Blog / Valentina Grimaldi | 31 Luglio 2019

Le Lettere della Dott.ssa Grimaldi – Farmaci equivalenti… Parliamone

In questi giorni ho letto con interesse gli articoli pubblicati sul Blog riguardo all’uso dei farmaci equivalenti in Italia e, come medico, prescrittore, volevo riportare la mia esperienza e testimonianza.  

Intanto è importante usare i termini giusti, il farmaco è equivalente non “generico” perché già definire un farmaco generico implica una svalutazione e tecnicamente è meno corretto. 

Il farmaco equivalente secondo le disposizioni dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) che si rifanno a quelle dell’EMA (European Medicines Agency, Agenzia europea del farmaco), garantisce un’efficacia terapeutica sovrapponibile ai farmaci di marca, pertanto il principio attivo, sebbene in termini quantitativi possa presentare una certa variabilità, deve però rientrare in un range ben preciso e definito che ne garantisca l’efficacia. Gli eccipienti invece, che non hanno funzione terapeutica, ma veicolano il farmaco, possono differire rispetto al farmaco di marca.
 
Per quanto riguarda i farmaci di utilizzo domiciliare e per le patologie più comuni, queste “differenze” non modificano l’efficacia sostanziale del prodotto, mentre più complesso può essere il discorso per i farmaci di uso ospedaliero o con un range terapeutico molto ristretto. Gli eccipienti invece possono in alcuni casi fare la differenza, causando magari reazioni allergiche, modificando la palatabilità del prodotto o provocando in alcuni individui reazioni minori (come ad esempio sintomi gastrointestinali), ma mai niente di così grave da alterare il profilo di sicurezza del farmaco.  
 
Pertanto da questo grossolano ed incompleto excursus che ho fatto si potrebbe concludere che nelle patologie più comuni e per le terapie a domicilio l’uso dei farmaci equivalenti non dovrebbe trovare ostacoli.
 
Perché allora non li prescriviamo? 
 
1. Perché esiste “una non abitudine” a farlo, dettata da decenni precedenti nei quali il medico non si è mai occupato di spesa sanitaria. Quando studiavo medicina, tra il 1983 ed il 1989, leggere sui libri anglosassoni che un farmaco era da preferire ad un altro perché costava di meno sembrava a tutti, docenti e studenti, una cosa assurda, un’eresia “che non doveva riguardare il medico”; i tempi però sono cambiati, l’importanza di razionalizzare la spesa sanitaria oggi è una priorità, ma noi medici – e anche noi cittadini – fatichiamo ancora molto a ragionare in termini di ottimizzazione delle risorse.
2. Le reazioni avverse, legate agli eccipienti diversi, anche se il più delle volte di scarso rilievo e spesso soggettive, ne scoraggiano inevitabilmente l’uso. Alcuni eccipienti rendono il farmaco “meno gradevole”  e ad esempio in pediatra sappiamo bene quanto la palatabilità condizioni pesantemente la prescrizione!
3. Aggiungo infine la cattiva e scarsa informazione a medici e cittadini, che spesso confonde le idee e alimenta timori, come avviene per i vaccini. In caso di dubbio consiglio sempre di consultare i siti ufficiali del Ministero della Salute, dell’AIFA, e di non lasciarsi condizionare da notizie lette qua e là.
 
Ribadisco che questa è semplicemente la mia opinione (aggiungendo che per la pediatria ci sono ulteriori problematiche, difficili da discutere e d affrontare in questa sede). Sicuramente, come medici, farmacisti e cittadini dobbiamo renderci conto che lo spreco di risorse in ambito sanitario va assolutamente arginato, e dobbiamo farlo, però, senza abbassare la qualità delle cure: dobbiamo migliorare l’appropriatezza prescrittiva e razionalizzare le scelte che facciamo sia come cittadini che come professionisti sanitari.

 

Valentina Grimaldi è nata nel 1964, laureata in medicina e chirurgia nel 1989 all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e specializzata nello stesso Ateneo in Pediatria nel 1993. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche e relatrice in convegni nazionali ed internazionali; ha conseguito un master di II livello in Allergologia pediatrica. Dopo l’esperienza ospedaliera e di ricerca presso il Policlinico Gemelli di Roma, esercita a Roma la professione di pediatra di famiglia dal 1996. Da sempre attenta alle problematiche psicoeducazionali e della genitorialità si è specializzata in Psicoterapia Infantile per meglio soddisfare i bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie. Fa parte della redazione del “Pediatria on Line” (sito informazione della Federazione Italiana Medici Pediatri) ed è inoltre membro della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale.