Blog / Valentina Grimaldi | 26 Luglio 2019

La Dott.ssa Grimaldi risponde – Diventare papà: istruzioni per l’uso

Per inviare quesiti o richieste alla pediatra, puoi scrivere a [email protected]


Buongiorno dottoressa,
sono un prossimo papà: a settembre nascerà Flaminia, sono molto emozionato e contento, vedo però che poco si scrive del ruolo del papà. Vorrei saperne di più e come mia moglie attingere da quelli che sono i risultati di tanta pedagogia e psicologia infantile. Può aiutarmi? Grazie, Francesco da Urbino

Caro Francesco,
ha ragione, le allego un articolo che ho scritto circa 1 anno fa per una rivista specializzata sperando possa esserle di aiuto. In ogni caso avrei veramente piacere se dopo la lettura della risposta volesse inviarmi quesiti specifici su argomenti che pensa possano interessarla come futuro papà, sarò lieta di aiutarla.

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Quando con l’arrivo di un figlio la coppia diventa famiglia insieme all’enorme gioia si vive anche un momento di grandi cambiamenti, non solo pratici ed organizzativi, ma anche e soprattutto emotivi e nelle relazioni.

Durante i nove mesi della gravidanza gli uomini riescono a  condividere con la donna molti momenti: da situazioni pratiche come possono essere le visite mediche, i  corsi di preparazione al parto (in molti è prevista anche la partecipazione dei papà) o la preparazione della cameretta,  a quelle fantasie ad occhi aperte fatte in due su come sarà il bambino, al gioco delle somiglianze, alla scelta del nome; fantasie  importantissime perché  soprattutto per il papà, che non vive fisicamente la gravidanza, è un modo molto bello e naturale per iniziare ad immaginare dentro di sé uno spazio emotivo nel quale collocare il proprio figlio.

Questo aspetto di fantasie che a qualcuno potrebbe  apparire un po’ “infantile” in realtà è essenziale per la coppia e per i prossimi genitori,  aiuta a costruire la futura relazione con il piccolo, ma anche ad iniziare ad ampliare la relazione tra i partners  che tra poco al ruolo di coppia aggiungeranno quello di famiglia.

L’uomo e la donna vivono in modo diverso la genitorialità e questa diversità va difesa perché aiuta il bambino a crescere. E’ importante ricordarsi che la madre ha una modalità di accudimento ed accoglienza diversa da quella del padre, ma non c’è “un primo della classe” entrambi i modi di essere sono funzionali alla crescita del figlio.

Con la nascita del bambino in carne ed ossa si vive sempre una rivoluzione, anche la coppia più collaudata o preparata ne risente e non potrebbe essere diversamente perché nasce una nuova vita e nascono altre relazioni familiari: si rompono i vecchi equilibri per crearne di nuovi.

Appena nasce il bambino diventa il centro del mondo, tutti,  sia amici che parenti,  si interessano a lui, lo coccolano, danno consigli (… spesso non richiesti), dentro ognuno c’è il desiderio  di fare qualcosa di buono o di bello per questa nuova creatura.

Cosa succede a  mamma e papà dopo il parto?

Spesso i neo genitori vengono messi da parte, diventano importanti solo in quanto genitori di… Filippo!

La madre che per 9 mesi è stata più o meno vezzeggiata e coccolata, dopo la nascita del figlio non “interessa più nessuno”. Quando faccio la prima visita ad un neonato  alla domanda come è andato il parto la madre o entrambi i genitori  quasi sempre mi rispondono “Tutto bene il bambino non ha sofferto”, come se il parto avesse riguardato solo il figlio,  allora insisto e chiedo “ Come è andato il parto per lei signora?”, a quel punto spesso la madre cambia volto e racconta che ha avuto un travaglio terribile, un parto difficile o molto di più. E’ importante saperlo e tenerne conto, anche quando  si danno consigli pediatrici, perché se una madre ha avuto un parto doloroso avrà bisogno di un po’ di aiuto e comprensione  in attesa di rimettersi  in forma.

Il padre poi molto spesso esce completamente di scena, nel senso che non gli si attribuisce più nessun ruolo né di padre né di marito! L’uomo sembra non sapere più cosa fare, perché c’è sempre qualcuno che ne sa più di lui e lo riduce al silenzio e qualunque proposta faccia è sempre quella sbagliata.

Ma cosa deve fare il padre dopo il parto per non diventare il grande escluso?

