Alessandra Bialetti / Blog / Lettere | 24 Agosto 2019

Le Lettere di Matteo – Essere genitori, sposi e figli per Dio

Alessandra Bialetti introduce la testimonianza di Matteo e Fabrizio:

Conosco da tempo Matteo e Fabrizio. La loro crescita. Il loro percorso di accoglienza di se stessi e ora uno dell’altro. Due giovani con le idee chiare e la fatica comune a tutti di realizzare un progetto solido e stabile. La ricerca di una fecondità diversa da quella biologica. La fecondità di essere segno, seme, germe di bene nel mondo. Di essere dono e testimonianza. Una coppia che trova nella preghiera e nell’ascolto reciproco la forza di andare avanti per edificare la loro casa. Non solo materiale ma spirituale. Due giovani aiutati e accompagnati nel loro cammino da Corrado e Michela, una coppia che gli ha indicato una via, un modo di stare insieme, di credere uno all’altro anche affrontando momenti difficili. Perché l’amore che dura non è un fumetto o una storia a lieto fine ma un cammino con salite e discese. Per mano anche se a volte la presa sfugge. Che Matteo e Fabrizio siano una coppia omosessuale non deve essere la pista di lettura del loro percorso ma una testimonianza di come l’affettività, e non semplicemente la sessualità, si possa costruire giorno dopo giorno nella fedeltà, impegno e responsabilità vicendevole. Questo rimane di due giovani che nel poco vogliono vivere la loro fede e la loro vita di coppia aperti a una fecondità che li renda segno. E grazie a Corrado e Michela che con amore li hanno presi e condotti per mano. Come una qualsiasi coppia che scommette sull’amore.
 
Sono Matteo e volevo raccontarvi di uno dei doni che ho ricevuto in questo ultimo anno… Mi presento: Ho ventinove anni, sono omosessuale; a diciannove anni sono andato via di casa per studiare e per vivermi. I miei avevano scoperto la mia sessualità quando avevo diciassette anni, da un diario lasciato maldestramente in giro per casa. Una volta scoperta è rimasta però un taboo. Io ho fatto la mia vita e faticosamente ho studiato facendo mille lavori per mantenermi. Ho vissuto a Firenze dove nel frattempo mi sono emancipato grazie anche all’indipendenza che tanto mi ero faticato e ho iniziato a vivere una vita alla luce del sole soffrendo però in silenzio per tante ferite che negli anni avevo accumulato. A ventisette anni mi trasferisco a Roma con il nuovo sogno di diventare insegnante. Nella capitale conosco Fabrizio, ci innamoriamo e iniziamo a vivere la nostra storia. Dopo un anno e mezzo decidiamo di andare a convivere.

È stato così nel nostro primo anno di convivenza che abbiamo conosciuto Corrado e Michela, al forum di Albano; qui ascoltiamo delle testimonianze sugli incontri che avevano fatto per le coppie e decidiamo di buttarci in questa avventura. Il corso è arrivato dopo i primi mesi di convivenza, i temi degli incontri insieme alla condivisione con altre coppie sono stati un aiuto enorme, una mappa per la terra sconosciuta del vivere in coppia. Corrado e Michela si sono presentati a noi senza fronzoli: una coppia adulta, forte di vittorie ma anche di inciampi della vita, saldi nella loro fede. Per noi è stato importante che il corso fosse tenuto da due genitori cattolici ed è stato interessante scoprire come la grande esperienza accumulata da questa coppia, nei corsi per eterosessuali, fosse perfettamente applicabile alle storie di tutti noi. Io e Fabrizio siamo stati aiutati a iniziare a impastarci insieme, a rinunciare al me per il noi. Abbiamo iniziato a crescere pensando al bene di coppia piuttosto che al bene personale. Abbiamo scoperto che a distanza di anni, le ferite della storia personale si possono far sentire soprattutto nei momenti difficili del quotidiano. Io ho trovato la forza di dichiarare il mio progetto di vita con Fabrizio alla mia evasiva famiglia.

Piano piano ogni giorno troviamo la gioia di starci accanto pur con tutte le fatiche. Da dopo questa esperienza preghiamo di più insieme, davanti alla stanchezza abbiamo aumentato il nostro linguaggio di tenerezza e di passione invece che chiuderci in noi stessi. Parlo di più con Fabrizio dei miei taboo, provando a rispettare i suoi tempi.

Io e Fabrizio volevamo stare insieme, volevamo essere coppia, ci siamo innamorati e abbiamo voluto così nonostante il poco che potevamo offrirci quando ci siamo conosciuti. Siamo partiti dal poco, ma per noi “la coppia” è al primo posto, questa è la nostra scelta; Corrado e Michela ci hanno aiutato a dare voce e corpo a questo desiderio. Per me stare insieme a Fabrizio è rivelazione della parte più nascosta, più vera di me che da solo fatico a vedere. Stare insieme a Fabrizio per me è l’occasione di giocarmi in prima linea nella prima vocazione valida per tutti quanti: “ama il prossimo tuo”.

Ma nonostante l’amore che uno prova o la voglia che uno possa avere di stare con una persona, le coppie omosessuali non sono dispensate dalle difficoltà che incontrano tutte le coppie, unite però a percorsi personali spesso difficili di anni di fatiche per avere semplicemente il permesso di esistere. Davanti a passaggi tanto importanti uno può scoprirsi logorato. La vita non si ferma al coming-out, questo è solo l’inizio per il cammino del donarsi. Ed ecco che proprio in questa situazione io ho riscoperto due tradizionalissime sinergie: quella tra genitori e figli, e quella tra singolo e comunità. È stato bello riscoprirmi figlio, prima di tutto di Dio, ed è stato bello riscoprire la genitorialità e il matrimonio di due persone in missione, genitori-sposi che aprono ad altri la strada ad essere sposi e a riscoprirsi figli. Se è vero che l’albero si riconosce dai frutti, i frutti di questo percorso sono visibili già nelle coppie di sposi unite civilmente che non hanno mancato di venire a trovarci agli incontri, testimoni e attori di una fecondità diversa nelle comunità di credenti della loro quotidianità. Lo stare e il confrontarsi sia con chi ha già compiuto il passo dell’unione civile che con chi è in cammino mi ha fatto sentire dopo tantissimo tempo parte di una comunità dove si condivide tutto: gioie, dolori, quotidianità, dove ci si inizia a conoscere davvero!!! dove si possono affrontare con ironia gli scherzi della vita. Questo ha ridonato respiro e leggerezza a noi come coppia, ha riacceso la voglia di stare in una comunità che ascolta e sta nelle vite di chi ne fa parte. Comunità come luogo di condivisione del percorso.

Il nostro progetto di coppia deve ancora crescere e prendere forma. Vogliamo essere fecondi nel mondo e nella chiesa con la testimonianza dell’essere fedeli nel poco. Siamo convinti che è lo stare con le persone, il comunicare con loro ed essere noi stessi come figli, sposi, genitori che ci permette di essere testimoni nella Chiesa fatta di tanti colori e sfumature.

Con l’augurio di continuare tutti a essere e a fare comunità, buona estate!