Palabra – El camino de la santidad
Ho collaborato con la rivista Palabra in diverse occasioni, l’ultima volta il 24 febbraio scorso. Questo è un articolo pubblicato per il numero di aprile. A fondo pagina la versione in spagnolo. En la parte inferior de la página, la versión en español
Nel ringraziare Dom Gianni, abate di San Miniato a Firenze, per gli esercizi predicati alla Curia, Papa Francesco ha sottolineato l’itinerario spirituale che ciascun credente è chiamato a percorrere. “Fede – ha detto – è abbandonarsi fermamente a ciò che ancora non vedi, speranza è attendere ciò che fermamente credi, amare è stare alla presenza”.
La strada della santità non è imbottirsi di teoremi, neppure quelli della teologia, ma è percorrere i sentieri umani che si aprono davanti a noi momento per momento. Durante la sua predicazione dom Gianni ha avuto molti riferimenti culturali importanti: non dobbiamo dimenticare però che il tempo della santità è vivere il presente vigile, soprattutto quello che sembra essere qualsiasi e non degno di nota. “Presente vigile” perché Dio è eterno Presente e se noi vogliamo vivere sulle Sue orme dobbiamo vivere nel presente a Sua immagine. La vigilanza consiste nel vivere senza malinconie e senza blocchi verso il passato e senza fughe in avanti. Sì a memoria e speranza, sì a progettualità, ma senza rivoluzioni che vogliano abbattere tutto e subito con l’intento radicale di “ricominciare da zero”.
La strada della santità, quindi, diventa un pregare per conoscere la bellezza e la grandezza di un cammino dove Dio si manifesta a noi in modo particolare: particolare non per quanto accade ma particolare per come noi ci mettiamo in ascolto di quanto accade nell’istante presente. È necessario perciò pregare per essere aperti a tutto quello che Dio opera attraverso di noi e per potere, in un secondo momento, ringraziare e rallegrarci per quanto opera nella nostra vita e attraverso di noi. La vita è un sentiero che percorriamo in ore notturne, quando l’alba ancora non è sorta. Allora la torcia elettrica che rechiamo con noi deve illuminare il sentiero e dobbiamo vincere la tentazione di scrutare la valle con la nostra piccola luce. Se commettessimo questo errore, la valle non si illuminerebbe e, per di più, non sapremmo dove mettere i piedi.
Al agradecer a Dom Gianni, abad de San Mi- niato, los ejercicios predicados a la Curia, el Papa subrayó el itinerario que cada creyente está llamado a seguir. “La fe”, dijo, es aban- donarse firmemente en lo que aún no ves, es- peranza es esperar lo que crees firmemente, amar es estar en la presencia”.
El camino de la santidad no es llenarse de teoremas, ni siquiera de los de la teología, sino recorrer los caminos que se abren an- te nosotros. Durante su predicación, Dom Gianni mencionó muchas referencias cul- turales importantes: no debemos olvidar, sin embargo, que el tiempo de la santidad es vivir el presente vigilante, especialmente el que parece que no tiene relevancia.
“Presente vigilante” porque Dios es el pre- sente eterno, y si queremos vivir sobre sus pasos debemos vivir en el presente a su ima- gen. La vigilancia consiste en vivir sin melan- colías y sin bloqueos hacia el pasado y sin huidas hacia adelante. Sí a la memoria y a la esperanza; sí a la capacidad de tener proyec- tos, pero sin revoluciones que quieran derri- barlo todo inmediatamente con la intención radical de “recomenzar de cero”.
El camino de la santidad se convierte así en una oración para conocer la belleza y la grandeza de un camino en el que Dios se nos manifiesta de un modo particular, no por lo que sucede sino por cómo escuchamos lo que sucede en el instante presente. Es necesario por tanto orar para estar abierto a todo lo que Dios obra a través de nosotros y para poder, en un segundo momento, agradecer y regoci- jarse por lo mucho que obra en nuestra vida y a través de nosotros. La vida es un sendero que recorremos de noche, cuando aún no ha amanecido. Entonces, la linterna que lleva- mos con nosotros debe iluminar el camino y debemos vencer la tentación de examinar el valle con nuestra pequeña luz. Si cometiéra- mos este error, el valle no se iluminaría y, ade- más, no sabríamos dónde poner los pies.