Per prima cosa sostenere la madre nel suo nuovo ruolo, difenderla e prendersi cura della neo mamma,  cercando di capire come stanno andando le cose. La donna può trovarsi inaspettatamente in difficoltà di fronte al suo nuovo ruolo, magari in conflitto con l’ideale materno che aveva immaginato e quello che invece si trova a vivere, talvolta potrebbe essere confusa o contraddittoria proprio perché non sa bene cosa vuole veramente in quel momento. E’ normale aspettarsi che la neomamma viva di questi sentimenti oppure che da una parte non voglia mai separarsi dal figlio e dall’altra senta tutto il peso dell’accudimento continuo. In questa fase emotivamente delicata  è importante che il marito sostenga la moglie, facendola sentire soprattutto capita; nella maggior parte dei casi non servono soluzioni o consigli, quanto essere lì e offrire una spalla su cui piangere o accogliere uno sfogo in un momento difficile, abbracciarla, ma anche condividere la gioia del primo bagnetto, del primo sorriso o del cambio del pannolino.

 E’ importante che il papà non si faccia mettere da parte, uscendo di scena e rifugiandosi nel lavoro perché a “casa sente di non avere più un posto”.  Per evitare una tale situazione  deve difendere il suo ruolo che in questo momento è quello di condividere con la moglie la nascita del figlio, prendendosi cura della neo mamma, aiutandola nella gestione della casa, magari organizzandosi in anticipo così da saper fare delle cose che magari prima non faceva(cucinare, fare la spesa, andare in banca ecc.) e sostenerla emotivamente. Il papà in questo modo  diventa un po’ l’ago della bilancia nella coppia/famiglia, quello che mantiene la calma, rassicura e cerca di capire le situazioni. Se la madre sente che il marito si prende cura di lei, ascoltandola e coccolandola in un momento in cui le sue esigenze ed i suoi bisogni sono cambiati e spesso sono confusi, anche il bambino ne trarrà giovamento: se la mamma è serena e si sente amata trasmetterà serenità al piccolo ed il papà prendendosi cura della madre si prenderà cura anche del figlio.

Secondo compito fondamentale del padre, ma di certo non per importanza, è non permettere alla donna di essere completamente inghiottita dal ruolo di madre. A tal fine è importante che l’uomo valorizzi la femminilità della donna, aiutandola a sentirsi bella, desiderabile, magari consigliandola nella scelta  di un vestito oppure ritagliandole del tempo per andare dal parrucchiere. Questo significa anche appena possibile la coppia è bene che cominci a riprendersi degli spazi solo per sé, affidando il piccolo  a nonni o baby sitter affidabili per ritrovare il piacere di stare insieme da soli, chiacchierando e coccolandosi, magari iniziare andando semplicemente a prendere un gelato, ma facendolo insieme e senza altro scopo se non  quello di stare di nuovo un po’ da soli.

A volte la madre fa fatica a separarsi dal figlio

Qualche volta le mamme fanno resistenza a ritagliare spazio per la coppia: se sono tornate a lavoro vogliono dedicare tutto il tempo che resta al bambino, ma anche se non lavorano fanno fatica a separarsi dal piccolo. Il legame che ha la madre con il figlio è fortissimo e dà grandissime gratificazioni alla madre difficili da comprendere  per il padre. Proprio per questo l’uomo deve essere molto amorevole ed affettuoso con la donna, facendole arrivare tutto il suo amore così da aiutarla pian piano a prendere una giusta distanza dal bambino e riattivare la coppia.

Questo passaggio che ha tempi diversi per ogni persona è molto importante da fare, perché aiuterà non solo la coppia a mantenere viva la propria identità e a superare insieme  le tante difficoltà e gioie che la vita le metterà davanti,  ma aiuterà anche  il bambino a trovare il suo posto in  famiglia: un posto dove verrà amato, difeso, nutrito e protetto, ma che un giorno lascerà perché realizzerà una sua casa ed una sua famiglia con altri affetti. Se mamma e papà avranno saputo conservare l’unità di coppia e l’amore reciproco, prendendosi cura della coppia e dedicandole del tempo,  per il figlio questo sarà un modello positivo e  meraviglioso al quale ispirarsi, da portare dentro di sé come un’eredità preziosa, molto più efficace di tante parole o discorsi letti e ascoltati.

 

Valentina Grimaldi è nata nel 1964, laureata in medicina e chirurgia nel 1989 all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e specializzata nello stesso Ateneo in Pediatria nel 1993. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche e relatrice in convegni nazionali ed internazionali; ha conseguito un master di II livello in Allergologia pediatrica. Dopo l’esperienza ospedaliera e di ricerca presso il Policlinico Gemelli di Roma, esercita a Roma la professione di pediatra di famiglia dal 1996. Da sempre attenta alle problematiche psicoeducazionali e della genitorialità si è specializzata in Psicoterapia Infantile per meglio soddisfare i bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie. Fa parte della redazione del “Pediatria on Line” (sito informazione della Federazione Italiana Medici Pediatri) ed è inoltre membro della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale.