Articoli / Blog | 23 Agosto 2019

MIO Anno IV n. 32/ DON MAURO LEONARDI PARLA CON I LETTORI – Il volto umano del lavoro

Mauro Leonardi (Como, 1959) è stato ordinato sacerdote dal 29 maggio 1988. Vive a Roma presso l’Elis centro di formazione per la gioventù lavoratrice accanto alla parrocchia di san Giovanni Battista in Collatino. È cappellano del Liceo dell’Accoglienza Safi Elis. Da anni pubblica racconti, articoli, saggi e romanzi. Scrive su diverse riviste e quotidiani. Il suo blog è Come Gesù


Caro don Mauro,
sono un’impiegata di una ditta e ho subito a lungo, e in silenzio, pesanti situazioni di mobbing. A distanza di tempo dall’evento ho avuto il coraggio di parlarne con una delle persone che aveva assistito a vari episodi. Nel giro di poche ore mi sono resa conto che non solo il mio incontro con quest’ultima era già diventato nota a tutti ma che aveva suscitato “sconcerto” il fatto che io mi fossi mossa per vie informali. Sono rimasta amareggiata. Io volevo un chiarimento umano prima ancora di un incontro di lavoro (Lidia, Cremona)

Cara Lidia, il mobbing è un fenomeno odioso perché usa il lavoro, e cioè quella relazione che è forse la principale per dare rispetto alla persona, per annientare la dignità della vittima. Purtroppo è paradossalmente la conferma di quanto era scritto all’entrata dei lager nazisti. Quel “arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) che prima di essere uno slogan è la riaffermazione di un meraviglioso principio di civiltà umana, era diventato uno strumento di tortura. Anche il mobbing è uno strumento di tortura anche se sembra meno violento perché spesso è impomatato da sorrisi e convenevoli. I colleghi che hanno disapprovato il tuo tentativo di avere un rapporto “umano” oltre che professionale dovrebbero spiegarti perché nella professione non dovrebbe esserci umanità. Mi sembra davvero odioso, oltretutto, che un colloquio che per sua natura avrebbe dovuto rimanere privato tra due adulti sia stato diffuso e bollato come improprio. La maldicenza, il chiacchiericcio, minano il rispetto che è il primo stadio della libertà.