Alex / Blog | 28 Maggio 2019

Le Lettere di Alex – Cattolici LGBT 2019: in frontiera alla veglia annuale di preghiera per il superamento dell’omofobia

Omofobia, xenofobia e violenza di genere: problematiche unificate sotto la medesima sensibilità che deriva dai medesimi dolori, quelli dell’esclusione. Lo spirito del mondo e lo Spirito di Dio ispirano atteggiamenti diametralmente opposti nei confronti del “diverso”, nei confronti cioè dei frutti multicolori del creato, che in Cristo trova la sua massima realizzazione emergendo dal peccato. Il dramma è che spesso si traveste lo spirito del mondo con le mentite spoglie di uno spirito di dio (minuscole volute) al servizio della nostra ignoranza, delle nostre fobie, dei nostri interessi, della nostra violenza o indifferenza. La frontiera, luogo della marginalità, punto d’incontro col “diverso”, è però il luogo privilegiato da Gesù in tutto il Vangelo. È luogo di Gesù, nella sua somiglianza e vicinanza agli ultimi e nella sua cura verso tutte le espressioni dell’amore. Cura che lentamente si sta manifestando nella sua Chiesa.

Non temere perché ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni, sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo (Isaia 43, 1-4).

Le veglie annuali per il superamento dell’omofobia, transfobia e delle intolleranze attraversano, a metà Maggio, numerose città italiane e al momento paesi come Malta, Ungheria, Spagna e Cile. I dolcissimi versetti di Isaia 43, 1-4 sono quelli che Dio ha rivolto quest’anno ai suoi figli LGBT. Suor Anna Maria Vitagliani segue un gruppo di preghiera di persone appartenenti all’associazione di credenti LGBT “Ponti Sospesi”. Alla veglia di Napoli, celebrata domenica 19 Maggio 2019 al Tempio Valdese di Via Dei Cimbri, la suora milanese ha parlato di Spiritualità delle frontiere: «Frontiera è una parola che, soprattutto oggi in questi tempi, si associa spesso a muri e a luogo non pacifico. L’accezione di ‘frontiera’ intesa dalla Spiritualità delle frontiere ha origine dalla Bibbia: qui, fin dall’inizio, la frontiera è il luogo in cui il primo uomo si incontra con la donna, con l’altro e quindi la frontiera è il luogo dell’uomo di fronte all’altro uomo, uomo che per definizione è “altro da me”. E’ quindi luogo d’incontro dell’alterità, qualunque essa sia. E può essere luogo d’incontro nella fiducia, nella pace, nell’ascolto reciproco, oppure anche, e spesso purtroppo è così, luogo di scontro caratterizzato dalla paura, paura dell’altro, di ciò che è diverso da me, che genera sofferenze, fatiche e conflitti. Questa frontiera può essere geografica, luogo di incontro tra popoli diversi. E ci sono anche le frontiere esistenziali, quelle che – in fondo – ognuno di noi porta dentro e che oggi si può dire siano quei luoghi abitati da persone che ancora si sentono e vivono in una situazione di frontiera o periferia esistenziale; persone che abbiamo ascoltato in questa veglia con le loro testimonianze». Per suor Anna Maria «è una fortuna ascoltare e accompagnare persone che oggi – e speriamo che questo non sia per sempre – abitano queste frontiere esistenziali, come le persone LGBT, i migranti e le persone separate in situazione di nuova unione».

L’équipe di Spiritualità delle frontiere è nata alcuni anni fa, composta oltre che da suor Anna Maria, da padre Pino Piva, gesuita, e don Christian Medos. Essa è partita dall’intuizione legata all’accezione di ‘frontiera’ e dalla considerazione che «la prima persona che ha abitato una frontiera esistenziale, una frontiera geografica, è stato lo stesso Gesù. Perché Gesù è vissuto a Nazareth di Galilea. Nella Palestina del tempo la Galilea era periferia e Nazareth era la periferia della periferia. Nel Vangelo stesso, Natanaèle si domanda: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?” Si! È venuto Gesù di Nazareth, proprio dalla frontiera, dalla periferia. E quando Gesù risorge, lo abbiamo letto nei Vangeli di Pasqua proprio poche settimane fa, un angelo si manifesta alle donne – altra “periferia” – e dice: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Quindi ogni frontiera, ogni periferia è già abitata dal Signore Risorto, e dal suo Spirito che precede chiunque vada verso quella frontiera. Questo è molto importante perché vuol dire che andare in una frontiera geografica o esistenziale significa prima di tutto mettersi in ascolto di chi la abita e dello Spirito del Signore che, in quella frontiera e nel cuore di quella persona, già sta lavorando. E quindi io non debbo portare Dio o una parola che sia già la risposta a tutte le domande possibili, ma mettermi prima di tutto in ascolto delle persone e dello Spirito che in quelle persone, in modo privilegiato direi, già lavora. Gesù è stato un uomo di frontiera, e negli Atti degli Apostoli vediamo lo Spirito Santo che spinge gli apostoli ad andare verso le frontiere e, quando gli apostoli ci arrivano, scoprono che lo Spirito già sta lavorando. Lo devono solo riconoscere e assecondare». “Spiritualità delle frontiere” significa questo per l’équipe di suor Anna Maria, che si occupa soprattutto di accompagnamento spirituale di persone che quella frontiera la abitano e di formazione degli operatori pastorali che, in ascolto, giungono in quella frontiera, preceduti dallo Spirito. La vocazione di suor Anna Maria, con le persone LGBT, consiste infatti nel «mettersi in ascolto di queste persone, delle loro realtà, dei loro vissuti, della loro esperienza del Signore e accompagnarli a crescere e rifiorire pienamente in umanità e nella fede in quel Dio che già abita ciascuno e di cui ognuno ha già esperienza, a partire dalla propria condizione». A giugno di tre anni fa, su TV2000, suor Anna Maria insieme a padre Pino Piva e ad Antonio De Chiara (presidente di “Ponti Sospesi”) ha potuto raccontare un importante tragitto del suo percorso in frontiera, ricevendo “ufficialmente” dalla “TV dei vescovi” un profondo ascolto, proprio quell’ascolto di questo Spirito che predilige la frontiera e che in essa mostra la ricchezza delle diversità e la grandezza e la varietà imperscrutabile dei misteri della vita e dell’uomo. Misteri a cui lo spirito del mondo spesso si avvicina con paura e addirittura disprezzo, ma che lo Spirito Santo sta lentamente mettendo in luce, accompagnando col Suo amore il cammino della civiltà.

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