevamo all’inizio della mattinata?

4) Non dimenticate: le parole e il loro significato sono importanti ed hanno un grande potere;

5) Leggete sempre un po’: si è più felici;

6) Ascoltate buona musica: nei momenti più difficili ci aiuta molto.

Sicuramente capiterà di incontrarci nei prossimi anni e mi auguro di trovarvi disponibili, sensibili e aperti alle esperienze che il mondo e la vita vi proporrà. Studiate per voi, pensare costa fatica, scegliere costa fatica, giudicare costa fatica. Faticare è dunque, anche nell’era tecnologica, la “condanna” che tocca all’ homo sapiens: chi non fatica è perduto. Considerate un buon progetto quello di realizzare sogni e desideri; con un po’ di buona volontà e di fortuna ci si riesce.

Vi abbraccio, la maestra Marisa”