Blog / Valentina Grimaldi | 30 Aprile 2019

La Dott.ssa Grimaldi risponde – Ancora su autismo e vaccinazioni

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Cara dottoressa,
Sono una neomamma, fra una settimana la mia bimba avrà il primo vaccino. Sono molto preoccupata, ho letto tantissime cose brutte… Mi può dire se il  vaccino potrebbe portare ad autismo? Oppure se contiene il mercurio? Ho tanta paura che potrebbe cambiare la mia bimba. Le altre mamme dicevano che i loro bimbi non ridono, non chiacchierano più come prima. È vero una cosa del genere? La prego di aiutarmi. La ringrazio tanto

Cara signora,
comprendo le sue ansie: in questo momento girano tante informazioni e si fa fatica a capire quale siano giuste e quali no, ma per non “perderci” dobbiamo sempre seguire i siti ufficiali ed istituzionali. L’associazione fra autismo e vaccinazioni non esiste e questo è un dato ormai accertato e scientificamente provato: già quando se ne iniziò a parlare fu purtroppo una truffa messa in piedi da un medico inglese radiato poi dall’albo non appena smascherato, ma l’eco di questa falsa notizia è rimasto in piedi per decenni. Oggi siamo certi che l’autismo non è causato dalle vaccinazioni, ma purtroppo spesso i primi segnali della malattia (che comprendono una varietà di sintomi molto ampia) cominciano ad intravedersi proprio nel periodo della vita del bambino che va a coincidere con le prime vaccinazioni e da lì la convinzione errata che l’autismo potesse essere effettivamente causato dai vaccini, ma mi sento di dirle che ormai non ci sono più dubbi nessuna forma di autismo è causata dai vaccini.

I vaccini oggi sono assolutamente sicuri ed i controllo severi ai quali sono sottoposti garantiscono al cittadino un livello di cura eccellente. 

Parlando dei vaccini che la sua piccola farà le faccio una breve sintesi delle reazioni alle quali potrà andare incontro cosicché lei possa essere il più serena possibile quando accompagnerà la sua bambina.

Come prime vaccinazioni sua figlia effettuerà il vaccino esavalente e il vaccino anti-pneumococco: sono due punture intramuscolari che vengono effettuate in due sedi diverse, normalmente sui muscoli delle cosce, per bocca invece viene somministrato il vaccino contro l’infezione da rotavirus, un virus che causa una gastroenterite molto grave soprattutto nel primo anno di vita che spesso porta al ricovero.

In genere le reazioni più comuni dopo l’esavalente ed il pneumococco sono la febbre ed il pianto nelle 24-48 ore (max 72 ore) successive alla vaccinazione, con una maggiore probabilità di insorgenza alle dosi successive dei vaccini piuttosto che alla prima somministrazione, poiché i lattanti nella maggior parte dei casi ancora non hanno sviluppato anticorpi sufficienti da causare una reazione all’arrivo del vaccino. La febbre dopo una vaccinazione è la riprova che il sistema immunitario della persona ha reagito attivamente, pertanto non è negativa, ma sicuramente allarma, perché il bambino è piccolo e perché soprattutto quando si verifica alla somministrazione dei primi vaccini è la prima febbre della loro vita.

Il pianto insistente, come già detto, è un’altra reazione al vaccino legata alla sensazione di malessere che il piccolo avverte, per intenderci una sensazione come quando coviamo l’influenza che ci fa sentire “doloranti”; i lattanti non essendo in grado di esprimersi a parole ci comunicano il fastidio piangendo. In entrambi i casi, sia che venga la febbre, sia che il bambino pianga o mostri entrambe le cose, si interviene con un antipiretico di uso comune in pediatria, il paracetamolo (secondo le dosi, le formulazione e le indicazioni del pediatra o del medico vaccinatore) che miracolosamente ma non troppo, farà scendere la febbre e calmerà il pianto. 

Queste due reazioni sono quelle più frequenti e quelle che possono agitare di più i genitori pertanto è bene procurarsi in anticipo l’antipiretico prescritto dal medico e averlo a portata di mano all’occorrenza. La febbre ed i dolori in genere sono sempre più evidenti la notte proprio per la fisiologia umana e, si sa, la notte tutto assume un carattere di maggiore apprensione, perciò meglio essere pronti. Inoltre febbre e pianto sono le reazioni che dovete aspettarvi sempre dopo qualunque vaccinazione e prima o poi vi troverete a gestirla. Quello che raccomando sempre ai genitori prima di ogni vaccinazione è di non lesinare il paracetamolo al piccolo se nelle ore successive al vaccino è lamentoso oppure piange o ha febbre, anche sotto i 38.5. Il paracetamolo è un antipiretico, ma anche un antidolorifico e aiuta il bambino a superare meglio i possibili fastidi dopo la vaccinazione.

Altre reazioni possibili alle vaccinazioni – che in genere creano meno apprensione nei familiari – sono la dolenzia locale con possibile infiammazione e rossore nelle sedi dove sono state effettuate le punture oppure la comparsa nei giorni successivi di una sorta di nodulino nella cute sottostante l’inoculazione: è tutto normale passerà da sé, sempre su indicazione del proprio pediatra o del medico vaccinatore si può applicare un rimedio locale nelle prime ore se c’è molto rossore e se si ha la sensazione che il bambino abbia dolore. Alcuni bambini nelle ore successive alla vaccinazione dormono un po’ più del solito, qualcun altro è un po’ più irrequieto: tutte reazioni normali che non richiedono nessun trattamento.

Dopo il vaccino antirotavirus, quello somministrato per bocca, ci possono essere dei sintomi anche nei giorni successivi alla vaccinazione, bisogna tempestivamente consultare il pediatra se il bambino piange molto nonostante il paracetamolo o se lo si vede sofferente, il piccolo può avere un mal di pancia molto forte legato al vaccino assunto che necessita l’intervento del medico, ma è un eventualità piuttosto remota ed il pediatra sa come risolverla.

In conclusione penso che la sua bambina starà bene e affronterà i vaccini senza problemi, come accade alla maggior parte dei bambini che non hanno nulla, nemmeno la febbre, e lei l’avrà difesa dalle malattie nel modo migliore che c’è, perché i vaccini proteggono i bambini.

 

Valentina Grimaldi è nata nel 1964, laureata in medicina e chirurgia nel 1989 all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e specializzata nello stesso Ateneo in Pediatria nel 1993. Autrice di diverse pubblicazioni scientifiche e relatrice in convegni nazionali ed internazionali; ha conseguito un master di II livello in Allergologia pediatrica. Dopo l’esperienza ospedaliera e di ricerca presso il Policlinico Gemelli di Roma, esercita a Roma la professione di pediatra di famiglia dal 1996. Da sempre attenta alle problematiche psicoeducazionali e della genitorialità si è specializzata in Psicoterapia Infantile per meglio soddisfare i bisogni di salute dei bambini e delle loro famiglie.